Enhavo:
Qualche anno fa, in un libro dal titolo significativo "Paese senza", Arbasino descriveva la nostra civiltà come una civiltà caratterizzata dallo smarrimento della memoria; e senza memoria diventa difficile orientarsi sia a riguardo del passato, sia nei confronti del presente e dell'avvenire. Ma è in atto un ulteriore rivolgimento culturale, che certamente avrà delle notevoli ripercussioni sulla nostra mentalità, sulla nostra sensibilità e sulle nostre abitudini. potremmodefinire "strabismo verbale". La parola si è appiattita e sbiadita, e con essa il pensiero. La parola viene concepita in funzione dello spettacolarismo e della scenografia, e non già della verità, a meno che non si intenda quest'ultima nel senso proposto da Ionesco. Ne "Il rinoceronte", gli attori cercano, senza riuscirvi, di trovare una risposta al quesito: "Kiom da gamboj havas la rinocero?". Ad alcuni sembra due, ad altri sei, per altri il calcolo risulta talmente complesso che preferiscono rinunciare alla soluzione. Con buona pace dell'evidenza e della matematica, tutto dipende dai differenti punti di partenza e di osservazione. Così procede il teatro dell'assurdo. Probabilmente, un fenomeno del genere rappresenta un dazio che dobbiamo versare alla tecnocrazia. Nel tecnicismo infatti la validità viene misurata sulla base dei prodotti e dei risultati. Non più quindi attenzione primaria alla verità, ma pragmatismo; non più quindi rispetto per i diritti inalienabili delle persone, ma utilizzazione degli individui allo scopo di stupire e di catturare l'opinione pubblica. Già tale dizione è indicativa. Nella filosofia greca, sarebbe un grave errore confondere la verità con la dòxa, vale a dire l'essere col sembrare. Anche lo stile barocco voleva suscitare meraviglia; ma in esso almeno c'era arte. La fontana di Palazzeschi spruzzava acqua da tutte le parti sui passanti e sui lettori con un gioco pirotecnico di parole; ma si trattava di un gioco piacevolmente creativo. Forse lo strabismo verbale è il risultato della cultura virtuale e dell'abilità di alludere senza mai precisare esplicitamente ciò che si pensa. Così si dà adito a frasi ambigue, apparentemente neutre e ingenue, a soluzioni multiple, per cui tutti possono aver ragione e, sotto altri punti di vista, tutti potrebbero aver torto. Di qui l'uso generalizzato della polemica; e la polemica, magari inconsciamente, consiste nell'affermare le medesime idee in termini rovesciati, un po' come nella scrittura di Leonardo da Vinci, che ha bisogno, per essere letta, dello specchio. La verità viene così ridotta a cronaca, e perciò a qualcosa di provvisorio e di episodico, a notizia poco duratura, da accantonare non appena ci si accorge che l'attenzione degli usufruitori dei mezzi di comunicazione è giunta a saturazione. È come far scorrere una imbarcazione di grossa stazza su un corso d'acqua precedentemente prosciugato o appositamente ridotto a un rigagnolo; oppure è come tentare di allevare dei cetacei in una pozzanghera. Speriamo che i personaggi del presepe nonrisentano di tale clima culturale e non cerchino di fermarsi nella grotta unicamente per quel poco di tempo che serve ai turisti di passaggio per scattare una foto ricordo. Sarebbe davvero increscioso se il Natale si trasformasse in un florilegio di archetipi, che, affiorando alla coscienza dopo anni di sonno profondo, assumono sapore di favola. Mi viene in mente un episodio capitatomi quando ero giovane insegnante di lettere. Un ragazzino mi si avvicina e mi chiede il significato di un vocabolo. Si trattava di una parola strampalata; era un po' come chiudere nel piccolo guscio di un'ostrica insieme il serpente con il leone. Gli domando: "Dove l'hai trovata?"; e con candore da quindicenne mi risponde: "L'ho inventata io adesso". Nella cornice di fattori che abbiamo tratteggiato si evidenzia uno dei ruoli degli esperantisti cattolici. L'esperanto è una lingua precisa, formata di costrutti che non permettono sbavature ed equivoci. Il Natale ad esempio è Kristnasko e non nokte manĝo, vacanza sciistica o altra digressione. Come esperantisti, e per di più cattolici, abbiamo il compito di creare un ethos, una mentalità, una cultura intrisi di verità. Forse è anche questo un modo per prepararsi al Natale, la festa della Parola, della Parola che si fa vita, della Parola che è rivelazione e incarnazione della Verità.
Mons. Giovanni Balconi
Il pomeriggio di domenica 3 settembre, nell'ambito del 14° congresso UECI inserito nel 53° dell'IKUE, gli associati italiani si sono riuniti in assemblea presso il salone del cinema "Espero". Sono state presentate le relazioni morale e finanziaria, già inviate a ogni membro, discusse e approvate dai presenti. Si sono svolte anche le votazioni per il rinnovo del Comitato Centrale (Consiglio Direttivo). Pochi i cambiamenti rispetto alla precedente composizione, due i nuovi eletti: Armando Zecchin di Torino e Ionne De Angeli Bertozzi di Massa in luogo di Carlo Sarandrea e Don Mario German. In concomitanza con l'ostensione della Sindone a Torino (iniziata il 12 agosto e chiusa il 22 ottobre 2000) Don Duilio Magnani, per motivi pastorali, ha avuto la saggia idea di allestire, in due sale della casa parrocchiale in Rimini/San Giuliano Mare, una mostra fotografico-scientifica "itinerante" la più aggiornata in campo nazionale. Essa è costituita da "18 pannelli" che ripercorrono l'itinerario delle ricerche sulla Sindone messe a confronto con i Testi Sacri e fanno da cornice al grande lenzuolo "fotografato su tela", secondo le dimensioni naturali del Lino di Torino. Le spiegazioni di ogni foto sono in italiano ed esperanto. Alla sera, nel salone Espero, la Prof. Emanuela Mannelli, docente all'Università LUSMA di Orvieto, autrice di libri sulla Sindone, con diapositive a colori, ha illustrato brillantemente la mostra con dati scientifici, avvenimenti storici, esami probabilistici e pagine del Vangelo. Magistrale e simultanea la traduzione in esperanto da parte del segretario IKUE Carlo Sarandrea per il numeroso uditorio esperantista e per il pubblico che ha potuto costatare concretamente la validità del mezzo linguistico. A questo proposito ricordo che sulla Sindone esistono due videocassette una delle quali è anche in edizione esperanto; ne è autore il Dr. Alberto Di Giglio. La capacità della relatrice Mannelli di rendere comprensibili e semplici le argomentazioni sulla Sindone, mi ha talmente emozionato e commosso da provare la sensazione che il volto impresso in modo misterioso in quel telo di lino sia il volto del Cristo. Per quanti abbiano ancora dubbi e si pongano tanti interrogativi penso siano spunto di meditazione e riflessione le seguenti parole pronunciate dal Papa nel maggio 1998 a Torino: "Ciò che conta per il credente è la Sindone quale specchio del Vangelo. In effetti, se si riflette sul Sacro Lino non si può prescindere dalla considerazione che l'immagine in esso presente ha un rapporto cosìprofondo con quanto i Vangeli raccontano della passione e morte di Gesù che ogni uomo sensibile si sente interiormente toccato e commosso nel contemplarla. Chi si avvicina ad essa è consapevole che la Sindone non arresta in sé il cuore della gente, ma rimanda a Colui al cui servizio la Provvidenza amorosa del Padre l'ha posta". 4 settembre - lunedì Inizia il pellegrinaggio giubilare che include tre itinerari: Assisi, Loreto e Roma. Due pullman, uno per gli esperantisti occidentali,l'altro per gli orientali comprendenti il gruppo più numeroso dei cechi e slovacchi sono partiti dalla chiesa parrocchiale di San Giuliano Mare alle quattro del mattino. Prima tappa con arrivo alle otto: Gubbio. Città tra le più caratteristiche dell'Umbria, situata al margine di una bella piana e ai piedi del monto Ingino, piena di fascino per il suo intatto, genuino aspetto medievale e i nobili monumenti. Sotto un cielo tersissimo e pieno di sole durante la sosta di un'ora si è potuto percorrere varie vie e viuzze e godere fugacemente ed esternamente la vista del Duomo, del palazzo ducale, di quello pretorio, delle Logge dei tiratori, ma soprattutto del Palazzo dei Consoli sulla piazza della Signoria. Esso è uno dei più bei palazzi pubblici d'Italia, dalla struttura agile e schietta, coronato da merli e da un'elegante torretta. Sulla scala a ventaglio che sale al gotico portale, fiancheggiato da due bifore, è stato possibile scattare la prima foto di gruppo. Assisi, famosa cittadina, situata in posizione panoramica, è uno dei maggiori centri religiosi d'Italia per le mistiche memorie di S. Francesco. È costruita con la pietra bianca e rossa del Monte Subasio, sopra terrazze artificiali. Ha strade strette e generalmente tortuose, ripide, spesso a gradinate. Il dolce paesaggio circostante la rende altamente suggestiva. L'emozione è stata grande per tutti. Purtroppo per causa d'intenso traffico e qualche disguido l'arrivo ad Assisi è avvenuto con un ritardo di un'ora per cui non si è potuto celebrare la messa sull'altare della tomba di S. Francesco. La liturgia eucaristica ha avuto luogo in una bellissima cappella detta di frate Elia; presiedeva il sacerdote ungherese L. Kobor, concelebranti i sacerdoti J. Zielonka, polacco, e B. Eichkorn, tedesco. L'omelia sul sacramento della confermazione ci ha richiamati tutti a meditare sul dono dello Spirito Santo. In silenzio si è poi passati attraverso la porta santa della basilica, e attraverso una scaletta si è potuto sostare brevemente in preghiera nella cripta dove si trova l'altare della tomba del poverello d'Assisi. La visita alla chiesa superiore è avvenuta nel silenzio soffermandosi a meditare soprattutto sul celebre ciclo degli affreschi di Giotto raffiguranti in 28 riquadri episodi della vita di S. Francesco. Nell'uscire sulla piazza superiore di S. Francesco si è ammirato la semplice facciata duecententesca, ornata di un portale gemino e d'un ricca rosa, tutti commossi e contenti nell'ammirare la basilica sinistrata dal recente terremoto ma ora del tutto restaurata. È sorprendente constatare quanto sia forte l'attrazione che esercitano questi luoghi sui fedeli, vista l'enorme affluenza di pellegrini da tutto il mondo. Sembrava, diceva Mariolina Conti, di essere su una metropolitana milanese in ora di punta. Verso l'una si è ripartiti per Santa Maria degli Angeli, a 5 km da Assisi; momento conviviale al ristorante "II Cantico". Alle 15 visita alla basilica di S. Maria degli Angeli, uno dei maggiori santuari d'Italia, sorge sul luogo dove prese iniziol'ordinefrancescano e dove morì S. Francesco. Sotto la cupola si trova la cappelletta della Porziuncola, rustica costruzione; per me è stato un momento di grande commozione ricordando che, proprio dentro a quella cappelletta, dieci anni fa, durante il 4° congresso UECI a Foligno, gli esperantisti cattolici italiani parteciparono alla messa celebrata da Mons. Lorenzo Longoni. Nella cappella del transito con la cella dove S. Francesco morì disteso sulla nuda terra la sera del 3 ottobre 1226 tutti i pellegrini sostavano, ammirati, in religioso silenzio. Ultima tappa della giornata La Verna in provincia di Arezzo. Sorge a più di mille metri s.l.m. fra una foresta di faggi e abeti. Il monte venne donato a S. Francesco nel 1213 e il 14 settembre 1224 in quest'eremo Francesco ricevette le stimmate. La visita al convento della Verna con la chiesetta di S. Maria degli Angeli, il museo del santuario, la chiesa delle Stimmate, la grotta che fu cella del Santo, si è svolta in rigoroso silenzio e meditazione. Nella chiesetta di S. Maria degli Angeli si è recitato il vespro terminato con il canto della "Salve Regina". Il superiore del convento mi ha richiesto informazioni sul 53° congresso dell'IKUE per pubblicarle nel bollettino della comunità costituita anche da monaci stranieri tra cui due polacchi, con i quali il sacerdote J. Zielonka è stato lieto di fare la conoscenza. In complesso sul pellegrinaggio a La Verna è da condividere l'impressione riportata dal nuovo esperantista G. Daminelli: "Mi ha fatto accostare al mistero della sofferenza redentrice dell'innocente: San Francesco che associa le sue sofferenze a quelle di Cristo, appassionatamente, per amore. È ben lotano dal santo ecologista un po' sdolcinato che ci vogliono far passare i nostri ecologisti, anche se questa sua umanità così lontana dai valori degli uomini, ce lo rende prepotentemente attuale, come d'altro canto è sempre attuale Cristo". Nel lasciare il convento ci ha sorpreso un forte temporale che ha inzuppato d'acqua chi non era munito d'ombrello, ma poi un meraviglioso arcobaleno... ha fatto dimenticare il disagio subito. 5 settembre - martedì Mattinata libera trascorsa, per i più, sulla spiaggia di San Giuliano Mare sotto un sole cocente. Nel pomeriggio è ripreso il pellegrinaggio alla volta di Loreto (AN). Per l'occasione è stato fornito agli esperantisti cattolici un opuscolo di 16 pagine a colori con testo del Padre Giuseppe Santarelli,rettore della CongregazioneUniversaledella Santa Casa, e traduzione in esperanto di Carlo Sarandrea dal titolo "Loreto pilgrimloko de la Sankta Domo - spirita gvidilo-". Durante la liturgia eucaristica, concelebrata da una decina di sacerdoti, l'arcivescovo Angelo COMASTRI nel suo discorso di benvenuto ci ha invitati a fare proprio il "Fiat" della Vergine Maria che all'angelo Gabriele disse: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto". Maria ci ha donato il Verbo incarnato, a noi spetta di annunciarlo al mondo soprattutto in quest'anno giubilare. A conclusione della messa Don D. Magnani, assistente ecclesiastico dell'IKUE, ha rivolto parole di riconoscenza all'arcivescovo per essere stato presente alla cerimonia giubilare e gli ha offerto il messale in esperanto. Si è passati poi alla venerazione della statua della Madre di Dio nella Santa Casa. 6 settembre - mercoledì Con grande sacrificio, alle due di notte sveglia e alle tre partenza per Roma con due pullman con circa un centinaio di esperantisti. Questa volta ho avuto l'incarico di prendere posto nel pullman dei cechi e degli slovacchi. Purtroppo per varie ragioni l'arrivo in piazza S. Pietro è avvenuto con un ritardo di quaranta minuti. Pur muniti dei biglietti per il posto riservato ci si è dovuti accontentare di stare in piedi per due ore sotto un sole cocente, essendo le transenne chiuse all'accesso tuttavia abbastanza vicini da vedere il Papa. Ai saluti papali ai partecipanti del 53° congresso internazionale degli esperantisti cattolici si è risposto con una forte acclamazione di "Vivu la Papo!" e sventolio dei fazzoletti verdi e della "esperanta flageto". Con dispiacere di tutti, ma soprattutto degli esperantisti orientali, che vedevano Roma per la prima volta, causa l'enorme folla e la chiusura della porta santa fino alle ore 14,30 non si è potuto visitare la basilica di S. Pietro. Contenti tuttavia della benedizione del Vicario di Cristo si è ripartiti alla volta di S. Paolo fuori le mura. Qui, adempiendo gli obblighi del giubileo, si è entrati attraverso la porta santa nella magnifica basilica di S. Paolo per partecipare, nella cappella di S. Stefano, alla messa concelebrata da cinque sacerdoti con omelia di p. J. Zielonka dalla voce chiara ed entusiasmante. Al termine del rito la brasiliana Cecilia Brandao nel centro della navata ha cantato "Panis angelicus". C'è stato tempo sufficiente per visitarele bellezze artistiche,la tomba dell'apostolo delle genti, ammirare i ritratti in mosaico di tutti i papi e lo stupendo chiostro. È' mancato il tempo per la visita alle catacombe di S. Calisto, ma sulla via del ritorno si è avuta l'opportunità di sostare in preghiera nell'antico e nel nuovo santuario dedicato alla Madonna del Divino Amore. Ammirevoli gli esperantisti cechi e slovacchi che sulla via di ritorno a Rimini hanno recitato un rosario meditato intervallato da canti alla Madonna e ascoltato il programma esperanto di radio vaticana. Stanchi, ma soddisfatti dopo 22 ore di uscita, si è giunti a Rimini alle ore 00,30. 7 settembre - giovedì Mezza giornata di tempo libero e di riposo. Nel pomeriggio, in assenza di Padre S. Prudko dall'Ucraina la concelebrazione della santa messa anziché in rito bizantino è avvenuta nel normale rito latino. Per la meditazione sull'eucaristia e sugli altri sacramenti sono stati di grande utilità i fogli preparati dal Sac. B. Eichkorn al quale si deve anche la preziosa fornitura a ciascun congressista della quarta parte del libro "ADORU" per le liturgie ecumeniche. L'edizione completa di "Adoru" 1200 pagine, sarà stampata per la fine di quest'anno dalla casa editrice Herder in Germania. Alla sera dopolarecita del rosario nella chiesa parrocchiale ci si è intrattenuti nel salone del cinema "Espero" per un'agape fraterna e allegra. La serata di chiusura rimarrà indimenticabile perché, come osservava G. Daminelli, ogni gruppo esperantista ha donato spontaneamente un saggio musicale del proprio paese lasciandoci un ricordo di sé, quasi ad arricchire con la diversità di ognuno l'unità di tutti. 8 settembre - venerdì Il 53° congresso IKUE si è concluso con un ultimo pellegrinaggio al santuario della Madonna delle Grazie a Covignano località nei pressi di Rimini. La concelebrazione della messa con i sacerdoti Magnani, Zielonka, Eichkorn, Kobor è stata presieduta dal sacerdote ceco Josef Kobza. Un monaco ha illustrato la storia del santuario, (interprete C. Sarandrea), soffermandosi opportunamente sul mistero della Trinità argomento di meditazione nell'anno giubilare e sulla figura della Madonna, madre del Verbo incarnato per la salvezza di tutti. Ultimo atto: la consacrazione degli esperantisti cattolici al Cuore Immacolato di Maria. Quale ricordo finale per i frutti spirituali ricavati dal congresso IKUE trascrivo, in esperanto, l'inno del giubileo 2000 con l'invito a cantarlo in riconoscenza a Gesù che da due mila anni è con noi.
Serio Boschin
Je tiuj ŝi suferis multajn, inter kiuj la precipa estis la kaptiĝo kaj perforta translokiĝo, de Britio al Romo, kun sinsekva sklaviĝo. Tiun ĉi noton interesas aliaj finaj ŝiaj misfortunoj, legeblaj ĉe la tria kaj fina parto de la libro, kiam ŝi renkontas kaj spertas ideojn kaj kondutojn de la nazaretanoj, la naskiĝanta kristana komunumo en Romo. Kial misfortunoj? Guste ĉar sia aŭtorino, A. Löwenstein, trenas ŝin konatiĝi nur kun kristanoj je malklaraj aŭ neintegraj aŭ devojiĝantaj ideoj kun stranga konduto. Eĉ se en la rakonto eble aperas la vizio pri kristanismo de la romanistino, tamen la okuloj de Bivana malbonŝance neniam estis enpremitaj de kristanoj laŭ la vizio de la Nova Testamento. La arta fikcio certe ludas tra fantaziaĵoj kaj preferataj historiaj rekonstruoj, ĝi tamen povas impresi negative pri la origino, en Romo kaj generale, de kristanismo. Ni vidu kial. 1) Bivana, juna brita keltino edzine kuniĝinta kun greka Filono eminentulo inter la sklavoj de la sama dommastro, traaŭskultas, el kopiejo de la edzo, Paŭlon, la apostolon Paŭlon laŭ kristanoj, kiu iom ekscese asertas ke jam estas falintaj la judaj leĝaj ordonoj ĉar, sinteze dirite, kiu amas ne bezonas leĝojn. Ĉio belas, sed Paŭlo kredindigas ke Petro, la apostolo, konfesas malsamajn ideojn ol la liaj, ĝuste en Romo; krome tiu ĉi, ĝuste de Paŭlo estas akuzita je hipokriteco. Ke Paŭlo riproĉis Petron, iam en Antiokio, pri ŝanceliĝanta konduto koncerne la devigon aŭ maldevigon, por kristanoj iamaj paganaj, de la akceptado kaj praktikado de la religiaj hebreaj preceptoj, historie veras sed ŝanceliĝo ne estas malsameco kaj precipe ne kunlimiĝas kun hipokriteco. Bivana do ricevas, oni dirus el realisma vidpunkto, impreson malfavoran al kristani-smo. 2)Plue en similaj cirkonstancoj ŝi aŭdas vortojn malbazigantajn la tutan kristanismon. Fakte iu okazaPalestinagastode Filono, en lasama kopiejo, antaŭnazaretanojkaj judecaj prozelitoj asertas ke li, kiel vida atesto, scias ke la libroj, verkitaj de kristanoj pri la eventoj de sia originoenPalestino,entenas falsaĵojn. Eble estas aludataj la Evangelioj. Al kiu iuĝo treniĝas Bivana? 3) Petrodum babiladoj kun nazaretanoj, je malsamaj partioj, estas bildigita, tie kaj tie, kiel ekstrema judaizanto (= ordonantake ĉiujmoseajaŭ judtradiciajpreceptojestas devigaj por la konvertiĝintoj el paganismo), eĉ incitanto al fanatikeco kaj inspiranto de senpripensa konduto (ekzemple, la detruiga incendio de la urbo taksata signo de la tuj baldaŭa mondofino aŭ de ĝia puriga puno ktp) de la rigidaj nazaretanoj. Bivana scias ke inter tiuj rigiduloj militas ankaŭ sia filo Oreste Tiuj disiĝoj, foje ne amikecaj, inter la nazaretanoj (termino tiu ĉi eble neniam uzita en Romo, ĉiukaze nur indikita en malfruaj dokumentoj), se kontentigas hodiaŭajn teoriigantojn de origina kristanismo multaspeca, fin-fine ne allogas certe Bivanan. 4) Guste sia filo Oresto, nazaretano fanatikigita, kredindigas ke la rigidaj nazaretanoj ĝojas kaj kunlaboras por la disvastigo de la traurba incendio. Ne necesas memorigi la vastan tiutempan apokalipsan literaturon jud kaj kristandevenan por konkludi ke tiu homa konglomeraĵo juda-kristana devis impresi minaco por la monda ordo kaj ke, do, necesis aranĝi rimedojn. Bivana ne estas politikisto aŭ intelektulo kapabla aranĝi rimedojn, tial instinkte, kaj logike, konkludas ke kristanismo estas almenau rifuzenda. Ĝin malakceptinde, tamen, Bivana neintencite elmerĝigas ion novan rilate kristanismon. Se Filono, ŝia edzo, kulpigita pri la incendio de la urbo kaj arestita, sin savas el mortopuno montrante ke li jude prozelitas kaj ne nazaretanas, la filo Oreste plu insistas en sia nova kredo kaj akceptas alfronti, kvankam iom fanatikece, la morton en la Cirko per leonaj dentoj. Ĝuste pro tiu sinteno de fideleco al siaj konvinkoj kaj defendo de la rajto sekvi sian propran konsciencon, Bivana kondamnas religion kiu postulas tian sindonecon kaj "perversigis lian menson (de Oresto) kaj delogis lin de lia devo al sia familio. Ili (la nazaretanoj) ne nur turnas homojn kontraŭ la dioj, sed eĉ la gefilojn kontraŭ la gepatroj...". Ĉu por Bivana eblis kompreni tiun novaĵon, ludontan en la estonteco humaneciĝon de homo kaj de institucioj kaj certe kreskigontan la civilcacion? 5) Ankaŭ tiu sindediĉo kaj preteco al la sinofero de Oresto estas kuntekstgata tra stato de ekzaltiĝo, tiom ke Bivana ne povas ne memori la mienesprimon, ravite gapantan nenion, de la "freneza Dumna" kondukata al la ofera mortigo per mano de Druidoj (vidu la unuan romanan parton). Vere malbonŝanca la sorto de Bivana kun kiu la aŭtorino neniamrenkontigaskristanojn alispecajn! Kaj ŝi sekve malbenas ĉion kristanan: "... Iliaj sekvantoj (de la kristana religio) estu disigitaj, iliaj temploj estu detruitaj, kaj ili kaj ilia kruela dio estu malbenataj kaj malamataj". Ĉu Bivana invitas persekuti? Ankoraŭ plua akuzo kontraŭ kristanoj kaj estas rajtigata Nerono. Se Bivana, do, logike kondamnas tiun renkontitan kristanismon, ŝi devus rekoni fundita la akuzon kontraŭ kristanoj pri la incendio de Romo. Tamen ŝi, abrupte, senlogike laŭ la normala psikologio, "scias, ke la nazaretanoj ne ekbruligis la fajregon, kiel multaj homoj asertas" ĉar "Ili tute ne kapablas fari ion tian". Kiel bonas Bivana, kaj kiel mallogikas! Kion diri? Tiuj ĉi kvar kvin romanaj finaj linioj ŝajnas vaganta korpo. Se la libro al ni transdoniĝu el antikvaj tempoj, kritikistoj enŝovus ke temas pri enŝtelaĵo de la... pii malfrua kristana medio. Male ĝi estas teksto de la romano, kiun tutan mi legis unuspire kun granda plezuro, neglektante tamen la tenton, kutiman en esperantio, ekzalti kaj kritiki lingvon aŭ aliajn lingvecajn aferojn, kiuj tamen meritis laŭdojn de eminentuloj de esperantio. Al mi interesis precipe Bivana, brita keltino al kiu la fantazio de la aŭtorino konigis nur strangan kristanismon.
Armando Zecchin
"Per una seria riflessione di fine d'anno sulla lingua internazionale, proponiamo il sottostante articolo del pastore evangelico Philippe COUSSON, redattore di DIA REGNO, organo ufficiale della K.E.L.I. (Kristana Esperantista Ligo Internacia). L'articolo è ripreso dal n° 823 di luglio-agosto 2000 della rivista protestante fondata nel 1908. Ricordiamo, inoltre, che la KELI è un'associazione fondata nel 1911 e i suoi scopi sono: krei efikan kontakton inter kristanoj el diversaj landoj kaj per esperanto diskonigi la Evangelion pri Jesuo Kristo. Mi ĵus legis artikolojn en esperantaj gazetoj, nome "Ĉu Esperanto gardas malfortajn lingvojn?" de Bàrd Hekland, en Norvega Esperantisto 3, 2000, kaj "Kial ni ne parolas en Esperanto?" de N. Gregory MANKIW, en Heroldo de Esperanto, 1987, 25 junio 2000. Ili pritraktas aspekton de temo, al kiu mi jam aludis en artikoleto en Dia Regno, mi ne plu retrovis kiam, nome: ĉu la Esperantistoj estas pretaj al "sukceso" de Esperanto? La demando de Bàrd HEKLAND estas: "Ĉu Esperanto pli ol la angla nune permesus konservado de la uzo de malfortaj lingvoj, kiel la norvega?". Tiu de N. Gregory MANKIW estas. "Ĉu eblas ke Esperanto eniros la ciklorezonadon, kiu logas al jama sukceso?". Tiuj interesaj demandoj instigis min verki denove pri la temo. Mi provos analizi la nunan uzon de Esperanto, poste la nunan staton de la Esperantistoj, kaj de la Esperantistaro. Mi rigardos tiam la eblaj "konsekvencoj" de pli ampleksa uzo de Esperanto, ĝis "fina venko". Kaj mia lasta demando estos: "Ĉu ni estas pretaj?". Nuna uzo de Esperanto Certe, homoj ĉirkaŭ la tero uzas Esperanton. Por kio ili tiun lingvon uzas? Kiamaniere estas disvastigata la uzo de Esperanto? Esperanto ne estante la lingvo de iu loka komunumo, krom de kelkaj unuopaj familioj, ne estas uzata kiel ĉiutaga parolata lingvo. La lingvo estas ĉefe uzata en kongresoj, en gazetoj, en korespondado, dum vojaĝoj, en literaturo, kaj ankaŭ kun kelkaj teknikaj aspektoj. Krom en kongresoj, kaj por akceptado de vojaĝantoj, la lingvo aperas plej ofte sub skriba formo. La gazetoj plej ofte rilatas al interna informo, al movada vivo, kaj ankaŭ al teorio pri la lingvo aŭ la movado. Tamen, ekzistas kelkaj publikaĵoj, libroj aŭ revuoj, kiu laboras sur faka kampo, do ne pri Esperanto sed per Esperanto. Ekzistas Esperanta literaturo, tio signifas, ke ekzistas aŭtoroj kaj tradukistoj, kiuj elektis ĉi tiun lingvon por sin esprimi, ĉu inter ili multas la talentoj kaj geniuloj, mi ne kapablas prijuĝi. Sed tiu literaturo ekzistas. Kaj homoj legas ĝin. Ĉu sekve de kongresoj, ĉu de alia maniero, personaj rilatoj establiĝis, kiuj kreas kaj daŭrigas fluon da korespondado en Esperanto kaj da vizitoj de unu lando al alia. Mi forgesis ankaŭ la aŭskultadon de la kelkaj radioelsendoj. Mi povus fari la demandon en alia maniero: Kie ne estas uzata Esperanton? En la grandaj "seriozaj" konferencoj kaj kongresoj, sciencaj kaj ekonomiaj, en la "vera" scienca publikado. En tiuj sferoj funkcias la angla, ĉu kontentige, tio estas demando valida, sed la sistemo plu daŭras. Saman forlasan sorton konas diversaj lingvoj, kiel la franca. Nuna stato de la Esperantistoj Mi ne kapablas statistiki pri la elementoj, kiun mi aludos, tio povus esti tasko de doktoriĝanta studento. Esperantistoj, krom malmultegaj, ne naskiĝas esperantistoj. Ili esperanstiĝas. Kial do oni lernas Esperanton. Lernado de fremda lingvo ŝuldiĝas generale al kelkaj kaŭzoj: devigo, ekzemple en lernejo, kaj ekonomia espero, ekzemple por dungiĝo. La kaŭzoj por lernado de Esperanto estas aliaj, kvankam oni povas lerni aliajn lingvojn por la samaj kaŭzoj kiuj lernigas Esperanton. Oni do lernas Esperanton pro idealismo, pro la "interna ideo", por paco, por homa interkompreno. Aliaj lernas la lingvon ĉar ili interesiĝas pri lingvoj generale, do ankaŭ pri tiu "artefarita". Ofte inverse la lernado de Esperanto kondukas al intereso pri lingvoj pli ĝenerale. Foje ankaŭ la praktikeco de Esperanto por kontakto al tuta fasko da kulturoj helpas en la eklernado. Ĉar oni ekkonis iun, kiu parolis Esperanton, kaj oni volis paroli kun tiu, oni ankaŭ foje lernas la lingvon. Sed inverse mi dubas ĉu multas tiuj, kiuj lernis la lingvon pro ekonomiaj celoj. Kaj eĉ se tio validas, estus interese scii kiom da ili kabeis ad ne kabeis. Inter Esperantistoj, estas ankaŭ alia klasifiko farebla, nome la lingvo-nivelo. Ni ĉiuj konas tiujn, kiujn oni nomas la "eternaj komencantoj". Ni eĉ foje renkontas entuziasmajn tiujn en kongresoj. Sed oni ankaŭ hezitas montro-fenestri ilin pro timo de malbona bildo de la lingvo kiun ili povus kaŭzi. Tamen pli multnombraj (ĉu vere?) evoluis al meza nivelo, kapablaj profiti kongreson aŭ legadon. Feliĉe troviĝas ankaŭ bonnivelaj esperantistoj, eĉ kelkaj tiaj post nur kelkmonata lernado. Kaj pri ili ni fieras. Ĉu ne? Kaj krome troviĝas ankaŭ tamen kelkaj vere kapablaj instrui la lingvon. Kaj mi ne parolas pri la verkistoj, akademianoj, ktp. Alia karakterizo estas la partopreno en la movado. En Esperantujo, oni kongresas, sed tio kostas. Oni legas revuojn, sed same. Oni staĝas, sed same. Oni vojaĝas, ankaŭ tio kostas. Oni korespondas, malpli kosta afero. Oni ankaŭ partoprenas en loka klubo, kiam ĝi ekzistas. Sed, krom kelkaj personoj, kiel la verkistoj aŭ la redaktoroj, oni ne ofte uzas la lingvon. Mi devas konfesi ke ankaŭ kiam temas pri la "alia" internacia lingvo, nome la angla, ne multaj bone scipovas ĝin, kaj krome malofte uzas ĝin (krom en kelkaj landoj kie la televidfilmoj estas kun anglalingva sono). Dum tiuj kelkaj pasintaj jar(dek)oj, oni ankaŭ emis klasifiki la Esperantistojn laŭ ilia "eskatologio". Mi klarigas. Troviĝas tiuj kiuj strebas plenforte al oficiala agnosko de Esperanto kiel oficiala interetna lingvo. Kelkaj nomas ilin "finvenkistoj". Aliaj iom malpli idealisme kontentiĝus je agnosko de Esperanto kiel funkcianta ebla interetna lingvo, ili ĝenerale uzas Esperanton ankaŭ etskale en faka komunikado. Kaj ankaŭ troviĝas tiuj, kiuj konstatis ke Esperanto funkcias en si mem, portas kulturon, kaj volas pluvivigi tiun kulturon en la nuna situacio de diaspora. Oni nomas ilin "raŭmistoj". Anoj de la "grandaj lingvoj" vivas ion alian. La fremduloj, kiuj alvenas al ili lernis ilian lingvon. Speciale la anglalingvanoj ne plu havas eskatologion lingvan. Speciale la anglalingvanoj ne plu havas eskatologion lingvan. Iam la franclingvaj instancoj timas katastrofon... Al pli ampleksa uzo Eĉ la "ne-finvenkistoj" sopiras almenaŭ iomete al pli vasta uzo de Esperanto. Sed al kiu grado de adopto ili pretas kaj sopiras? Aŭ timas? La akcepto povas esti iom-postioma. Do bone, estos tempo alkutimiĝi. Kaj akcepti la novulojn en la movadon. Kaj integri ilin. Tamen, kelkaj malpacienciĝus. Ili volus gloran subitan oficialan akcepton. Ĉu ili revas pri monumentoj al la praespe-rantistoj, nome ili? Se la akcepto, sendepende de la rapideco, estas tutmonda, ĝenerala, tio povas esti bona. Sed la akcepto povas veni de unu fako, aŭ de unu lando (aŭ regiono), aŭ de unu ekzemple religio. Tiam estas risko asimili la lingvon al la nova akceptanto. La Esperanta historio jam konis ĉi tiun situacion landskale, en Brazilo kun la spiritistoj aŭ en Irano kun la bahaanoj. La movado devis barakti por malkonstrui tiun ŝajnan ligon.
Prendendo lo spunto da considerazioni apparse anche sulla stampa cattolica riguardo ai Diritti d'Europa nella futura CARTA dell'UE (Unione Europea), il segretario per l'informazione dell'UECI continua, instancabilmente, a scrivere a diverse personalità del mondo religioso e culturale richiamandole a riflettere sul diritto alla pari dignità linguistica. A proposito di una recente proposta linguistica del Parlamento Europeo per l'anno 2001 (Ogni cittadino europeo è invitato a conoscere altre due lingue di un popolo viciniore) Don D. Magnani asserisce che è una proposta non veramente democratica, giacché molti Parlamentari, a scanso di fatiche, propendono a sostenere che basti il solo inglese quale lingua veicolare. Se è vero che la lingua costituisce l'elemento fondamentale nell'identità di un popoli, prosegue Don Magnani, è urgente, anche da parte della Chiesa, non rimanere passivi e indifferenti davanti a una simile discriminazione denunciata dalla dichiarazione dei Diritti dell'Uomo (art. 2), dallo stesso Catechismo della Chiesa Cattolica (nr. 1935) e dalla Dottrina Sociale della Chiesa (cfr. Giornate della pace sul tema delle minoranze).
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Su "Gente Veneta". settimanale di informazione e di
opinione della diocesi di Venezia, del 18 novembre 2000 è
apparso un interessante articolo dal titolo "Viaggia su
Internet il boom dell'esperanto" a firma di Stefano Ciancio.
In esso vengono intervistati Mario Held, ingegnere elettronico ed
esperantista e Paola Ambrosetto sulla facilità
di comunicazione con la lingua universale mediante la "Rete".
Held sul concetto di vantaggio linguistico asserisce:
"L'esperanto in rete può rappresentare una
alternativa al totale predominio dell'inglese. Internet
è in realtà uno strumento nelle mani di chi sa
padroneggiare questa lingua. Credo che l'esperanto possa essere,
in futuro, la chiave che apre le porte della rete a tutti,
venendo così a colmare un divario oggettivamente
ingiusto".
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L'offerta di due milioni all'obolo di S. Pietro fatta da una
coppia di coniugi, che vuole mantenere l'anonimato, come
riferito nel n° 5 di K.S., non era soltanto un segno di
partecipazione alla universale sollecitudine pastorale del
Papa, ma era anche espressione di riconoscenza come
specificato dalla frase: "Dankon Sankta Patro pro viaj
bondeziroj Urbi et Orbi en esperanto".
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Il congresso internazionale del laicato cattolico,
promosso dal dicastero vaticano del Pontificio Consiglio per i
Laici presieduto dal cardinale James Francis Stafford, si
è svolto dal 25 al 30 novembre 2000 alla "Domus Pacis" di
Roma. Ha avuto per tema: Testimoni di Cristo nel nuovo millennio.
Più di 500 i delegati al congresso, da tutti i
continenti.La presenza di numerosi delegati provenienti dalle ex Repubbliche sovietiche ha comportato per la prima volta l'uso del russo nel novero delle lingue offerte in traduzione simultanea per i lavori congressuali. Le altre lingue erano: italiano, inglese, francese, spagnolo e tedesco. Boschin ha partecipato in qualità di rappresentante dell'Unione internazionale Cattolica Esperantista (IKUE) riconosciuta N 1.2.1992 dal citato dicastero vaticano. Egli ha avuto modo di contattare diverse persone straniere e di far conoscere le finalità dell'UECI e dell'IKUE in particolare in una riunione di tutti i delegati italiani presieduta da Mons. Agostino Superbo, assistente nazionale dell'Azione Cattolica. Un risultato ottimo è stato quello di avere trovato un poliglotta, il Sig. Pedro Morais VIEIRA, che si è impegnato formalmente di apprendere l'esperanto e di accettare l'incarico della rappresentanza dell'IKUE a Luanda, capitale dell'An-gola (Africa), dove non esiste ancora alcun delegato dell'UEA. Bisogna seminare con costanza e con speranza! Il terreno fertile produrrà buon frutto.
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Sul 53° congresso internazionale degli esperantisti
cattolici hanno scritto articoli la sig.ra Elisabetta Berardi sul
Bollettino d'informazione del Gruppo Esperantista Bolognese
"Achille Tellini 1912" dell'ottobre scorso, la sig.na croata
Marija Belosevic, sul n° 5 di "DIA REGNO" rivista bimestrale
del KELI (Kristana Esperantista Internacia Ligo) e sul n°
11/2000 de "La Ondo de Esperanto" rivista mensile russa
indipendente fondata nel 1909 da Aleksander Saĥarov,
vietata dal 1917, ma rifondata nel 1991. Dankon pro la kuniaboro
kaj gratulojn. Altro articolo sul "Jubilea pilgrimo"
è stato inviato alla presidenza dell'UECI dalla sig.ra
Mariolina Bertorelle Conti con traduzione in esperanto della
sig.ra Ionne Bertozzi De Angeli; Grazie! Grazie!
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Sono iniziative da promuovere quelle del gruppo UECI di
Bologna che ha fatto celebrare una messa per ricordare gli
esperantisti defunti e dal gruppo UECI di Treviso che nel
novembre di ogni anno ricorda gli esperantisti defunti del
Triveneto e ogni ultimo mercoledì del mese per tutto
l'anno fa celebrare una messa per l'unità dei
cristiani.Si raccomanda di segnalare alla segreteria UECI qualsiasi iniziativa di carattere religioso.
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Giubileo esperantistaGli esperantisti cattolici di Fidenza hanno celebrato il Giubileo del 2000 compiendo il 13 ottobre un pellegrinaggio al santuario diocesano della Madonna dei Prati situato nei pressi di Roncole, luogo natale di Giuseppe Verdi. Anche a Udine nel santuario della Madonna delle Grazie il 28 ottobre è stato celebrato il giubileo con preparazione al sacramento della riconciliazione, processione lungo il chiostro del santuario, meditazione sulle tre virtù teologali e partecipazione alla messa con omelia di Don Nello Marcuzzi.
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Chiedendo scusa per il ritardo, la redazione pubblica ora la
foto del rev.do fra Paolo LUNGO domenicano o.p. (Ordo
praedicatorum) ordinato sacerdote nella chiesa della Madonna
delle Rose a Torino il 13 maggio 2000. Egli è ripreso con
la moglie del compianto prof. Mario Sola amico e samideano
esperantista e con il consigliere UECI Antonio Cappello;
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Ricordiamo anche che presso il Gruppo Esperantista "Mario
Sola" di Vercelli nel corso dell'anno, 12 allievi hanno
conseguito l'attestato di frequenza a un corso di esperanto
tenuto dall'esperto Lorenzo Profeta e tre universitari hanno
sostenuto l'esame di primo grado.
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Informa Paola Ambrosetto che in ottobre sono ripresi i corsi
di esperanto presso il dopolavoro ferroviario a
VE-Mestre.Alcuni iscritti continueranno la preparazione con l'ing. D. Trombetta e sosterranno l'esame di terzo grado il 16 e 17 dicembre c.a. Complimenti! Abbiamo tanto bisogno di nuove leve per l'insegnamento della lingua internazionale.
PROGRAMO 24.an de Mario 2001.a - sabate: Libera mateno por eventuala ekskurso sur la lago
25.an de Marto 2001.a - dimanĉe
___ N.B.: Desenzano estas atingebla per aŭtomobilo aŭ per trajno laŭ la linio Milano-Venezia. Per taksio (pli malpli L. 15.000) oni iras de la stacidomo al la rendevuejo. La programo antaŭvidas ĉefe la uzon de Esperanto ĉu por la prezentoj ĉu por la intervenoj. La kosto de la tuta aranĝo (inkluzive de dormo kaj manĝoj) estas ĉirkaŭ Lit.105.000. Se oni alvenas la antaŭan tagon (ekde la vespermanĝo): Lit.150.000. Antaŭanoncu kiel eble plej frue, indikante la horon de via alveno por doni al S.ano Gianni Conti la eblecon organizi kunligveturilojn de la stacidomo de Desenzano al la renkontiĝejo.
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