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11 febbraio 1992 - 11 febbraio 2002
DA DIECI ANNI L'I.K.U.E. È UFFICIALMENTE RICONOSCIUTA DAL PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LAICI
Riteniamo opportuno riprodurre, per memoria storica, il decreto di riconoscimento, sia in italiano che in esperanto, e, alcuni cenni sulle origini, finalità, struttura e modalità di lavoro, del dicastero vaticano.

PONTIFICIUM CONSILIUM PRO LAICIS
196/92/S-61/B-25
DECRETO
PONTIFIKA KONSILIO POR LAIKOJ
196/92/S-61/B-25
DEKRETO
   In considerazione della domanda presentatali 12.12.1991 dall'Unione Internazionale Cattolica Esperantista (I.K.U.E.) al Pontificio Consiglio per i Laici in vista del riconoscimento della medesima come associazione internazionale di fedeli di diritto pontificio.    Konsidere de la peto prezentita 12.12.1991 de la internacia Katolika Unuiĝo Esperantista (I.K.U.E.) al la Pontifika Konsilio por Laikoj cele al ĝia agnosko kiel internacia asocio de fideluloj laŭ pontifika juro.
   Tenendo conto della lunga e feconda tradizione associativa della suddetta Unione, fondata nel 1910, che conta oggi migliaia di membri in più di 30 paesi dei cinque continenti.    Kalkulante la longan kaj fruktodonan asocian tradicion de la dirita Unuiĝo, fondita en 1910, kiu nombras hodiaŭ milojn da membroj en pli ol 30 landoj de la kvin kontinentoj.
    Apprezzando gli scopi dell'Unione che, mediante l'esperanto, si propone di:
   Aprezante la celojn de la Unuiĝo kiu, pere de esperanto, proponas al si:
a)    adempiere all'ordine di Gesù Cristo: "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatu ra" (Mc 16,15); a)    plenumi la ordonon de Jesuo Kristo: "Iru en la tutan mondon kaj prediku la Evangelion al ĉiuj kreitajoj" (Mar 16,15);
b)    mostrare l'unità della Chiesa adoperando la lingua internazionale nella liturgia e nell'azione apostolica;
b)    montri la unuecon de la Eklezio utiligante la internacian lingvon en la liturgio kaj en la apostola agado;
e) contribuire alla realizzazione della comprensione fra gli uomini, la fratellanza e la pace nel mondo odierno;
c) kontribui al la efektivigo de la interkompreniĝo inter la homoj, la frateco kaj la paco en la nuna mondo;
d) tendere "a che tutti siano una sola cosa" (Gv 17,21)" (Statuto, n. 5); così come le varie attività realizzare dall'Unione nei suoi programmi e servizi (formazione cristiana, pubblicazioni e comunicazione, azione caritativa ed ecumenica). d) strebi "por ke ĉiuj estu unu" (Joh 17,21)" (Statuto, n.5); samkiel la diversajn aktivecojn plenumatajn de la Unuiĝo en siaj programoj kaj servoj (kristana formado, publikaĵoj kaj komunikado, bonfara kaj ekumena agado);
    Essendo a conoscenza della traduzione in esperanto, debitamente approvata, dei testi liturgici e dell'uso di questa lingua in celebrazioni eucaristiche secondo "le norme per la celebrazione della Messa in esperanto" rese note dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti il 23.3.1981 e aggiornate il 20.3.1990;     Sciante pri la traduko en esperanto, laŭdeve aprobita, de la liturgia tekstoj, kaj pri la utiligo de ĉi tiu lingvo en eŭkaristiaj celebroj laŭ la "reguloj por la celebrado de la Meso en esperanto" diskonigitaj de la Kongregacio pri la Dia Kulto kaj la Reglamentado de Sakramentoj 23.3.1981 kaj ĝisdatigitaj 20.3.1990;
   Avendo presenti i messaggi di saluto, augurio e benedizione inviati all'Unione da vari Pontefici e le numerose testimonianze di Em.mi Cardinali ed Ecc.mi Vescovi che ne lodano ed incoraggiano l'azione;    Konsciante pri la mesaĝoj de saluto, bondeziro kaj beno senditaj al la Unuiĝo de pluraj Papoj kaj la multnombraj atestoj de Kardinalaj kaj Episkopaj Moŝtoj, kiuj laŭdas kaj kuraĝigas ĝian agadon;
IL PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LAICI LA PONTIFIKA KONSILIO POR LAIKOJ
decreta il riconoscimento dell'Unione Internazionale Cattolica Esperantista (I.K.U.E.) come associazione internazionale privata di fedeli, di diritto pontificio, con personalità giuridica, secondo i canoni 298-311 del titolo V (Libro II, Parte I) del Codice di Diritto Canonico, e l'approvazione dei suoi Statuti, il cui testo originale è depositato negli archivi del dicastero. dekretas la agnoskon de la Internacia Katolika Unuiĝo Esperantista (I.K.U.E.) kiel internacia privata asocio de fideluloj, laŭ pontifika juro, kun jura personeco, laŭ la kanonoj 298-311 de la titolo Kvina (Libro Dua, Parto Unua) de la Kanonjura Kodo, kaj la aprobon de ĝia Statuto, kies originala teksto estas deponita en la arkivoj de la Administrejo.
   Affidando l'Unione alla Madonna della Speranza, a San Pio X, al Beato Massimiliano Kolbe, suoi patroni celesti, questo decreto è dato in Roma l'11 febbraio 1992, festività della Beata Vergine Maria di Lourdes.    Kun la konfido de la Unuiĝo al la Madono de la Espero, al Sankta Pio la Deka, al Beata Maksimiliano Kolbe, ĝiaj ĉielaj patronoj, ĉi tiu dekreto estas donita en Romo la 11-an de februaro 1992, festo de la Beata Virgulino Maria de Lurdo.
Paul Josef Cordes Vice-Presidente
Eduardo F. Card. Pironio Presidente
Pual Josef Cordes Vic-Prezidanto
Kard. Eduardo F. Pironio Prezidanto


IL DICASTERO DELLA CURIA ROMANA AL SERVIZIO DEI FEDELI LAICI
   II Pontificio Consiglio per i Laici è un dicastero della Curia Romana, che coadiuva il Sommo Pontefice nell'esercizio del suo supremo ufficio pastorale per il bene e il servizio della Chiesa universale e delle chiese particolari in quanto attiene alla promozione e al coordinamento dell'apostolato dei laici e, in generale, alla vita cristiana dei laici come tali.

Origini

L'origine del Pontificio Consiglio per i Laici risale a una proposta formulata nel n. 26 del decreto conciliare Apostolicam actuositatem sull'apostolato dei laici. La sua nascita ufficiale viene sancita da Paolo VI il 6 gennaio 1967 con il motuproprio Catholicam Christi Ecclesiam.
   A dieci anni dalla sua nascita, il 10 dicembre 1976, con un altro motuproprio, l'Apostolatus Peragendi, lo stesso Paolo VI lo riformava, annoverandolo tra i dicasteri permanenti della Curia Romana. (N.B. Il "Consilium de laicis" veniva definitivamente chiamato Pontificio Consiglio per i laici).
Giovanni Paolo II, che da arcivescovo di Cracovia, ne fu per anni consultore, non cessa d'incoraggiarlo, riconfermandolo nell'esercizio delle esigenti responsabilità che gli sono proprie. La sua competenza e struttura fondamentali sono oggi definite nel quadro della costituzione apostolica Pastor Bonus sulla Curia Romana del 28 giugno 1988.

Natura e finalità

   "Frutto del Concilio", il Pontificio Consiglio per i Laici non può intendersi rettamente se non in quanto segno eloquente e fecondo di una rinnovata comprensione della Chiesa come mistero di comunione missionaria, nella quale è cresciuta la consapevolezza della dignità e della corresponsabile partecipazione dei fedeli laici.
Paolo VI amava additare al nuovo organismo due ineludibili poli di riferimento: i laici e la gerarchia. "Il vostro Consiglio", egli affermava, "deve mantenersi in atteggiamento di ascolto e di dialogo, attento a discernere nei loro (dei fedeli laici) ambienti di vita le necessità e le possibilità di salvezza".
"Il Consiglio dovrà ricordare e testimoniare che zelo e devozione non bastano. Occorrono pure riflessione, meditazione e costante confronto con il Vangelo e il magistero della Chiesa". Su questa stessa linea è pure l'attuale Papa.
   Parlare di laicato significa riferirsi a persone quanto mai diverse tra loro, in condizioni e contesti di vita estremamente differenti, con livelli di formazione cristiana assai dissimili e modalità d'impegno molto diversificate: Il laicato non può essere compreso se non alla luce di una ecclesiologia di comunione e di missione in rapporto alle concrete condizioni della vita del mondo.
   L'ampio orizzonte del servizio del dicastero è stato delineato da Paolo VI e Giovanni Paolo II: "II campo è (...) immenso e la sfida considerevole: evangelizzare le persone, le culture, contribuire all'interno, a modo di fermento, alla santificazione del mondo, permeare l'ordine temporale con lo spirito evangelico, per la costruzione di un mondo più degno degli uomini, figli di Dio".

Struttura

Segretariato

   II Pontificio Consiglio per i Laici ha alla testa un presidente (l'attuale Card. James Francis Stafford (USA) dal 20.08.1996), coadiuvato da un segretario (S.E.R. Mons. Stanislaw Rylko) e da un sottosegretario (Prof. Avv. Guzmàn Carriquiry), e assistito da un comitato di presidenza, composto da cardinali e vescovi.
Nell'ambito del segretariato operano sezioni che si occupano rispettivamente: dei movimenti e associazioni internazionali di fedeli laici; della vocazione e missione della donna nella Chiesa e nella società; della pastorale giovanile.

Membri e consultori

   II dicastero conta membri e consultori in maggioranza laici, nominati dal Santo Padre per un quinquennio.
   Il volto di questo Consiglio (costituito da uomini e donne) esprime i diversi continenti, le diverse culture, le diverse età del popolo di Dio.

Modalità di lavoro

   L'attività ordinaria del Pontificio Consiglio per i Laici passa per una fitta rete di contatti epistolari, visite, incontri, sessioni di studio. Le assemblee plenarie, con membri provenienti da tutto il mondo, sono le riunioni più importanti. (N.B. le associazioni laiche cattoliche internazionali riconosciute sono attualmente 134; nel 1992, anno di riconoscimento dell'IKUE, erano 108).
   Il lavoro svolto dal dicastero viene documentato da una serie di pubblicazioni periodichc: il Servizio d'informazione, che offre una panoramica delle attività del Consiglio; il Servizio di Documentazione; la rivista Laici Oggi, che presentano rispettivamente gli atti dei convegni più importanti e la sintesi monografica di studi ed esperienze nell'ambito di questioni specifiche; la rivista I Care e Gioventù Chiesa Speranza, più particolarmente riferita alla pastorale giovanile e alle giornate mondiali della gioventù.
(Sintesi da "II Pontificio Consiglio per i Laici" Città del Vaticano ediz. 1997)


LA LAIKO EN LA HODIAŬA EKLEZIO

En kiuj fakoj kaj kiamaniere la laiko estas hodiaŭ vokata kunlabori en la Eklezio?

IL LAICO NELLA CHIESA OGGI

In quali campi e in che modi il laico è chiamato oggi a collaborare nella Chiesa?
   Li devas esti engaĝita, preparita, ĝisdata, servopreta kaj karitatoplena, dinamika kaj pripensema, humila kaj dignoplena, rigora kaj singarda (= prudenta) kaj eble ne sufiĉas; oni devus aldoni aliajn koncernajn kvalitojn; ĉar alta estas la karaktero postulata de baptito, de kiu, esence kaj diversmaniere, oni atendas aktivan servon al la Eklezio, krom kredateston.
   Dev'essere impegnato, dev'essere preparato, aggiornato, disponibile e caritatevole, dinamico e riflessivo, umile e dignitoso, rigoroso e prudente. E forse non basta; si dovrebbero aggiungere altre qualità di riferimento, perché è un profilo esigente quello che viene tracciato del battezzato dal quale, in buona misura e con diverse modalità, ci si aspetta oggi un servizio attivo alla Chiesa oltre che la propria testimonianza di fede.
   Ni tuj liberigu la kampon de la diversaj signifoj de la vorto "laiko", kiu en nia kazo povas esti misgvidaj. Kelkfoje oni parolas pri "laiko" signifante antiklerikalan, agnostikan, neobservantan aŭ kiel ajn liberigitan de ĉiu konfesio.
   Sgombriamo subito il campo dalle diverse connotazioni della parola "laico", che nel caso nostro possono essere fuorvianti. A volte si parla di 'laico" intendendo anticlericale, non praticante, agnostico o comunque svincolato da ogni confessione religiosa.
   Ĉi tie oni intencas paroli pri la baptito kiu vivas kaj agas en la «koro» de la mondo, aktiva membro de la Eklezio kies parto li estas.    Qui si intende parlare del battezzato che vive e opera nel "cuore" del mondo sentendosi - da laico - membro attivo della Chiesa di cui è parte.
  Oni ŝuldas ĉefe al la Ekumena Koncilio Vatikana la remalkovron de la laiko kiel signifa parto de tiu "Dia popolo" vokita al savo. Grava malfermo kiu igis la laikon fruktodona heroldo de la Dia ĉeesto en historio, fondante per la bapto la komunan pastrecon de kristanoj, sendepende de ilia vivstatuso.    La riscoperta del laico come parte significativa di quel "popolo di Dio" chiamato alla salvezza è dovuta principalmente al Concilio Ecumenico Vaticano II. Un'apertura importante che ha fatto del laico un fecondo messaggero della presenza di Dio nella storia, fondando nel Battesimo il sacerdozio comune dei cristiani, indipendentemente dal loro stato di vita.
   Efektive, almenaŭ en nia lando, preskaŭ ĉiuj estas baptitoj. Kristanoj en Italujo - plejparte katolikaj - tute ne malmultas, sed bedaŭrinde en ili malabundas vera kristana vivo. Fakte sekularigo estas fenomeno kiu kaŭzis rimarkindan malproksimiĝon de religia kredo, disvastiĝintan religian analfabetecon (kiu ne memoras la "mizerajn impresojn" aŭ la senvervajn balbutadojn dum iuj televidaj kvizoj?) kaj ĝeneralan moralan permesemon. Estas do multaj kiujn oni difinas "kristanoj de la sojlo", kiuj nome alproksimiĝas al la Eklezio pro pasiva, laika kutimo aŭ nur dum apartaj cirkonstancoj: la grandaj festotagoj, la grandaj vivoeventoj.    In realtà, almeno nel nostro Paese, siamo oggi di fronte alla quasi totalità dei battezzati. I cristiani - a maggioranza cattolica in Italia - sono dunque tutt'altro che scarsi, ma purtroppo c'è grande scarsità in loro di vera vita cristiana. Il fenomeno della secolarizzazione ha portato, infatti, a un sensibile allontanamento dalla fede, a un diffuso analfabetismo religioso (chi non ricorda le "figuracce" o gli stentati balbettii nelle risposte a certi quiz televisivi!) e ad un generale permissivismo in campo morale. Sono quindi molti coloro che vengono definiti "cristiani della soglia", che si avvicinano, cioè, alla Chiesa per passiva, stanca abitudine o solo per particolari circostanze: le grandi festività, i grandi eventi della vita.
   Pastroj kaj laikoj tutcerte renkontiĝas en la Eklezio kaj en la mondo, sed kun malsamaj taskoj: al klerikoj kaj religiuloj estas ĉefe konfidata la celebrado kaj laŭdo al Dio dum preĝado kaj eŭkaristia liturgio, al laikoj la laŭdo kaj la servo al Dio en la mondo, en malsamaj kadroj de vivo. Laŭdo kaj komuna servo, sed servado apartigita kaj komplementa ĉar malsamaj kaj specifaj estas la vokiĝoj: de la altaro al la mondo kaj inverse por konstruado de la Dia regno.    Sacerdoti e laici certamente si incontrano nella Chiesa e nel mondo, ma con diverso compito: al chierico e al religioso è anzitutto affidata la celebrazione e la lode di Dio nella preghiera e nella liturgia eucaristica: al laico la lode e il servizio di Dio nel mondo, in diversi ambiti di vita. Una lode e un servizio comune, ma una ministerialità distinta e complementare perché diversa e specifica e la vocazione: dall'altare al mondo e viceversa per l'edificazione del regno di Dio.
   La apostola alvoko Christifideles Laici - de la jaro 1988, kiu desegnis la postkoncilian itineron de la katolika laikaro – parolas per la subtitolo pri «vokiĝo kaj misio de laikoj en la Eklezio kaj en la mondo», tuj esprimante, per ĝia sintezeco, la dimension de tiu eksterordinara tasko, laŭ rekta linio kun la koncilia teksto de la Lumen Gentium kiu asertas: "Estas devo de laikoj, laŭ ties vokiĝo, serĉi la Dian regnon per traktado de teraj aferoj kaj per ilia ordigo laŭ Dio" (n. 31).    L'esortazione apostolica Christifideles laici - del 1988, che ha tracciato il cammino post-conciliare del laicato cattolico - parla nel sottotitolo di "vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo", esprimendo subito, nella sua sinteticità, la dimensione di questo straordinario compito, in linea diretta con il testo conciliare della Lumen Gentium che afferma: "Per loro vocazione è proprio dei laici cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio" (n. 31).
   Pli mallonge, sed kun sama efikeco, tiele esprimiĝas Gaudium et Spes parolante pri la tasko de laikoj: "Enskribi la Dian leĝon en la vivo de la surtera civito" (n. 43). En tiu ĉi "surtera urbo" kristanoj ĉeestas sen apartaj eksteraj signoj, hodiaŭ kiel iam kaj kiel diras al ni tiu eta sed valora traktato kiu estas la Letero al Diogneto: paĝoj kiuj en sia esenco enhavas grandan saĝecon.    Più brevemente, ma altrettanto efficacemente, così si esprime la Gaudium et Spes parlando del compito del laico: "inscrivere la legge divina nella vita della città terrena" (n. 43). In questa "città terrena" i cristiani sono presenti senza particolari segni esteriori, oggi come un tempo e come ci dice quel piccolo e prezioso trattato che è la Lettera a Diogneto: pagine che nella loro essenzialità racchiudono una grande sapienza.
   La problemo de laika servado en la mondo estigas hodiaŭ pliiĝintan atenton fare de tiomaj Ekleziaj sektoroj. Estas temo sufiĉe ofte pritraktata dum kunvenoj, debatoj, ktp. Prio tio okupiĝas la Episkopa Sinodo mem kaj ĉiuj scias pri la ekzisto de Papa Konsilio por Laikoj. Rimarkindaj kontribuoj ofte venas el diversaj fontoj por ke vere estiĝu generacio da laikoj preparitaj, kapablaj doni al la Eklezio fortikan kaj altkvalitan helpon.    Il problema del ministero dei laici nel mondo vede oggi un'accresciuta attenzione da parte di tanti settori ecclesiali. E' un tema trattato abbastanza frequentemente in convegni, dibattiti, ecc. Se ne è occupato lo stesso Sinodo dei vescovi e tutti sanno che esiste un Pontifìcio Consiglio per i laici. Contributi notevoli vengono spesso da diverse fonti perché si formi veramente una generazione di laici preparati, capaci di dare alla Chiesa un apporto valido, qualificato.
   Vokite al kunlaboro por "konstrui la Korpon de Kristo" (Lumen Gentium n. 32) la kristana laiko havas antaŭ si la senfinan spacon de la mondo kie KUNMETI kredon kaj vivon , en kadroj tuŝantaj la plej malsamajn fakojn de la homa agado: familio, ekonomio, politiko, kulturo, scienca mondo, medio, sanitara servo, juro, asociismo, nur por indiki iujn el la ĉefaj.    Chiamato a cooperare "all'edificazione del Corpo di Cristo" (Lumen Gentium, n. 32), il laico cristiano ha davanti a sé lo sterminato spazio del mondo in cui coniugare fede e vita, in ambiti che toccano tutti i diversi settori dell'attività umana: famiglia, economia, politica, cultura, mondo scientifico, ambiente, sanità, diritto, associazionismo, solo per indicarne alcuni tra i principali.
   En tiujn ĉi multflankajn travivaĵojn oni devas mergi la tutan kredon valorigante ĉiujn karismojn per kiuj ĉiu viro kaj virino estas dotita. Tiuj ĉi estas la kadroj kie disvolviĝas dialogo, konfrontadoj, teknikaj talentoj kaj profesia etiko, esprimotaj opinioj, valoroj al kiuj orienti, alprenotaj decidoj, kelkfoje gravaj.    E' in questa varietà ed esperienza di vita che va calata la fede nella sua pienezza valorizzando tutti i carismi di cui ogni uomo e donna è dotato. Sono questi gli ambiti in cui si giocano dialogo, confronto, capacità tecniche e etica professionale, opinioni su cui pronunciarsi, valori verso i quali orientare decisioni, a volte gravi, da prendere.
   Ĉiam la laiko estas engaĝita konkuri proprakoste kohere al sia kredo kaj estas precize lia devo investi en sia agadkampo ĉiujn siajn homajn eblecojn, intelektajn kaj spiritajn, kun sia preparo kaj atesto.    Il laico è sempre impegnato a misurarsi in prima persona coerentemente al proprio credo ed è suo preciso dovere investire nel campo in cui opera tutte le sue risorse umane, intellettuali e spirituali, con la sua preparazione e la sua testimonianza.
   La engaĝiĝon de la laiko oni devas do konstrui laŭ sinsekvaj tagoj, per respondeco kaj kompetento, tra konstanta formado, profunda kaj ĝisdata, nutrata de la Dia Vorto kaj de la Sakramentoj, malfermata al la eventoj por ilin inteligente kompreni.    L'impegno del laico va quindi costruito giorno per giorno, con responsabilità e competenza, attraverso una formazione permanente, approfondita e aggiornata, nutrita della Parola di Dio e dei Sacramenti, aperta agli eventi per capirli con intelligenza.
   Ni laikoj, mi laiko. Senpere nin devontigu. Mi scias ke mi devas labori ĉiam atentante tiun tute apartan "kompason" nomatan Evangelio, kun engaĝo, ĉu religia, ĉu civila, preta je dialogo, evitante la tentojn de integrismo, rigora al mi mem, tolerema al la aliaj, preta kompreni kaj pardoni kaj pagi proprakoste miajn elektojn koherajn kun miaj konvinkoj, ne rolante kiel "martiro".    Noi laici, io laico. Chiamiamoci in causa in prima persona. So che devo lavorare con l'occhio sempre rivolto a quella "bussola" tutta particolare che è il Vangelo, con impegno sia religioso che civile, preparato al dialogo, sfuggendo le tentazioni di integralismo, rigoroso con me stesso, tollerante con gli altri, pronto a capire e perdonare e a pagare di persona le mie scelte coerenti con le mie convinzioni, senza peraltro atteggiarmi a "martire".
   Nuntempe la sindevigo de la kristana laiko esprimiĝas tre ofte kia volontuleco, tre grava servo, direktata precipe al la lastaj, al la malriĉaj kaj flankenmetitoj de nia mondo; servo agnoskata kaj laŭdata de pluraj instancoj. Sed ni memoru ke kristanoj devas unuavice anonci Dion "je plenumo de sia propra vokiĝo, neniam cedante antaŭ la tentoj igi la kristanajn komunumojn sociaj agentejoj» (Novo Millennio ineunte, n.52).    Oggi l'impegno del laico cristiano si esprime molto di lì Lisamente nel campo del volontariato, servizio di grande spessore, rivolto soprattutto agli ultimi, ai poveri, agli emarginati della terra; servizio riconosciuto e lodato da più parti. Ma ricordiamoci che ai cristiani è espressamente richiesto in primo luogo di annunciare Dio "in adempimento della vocazione loro propria, senza mai cedere alla tentazione di ridurre le comunità cristiane ad agenzie sociali" (Novo Millennio Ineunte, n. 52).
   Estas postulo pri konvinka kaj kontentiga evangelizado. Ankaŭ en tiu ĉi kampo multaj laikoj servas ĉe katekizado, ĉe liturgia animado. Sed ni kristanaj laikoj havas precipe la devon doni ateston, forta kaj klara, sed sen emfazo kaj retoriko - laŭ konstanta defio implicanta la profundajn kialojn de nia kredo. Ni ne forgesu ke hodiaŭ ekzistas peto pri kaŝita religiemo, kiu fojfoje solviĝas al nedifinitaj atendoj je novaj kredoj, novaj sektoj, novaj spiritaj kontentigoj. Estas amaso da personoj kiuj intense serĉas vivsencon, kiu marŝas apud ni kaj al kiuj ni ŝuldas respondon, kiu plurfoje postulas pripenson kaj preparon.    C'è l'esigenza di un'evangelizzazione che convinca ed appaghi. Anche qui esiste un servizio di molti laici nella catechesi, nell'animazione liturgica. Ma siamo soprattutto tenuti, noi laici cristiani, a dare una testimonianza - che sia forte e chiara, ma senza enfasi e retorica - in una sfida costante che chiama in causa le ragioni profonde della nostra fede. Non ci dimentichiamo che esiste oggi una domanda di religiosità sommersa, che si stempera a volte in vaghe attese verso nuovi culti, nuove sette, nuovi appagamenti spirituali. C'è una moltitudine di persone alla ricerca di un senso della vita, che cammina a fianco a noi e alle quali dobbiamo una risposta, che richiede il più delle volte riflessione e preparazione.
   Tial ne estas neglektinda la invito aparte adresata al junuloj, al studentoj speciale sindevigi je "farado" de religia kulturo, je ekzercado de menso al pripensado, sume ne flankenlasi la kulturan dimension kie kredo komparas sin kun prudento, orientante la inteligentojn.    Pertanto non è da trascurare l'invito, specialmente rivolto ai giovani, agli studenti, di porre un particolare impegno nel "fare cultura" religiosa, nell'esercitare la mente alla riflessione, insomma nel non trascurare la dimensione culturale in cui la fede si confronta con la ragione orientando le intelligenze.
   Mergiĝi en la mondon ne por ĝin juĝi kaj tiom malpli por ĝin kondamni (ni memoru ke Dio ĝin volis, ĝin kreis), havas ankaŭ alian flankon: en ĝi priserĉi la vojon al nia sanktiĝo. Estas ankaŭ remalkovro de laikaro en sankteco kaj tion hodiaŭ pruvas multaj ekzemploj levitaj al la honoro de la altaroj. Cetere, kiel asertis Johano Paŭlo la 2a, sankteco estas "alta mezuro de ordinara kristana vivo", travivita en ĉiuj situacioj (NMI, n.31).    Calarsi nel mondo non per giudicarlo e tanto meno condannarlo (ricordiamoci che è voluto, è creato da Dio), presenta anche un altro aspetto: quello di cercare in esso la vita alla propria santificazione. C'è dunque anche una riscoperta del laicato nella santità e lo dimostrano oggi numerosi esempi elevati alla gloria degli altari. Del resto, come ha detto Giovanni Paolo II, la santità è "misura alta della vita cristiana ordinaria", vissuta in tutte le condizioni (NMI, n. 31).
   Kiel vidiĝas, la tasko de kristana laiko estas tute alia ol facila kaj malpeza, kiam aparte oni praktikas ĝin. Estas senĉesa defio pro tio ke hodiaŭ rapide ŝanĝiĝas la vivstiloj, sur kiuj grefti la radikojn de nia kredo. Kun duobla risko, unuflanke "mondumigo" de nia kredo, aliflanke fiksiĝo en spiritualismo fortirita de la mondaj problemoj. Klaras, ĉi-koncerne, la Novo Millennio Ineunte: «Estas malaprobenda la tento de spiritualeco intimisma kaj individuisma» (n.52).    Come si vede, in special modo mettendolo in pratica, quello del laico cristiano è un compito tutt'altro che facile o leggero. E' una sfida continua per il rapido mutare oggi degli stili di vita su cui innestare le radici del proprio credo. Con un duplice rischio: quello di una "mondanizzazione" della fede da un lato e, d'altro canto, quello di attestarsi in uno spiritualismo disincarnato dai problemi del mondo. E' chiara, in proposito, la Novo Millennio Ineunte: "Si deve respingere la tentazione di una spiritualità intimistica e individualistica" (n. 52).
   Ni ne forgesu ke "la laika travivaĵo" de la kredo kiu plenumiĝas en la mondo kunfluas en tiu «eklezia kunuleco» kie havas lokon ĉiuj komponantoj de la Dia popolo. Estas tiu universo farita el komuneco senti kaj konfesi la kredon kiu transpasas hodiaŭ pli ol iam ĉiun limon. Pri ĉi tiu "sento" havas fortan konsciencon la komunumo de la katolikaj esperantistoj - ne hazarde la gazetkapo de la periodaĵo estas "Katolika Sento" - ĉu pro unueco de kredo, ĉu pro la konstanta strebado al unueco de lingvo, gravega rimedo por praktiki, fakte, per la vortodonaco, ci tiun spiritan komunecon inter la homoj.    Non dimentichiamo che "l'esperienza laicale" della fede che si realizza nel mondo confluisce in quella "comunione ecclesiale" in cui hanno posto tutti i componenti del popolo di Dio. E' quell'universo fatto di comunione nel sentire e professare la fede che travalica, oggi più che mai, ogni confine. Di questo "sentire" ha forte coscienza la comunità degli esperantisti cattolici - non a caso la testata del periodico è Katolika Sento - sia per l'unità di fede che per il perseguire costantemente un'unità di lingua, mezzo importantissimo per esercitare, di fatto, con il dono della parola, questa comunione di spirito fra gli uomini.
   Lerni antaŭenigi spiritualecon de kunuleco kaj esti vere pretaj "iri al la vasta maro" estas indiko al ni devenanta de Novo Millennio Ineunte, kun la konscio ke la nova evangelizado, al kiu ofte rilatas la dokumentoj de la Eklezia Instruo, tutcerte bezonos ampleksan kaj fortikan kontribuon fare de laikoj. Sed malbone oni navigas se la ŝipanaro ne estas sufiĉe trejnita!    Imparare a promuovere una spiritualità della comunione ed essere davvero pronti a "prendere il largo" e un'indicazione che ci viene dalla Novo Millennio Ineunte, con la consapevolezza che la nuova evangelizzazione, a cui si richiamano frequentemente i documenti del Magistero, avrà senza dubbio bisogno di un ampio e valido apporto dei laici. Ma si naviga male se l'equipaggio non è bene addestrato!
   Klaras ke laikoj ne devas esti ia speco de "rezerva pastraro", ankaŭ se ili estos pli kaj pli vokitaj interveni kiaj paŝtistaj kunlaborantoj: kaj estos bone, ĉi-koncerne, ke ili pliprofundiĝu pri la teologia kulturo, ĝis antaŭ nelonge konsiderita apanaĝo de la religia statuso.    E' chiaro che i laici non dovranno costituire una specie di "clero di riserva", se pure saranno chiamati sempre più ad intervenire anche come operatori pastorali: e sarà bene, in proposito, che approfondiscano la loro cultura teologica, fino a poco tempo fa considerata quasi esclusivo appannaggio della condizione religiosa.
   Sed ni ne forgesu, precipe ke kristano, religiulo aŭ laiko, estas invitata esti "la salo de la tero" kaj "lumo en la mondo", vokata manifesti tute specialan esperon fondantan en Kristo ĉiun momenton de sia vivo kaj de la historio. Kiel petas de ni la apostolo Petro (1a Letero 3,15), oni ŝuldas konton pri tiu ĉi espero kiu estas en ni kaj kiu venas al ni de Vorto kiu por ni enkarniĝis. Ni devas ĝin aŭskulti por kredi kaj vivi ĝin por ke ni estu kredindaj.    Ma non dimentichiamo soprattutto che il cristiano, religioso o laico, è invitato ad essere "il sale della terra" e "la luce del mondo", chiamato a manifestare una speranza tutta speciale che fonda in Cristo ogni momento della propria vita e della storia. Come ci chiede l'apostolo Pietro (1.a Lettera 3,15), bisogna dar conto di questa speranza che è in noi e che ci viene da una Parola che per noi si è fatta carne. Dobbiamo ascoltarla per credere e viverla per essere credibili.
   Esperantigis: Domenico Trombetta Giuliana Zavadini Caselli



MULTE DA DANKOJ

PRO VATIKANA RADIO / programoj en esperanto:
    1032,91 euro = £. 2.000.000 da (Lucia S.F.) BG
PRO BONFARADO:
    22,46 euro da (I.D.A.B.) MS


VATIKANA RADIO: DE 25 JAROJ ANKAŬ EN ESPERANTO

RADIO VATICANA: DA 25 ANNI ANCHE IN ESPERANTO

   La duan de januaro 1977a unuafoje enondiĝis de antenoj de Vatikana Radio programo en lingvo Esperanto. Ĉijare do finiĝas la 25a jaro de elsendoj. Ni relegu iomete la historion kaj ni konatiĝu kun la hodiaŭa realaĵo.    II 2 gennaio 1977 andò in onda per la prima volta dalle antenne di Radio Vaticana un programma in lingua esperanto. Quest'anno dunque si compiono 25 anni di trasmissioni. Ripassiamone un po' la storia e conosciamone la realtà odierna.
   Esperanto jam «aperetis» de la antenoj de la Papa Radio en aprilo 1976, kiam oni komencis, dum nokta programo pri muziko «Kun Vi en la nokto», elsendi evangeliajn kaj primeditajn pecojn ankaŭ en Esperanto.    L'esperanto aveva fatto già "capolino" dalle antenne della Radio del Papa nell'aprile 1976, quando si cominciò, nel corso di un programma notturno di musica ("con voi nella notte") a trasmettere brani evangelici e di meditazione anche in esperanto.
   De tiom da jaroj katolikaj esperantistoi petadis ke Vatikana Radio enŝovu ankaŭ Esperanton inter la lingvoj per kiuj ĝi elsendadis: tiusencan peton oni turnis ankaŭ al Papo Paŭlo la VIa en la jaro 1966a, kiam li akceptis en privata aŭdienco la estraron de Internacia Katolika Esperantista Unuiĝo.    Da tanti anni gli esperantisti cattolici andavano chiedendo che Radio Vaticana inserisse anche l'esperanto tra le lingue in cui trasmetteva: una richiesta in tal senso era stata presentata anche a Papa Paolo VI, nel 1966, quando questi aveva ricevuto in udienza privata il direttivo dell'Unione Esperantista Cattolica Internazionale.
   Multajn leterojn oni sendis tiu-sence, de multegaj landoj en la mondo (estas sciate kiom persistaj estas la esperantistoj..).    Molte lettere furono inviate in tal senso, da moltissimi paesi del mondo (si sa quanto tenaci siano gli esperantisti...).
   Ĝis, "iutage - rakontis Pastro Giacinto Jacobitti - oni vokis min de la Radia Direkcio ĉar ili intencis paroli kun mi". Efektive, ĝi estis la tiom atendata novaĵo: oni disponigis "antenan spacon" al IKUE por ke ĝi povu elsendi Esperanto-novaĵojn, sen starigi oficialan strukturon ene de Radio. Sume «gastprogramo» efektivigita de volontuloj kiuj ne estas dungitoj de la Sankta Sidejo, sed kiuj plenumas ĉi tiun laboron senpage, se oni ekskludas elspezrepagon fare de IKUE.    Finché, "un giorno - raccontò poi Padre Giacinto Jacobitti - mi chiamarono dalla direzione della Radio e mi dissero che volevano parlare con me". Era, in effetti, la notizia tanto attesa: all'IKUE veniva concesso "uno spazio d'antenna", perché potesse trasmettere un notiziario in lingua esperanto, senza che venisse creata una struttura ufficiale in seno alla Radio. Un programma "ospite", insomma, effettuato da volontari che non sono dipendenti della Santa Sede, ma che svolgono questo lavoro gratuitamente, se si esclude un rimborso spese da parte dell'IKUE.
   La duan de januaro 1977a oni startis. Pastro Jacobitti estis la unua ĉefredaktoro, ĝis 1980, kiam Pastro Battista Cadei anstataŭis lin. En 1988 estis la vico de Pastro Carlo Musazzi.    Il 2 gennaio 1977 si partì. Padre Jacobitti fu il primo redattore capo, fino al 1980, quando gli subentrò Padre Battista Cadei. Nel 1988 fu la volta di Padre Carlo Musazzi.
   Dekomence de 2001 la skribinto ludas la rolon de respondeculo.    Dall'inizio del 2001 svolge il ruolo di responsabile chi scrive.
   Komence la radioelsendo estis dimanĉa kaj daŭris 10 minutojn. En 1980 oni aldonis duan elsendon je 14 minutoj ĉiuĵaŭde, kiun poste oni ŝanĝis merkreden. En 1988 la merkreda elsendo reduktiĝis fariĝante naŭminuta, sed oni enkondukis trian elsendon ĉiuĵaŭde. En 1999 krome oni enkondukis replikon (proksimume je la noktomezo) de la dimanĉa elsendo.    All'inizio la trasmissione era domenicale con 10 minuti di trasmissione. Nel 1980 si aggiunse una seconda trasmissione di 14 minuti al giovedì, che fu poi spostata al mercoledì. Nel 1998 la trasmissione del mercoledì si ridusse a 9 minuti, ma venne introdotta una terza trasmissione al giovedì. Nel 1999 è stata inoltre introdotta la replica (verso mezzanotte) della trasmissione della domenica.
   Estas krome eksterordinaraj elsendoj okaze de festotagoj kiuj ne falas dimanĉe (ekzemple je Kristnasko, je la Anĝela Lundo, je la Ĉielenpreno ktp).    Vi sono poi trasmissioni straordinarie in occasione di festività che non cadono di domenica (ad esempio a Natale, il lunedì dell'Angelo, l'Assunta, eccetera).
   Esperanto estas plie uzata por bibliaj leteroj dum latinaj Mesoj, dum festotagoj nedimanĉaj (ekzemple: Cindromerkredo, Ĉieleniro, Sankta Jozefo ktp).    L'esperanto inoltre è usato per letture bibliche durante la Messa in latino, nei giorni di festività non domenicali (ad esempio: le ceneri, ascensione, San Giuseppe, eccetera).
   Samekiel ĉiuj 34 lingvaj programoj de Vatikana Radio, ankaŭ la Esperanto-elsendoj estas disradiataj ne nur per mezaj kaj kurtondoj, sed ankaŭ per Interreto kaj per satelito.    Come tutti i 34 programmi linguistici di Radio Vaticana, anche le trasmissioni in esperanto vengono trasmesse non solo via onde medie e corte, ma anche via Internet e satellite.
   Nuntempe kunlaboras por la programo, krom la subskribinto, Mario Canevari, Vera di Tocco kaj Pastro Hawks-Teeples.    Attualmente collaborano per il programma, oltre al sottoscritto, Mario Canevari, Vera Di Tocco e Padre Stefano Hawks-Teeples.
   Temas pri tri elsendoj (dimance, merkrede kaj ĵaŭde) dum entute (= sume) 27,20 minutoj semajne.    Si tratta di tre trasmissioni (domenica, mercoledì e giovedì) per un tempo totale settimanale di 27,20 minuti.
   Dum tiuj ĉi minutoj nia programo informas pri la agado kaj pri la Instruo de la Eklezio kaj de la Sankta Patro.    In questi minuti, il nostro programma informa sull'attività e sul Magistero della Chiesa e del Santo Padre.
   Oni diskonigas novaĵojn pri la agado de kristanoj en la mondo (karitato, ekumenismo, interreligia dialogo), pri la mondaj eventoj, kun aparta atento al homaj kaj sociaj temoj. Ne mankas novaĵoj pri la esperantista movado kaj pri la lingvaj problemoj. Inter la konstantaj rubrikoj estas: komentario pri la taga Evangelio (dimanĉa elsendo), ĝenerala aŭdienco de la Sankta Patro (merkreda elsendo), dialogo kun tiu kiu skribas (kutime, lasta dimanĉo en la monato) kaj ankaŭ semajna rubriko kiu proponas la vidpunkton de katolikoj pri gravaj temoj kaj religiaj problemoj. Ofte ni intervjuas esperantistojn preterirantajn Romon.    Si presentano notizie sull'azione dei cristiani nel mondo (carità, ecumenismo, dialogo interreligioso), sugli avvenimenti mondiali, con particolare riguardo a tematiche umane e sociali. Non mancano notizie dal movimento esperantista e sui problemi linguistici. Fra gli appuntamenti fissi vi sono: il commento del Vangelo del giorno (trasmissione della domenica), l'Udienza generale del Santo Padre (trasmissione del mercoledì), il dialogo con chi ci scrive (di solito, ultima domenica del mese), nonché una rubrica settimanale che propone il punto di vista dei cattolici su importanti temi e problemi religiosi. Spesso intervistiamo esperantisti di passaggio a Roma.
   Ankaŭ se la "palimpsesto" restis preskaŭ senŝanĝa, dum tiuj ĉi 25 jaroj da elsendoj (el kiuj la skribinto observis de proksime "nur" la lastajn 20) multegaj estis la ununuraj momentoj, multegaj estis la travivaĵoj.    Anche se il "palinsesto" è rimasto pressoché immutato, durante questi 25 anni di trasmissioni (di cui lo scrivente ha osservato da vicino "solo" gli ultimi 20) tantissimi sono stati però i momenti "unici", tantissime sono state le esperienze.
   Inter la plej gravaj momentoj mi memoras la konsekron de la esperantista katolika movado al la senmakula koro de Maria, celebritan la 13an de majo 1982 fare de Mons. Giovanni Locatelli, tiutempe Episkopo en Rimini, dum iu nia elsendo.    Fra i momenti più importanti ricordo la consacrazione del movimento esperantista cattolico al cuore immacolato di Maria, svolta il 13 maggio 1982 da S.E. mons. Giovanni Locatelli, all'epoca Vescovo di Rimini, nel corso di una nostra trasmissione.
   Granda emocio estis la 14an de aŭgusto 1991, kiam en Czestochowa oni Celebris la tutmondan tagon de la junularo. Oni antaŭvidis ke la Sankta Patro unuafoje dum publika renkontiĝo parolos ankaŭ en Esperanto.    Una grande emozione ci fu il 14 agosto 1991, quando a Czestochowa veniva celebrata la giornata mondiale della gioventù. Era previsto che il Santo Padre avrebbe usato per la prima volta in un incontro pubblico anche l'esperanto.
   La tagprogramo komprenigis ke tia saluto okazos je iu vespera horo, kaj ni redaktoroj de la programo estis fiksintaj la program-surbendigon en tiu vespero apud la elsendan horon, por ebligi la reelsendon de la saluto en Esperanto.    Il programma della giornata lasciava capire che tale saluto si sarebbe svolto a una certa ora serale, e noi redattori del programma esperanto avevamo fissato la registrazione del programma per quella sera quasi a ridosso dell'ora di trasmissione, in modo da poter riproporre in trasmissione il saluto in esperanto.
   Anstataŭ, la sukceso de tiu memorinda manifestacio antaŭ-englitigis ĉiujn antaŭviditajn horarojn kaj ni estis en studejo senmovaj je la frazo: "en Esperanto la Papo salutis la gejunulojn jene...", dum ankoraŭ ne komenciĝis la rekta elsendo. Ne eblis kompletigi la programon, ĉar ni ne sciis ĉu la Sankta Patro salutos aŭ ne en Esperanto; ne eblis prokrasti la surbendigon (ĉe Radiostacio ĉio estas skandata de precizaj horaroj por la uzo de la surbendigaj studejoj, tiom pli dum gravaj okazintaĵoj). En tiuj minutoj ni estis duoble konsternitaj, ĉu kiel redaktoroj - kiuj ne sukcesis kompletigi elsendon, ĉu kiel esperantistoj - kiuj atendis aŭskulti la novaĵon de saluto en Esperanto, kiu eble ne okazos pro malfruo de la eventoj.    Invece, il successo di quella memorabile manifestazione fece slittare tutti gli orari previsti e noi eravamo in studio - fermi alla frase: "en esperanto la Papo salutis la gejunulojn jene... ", mentre non era ancora cominciata la diretta. Non si poteva completare il programma, perché non sapevamo se il Santo Padre avrebbe o no rivolto il saluto in esperanto; non si poteva rimandare la registrazione (alla Radio tutto è scandito da precisi orari per l'uso degli studi di registrazione, tanto più nel corso di importanti avvenimenti). Furono minuti di doppia costernazione, sia come redattori - che non riuscivano a completare una trasmissione - sia come esperantisti - che attendevano dì ascoltare la novità di un saluto in esperanto, che forse non ci sarebbe stato per il ritardo degli eventi.
   Male, kiel ni scias, la Sankta Patro eldiris la saluton kaj ni sukcesis kompletigi nian elsendon. Ĉiam kun multa emocio, pro la signifo de tiu saluto por ni esperantistoj.    Invece, come sappiamo, il Santo Padre rivolse quel saluto e riuscimmo a completare la nostra trasmissione. Sempre con tanta emozione, per il significato di quel saluto per noi esperantisti.
   Multaj aliaj memoroj venas en la menson kaj koncernas situaciojn «postkulisajn». Kontraŭ la sinofero (je tempo kaj fortoj) postulata de la realigo de la programoj, estas momentoj kiuj larĝe kompensas. Antaŭ ĉio estas la konscio ke oni ofertas al ni la eblecon partopreni en la belega servon plenumata de la Papa Radio: la traeteran kaj la traretan apostolan agadon. Fakte, esperantistoj deziras disaŭdigi la evangelian mesaĝon kaj la vivan kaj aŭtentikan vorton de la Eklezio, sin turnante al speciala aŭskultantaro.    Tanti altri ricordi vengono in mente e riguardano situazioni "dietro le quinte". A fronte del sacrificio (di tempo e forze) richiesto alla realizzazione dei programmi, vi sono dei momenti che ripagano ampiamente. Innanzi tutto, vi è la certezza che ci viene offerta la possibilità di partecipare al magnifico servizio che svolge la Radio del Papa: l'apostolato dell'etere e della rete. Infatti, il desiderio degli esperantisti è di portare il messaggio evangelico e la parola viva ed autentica della Chiesa, rivolgendoci a un uditorio peculiare.
   Ĉi lasta tre ofte konsistas el nekatolikoj aŭ eĉ el nekredantoj, kiuj aŭskultas je nomo de la komuna lingvo, ricevante la Eklezian mesaĝon "rekte el la fonto". Ofte multaj el tiuj nekatolikoj - emigitaj de la askulto de temo de ni traktita - revenas solaj al la temo, alproksimiĝante al la dokumentoj de la Instruo. Estas iuj, nekristanaj, kiuj prenas enmane la Biblion.
   Quest'ultimo molto spesso è composto da non cattolici o addirittura non credenti, che ascoltano in nome della comune lingua, ricevendo il messaggio della Chiesa "direttamente dalla fonte". Spesso molti di questi non cattolici - spinti dall'ascolto di un tema da noi trattato - ritornano da soli sul tema, avvicinandosi ai documenti del Magistero. C'è chi, non cristiano, prende in mano la Bibbia.
   Kun multaj aŭskultantoj ekestis vere koraj rilatoj kaj ofte ili sciigas al ni travivaĵojn kaj personajn eventojn. Amikeco ne interpersona, sed «traradia», konsidere la distancojn - sed ne pro tio malpli signifa kaj profunda.    Con molti degli ascoltatori si sono instaurati rapporti di viva cordialità e spesso questi ci partecipano esperienze ed eventi personali. Un'amicizia condotta "via radio" - non di persona, date le distanze - ma non per questo meno significativa e profonda.
   Ankaŭ ene de la Radio okazas renkonti personojn ege amemaj al la "esperantistoj". Amemo kaj afableco kiu devenas aparte de la estraro de la elsenda stacio.    Anche all'interno della Radio capita di incontrare persone di estrema amabilità nei confronti degli "esperantisti". Amabilità e cortesia che ci provengono in particolare dalla direzione dell'emittente.
   Al tiuj kiuj aŭskultadas nin kaj subtenas nian etan radiofonian ĉeeston, ni esprimas nian dankemon, petante de ili daŭran subtenon, aparte per preĝo.    A coloro che ci ascoltano e sostengono la nostra piccola presenza radiofonica, rivolgiamo la nostra riconoscenza, chiedendo di continuare a sostenerci, in particolare con una preghiera.
Esperantigis: Domenico Trombetta Carlo Sarandrea



GIOVANI CONCORRETE!

   L'Unione Esperantista Cattolica Italiana su delibere del Comitato Centrale e a seguito di offerte anonime, mette a disposizione la somma di € 774,68 per n. 3 importi ciascuno di € 258,22 da assegnare a giovani italiani di ambo i sessi, di età compresa tra i 18 e 30 anni, iscritti all'UECI o all'IKUE che conseguano il diploma di esperanto di 3° grado.
  I premi saranno erogati quale contributo per la partecipazione a un congresso dell'IKUE o a un congresso esperantista ecumenico. I concorrenti aventi i requisiti richiesti devono segnalarsi al dr. Serio Boschin, via Eritrea, 8 - 31100 Treviso - tel./fax 0422.235381.


RADIO VATIKANA ELSENDOJ EN ESPERANTO

   La elsendoj okazas en tri tagoj de la semajno, en la sama horo 21,20' MET (19,20 UTC).
   Dimanĉe - daŭro 9' 20" - frekvencoj: mezonde 527 kaj 1530 kHz; kurtonde 4.005 (74.90 m.), 5.880 (51.00 m.) kHz.
   Merkrede kaj Ĵaŭde - daŭro 9' - frekvencoj: mezonde 1611 kHz; kurtonde 7250 (41.37 m.) kaj 9645 (31.10 m.) kHz.
  Petu la senpagan sesmonatan program-bultenon. Skribu al: Radio Vatikana - Esperanto Redakcio, SCV - 00120 CITTA' DEL VATICANO.


Il giorno della memoria 27 gennaio 2002
KIUJN GENOCIDOJN KAJ MALJUSTAĴOJN DIO DEVUS MALEBLIGI?
QUALI GENOCIDI O INGIUSTIZIE DIO DOVREBBE IMPEDIRE?
   La diskutado falis, a ŭ iuj el la konversaciantoj ĝin faligis, sur unu el la asertoj ĵus legitaj el la biografieto pri Primo Levi, rakontita en la revuo foliumata de la manoj de unu el la vojaĝantoj, eble samgrupanoj, sur la trajno Romo-Vieno. Guste en tiu biografio estis evidentigata penso-juĝo, kiu jam svarmis laŭ la tuta mondo ĉar ripetita kaj foje laŭde aprobita de seriozaj verkistoj kaj informiloj. Subtenas tiu penso, ke post Auschwitz (la ekstermo-kampo), emblemo de ĉiuj similaj kampoj kie la nazioj provis kaj preskaŭ sukcesis plenumi la totalan genocidon de la judoj, kiu poste estis nomata shoaho) oni ne rajtas plu paroli pri Dio, aŭ tiu ĉi ne plu meritas mencion aŭ aludon ĉar estis evidenta lia malĉeesto el la mondo de la suferantoj. Kelkaj opinias ke tia kritiko al Dio implicas, krom malaprobo pri lia cinika konduto, ankaŭ la neon pri la ekzisto mem de Dio.    Il discorso cadde, o meglio fu fatto cadere da qualcuno dei conversatori, su una delle affermazioni appena lette ad alta voce dalla biografia su Primo Levi, descritta sulla rivista tenuta in mano da uno dei sei viaggiatori, forse della stessa comitiva, sul treno Roma-Vienna. Proprio su quella giornalistica biografia si evidenziava un pensiero, che poi avrebbe fatto in un certo senso il giro del mondo e che fu ripetuto e spesso approvato in opere di altri scrittori. Sostiene questo pensiero pressappoco: dopo Auschwitz, (il campo di sterminio nazista, rappresentativo di tutti gli altri analoghi campi, dove si compiva il genocidio degli ebrei, chiamato poi shoah) non si può più parlare di Dio perché è evidente la sua assenza dal mondo. Qualcuno ha ritenuto che in questa critica a Dio fosse implicito, oltre l'evidenza della sua inutilità, anche il diniego della stessa esistenza di Dio.
   La atenton do oni faligis sur tian aserton, pri kies logikeco kaj konsekvenceco sin trovis ĉiuj tiom aprobantaj ke unuavide ŝajnis ke la temo provintus fermigi guste pro la klara evidento.
Sed timide estis enŝtelite ke, eble, Primo Levi, fama itala juddevena verkisto, jam postvivinta de tiu tragika ekstermo-kampo, intencis obĵeti ke Dio, ekzistanta aŭ ne, devintus interveni kaj malebligi tian masakron pro ĝia evidenta enormeco kaj scienca programiteco kaj pro ĝia escepteco en la tuta homa historio. Tuj, al unu el la ĉeestantoj, pli malkvietigita tra la ordo de siaj pensoj ol rebate, venis al la lipoj jena reago, sendepende de la vera penso de Primo Levi: "Tio pensigas ke se la masakro estintus je dimensio malpli escepta kaj malpli vasta, eble Dio povintus legitime esti rajtigita, ĝuste de niaj juĝoj, resti for, kun cinika indiferento. Ĉu ne estas ankaŭ ni volas aspekti aŭ fariĝi nun cinikaj?".
   Il discorso dunque fu fatto cadere proprio su questa affermazione, sul cui valore si trovarono apparentemente tutti d'accordo tanto che sembrava che il discorso dovesse morire a quel punto. Ma venne osservato da qualcuno che Primo Levi, famoso scrittore italiano sopravvissuto ad Auschwitz, intendeva obiettare a Dio, esistente o meno, che egli doveva intervenire e impedire questo eccezionale massacro, data la sua evidente enormità e programmata esecuzione. A qualcuno dei presenti, però, venne da commentare testualmente e indipendentemente dal pensiero di Primo Levi: "come a pensare che se invece il massacro fosse stato di proporzioni più contenute, forse Dio poteva legittimamente essere legittimato a starsene fuori!".
   Eĉ tiu komento iom skrapis la konsciencojn ĉar ĝi lasis konsente pensema la seson. Tamen, eble la aprobo estis pli aspekta ol reala ĉar akompanata de retenata rideto kaj de gestoj montrantaj ke konversaciantoj atendis el sia menso la preciziĝon de fontantaj pensoj. Fakte al kelkaj eleksteriĝis dubo: "Kiam masakro ekkalkuliĝas proporcie granda kaj escepta? Primo Levi (kaj aliaj) uzintus la saman valorjuĝon se li konsiderintus la masakron aŭ genocidon kontraŭ la Armenoj (1915-1917), en kiu mortigite pereis, nur!, unu miliono kaj duono da homoj (ĉar kristanaj)? Kien lokigi la diskrimo-punkto?.    Anche questo parere fu, più apparentemente, perché accompagnato da un sorriso smorzato, accettato all'unanimità. Senonché a qualcuno venne un dubbio: quando un massacro comincia ad essere eccezionale? Primo Levi (od altri) avrebbe usato lo stesso metro se avesse preso in considerazione il massacro a danno degli Armeni (1915-1917), in cui perirono, soltanto!, un milione e mezzo di uomini?
   Ĉi tie la embaraso estis ĝenerala kaj la dialogo procedis dispecete kaj per mallongaj frapaj frazoj, el kiuj jen la suko: sendenpende de la nemarĝena demando laŭ kiu la problemo ĉiukaze devintus esti almetita jam tiuepoke por ke oni ne aspektu tiom egoisma ĝis alertiĝi pri la malbono en la mondo nur kiam ĝi frapas la proponantojn mem, eĉ tiu genocido sin montris sufiĉe "granda", do taŭga por la pretendo pri la dia malebliganta interveno, almenaŭ por ke Dio daŭrigu ĝui la reputacion de kreinto kaj savanto.    Qui ci fu un certo imbarazzo. A parte la questione secondo cui il problema semmai doveva essere posto già allora anche per non apparire egoisti fino al punto di accorgersi del male nel mondo soltanto quando si è toccati personalmente, anche questo genocidio apparve abbastanza grande da pretendere che Dio intervenisse almeno per salvare la propria reputazione di creatore e salvatore.
   Ĉi-punkte la observoj fariĝis subtilaj kvankam tra ŝerctonaj frazoj. Amuzigaj vortoj, entenantaj tamen seriozajn intuiciojn kiajn: se Dio maleblintus tiujn programitajn masakrojn, ili certe ne okazintus sed neniu scius ke ili estis malebligitaj kaj Dio daŭrigus resti obskura! Aŭ oni povus pensi ke Dio devintus interveni almena ŭ je la duono de la masakro; kaj kiu povus scii, ke ĉe tiupunkto la masakro estis atinganta sian duonparton koncedite, ke ni neniam scios ĉu estos okazonta alia dua parto? Kaj kiel scii ĉu Dio reale intervenis por malebligi pluan ekstermon? A ŭ eble konvenas pensi ke serioza Dio devintus interveni ekde la komenco, eĉ riskante resti neperceptata. Tio ŝajnas pli kohera kun la postuloj kaj bezonoj de la homaro kaj kun la indeco de Dio mem.    Il discorso si fece sottile, con vene di scherzo. Già perché se Dio avesse impedito questi massacri, essi non sarebbero accaduti ma nessuno saprebbe che egli è intervenuto: Dio sarebbe rimasto ugualmente oscuro! Oppure si potrebbe pensare che Dio doveva intervenire a metà del massacro; e allora chi potrebbe dire che a quel punto si era alla metà dal momento che non sapremo mai se ci sarebbe stata un'altra metà? E se Dio fosse intervenuto per davvero proprio a metà del massacro per salvare l'altra metà dei massacrandi? Oppure Dio avrebbe dovuto intervenire subito all'inizio: ciò pare sarebbe stato più confacente con le esigenze dell'umanità e con il decoro di Dio!
   Ankaŭ tiu konkludo, eltirita per nur ŝajna forgeso pri la seriozeco de la dramo jen rilate la oferbuĉatojn, ĉiuspecaj, jen rilate la supozitan indecon de Dio, aperis tuj samopiniata de la ses sidiĝintaj dum la trajno daŭrigis senperceptige transpaŝadi kilometrojn. Ĉe la kupea pordo vojaĝantoj premis por aŭskulti: eble pro la etoso verve ŝerca, eble pro tio ke almenaŭ kelfoje la engaĝita pensado ne disigas de la aliaj kaj ne devigas bagateliĝi por repreni kontaktojn. Post senparolada momenteto la sameco de opinioj komencis disfranĝiĝi ĉar iu volis reveni al al origina demando pri la "kvanto aŭ grandiozeco" de la maljustaĵoj kaj de la masakroj por ke estu pretendata la dian blokantan intervenon aŭ por ke Dio aŭtonome sin sentu devigata intermetiĝi. Kaj eksvarmis, el pluraj flankoj, dubigaj kaj problemigaj ekzemploj. Oni konsideru: se la programita elimino de hebreoj celintus nur al cent miloj da ili, kiel, laŭ Primo Levi, Dio devintus sinteni kaj konduti? kaj se nur dek miloj? Ankaŭ la germana (kaj sovetunia) agreso kontraŭ Polio (kiom da mortigitoj?) meritas certe inkluziviĝi inter la "grandaj" ekscitantaj la dian enŝteliĝon, ĉu ne? Eĉ ĉiu milito disvolviĝas tra masakroj kaj kunpelas premisojn de estontaj maljustaĵoj kun estontaj militaj aŭ gerilaj reagoj k.s. Kial niaj filozofiadoj permesus ke Dio restu ekstere kaj indiferenta en tiuj malgrandaj kazoj, kaj male ne pretendi ke li montru sian ekziston kaj ĉeeston malebligante eĉ la "minorajn" (laŭ nia vorto) masakrojn?    Anche questa conclusione, ricavata lasciando solo apparentemente nell'ombra la serietà del dramma, sia riguardo ai sacrificati sia riguardo al decoro di Dio, parve subito condivisa dai sei seduti mentre il treno macinava chilometri indifferente alla discussione. Dopo un attimo di silenzio, però, la condivisione parve spezzarsi perché qualcuno volle ritornare sulla questione della "quantità o grandezza" dell'ingiustizia e del massacro perché Dio fosse indotto a intervenire. E qui gli esempi uscirono impressionantemente. L'aggressione, ad esempio, della Germania (e ex Unione Sovietica) contro la Polonia (quanti furono i morti?) andrebbe certo annoverata tra le "grandi", anche ogni guerra si porta dietro massacri e premesse di ingiustizie future: perché Dio non dovrebbe essere autorizzato, dal nostro pensare, a starsene in disparte e a non, invece, subire la stessa critica?
   Ĉiuj konsentis ke oni ne rajtas distingi kazojn gravajn disde kazoj malpli gravaj, se la mortigitoj estas amasaj. Sed la "esceptaj" citataj aŭ aludataj multobliĝis kaj ŝajnis ĉiuj egalaj. Laŭ mi, komencas la ekzempla serio, enviciĝas inter la "grandaj" ankaŭ la masakroj plenumitaj de la islamaj integristoj en Alĝerio ĉar mi ne sukcesas kredi ke tio koncedas al Dio sin malenŝteligi. Laŭ mi, oni daŭrigis, estas teruraj, tio estas subigendaj al la malebliganta dia blokado, eĉ la agresoj, modere masakrantaj!, plenumitaj de la mafio aŭ tiuj transverse venĝaj inter mafiuloj aŭ gerilanoj k.s. Mi, aldonas kelkiu, ne ekeskludus la dian devon interveni ankaŭ en la krimoj de teroristoj.    Anche qui gli interlocutori si trovarono d'accordo. Ma i casi "eccezionali" si moltipllcarono. Per me, si osserva, sono "grandi" anche i massacri che compiono gli integralisti islamici in Algeria, perché non riesco a credere che ciò non sia abbastanza grave per lasciar indifferenti noi e Dio. Per me, ancora, sono orribili, cioè degne di un intervento impediente da parte di Dio, anche le aggressioni, moderatamente massacranti, operate dalla mafia o quelle trasversali fra mafiosi e nelle guerriglie. Io, aggiunge qualcuno, non escluderei il dovere di Dio di intervenire anche nei delitti di terrorismo.
Armando Zecchin




ANNUNCI:

16° Congresso dell'Unione Esperantista Cattolica Italiana a Marina di Pietrasanta (Lucca)
13-17 settembre 2002 presso "Villa Aurora"
via Duca d'Aosta, 48/50
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Il Convegno culturale primaverile si svolgerà dal 13 al 14 di aprile presso il Centro di Spiritualità e accoglienza "Cenacolo Francescano" dei frati minori cappuccini di Tortona (Alessandria).
Programmi e modalità di partecipazione nel prossimo numero di Katolika Sento.



INFORMAZIONI BREVI
   Gli esperantisti cattolici italiani esprimono viva gratitudine a SS. Giovanni Paolo II che, in occasione del S. Natale 2001, ha voluto confermare la consuetudine di indirizzare gli auguri a tutti i popoli anche nella lingua internazionale ausiliaria esperanto con le parole "DIBENITAN KRISTNASKON KAJ PROSPERAN NOVJARON".
Al saluto e alla benedizione "Urbi et Orbi" del Papa una dozzina di esperantisti, presente in Piazza S. Pietro, guidata dal consigliere G. Conti, ha innalzato uno striscione lungo quattro metri e alto un metro con la scritta "Esperanto la Internacia Lingvo". Bella iniziativa!
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   Sabato 15 dicembre 2001 si è tenuta a Trento l'inaugurazione della nuova sede dell'Associazione Esperantista Trentina.
La nuova sede consiste in un appartamento donato dal Sig. Pietro DAO.
   Vi hanno partecipato numerosi soci trentini e "samideanoj" di altre province (Bolzano, Verona, Mantova, Piacenza) e tre ospiti stranieri.
   L'incontro si è aperto con il discorso di benvenuto da parte del giovane presidente Silvano GARBARI ed è continuato con uno spazio lasciato ai presenti per vari interventi. Anche Don Giorgio SERAFINI ha salutato tutti con un augurio benedicente.
A conclusione è seguito un momento conviviale e lo scambio degli auguri natalizi.
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    L'artista Antonio Vaccaluzzo di Ravenna sta lavorando a un nuovo mosaico raffigurante "L'Umanità", nella chiesa di Don Duilio Magnani in Rimini (S. Giuliano Mare). L'inaugurazione avverrà l'11 febbraio, festa della Madonna di Lourdes. In tale data il movimento internazionale degli esperantisti cattolici festeggia quest'anno il 10° anniversario del riconoscimento dell'I.K.U.E. da parte del Pontificio Consiglio per i Laici. E' stato un grande successo questo riconoscimento, perché legittima ufficialmente il loro apostolato nella Chiesa e per la Chiesa. Ed è per partecipare alla loro festa e per ringraziarli del sostegno finanziario che ci hanno dato, e speriamo continuino a fare, che verrà inaugurato il pannello delle "cinque razze e dei cinque continenti" simboleggiati da una palma con cinque rami e cinque grappoli di datteri.
D. D. Magnani
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Ĉu estas voluntul(in)o kiu povas korespondi?
Karaj samideanoj, mi trovis vian adreson en la jarlibro de U.E.A. Mi serĉas korespondant(in)on en via lando. Mi estas emeritino kaj vidvino; mi loĝas en sudokcidenta parto de Francio apud Périgueux, ĉefurbo en Dordogne. Mi lernas esperanton de pli ol unu jaro kaj sufiĉe bone elturniĝas por korespondi. Mi senpacience atendas respondon. Mia adreso: S-ino GUERFI Fernande 4, Avenue de Sarceix - 24800 THIVIERS France.
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   "DANKON SANKTA PATRO PRO VATIKANA RADIO EN ESPERANTO" con tale espressione una coppia di associati UECI ha inviato alla Segreteria di Stato del Vaticano la consistente somma di 1032,91 euro (duemilioni di ex lire). Speriamo che questo gesto susciti in altri sentimenti di emulazione. A proposito si rammenta che l'IKUE sostiene una spesa di lire 8.400.000 all'anno per rimborsi vari, viaggi e cancelleria per redigere i programmi in esperanto. I nostri redattori e collaboratori sono ospiti presso la Radio Vaticana e non stipendiati dalla stessa come i redattori in altre lingue. Il messaggio cristiano e la parola del Papa vengono trasmessi regolarmente in 37 lingue e in casi straordinari in 44 lingue.
Chiunque intendesse contribuire è bene che indirizzi il vaglia o il bonifico bancario non al C/C/P dell'IKUE ma alla Segreteria di Stato Città del Vaticano con la dizione "a favore della Radio Vaticana, programmi in lingua esperanto".


QUOTE E NORME ASSOCIATIVE ANNO 2002

L'assemblea ordinaria degli associati UECI nella seduta del 9 settembre 2001 a Barza d'Ispra VA, Centro di Spiritualità - Casa Don Guanella, ha deliberato l'aumento delle quote come da prospetto sotto indicato.
Associato ordinario (SO)
Associato giovane (SG)
Associato familiare (SF)
Associato ordinario con Espero Katolika (SOE)
Solo abbonamento a Katolika Sento (AK)
Solo abbonamento a Espero Katolika (AKE)
Associato sostenitore (SS)
Associato sostenitore con Espero Katolika (SSE)
16


37
9
21
32
74
euro
euro
euro
euro
euro
euro
euro
euro
Nota Bene: 1 euro = 1936,27 lire
II periodico Katolika Sento viene inviato a tutti gli associati, tranne che per i familiari.
E' associato giovane chi non ha superato i 25 anni.
E' associato familiare chi convive con altro associato.
Per l'abbonamento all'estero aggiungere 6 euro per spese di spedizione.
Specificare nella causale del versamento la categoria dell'associato, l'anno di nascita dei giovani, l'esatto indirizzo per il recapito del periodico K.S., la destinazione di eventuali offerte.
I gruppi locali con almeno 10 soci trattengono 2,10 euro per l'associato ordinario e 1,05 per 1' associato giovane o familiare, mentre la quota dei soci individuali va interamente all'UECI.
I versamenti vanno fatti sul C.C.P. n. 11129475 UECI, viale C. Zavagli 73, 47900 RIMINI
Da art. 2 (Statuto). L'U.E.C.l. si riconosce come sezione nazionale dell'IKUE (Internacia Katolika Unuiĝo Esperantista), associazione internazionale privata di fedeli di diritto pontificio, riconosciuta con Decreto n.196/92/S-61/B-25 dell'11 febbraio 1992 del Pontificio Consiglio per i Laici. Pertanto gli Associati dell'Unione sono riconosciuti anche Associati dell'I.K.U.E. con tutte le implicazioni che ne possono derivare.


COMITATO CENTRALE U.E.C.I.

Presidente: Serio BOSCHIN, via Eritrea 8, 31100 Treviso, tei.-fax 0422.235381
Vice presidente e incaricata giovanile: Paola AMBROSETTO, via Emo, 9/C, 30173 Mestre (VE), tel. 041.534132 - fax 041.612516
Segretario generale: Armando ZECCHIN, corso Trapani 112, 10141 Torino, tel. 011.3852449
Cassa: (ad interim) presso la presidenza, via Eritrea 8, 31100 Treviso, tel.-fax 0422.235381
Consiglieri: don Duilio MAGNANI (Segretario per l'informazione), viale C. Zavagli 73, 47900 Rimini, tel.-fax 0541.26447
Ionne DE ANGELI BERT0ZZI, via Quercioli 114, 54100 Massa (MC), tel. 0585.792066;
Giovanni DAMINELLI, via Lombardia 37, 20099 Sesto San Giovanni (MI)
Giovanni CONTI, via F. Filzi 51, 20032 Cormano (MI), tel. 02.66301958 – fax 02.66302110
Marsilio GUAZZINI, via Coletti 108, 47900 Rimini, tel. 0541.22993
Assistente Ecclesiastico: mons. Giovanni BALCONI, p.zza Duomo, 16, 20122 Milano, tel. 02.878014 (ab.) - 02.8556274 (Curia);
Grafica e impaginazione di Katolika Sento: Mario GUILLA, via Benadir 62, 13100 Vercelli, tel. 0161.259397