Enhavo:
Il Giubileo nasce da una richiesta del popolo. La Vigilia di Natale del 1299 i fedeli di Roma si rivolsero al Papa, perché concedesse un'indulgenza straordinaria per l'anno 1300, a motivo del significato particolare che esso rivestiva nei confronti della vita di Cristo. Il 22 febbraio, festa della Cattedra di S. Pietro, Bonifacio VIII riprese la Perdonanza concessa da Celestino V, il Papa che fece il gran rifiuto e che preferì ritornare a vivere da povero cristiano nel suo eremo, in occasione della consacrazione, il 28-29 giugno 1294 del Santuario di Collemaggio all'Aquila, dandovi però un valore più ampio e più universale. Il popolo di Dio svolge un ruolo attivo nel conservare e rivivere la verità cristiana. E' per la coscienza del popolo di Dio che abbiamo avuto gli ultimi due dogmi, quello dell'Immacolata Concezione della Vergine (1854) e quello della Assunta (1954). Ci si ricorderà certamente del concorso popolare del 1° maggio dell'Anno Santo del '50, quando, davanti all'immensa folla convenuta in piazza S. Pietro, Pio XII proclamò S. Giuseppe patrono dei lavoratori. Ed è all'interno della sana coscienza del popolo, sempre aperta ai valori e alla fantasia creatrice, che si spiega l'impegno, non sempre facile e comunque lungimirante, degli esperantisti. Il loro animo è un po' come il miscelatore, nel quale confluiscono la luce di Dio e le ombre dell'umanità e nel quale si intrecciano le esigenze dell'amore sconfinato di Dio e i bisogni, le ansie e le attese del mondo. L'impressione che si ha, ascoltando le voci che da più parti si accavallano, è che esiste un pericolo serio di celebrare la festa senza il festeggiato, di dimenticare cioè che il Giubileo nasce dal bimillenario della Incarnazione. Mentre i documenti ufficiali puntualizzano l'aspetto religioso soprannaturale e si aspettano abbondanti frutti di conversione e una rifioritura spirituale della Chiesa, gli opinionisti concentrano l'attenzione sulle esteriorità e sulle curiosità. "Con lo sguardo fisso al mistero della Incarnazione del Figlio di Dio, la Chiesa si appresta a varcare la soglia del terzo millennio". Con una affermazione così solenne si apre la Bolla di indizione del Giubileo. Giovanni Paolo II invita a prendere coscienza che "la nascita dì Gesù a Betlemme non è un fatto che si possa relegare nel passalo". Gesù è infatti "la vera novità che supera ogni attesa dell'umanità e tale rimarrà per sempre, attraverso il succedersi delle epoche storiche". Il Giubileo è una realtà complessa; implica il pellegrinaggio, la povertà del cuore intesa anche come orientamento esistenziale, l'acquisizione di una sensibilità umana e di una solidarietà a respiro universalistico, l'impegno per la realizzazione di un mondo nel quale ogni individuo venga rispettato nella sua dignità e personalità, lo scioglimento delle catene culturali, storiche e morali che ancora inceppano il cammino di molti; il tutto però come frutto ed espressione di grazia, di spiritualità, di penitenza, di evangelizzazione, di remissione dei peccati. L'indulgenza non rappresenta un capitolo a sé stante; ma rappresenta un aspetto della conversione. Ci spieghiamo con un aneddoto. Un ragazzo aveva ricevuto dal padre una tavoletta di legno. Il papà lo invitava a piantarvi dentro un chiodo ogni qualvolta avesse compiuto un'azione negativa. In pochissimo tempo il pezzo di legno si riempì di chiodi. Il papa propose al figlio di compiere l'operazione inversa, di togliere cioè un chiodo per ogni aziolne buona portata in porto. Lentamente, a uno a uno, sparirono i chiodi. Il papà chiese al figliolo se fosse contento. "No", rispose il ragazzo; "sono spariti i chiodi, ma ne sono rimasti i segni". Ecco il valore dell'indulgenza. Abbiamo bisogno di farci perdonare le colpe; ma abbiamo bisogno anche di liberarci da tutto ciò che in qualche modo ha attinenza con il male. Inizialmente, scrivevano i maestri dello spirito, le abitudini cattive sono come gli esili fili della ragnatela; poi ingrossano come le funi con cui si trascinano i carretti carichi di fieno. Nel suo primo discorso alla nazione, Nelson Mandela diceva: "Siamo tutti di nobile origine; tutti siamo figli di Dio". Nell'anno che sta iniziando dovremo essere più attenti alla Parola del Signore. "Voi che percorrete i giardini delle Scritture, si legge nelle opere dell'abate Guerrico dì Igny, non dovete attraversarli in fretta o con negligenza. Scavate ogni parola per estrarre lo Spirito. Imitate l'ape operosa che raccoglie da ogni fiore il suo miele". Non mi risulta che l'ape si fermi a succhiare il nettare su fiori appassiti o di cartapesta; sceglie fiori freschi e delicati. Il pellegrinaggio ha un suo specifico stile che lo differenzia dai viaggi turistici. Non per nulla, nel passato, era stata costruita tutta una serie di ospizi per i pellegrini, che si spostavano da un posto all'altro senza la valigia e senza il libretto degli assegni, ma sostentandosi di elemosine e fidandosi della accoglienza della buona gente. Gesù è vivo; è, come dice nel Vangelo, sempre all'opera; è nostro contemporaneo. Il Giubileo non è una commemorazione, ossia un insieme di cerimonie e di discorsi di circostanza. E' un avvenimento che incide sul presente e che deve diventare criterio di giudizio per chi desidera commisurarsi con la realtà e con le situazioni. Visto in tale prospettiva, il Giubileo ha un risvolto culturale. I martiri si sentivano orgogliosi della loro fede. Quando il procuratore romano chiedeva quali fossero il loro nome, il loro cognome e la loro professione rispondevano: "Il mio nome è: sono cristiano; il mio cognome: io sono cristiano; la mia professione: io sono cristiano". E' una testimonianza forte per noi, che ci arrampichiamo sui vetri e ci accucciamo in un cantuccio, quando siamo chiamati a dare una testimonianza. Giovanni Paolo II ha nominato tre sante coprotettrici dell'Europa. Esse corrispondono a tre atteggiamenti. S. Brigida, la pellegrina. Andò a Compostela e in Terra Santa alla ricerca delle radici ecclesiali della fede. Si recò a Roma, caput Ecclesiae, a chiedere perdono al Papa per un suo figlio che la faceva disperare. Si sentiva soprattutto chiamata alla costruzione di una cristianità animata dal mistero di Cristo. S. Caterina da Siena, la mistica, chiamata all'intimità con Gesù. Si era impegnata a riportare il Papa a Roma e a riconciliare la città di Firenze colla S. Sede. Per il Cristo crocifisso e per la dolce Madre Maria, come essa diceva nel suo motto, sognava di sradicare dal giardino della Chiesa le piante marcite e di sostituirle con le piante nuove, fresche e profumate. Dopo l'elezione di Gregorio XI sorsero nuove risse all'interno della Chiesa. Anche in tale frangente, in un'epoca in cui alla donna non era riconosciuto un grande ruolo sociale, Caterina mise la sua fede, la sua intelligenza e la sua abilità diplomatica a servizio della ricomposizione dell'unità della Chiesa. Edith Stein, l'ebrea , una delle più brillanti e promettenti discepole di Husserl. Già durante gli studi e l'insegnamento aveva avuto un lungo apprendistato caritativo a favore della promozione dei diritti della donna. Ma la Chiesa la elevò agli onori dell'altare a motivo del coraggio che aveva avuto nel preferire la solidarietà con il suo popolo alla propria vita. Le era stato procurato il lasciapassare per fuggire all'estero e salvarsi dalla persecuzione nazista; e lei, invece assommò in sé il grido del Crocifisso e le urla strazianti e disperate delle mamme, dei bimbi e degli uomini del suo popolo condannati ai forni crematori di Auschwitz. Aveva imparato dalla Messa, cui partecipava giornalmente e più volte al giorno, il valore del Sacrificio e diventò lei stessa sacrificio. Queste tre donne hanno respirato a pieni polmoni. Non hanno avuto paura delle difficoltà, della salute, della stanchezza; sono state come l'acqua del fiume, che di fronte ai massi che ne sbarrano il passaggio, vi scivola attorno e continua imperterrita il suo corso. Nell'alveo di questi grandi ed esemplari modelli si muovono gli esperantisti. Non ci stupiamo dei problemi che si profilano sul nostro cammino; ci meraviglieremmo anzi del contrario. Sono infatti la civiltà e la cultura, nella loro stessa struttura, ad essere problematiche; e ciò diventa, per noi, stimolo a mettere in atto le nostre risorse mentali ed esperienziali per imprimere alla storia un risvolto più umano e più spirituale. Nel romanzo Quo Vadis, Vinicio, il giovane console romano, pone alla sua giovane schiava, a cui egli si sentiva legato da un sentimento d'affetto, una domanda: "I greci hanno introdotto nel mondo la bellezza e i romani il diritto; voi cristiani che cosa portate di nuovo?". Licia, con voce soave e con calma, rispose: "Noi cristiani diffondiamo l'amore di Cristo". Non potrebbe essere questo il nostro programma di esperantisti per l'anno giubilare?
Mons. Giovanni Balconi
Da: "IL DUEMILA EUROPA " 01-15.12.1999 Volentieri abbiamo accolto il suggerimento del prof. Pellizzari di riprodurre l'articolo di questa pagina del nostro periodico, perché tutti i soci lo leggano, specie i piemontesi, ma non solo loro, e mandino una lettera personale all'europarlamentare on. Raffaele Costa, chiedendo che il problema linguistico in Italia e in Europa sia ripreso e approfondito in altri articoli. Per problemi generali, amministrativi o politici, l'ufficio dell'on. Raffaele Costa è aperto, in Torino (c.so Vittorio Emanuele 84 - tel. 011.5613056), ogni mercoledì mattina.
Attualmente nell'Europa comunitaria si parlano 11 lingue diverse: una babele di idiomi in cui non è facile raccapezzarsi. A risentirne è anche l'attività del Parlamento europeo ingolfato dalla necessità di tradurre in varie lingue i documenti all'attenzione dei deputati. Con 11 lingue sono infatti ben 110 le possibili combinazioni di traduzione da un'idioma all'altro. Ciò fa la fortuna di interpreti e traduttori: sono oltre 500 quelli che lavorano alla traduzione dei documenti parlamentari: 250 sono fissi, mentre altri (fino a 300) sono free lance che vengono impiegati nelle sessioni plenarie del Parlamento europeo. Per dare un'idea della mole di lavoro svolto basta dire che nel corso del 1998 hanno tradotto più di 720 mila pagine di leggi, documenti, dossier, interrogazioni, ecc. Attualmente il costo per le traduzioni è pari a circa 300 milioni di euro che tradotto in lire significa quasi 600 miliardi che pesano per un terzo sul bilancio del Parlamento europeo. Con l'allargamento dell'Unione europea a nuovi paesi già si parla di arrivare a 16 o addirittura a 22 idiomi. Il che equivale rispettivamente a 240 e 462 possibilità di traduzioni da una lingua all'altra. Per evitare il collasso del sistema la soluzione è quella di limitarsi a due lingue, massimo tre, scritte e parlate: sulla prima non ci sono dubbi: l'inglese. Per la seconda il tedesco potrebbe prevalere sul francese grazie all'allargamento verso l'est europeo. In caso si arrivi ad una quarta lingua toccherà allo spagnolo: ma l'Italia non ci sta perché se è vero che nel mondo lo spagnolo ha una grande diffusione nell'ambito dell'UE quanti parlano italiano sono molti di più di quanti parlano spagnolo. La pari dignità farà sì che saranno almeno 15-18 le lingue ufficiali del futuro: e per evitare che dalla difficile, ma tutto sommato accettabile situazione di oggi si passi ad una vera e propria bomba ecco che si riaffacciano, con buoni argomenti, i sostenitori dell'esperanto, lingua universale che fino ad oggi non è riuscita ad imporsi. Si sostiene che, lo scorso anno, 131 su 626 eurodeputati hanno appoggiato, con più o meno decisione, un eventuale uso dell'esperanto, quale contributo alla soluzione dei problemi collegati alle diverse lingue dell'Unione. Si ritiene che in tal modo i contrasti e le barriere comunicative in molte riunioni di lavoro potrebbero essere risolti, senza privilegiare solo una parte dei cittadini europei (cosa che sarebbe naturale se si adottasse un'unica lingua nazionale come l'inglese) e scontentare tutti gli altri e senza contrastare il principio democratico di piena parità legale di tutte le lingue nazionali dei Paesi aderenti all'Unione.
Da: "AVVENIRE" Giovedì 9 dicembre 1999 Caro Direttore, è in atto una discriminazione linguistica a livello internazionale. Quando nascerà l'Onu dei popoli, come ha auspicato il Santo Padre nel famoso discorso all'Orni (1995), certamente il diritto internazionale non potrà tollerare che una lingua nazionale assurga al rango di lingua principe relegando le altre al ruolo di ancelle, se pure vivranno. La soluzione linguistica equa può essere solo un equilibrato trilinguismo: ad ogni gruppo etnico il suo idioma, ad ogni nazione la sua lingua, mentre per la globalizzazione una lingua comune e neutrale. Non c'è altra soluzione più facile e più equa. La soluzione infatti del plurilinguismo, come vuole la proposta di Strasburgo per l'anno Duemila, non serve di certo a togliere la babele nella comunicazione europea e tanto meno su scala mondiale. Lo provano, per chi vuol aprire gli occhi per tempo, i cinquecento interpreti e traduttori al seguito dei pochi politici convenuti ultimamente a Firenze. Eppure, credo, fossero tutti tanto colti da conoscere almeno una o due lingue straniere!
don Duilio Magnani Rimini
Domenica 20 Febbraio, al "Santuario Regina dei Monti e delle Funivie" ai Piani di Bobbio, rinomata stazione sciistica in Valsassina (Lecco), è stato inaugurato un pregevole dipinto sul muro, da me commissionato, riportante l'Ave Maria nella lingua internazionale Esperanto. Per l'occasione è stata celebrata la Santa Messa, naturalmente in Esperanto, da Mons. Giovanni Balconi del Duomo di Milano. Alla celebrazione, oltre numerosi sciatori, era presente un folto gruppo di esperantisti.
Gianni Conti
![]() La vojaĝo al Barzio estis sufiĉe rapida, ankaŭ se belega estis la tago kaj multaj aliaj emis pasigi eksterdome kelkajn horojn. La problemoj prezentiĝis, kiam oni devis trovi parkejon antaŭ la ŝvebado inter ĉielo kaj tero en la belegaj kajutoj, kiuj alteniris por atingi la skieblan ebenaĵon. Svarmo da homoj, multkolore ekipitaj, kiuj sagumis en la blanko, jen dekstre jen maldekstre, sen trafi -almenaŭ ĝis certa momento - la marŝantojn. Ne facilis la surneĝa irado, sed en kvarono de horo ni atingis la preĝejon, kiu estas dediĉita al Maria, Reĝino de la Neĝoj kaj de la Ŝnur-vojoj. Preĝejo surmonta, bele konstruita, sufiĉe granda por la ski - kaj ekskursad-amantoj, kiuj haltas por saluti la Sinjoron aŭ por aŭskulti la Sanktan Meson dum la tagoj festaj. La paroĥestro, don Alfredo, laŭ la inspiro de io simila en Jerusalemo, ornamigis la vandojn de sia kirko per preĝoj, ĉefe per la preĝo al la Madono: "Saluton, Maria", preĝo, kiun li volis en pluraj lingvoj. Kaj la esperantistoj tien iris ĝuste por inaŭguri tiun preĝon ankaŭ en la internacia lingvo. ![]() La tuta Meso estis en la internacia lingvo, sed ni ankaŭ enŝovis kelkajn partojn en la itala: la homilion, Mons. Balconi - kiu ne forgesis komence de la ceremonio prezenti la lingvon Zamenhofan -faris en la itala, ĉar tra multaj estis la ne-esperantistoj. Ĉiuj kune, tamen, recitis en Esperanto la preĝon al la Madono, utiligante bildeton, kiun kunportis nia tre agema kaj ĉeestema prezidanto de UECI, d.ro Serio Boschin, kiu - interalie - diris al ni, ke, spirite, kun ni ĉeestas ankaŭ don Duilio Magnani. Krom la samideanoj el Milano kaj el Trevizo, venis al la inaŭguro ankaŭ niaj verĉelanoj, kiuj vigligis la etoson. Kompreneble, post la Meso, for de l'mondo, oni devis ankaŭ pensi pri la reakiro de siaj fortoj. Gianni Conti aranĝis kunan tipan montaran tagmanĝon, kiu donis la eblecon por gaja interŝanĝo de opinioj, kaj kiu ankaŭ propagandis en tiu fora restoracio, meze inter la neĝoj, iom da Esperanto. Bona vino, torto de maiza faruno (polenta), pluraj fromaĝoj tipaj, kolbasoj kaj viando, antaŭataj de "pizzoccheri" kontribuis al verva kunestado. Kelkaj eĉ - ni estis sur la montoj - provis kanti kantojn de alpistoj kaj aliajn, ankaŭ en la lingvo internacia. Oni devus kunporti materialon por kantigi ankaŭ aliajn homojn, kiuj ne konas parkere la vortojn de la kanzonoj: la estoso estas taŭga. Neprokrastigeblaj devoj senigis nin je la kunesto kun Mons. Balconi: li devis celebri Sanktan Meson en Duomo de Milano, je la 17.00 horo: ni havis, tamen, ankoraŭ la eblecon kunĝui la samideanaran interparoladon. La suno estis ankoraŭ alta, kiam oni komencis reiri al la ŝnurvojo por enviciĝi, ĉar multaj, lacegaj skiemuloj emis al siaj domoj, ĉefe la infanetoj, al kiuj la gepatroj diris multajn vortojn por ilin instigi elteni ĝis Barzio. "Poste, en la aŭtomobilo, vi povos dormi". Multokaze tio ne sukcesis, kaj la infanetoj pezis sur la ŝultroj de la gepatroj, tute malstreĉiĝintaj: ili, la gepatroj... heroe eltenis! La paroĥestro proponis novan renkontiĝon kun la esperantistoj dum la somero, eble en Julio. Pri tio ni estos precizaj per pli detalaj informoj.
Glauco Corrado
Nota storica: Nel I948 vicino al rifugio Ratti veniva costruita dalla famiglia Rusconi di Lecco, a memoria di Gianni Rusconi morto per incidente sciatorio, una piccola cappella. In data 13 gennaio 1949 il Card. Schuster autorizzava il parroco di Barzio a benedirla con il permesso di celebrarvi la messa. Per motivi pastorali (far santificare la festa ai numerosi turisti e sciatori) il parroco Pietro TENGA fece costruire l'attuale santuario della Madonna Regina dei Monti e delle Funivie. La prima pietra del santuario veniva posta il 5 settembre 1962 dal cardinale Montini (Papa Paolo VI). Il 6 settembre 1965 il cardinale Colombo benediceva la chiesa e l'altare. Il disegno del moderno e grazioso santuario è dell'architetto Marco Selva, nativo di Primaluna. L'Ave Maria scritta in quattordici lingue sulle pareti interne del Santuario: cinese, slavo, inglese, francese, greco, latino, giapponese, russo, tedesco, spagnolo, camerunese, italiano, polacco, coreano, stanno a testimoniare l'universalità della Chiesa e la devozione dei popoli per la Madonna.
Qualcosa si sta muovendo nella nostra regione. Quella cappa che era calata subito dopo il Concilio Vaticano II su uno dei Santi più popolari della nostra terra trevigiana, ed uno dei più amati nel mondo, si sta sgretolando. Si stanno moltiplicando le iniziative finalizzate alla sua riscoperta: innanzitutto come santo, poi come uomo incarnato nella storia, e perché no, anche come "oggetto misterioso" proposto alla riscoperta dei pellegrini e dei turisti durante l'Anno giubilare. La Provincia di Treviso ha stampato una carta geografica che comprende l'itinerario "Sulle orme di San Pio X". In molte chiese dedicale a S. Pio X (nel mondo sono più di 300) si sta riscoprendo il Santo titolare, e si moltiplicano le feste in suo onore tra i Trevisani nel mondo. Gli esperantisti cattolici, dei quali è il patrono universale dal 1951, stanno programmando iniziative a cavallo del millennio. Riese ha in carnet interventi per il Giubileo e la parrocchia è in prima linea, per il doveroso rilancio di una figura troppo presto tramontata, che dovrebbe invece rimanere un punto di riferimento per tutta la nostra diocesi e per tutto il Veneto: è forse un caso che ben tre cardinali patriarchi di Venezia siano diventati papa in questo secolo? A Tombolo, dopo la splendida pubblicazione dell'anno scorso, si sta pensando ad un piccolo musco. A Salzano, come descritto nell'articolo a pagina 6, è realtà il museo di S. Pio X. Nelle scuole elementari gli insegnanti di religione lavorano con i bambini per farlo conoscere: forse non è sfuggito a nessuno che ci sono generazioni intere che non lo conoscono. Forse la vita di Pio X a fumetti, un vecchio ma costosissimo progetto, va in soffitta per lasciare il posto ad un'opera a più mani scritta ed illustrata dagli stessi fanciulli. E' dietro l'angolo una serie di ricorrenze da valorizzare opportunamente: il 2001 è il 50° della beatificazione, il 2003 è il 100° dell'elezione a Papa, il 2004 quello del 50° della canonizzazione.
Quirino Bortolato Presidente del Gruppo Esperantista Cattolico Diocesi di Treviso.
Alla presenza di Mons, Paolo MAGNANI, vescovo di Treviso, il 3 ottobre 1999 è stalo inaugurato a Salzano (VE) il museo-scrigno dedicato a San Pio X che racchiude oggetti straordinarì. Una lettera di Giovanni Paolo II esprimeva il compiacimento per l'iniziativa auspicando "che i fedeli di codesta Comunità cristiana sappiano riscoprire le radici della propria fede per donarle un rinnovato senso ecclesiale". Il museo, a detta di Mons. Vardanega, parroco a Salzano, non è solo un'operazione culturale e artistica, ma un luogo di fede e memoria, da cui rinnovare quei valori di impegno sociale e religioso che hanno visto Giuseppe Sarto protagonista. Nel triangolo Venezia - Padova -Treviso, Salzano è l'unica comunità parrocchiale a possedere un proprio museo di primaria importanza. Tre piani espositivi: il primo con calici, patene, pissidi, turiboli, ostensori, croci astili e altri oggetti sacri; il secondo con lettere di Sarto, registri e pergamene che fanno da cornice al manoscritto originale del catechismo che il parroco Sarto scrisse a Salzano, quel testo che ha preparato il grande catechismo di Pio X sul quale hanno studiato generazioni di credenti: il vescovo di Treviso ha acconsentito che il manoscritto rimanga esposto nel museo per tutto l'anno giubilare 2000. Il terzo piano ospita una straordinaria mostra di paramenti sacri di proprietà della parrocchia e una Madonna lignea del '500. Il museo S. Pio X è aperto al sabato dalle 15 alle 18 e nei giorni festivi dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18. Per visite nei giorni feriali e per gruppi numerosi si può telefonare in parrocchia, allo 041.43.70.06 oppure allo 041.48.48.44.
Sintesi di un articolo di Alessandra Cecchin da "La Vita del Popolo" del 10/10/99, settimanale della diocesi di Treviso
La 19an de marto de ĉiu jaro okazas la festo de Sankta Jozefo, sed ĉijare oni festas lin la 20an de marto ĉar la 19an estas la dua dimanĉo de karesmo. Oni rekomendas al ĉiuj sacerdotoj kaj gefratoj en Kristo la preĝon al sankta Jozefo, kiun la itala salesa pastro "Don Giuseppe BRIOSCHI" preparis parafrazante la preĝon "Saluton, Maria". Ĝi tekstas jene:
PROVIZORA PROGRAMO
GRAVAJ ATENTIGOJ:
KONGRESO 2000 - KIEL PARTOPRENI Bonvolu atente legi ĉi tiujn indikojn! La kostoj de partoprenado estas tre malaltaj, se oni konsideras la ofertitajn kondiĉojn, kaj ĉefe la periodon (ankoraŭ someran en Italio, en jaro kun rimarkinda pilgrima kaj turisma allogo). IKUE sukcesis havi tre favorajn prezojn, mendante lokojn en hoteloj por ĉiuj kongresaj tagoj, kaj certigante sufiĉe multenombran partoprenon. Pro tio, por ke ĉiuj povu ĝui favorprezan kongresadon, ni estis devigitaj fiksi tre precizajn regulojn, kiuj neniel permesas esceptojn.
ALIĜKOTIZO = QUOTA DI ADESIONE
La aliĝkotizo inkluzivas la kongresajn dokumentojn kaj ĝi krome konsistigas kontribuon de la gekongresanoj al la ĝenerala organizado de la Kongreso.
(Ĉiuj prezoj estas esprimataj en eŭroj, por italoj ankaŭ en liroj interkrampe)
PARTOPRENKOTIZO = QUOTA DI PARTECIPAZIONE
La partoprenkotizo inkluzivas: loĝadon laŭ elektita aranĝo ekde la vespermanĝo de la 2a de septembro ĝis la tagmanĝo de la 8a de septembro 2000; manĝaĵoj (trinkaĵoj aparte pagendaĵ) por la sama periodo; tuttagaj pilgrimoj al Asizo/Gubbio/La Verna, al Loreto kaj al Romo; aliaj komunigotaj servoj. N.B.: Partotempaj partoprenantoj devas ĉiuokaze pagi minumume 3-tagan restadon.
La mendo devas esti akompanata de la pago de la tuta sumo aŭ de antaŭpago de 300.000 italaj liroj (155 eŭroj). Mendojn sen pago de aliĝkotizo oni ne traktos. Kaze de rezigno, la paglta mendo estas transdonebla al alia persono (necesa skriba indiko de la rezignanto). Se la rezignanto ne transdonas sian mendon al alia persono, repagoj eblas nur se la skriba informo pri rezigno je partopreno antingas la Kongresan Administracion antaŭ la 3a de julio 2000. Post tiu dato neniu repago estas antaŭvidata. La repago estas limlgitaje la monopagita por la loĝado. Ne estas antaŭvidata repago de la aliĝkotizo.
POR ĈIUJ: PAGMANIEROJ
Al la poŝtĉekkonto de IKUE numero 23 29 00 00 (Centralo: ROMA Italia) In italiano: C.C.P. n. 23 29 00 00 IKUE (Centrale: ROMA Italia) ADRESO DE LA CENTRA OFICEJO DE IKUE Via di Porta Fabbrica 15 - 00165 ROMA - telefono/fakso 06-63 28 39
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