Enhavo:



13° CONGRESSO U.E.C.I.
UNIONE ESPERANTISTA CATTOLICA ITALIANA
L'AQUILA 3-7-SETTEMBRE 1999

   No, non si sarà meravigliato Celestino V dall'alto dei suoi sette secoli di Paradiso per questa novità nei suoi antichi territori: la novità di chi raccoglie il suo messaggio di riconciliazione e di pace, sintetizzato nella “Perdonanza” e lo esprime con un linguaggio ignoto ai suoi tempi.
   In sintonia con Celestino, con la sua concezione di vita e di spirito, gli esperantisti cattolici italiani (UECI) hanno celebrato a L'Aquila, dal 3 al 7 settembre scorso, il loro 13° Congresso nazionale, svoltosi presso il locale Istituto Salesiano.
   È stato l'incontro di una sessantina di congressisti, collaudato in partenza da una fraternità coesa, non occasionale, vissuta in unità di fede e nella coscienza di esprimerla in una lingua universale.
   Sono convenuti a L'Aquila da tutte le parti d'Italia: particolarmente rappresentate le regioni del Nord est; presenti anche una delegazione francese e un sacerdote esperantista ugandese.
   I congressisti si sono ritrovati, a poche settimane dal Grande Giubileo, per prepararsi a quella richiesta di perdono che Dio concede e che passa attraverso l'amore fraterno: una riconciliazione che esige la carità verso il Creatore e le sue creature per stabilire la pace vera.
   Come non riconoscere in questo solco la consonanza con il segno potente lasciato dallo slancio spirituale di Celestino V?
   Nella terra della “Perdonanza” i congressisti ne hanno approfondito il significato storico e spirituale. Sono stati guidati in questo, con grande competenza e sensibilità, anzitutto da chi ha posto le “basi” del Congresso, fissandone i temi, i percorsi dello spirito che si annodano con quelli della storia, nel multiforme espandersi della parola.
   Parola illuminante nella dotta, eppure scorrevole, accattivante relazione sulla “Perdonanza”, dovuta al Dott. Walter Capezzali, della Deputazione di Storia Patria, direttore della Biblioteca provinciale. Una relazione condotta con grande competenza, capace di suscitare anche curiosità e riflessioni personali, incentrata sulla figura di Papa Celestino V e su quel grande, singolare gesto da lui compiuto a poco più di un mese dal suo pontificato, nel settembre 1294: l'istituzione della “Perdonanza”. Un rito voluto dal “servo dei servi di Dio, vescovo Celestino” il quale, come dice il testo della “Bolla”, concede l'indulgenza plenaria a tutti coloro che, “veramente pentiti e confessati” entreranno nella “chiesa aquilana di Santa Maria di Collemaggio”. È la chiesa nella quale Celestino V ricevette il diadema pontificio e l'indulgenza viene appunto elargita nella ricorrenza di questo evento. Così ogni anno, dai vespri del 28 agosto a quelli del giorno successivo, si ripete il rito della “Perdonanza”: si ripete, nonostante il veloce mutare della vita, la cancellazione di consuetudini, lo stravolgimento dei valori in una sequenza lunga (e terribile!) di secoli; si ripete a testimoniare l'Amore di Dio e la “presenza di Cristo, lucerna del mondo offuscato”.
   Sono anche queste parole della “Bolla” che, tradotta in esperanto, è stata consegnata alle autorità cittadine in un incontro con i dirigenti dell'associazione. Un omaggio significativo, per l'attualità che riveste la figura di un grande figlio della terra aquilana ed i valori, anche esperantisti, espressi nella Perdonanza celestiniana.
   Dalla strada maestra della Perdonanza, implicita nella scelta della località del Congresso, si sono dipartite altre vie i cui “cartelli indicatori”, fissati nel programma congressuale, conducevano, in primo luogo, a meditare su “Il volto del Padre”: un volto di misericordia, pace, amore, attenzione delicatissima per una moltitudine di figli, per i loro bisogni, le loro speranze, i loro desideri. Il tema è stato sviluppato con acutezza da Mons. Giovanni Balconi, assistente ecclesiastico dell'UECI, che si è soffermato sul modo di intendere, di “sentire” la presenza di questo Padre amoroso e di sentirla in chiave fraterna, come “pizzicando le corde di un'arpa” di cui noi siamo solo una corda che deve emettere suoni con quelle di altri fratelli: “Ni bezonas kunsoni kun aliaj kordoj”, ha detto, tra l'altro, Mons. Balconi. Una sollecitazione alla pienezza della carità, il fulcro della vita cristiana.
   Impegno di non poco conto. Ma gli esperantisti sanno che la forza della parola sorregge, vivificata quotidianamente nella liturgia, nell'incontro con la Parola che si fa pane di vita nell'Eucarestia, nella Parola che la Chiesa non si stanca di ripetere. L'ha fatto anche a L'Aquila, attraverso i suoi sacerdoti e il Pastore della Chiesa aquilana, l'arcivescovo Mons. Giuseppe Molinari che, in una graditissima visita in apertura del Congresso, ha rivolto ai partecipanti parole di compiacimento, con semplicità, affetto, profondità di fede, cogliendo la freschezza e la vivacità della celebrazione di un messaggio antico con parole nuove.
   Una simpatia che il presule aveva già dimostrato, concedendo al Presidente dell'UECI dott. Serio Boschin l'autorizzazione a tradurre, per l'occasione, “in lingua esperanto l'Eucologia della Santa Messa in onore di San Pietro Celestino, come dal Proprio diocesano della Diocesi de L'Aquila”. Un apprezzamento importante nei confronti degli esperantisti da parte del mondo ecclesiale.
   Lo sguardo in alto, rivolto a San Pietro Celestino; il cuore sensibile anche a quella ferita non ancora sanata della divisione delle Chiese cristiane, che gli esperantisti sentono in modo particolarmente forte. Per questo l'Eucarestia del 6 settembre è stata celebrata, nella chiesa di San Bernardino, per l'unità dei cristiani, meditando sulle parole, oggi di intensa attualità ecumenica, che l'apostolo Paolo ha rivolto agli Efesini: “Un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della, vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti” (Efesini 4, 4-6).
   Dalla Parola della liturgia alla parola come mezzo linguistico e culturale, a quella singolare parola che si fa melodia attraverso il canto. Non è mancata anche questa al Congresso, in una simpatica serata musicale allietata dal Gruppo corale di Tornimparte, località alla periferia del capoluogo abruzzese. Più di una trentina di coristi si sono cimentati con successo nelle note ora frizzanti, ora malinconiche, di motivi che esprimono gli umori e gli amori dell'uomo, le bellezze della natura abruzzese, aspre e dolci, ma sempre suggestive e coinvolgenti.
   E come si fa e non sentirsi coinvolti, e avvolti, dal calore di una città discreta, non ostentata eppure fortemente marcata da un passato ricco di storia? Chiese, fontane, palazzi, fatti di pietre solide e di decorazioni leggere, quasi ricami delicati: la robusta imponenza del Castello, l'allegro zampillare della fontana delle 99 cannelle, la suggestione artistica e spirituale di Santa Maria di Collemaggio, di San Bernardino e di tante altre chiese. Monumenti che costellano vie, piazze, quartieri di uno spessore storico eccezionale, cortili rinascimentali che “imprigionano” un rettangolo di cielo in un'eleganza di archi e di colonne.
   L'Aquila, una città dove ogni pietra parla di storia, di passato, si è singolarmente incontrata con l'esperanto, dove ogni parola parla di futuro; ma sarebbe un futuro sterile senza memoria.
   I congressisti non si sono tuttavia soltanto “perduti” nell'antico amore di una città interessante; hanno anche affrontato - accanto alla liturgia quotidiana e ai temi base dell'incontro - i loro specifici problemi, in una lunga e animata assemblea dove - ecco ancora la parola - sono emerse idee, difficoltà, proposte, speranze. Parole dette, parole scritte, testimoniate inoltre nella mostra sulla stampa ed editoria esperantista diffusa in tutto il mondo, allestita presso la sede del Congresso e nella quale hanno trovato posto anche i risultati, non ancora definitivi, di un'inchiesta sulla figura di Cristo intrapresa da Tonino Gambuti.
   Speranza/esperanto, una pianta difficile, ancora fragile, come le piantine che gli amici Conti hanno regalato ad ogni congressista: cresceranno, si moltipllcheranno. Che l'esperanto abbia vita e futuro lo attestano la volontà, l'impegno e appunto la speranza di coloro che tanto si prodigano per il movimento, i suoi dirigenti in primo luogo, che hanno dimostrato ancora una volta, nello “stile celestiniano”, che il potere non è un privilegio ma un servizio.
   Ad essi vanno rinnovati ringraziamenti per il dono di questo 13° Congresso: a Serio Boschin, abile e tenace tessitore, coadiuvato dalla giovanile efficienza di Paola Ambrosetto, a Don Duilio Magnani, come sempre impareggiabile guida spirituale, a Carlo Sarandrea, colonna dell'IKUE, affiancatore attento e disponibile e all'ottima Federica Farda, attivissima organizzatrice locale del Congresso e all'instancabile collaboratore Gianni Conti.
   E siccome ognuno di noi si è portato a casa un “pezzetto” de L'Aquila (una specie di “furto” fatto con lo sguardo), ci sembra giusto concludere dicendo: “Ni dankas ankaŭ vin, Papon Ĉelestinon”..
Giuliana Zavadini Caselli



«Buleo de la Pardonado»
«Bolla della Perdonanza»
   Celestino episkopo, servisto de la servistoj de Dio, al ĉiuj fideluloj de Kristo kiuj vidos ĉi tiun leteron, saluton kaj apostolan benon.    Celestino Vescovo, servo dei servi di Dio, a tutti i fedeli di Cristo che vedranno la presente lettera, salute ed apostolica benedizione.
   Inter la solenado de Sanktuloj, la memoro pri Sankta Johano Baptisto devas esti pli solene honorata ĉar Li, naskita el la sino de sterila patrino, estis fekunda je virtoj kaj elokventa atestanto de sanktaj veroj. Voĉo de la apostoloj, konkludante la serion de la profetoj - Li anoncis, per inspirita parolo kaj per la gesto de fingro, la ĉeeston surtere de Kristo - lumo de ĉiu malhela mondo, envolvita en la tenebroj de nescio.    Fra le solennità dei Santi, la memoria di San Giovanni Battista dev'essere più solennemente onorata, perché Egli, nato dal grembo di una madre sterile, fu fecondo di virtù e testimone facondo di sacre verità. Voce degli apostoli, avendo concluso il ciclo dei profeti - Egli annunziò con la parola ispirata e con il mirabile gesto del dito, la presenza di Cristo - luce di questo torbido mondo, avvolto nelle tenebre dell'ignoranza.
   El tio fontis lia glorplena martiriĝo, mistere komplotita de malicaĵoj de senpruda virino, kun ties postsekvoj.    Di qui il suo glorioso martirio, misteriosamente tramato dalla malizia di una donna impudica.
___Ni, kiuj, en benediktana preĝejo de Sankta Maria de Collemaggio en L'Aquila ricevis la insignon de la diademo metita sur nian kapon en la festo de la Senkapigo de tiu Sanktulo mem, deziras ke Li estu honorata per pli granda devoteco pere de himnoj, kantikoj kaj devotecaj petegoj.    Noi che, nella chiesa benedettina di S. Maria di Collemaggio in L'Aquila, abbiamo ricevuto l'insegna del diadema, imposto sul nostro capo nella festività della decollazione del capo del Santo stesso, desideriamo che Egli sia onorato con maggiore venerazione attraverso inni, cantici e suppliche devote.
   Tial sekve, por ke la solenaĵo de la Senkapigo en tiu Preĝejo estu suprenlevita per eksterordinaraj omaĝoj, ju pli fervore pere de la devoteca alkuro de la popolo de Dio, des pli ke la preĝado tie de tiuj, kiuj serĉas la Sinjoron malkovru la gemojn de la Eklezio brilegantajn de la donacoj de la Spirito, kiuj antaŭbildigas la eternajn, venontajn tabernaklojn - per la mizerikordo de ĉiopova Dio kaj per aŭtoritato de la beataj apostoloj Petro kaj Paŭlo -ĉiujare ni absolvas el ĉiu kulpo kaj puno, por ĉiuj pekoj plenumitaj ekde la bapto, tiujn, kiuj sincere pentantaj kaj post konfespreno, eniros en la menciitan preĝejon, ekde la vesproj de la antaŭtago ĝis tiuj tuj post la festo mem.    Ordunque, affinché la festività della decollazione in detta chiesa sia esaltata con onoranze straordinarie, tanto più fervidamente dal concorso devoto del popolo di Dio, quanto ivi la preghiera di coloro che cercano il Signore scoprirà le gemme della Chiesa splendenti dei doni dello Spirito, che prefigurano gli eterni tabernacoli che verranno - per misericordia di Dio onnipotente e per autorità dei beati apostoli Pietro e Paolo - annualmente assolviamo da ogni colpa e pena, per tutti i peccati commessi sin dal battesimo, quanti veramente pentiti e confessati saranno entrati nella predetta chiesa dai vespri della vigilia della festività, fino ai vespri immediatamente seguenti la festività stessa,
   Datita en l'Aquila, la 29an de septembro 1294, unua jaro de nia papado.    Dato in L'Aquila, 29 settembre 1294, anno primo del nostro pontificato
Tradukita al esperanto okaze de la 13a Kongreso en L'Aquila de la «Itala Katolika Esperantista Unuiĝo» Testo, in lingua italiana, tradotto in esperanto in occasione del 13° Congresso dell'Unione Esperantista Cattolica Italiana (UECI)
L'Aquila, 3 - 7 settembre 1999




KONTRAŬ MAJSTRO ĈERIZO
Teologia komentario pri “La aventuroj de Pinokjo”


   Ĉijare, 1999, estas la “Jaro de la Patro”, kaj okaze de tio ni elektis enscenigi la travivaĵojn de Pinokjo laŭ spirita vidpunkto, danke al teologia komentario de kardinalo Jakobo Biffi “Kontraŭ Majstro Ĉerizo”. Tio estas do la titolo de la skeĉo.
   La teatraĵo okazis dum la UECI-Kongreso en L'Aquila, la 6an de septembro 99.
Jen la resumo:
   La historio rakontas la misteron de iu kreinto, kiu volas ankaŭ esti patro.
   La marioneto, surprize alvokita esti filo, forfuĝas el la patro. Kaj precize la forlaso disde la patro evidentigas la kaŭzon de ĉiuj malfeliĉoj.
   Ĝepeto koremociiĝas ĉe la spektaklo pri la mizera stato de sia kreaĵo: kreaĵo ribela sed lia; kapriceme obstina sed faritaĵo de liaj manoj; fora kaj nature diferenca sed frukto de ama elekto.
   Kun la kvin ormoneroj donacitaj de Fajromanĝulo, Pinokjo ekmarŝis sur la vojo al la hejmo; vojo senfina: foriĝinte li ĝin trakuris en unu momento, reirante li interbatiĝas kvazaŭ li devus transpasi la mondajn limojn. Oni forĵetas la Patron dum vertiĝo de unusola blindiga horo; por lin retrovi, kelkfoje, oni bezonas la tutan vivon.
   Sur la hejmvojo krozas embuskante ankaŭ la Vulpo kaj la Kato. Laŭ la planita intrigo de la libro, ili estas la malbonuloj, aŭ la instigo mem al la malbono, al ni alvenanta el la ekstera mondo.
   “Ĉu vi volas, el kvin malŝatindaj zekinoj fari centon, milon, du milojn da ili?”.
   Jen la sama taktiko de la serpento ĉe la surtera paradizo: moki la bonaĵojn de ni nun ĝuatajn, ilin priskribante kvazaŭ ili neniom valorus sed estus vivobaroj, neniel iloj por la plibonigo sed obstakloj kaj forprenoj de la libero, kaj samtempe briligi miraĝon de senlimaj riĉaĵoj: “Vi estos kiel Dio”.
   Kiel unika virino de la rakonto, la bela Knabineto bluhara ŝarĝiĝas necese per la tasko simboli la “virinan principon”, kiu prezentiĝas trairante la tutan agadon de la Savo, kaj evidentiĝas en ŝiaj multfacetaj manifestiĝoj.
   La prifeina imago taŭgege esprimas la eklezian realaĵon: la bela Knabino bluhara konturas kaj personigas la edzinon “senmakula kaj senfalta”.
   Bluhara: eble por substreki, ke ŝia vivo ne kompreneblas se oni iluzie rajtiĝas limigi ŝin per teraj kaŭzaĵoj dum ŝia vera kaj neelĉerpebla grando idas de la ĉielaj regionoj.
   La eklezio, nome la nova Eva virino sendifekta kaj fekunda, havas poste personan grandiozan realiĝon en Virgulino Maria, signo kaj unua frukto de la eklezia agado, kaj, sub kruco de Jesuo oferbuĉita, unua kaj totala manifestaĵo de la eklezio mem. Senpene ni vidas en la fabela Feino, en la teksto ĉiam ine konceptita, admiregindan ekvidon pri la Dipatrino kaj ties zorgado pri ni. La mem bluhareco milde altrudas al niaj okuloj la plej evidentan koloron de la Italaj Madonoj.
   “Kiel mi estis ridiga kiam mi estis marioneto! Kaj kiel mi estas kontenta nun, tial ke mi estas knabeto saga”. Tiu ĉi frazo, per kiu la libro alvenas al siaj celaj kaj finaj pintoj, originigis diversajn diskutojn. Iu trovas, ke ĝi ne stilas je kutimo de la marioneto; sed oni memoru, ke kiu ĝin prononcas, marioneto ne estas plu.
   “Kaj nun kiom mi estas kontenta...”.
   Fantazia kaj brila priskribante la pekulan karieron, nia aŭtoro kapablas nenion elŝpruci pri la perfekteco kaj la gloro-stato. Al li sufiĉas indiki la ĝojon kiel esencan kaj karakterizan elementon de la nova vivo.



IMPRESSIONI DI UNA ESPERANTISTA VOLONTARIA AL 20° MEETING DI RIMINI

   Anche quest'anno si è conclusa in un'atmosfera di magia la rassegna riminese del Meeting '99, il 20° Meeting per la precisione (22-28 agosto '99).
   Il titolo “L'ignoto genera paura, il Mistero genera stupore” è stato motivo di indagine, positiva, della nostra realtà di fine millennio.
   Non sono certo stati esclusi i motivi di tormento di questo fine secolo: ansia, angoscia, paura, incapacità di vedere un orizzonte anche nel mistero, al di là di ciò che ci è dato sapere e conoscere, che costituisce, oggettivamente, ciò che ci è familiare.
   Importante per l'uomo è sapere ricercare, trovare il proprio simile, comunicare e identificarsi negli altri anche attraverso esperienze di riflessione.
   Il Meeting, tramite la parola, è stato teatro del mondo.
   Il gruppo dei cattolici esperantisti ha potuto vivere questa esperienza di cultura e di incontro.
   Lo spazio concesso era molto limitato, condiviso con altre realtà, come quella del Movimento Teresiano che con molto entusiasmo e dedizione diffondeva il messaggio di S. Teresa del Bambin Gesù.
   I Cattolici Esperantisti attraverso un'indagine mondiale “Kiu estas Jesu-Kristo por mi” hanno destato un notevole interesse tra il numeroso pubblico giovanile del Meeting. Grazie alla Lingua Internazionale è stato possibile avere risposte da tutti i continenti, che i visitatori potevano leggere nel testo originale e nella versione in italiano.
   Per noi “deĵorantoj” dello stand, Paola, Monica e Andrea, è stato un piacere illustrare e spiegare gli scritti pervenuti, talvolta redatti nella lingua nazionale (azero, russo, olandese, lituano, ecc.) affiancati dalla traduzione nella Lingua Internazionale.
Al quesito hanno risposto persone di tutte le età e di ogni condizione sociale: giovani e vecchi, giuristi e professori, giornalisti e infermieri, casalinghe e avvocati, riparatori di frigoriferi e commercianti, dattilografi e disoccupati. È stata una vera rassegna di testimonianze vive, sincere, provenienti da ogni parte del mondo e da persone di ogni religione.
La Lingua Internazionale si è così riconfermata strumento neutro di comunione, lingua ponte tra uomini di diversa cultura e lingua.
Monica Pinotti (Verona, Italio)


L'AQUILA: ĝia historio

   La fondo de la urbo estis projektita de Imperiestro Frederiko la 2a de Ŝvabujo ĉirkaŭ la jaron 1245, tamen la plej granda konstruado okazis sendube dum la regado de Reĝo Konrado la 4a, kiu en 1253, unu jaron antaŭ sia morto, preskaŭ komplete realigis ĝin. Tiuj, kiuj plenumis la projekton de Frederiko estis la loĝantoj de la 86 kasteloj de la akvila konka valo (ili estis 99 laŭ tradicio) kiuj konfederaciiĝis en unu granda urbo. La urbo havis memstaran organizadon, kun komunumestro kaj konsilio, kaj ĝi alprenis tiom da armea kaj politika graveco, ke Papo Aleksandro la 4a, en 1257, translokis la antikvan episkopan sidejon de Forcona al L'Aquila, starigante la preĝejon de sanktaj Maksimo kaj Georgo (estonta katedralo). En tiu tempo jam estis la disputo inter papado kaj la nova ŝvaba reĝo Manfredo; la urbo, kiu restis fidela je la Papo, pagis altan prezon: en 1259 fakte Manfredo, post rekonkero de la suda parto de la regno, sieĝis kaj detruis L'Aquila, kiu restis neloĝata dum 7 jaroj ĝis 1266. En tiu jaro Karolo la unua Anĝuo, konkerinte la regnon de Sicilio, rekonstruigis la urbon, kaj en 1272, per la agado de Kapitano Lucchesino, oni komencis la konstruon de la urbaj muregoj, dividante la urbon en 4 kvartalojn aŭ “kvaronojn”. Tiuepoke oni konstruis la bazilikon de Sankta Maria de Collemaggio, kie en 1294 oni kronis Petron el Morrone Papo, je la ĉeesto de reĝo Karolo la 2a Anĝuo.
   Kiam Aragonanoj anstataŭigis la Anĝuojn en la regado de la Regno de Napolo, L'Aquila, kiu restis fidela je Johana la 2a Anĝuo, estis denove submetita je strikta sieĝado, daŭrinta 13 monatojn kaj kondukata de Andreo Braccio Fortebraccio, grafo de Montone, laŭ ordono de Alfonso de Aragono.
   La urbo firme rezistis kaj kiam Aragonanoj malvenkis, reĝino Johana la 2a, por danki L'Aquila pro ĝia fideleco, donis al ĝi serion da privilegioj, kiuj progresigis ĝian ekonomian kaj socialan evoluon. Baldaŭ ĝi fariĝis la dua urbo de la Regno de Napolo, kun prosperaj komercaj kaj kulturaj interŝanĝoj, farataj kun la plej gravaj italaj kaj eksteritaliaj urboj. En la 15a jc. L'Aquila ricevis la privilegion povi eldoni monon; oni starigis la Universitaton kaj en 1482 la presejon de A. el Rottwill, disĉiplo de Guttemberg. La sendependemo de la urbo estis sufokita dum la lukto inter francoj kaj hispanoj por la posedo de la Regno de Napolo, kaj por puni ĝin, ĉar ĝi partianecis por Francisko la unua, la hispana Karolo la 5a ordonis al Filipo de Orange sieĝi kaj detrui ĝin, kaj en 1532 Don Petro de Toledo konstruis la Kastelon “por sufoki la aŭdacon de akvilanoj”.
   Dum la ribelo de Masaniello (Napolo, 1647) la urbo denove ribelis kontraŭ la hispanoj, kaj pro tio ĝis estis kondamnita je drastaj ekonomiaj kaj socialaj subpremoj, kiuj kaŭzis al ĝi malrapidan dekadencon. En 1703 terura tertremo komplete detruis la urbon, pliaĉigante la ekonomian kaj demografian situacion.
   L'Aquila aktive partoprenis en la revoluciaj movadoj por la unueco de Italio
   La urbo distancas 115 km el Romo, 97 el Pescara, je 721 metroj super la marnivelo. Ekde 1860 ĝi estas la ĉefurbo de Regiono Abruco (ĝis 1965 ankaŭ de Regiono Molizo).
   Scivolaĵo: legendoj diras ke 99 “kasteloj” (vilaĝoj) kreis la urbon, kaj ĉi tiun numeron oni ripetis por la 99 preĝejoj, 99 kvartaloj (ĉiu kun la nomo de la respektiva fondanta kastelo), 99 placoj, 99 fontanoj, 99 palacoj, multaj el ili postrestintaj ĝis hodiaŭ. Por konservi ĉi tiun tradicion, ankoraŭ hodiaŭ ĉiuvespere je sunsubiro, la sonorilo de la Urba Turo batsonoras 99 foje. Kaj la legendon pri la fondomaniero de la urbo memorigas ankaŭ la “Fontano kun 99 kranoj”, originala monumento de la 13a jc.
   La centro de la urbo havas renesancan aspekton, kaj ĝi estas riĉa el nobelaj palacoj kun tipaj kortoj (ekz. Palaco Fiore de la 15a jc., Palaco Dragonetti de la 16a jc., Palaco Centi de la 18a jc., kaj la Domo-Muzeo Signorini-Corsi).
   L'Aquila troviĝas en la regiono Abruco pri kiu oni donas la jenajn donitaĵojn:
   Abruco (loĝantoj: 1.215.136 laŭ la popolnombrado de 1981, tersurfaco: 10.794 kv. km., marbordoj el entute 129 km.) estas regiono de Centra Italio, kun 4 provincoj: L'Aquila (elp. Là kujla, loĝantoj 67.000), Chieti (elp. Kieti, loĝantoj 55.710), Pescara (elp. Peskara, loĝantoj 121.365), Teramo (elp. Tèramo, loĝantoj 51.435).


SARÀ ... ANDREA

   Tutti sanno che L'Aquila è una città famosa per avere al suo fianco quel colosso di montagna chiamato GRAN SASSO.
   Ma non tutti sanno che per qualche giorno, in settembre, L'Aquila ha acquistato ancora più lustro, grazie ad un altro colosso che si è fermato su quelle alture.
   Se si parla di colosso, l'immaginazione subito va al Colosso di Rodi, oppure per stare più vicino a noi, al Colosseo di Roma, e chi può essere, data la sua mole, se non il nostro stimatissimo Carlo Sarandrea?
   Cosa avrà fatto questo colosso per meritarsi tanto onore?
   Ve lo dico subito: è abbastanza consueto che ogni esperantista veramente convinto, cerchi in qualsiasi modo, a volte purtroppo anche in maniera esagerata, di convincere i vari interlocutori, della bontà del nostro ideale con i più disparati argomenti.
   La maggior parte delle volte, l'interlocutore subissato da tante valide ragioni, si dichiara convinto dei nostri ideali, però soggiunge “Ma... in pratica, questi ideali come si realizzano?”.
   Ed allora noi rispolveriamo le nostre varie frasi fatte, già collaudate decine di volte: “È sufficiente che i bambini nelle elementari studino almeno per un anno l'Esperanto” oppure se sono adulti “in un anno si impara, in tre anni lo si può insegnare agli altri” ecc...
   Tutti argomenti sublimemente giusti, ma che normalmente sono seguiti da risposte tipo questa: “A parte che l'Inglese è oggi la lingua più usata nel mondo, ma questa è una lingua artificiale fatta a tavolino, come può funzionare se non è parlata in nessuna nazione?”.
   A questo punto solitamente riversiamo sui nostri interlocutori nozioni grammaticali molto semplici, l'uso delle radici con suffissi e prefissi ecc... Finché l'interlocutore si arrende e ci liquida con frasi tipo: “Sarebbe una bella cosa, ma non so se funzionerà, mi sembra un'idea utopistica, ecc”. Qui viene il grande merito di Carlo.
   A L'Aquila, durante il nostro congresso UECI, si è svolta l'esibizione di un famoso coro locale di oltre 30 componenti, più numerose altre persone al seguito. Prima di ogni esecuzione corista, il maestro illustrava agli spettatori l'origine del canto e le varie spiegazioni, naturalmente in italiano.
   Essendoci però tra i nostri congressisti, anche alcuni stranieri, Carlo ha chiesto di fare per loro la traduzione in Esperanto.
   Ed ecco il miracolo!
   Avevo assistito ad altre varie traduzioni in simultanea in Esperanto da altri vari e validi personaggi, ma traduzione così brillante, spontanea, senza alcuna interruzione o tentennamento, giuro non l'avevo mai sentita, tant'è che guardando questo gruppo di coristi, leggevo nei loro occhi la meraviglia di questa, per loro, nuova lingua, così scorrevole ed abbastanza comprensibile.
   Poi, proprio nei posti avanti a me, occupati da persone al seguito del coro, ho potuto afferrare commenti molto positivi sulla comprensione della traduzione; uno persino ha soggiunto: “Ho studiato tanti anni l'Inglese ma non sono mai riuscito a capire una parola quando parlano alla televisione, e qui quasi capisco tutto!”.
   Carlo aveva compiuto il miracolo!
   Sono certo che è servita molto di più questa messa in pratica della lingua, fatta da Carlo in modo semplice e naturale, che non tutte le nostre parole ed elucubrazioni che mettiamo in atto per convincere il prossimo.
   Per cui, a questo punto penserei che Sarà... Andrea, ma sarebbe meglio venisse chiamato CARLO IL GRANDE e... GROSSO!
Gianni Conti


GIUSEPPE MOLINARI
Arcivescovo Metropolita di L'Aquila.
Prot.n. 224/99

Vista la richiesta del Sig. Dr. Serio BOSCHIN, Presidente dell'Unione Esperantista Cattolica Italiana (U.E.C.I.), di poter celebrare in lingua esperanto, nel corso del 13° Congresso Nazionale Esperantista, che si terrà presso l'Istituto Salesiano della nostra Città de L'Aquila dal 3 al 7 settembre 1999, la S. Messa in onore di S. Pietro Celestino, come dal Proprio diocesano della nostra Diocesi, sabato 4 settembre, alle ore 9,15; viste le Norme della S. Congregazione per il Culto e la disciplina dei Sacramenti (Prot. n. 149/90), che riconosce a detta Unione, a determinate condizioni, la celebrazione festiva dell'Eucarestia, in lingua esperanto;
CONCEDO
eccezionalmente e per detta occasione:
che il Sig. Dott. Serio BOSCHIN, in qualità di Presidente dell'Unione Esperantista Cattolica Italiana, possa tradurre in lingua esperanto, l'Eucologia della S. Messa in onore di S. Pietro Celestino, come dal Proprio diocesano della Diocesi de L'Aquila, raccomandando la fedeltà al testo; e che il testo tradotto si possa usare per la S. Messa in onore di S. Pietro Celestino, che sarà celebrata il giorno 4 settembre 1999 alle ore 9,15, presso la Cappella dell'Istituto Salesiano della nostra Città.
Per il resto ci si attenga a quanto stabilito dalla S. Congregazione per il Culto. Benedico di cuore l'iniziativa e il lavoro congressuale.

L'Aquila, 19 luglio 1999

Al Signor
Dott. Serio BOSCHIN
Presidente dell'U.E.C.I.
via Eritrea, 8
31100 TREVISO



Dum la 68a Itala Kongreso de Esperanto en Riva del Garda (Trento) (21-26 aŭgusto) okazis ĉe “Palacongressi” diservo kuncelebrita de Don Battista Cadei kaj Don Felice Ruaro. Partoprenis pli ol cent Esperantistoj inter kiuj multaj UECI - anoj. Tiuokaze Don B. Cadei proponis al ĉeestantoj la sekvan homilion. Bonvolu legi atente kaj primeditu ĝin.

JESUO ESTAS LA FILO DE DIO,
kaj Simono estas la Petro (t.e. Roko) de la Eklezio
(Prediko pri Mat 13,13-20)

   Estimataj gesamideanoj; tre karaj fratoj kaj fratinoj en Jesuo Kristo! Kiel konate, la esperantista popolo estas principe malfermita al dialogo kun diversaj vivo-konceptoj kaj religioj, tiel ke supozeble ankaŭ en ĉi Di-servo ĉeestas ne nur tiel dirataj praktikantaj katolikoj, sed ankaŭ aliaj esperantistoj kun diversaj ideoj pri Dio, Jesuo Kristo, kaj la Eklezio. Sed espereble ĉi-specaj eventualaj ĉeestantoj ne miros se, dum kristana katolika Diservo, ili aŭdos kristanan katolikan vidpunkton.
   La ĵus legita Evangelia fragmento temas pri du kernaj punktoj de nia kredo; unue: Jesuo Kristo; due: la rolo de Petro kaj de ties posteuloj. Pri Jesuo Kristo konsentas la historiaj kristanaj Eklezioj ortodoksaj, katolikaj, anglikanaj, kaj preskaŭ ĉiuj protestantaj komunumoj. Tian konsenton ni ne havas koncerne la rolon de Petro, kiu, laŭ la katolika vidpunkto, pludaŭras en la posteuloj de Petro, nome la Romaj papoj. Kompreneble, dum la espereble mallonga tempo de Mesa prediko mi ne povas la argumentojn trakti analize, sed preskaŭ nur aludi koncize.
   Jesuo demandis: «Kiu mi estas laŭ la popola onidiro?». Al tiu ĉi demando, la apostoloj respondis, ke la onidiroj pri li estas diversaj: unuj diras lin Johano la Baptisto, aliaj la profeto Elio, aliaj Jeremio, aŭ ajna alia profeto. Tiam Jesuo faris duan demandon: «Kaj kio mi estas laŭ vi mem?».
   Respondis la apostolo Simono, kiu ekde tiam ricevos de Jesuo la novan nomon Petro: «Vi estas la Kristo, la Filo de la Vivanta Dio». Jesuo aprobas kaj laŭdas lian respondon.
   La demando pri la identeco de Jesuo estas tre grava kaj aktuala. Fakte, «kristano» signifas «apartenanta al Kristo»: kaj do, por difini la esencon de kristaneco, nepras koni kio estas Kristo. Ĉi teme, kiel antaŭ du mil jaroj, la konceptoj pri Jesuo estas tre diversaj ankaŭ nuntempe. Oni trovas homojn, kiuj taksas Jesuon saĝulo, iluminito, magiisto aŭ sorĉisto, mediumo, eksterterano, profeto, anĝelo, avataro, spirito plurfoje reenkarniĝinta kun diversaj nomoj, revoluciisto, socialisto, pacisto, vegetarano, ekologisto ktp... Iuj diras ke ĉiu el ni povas fariĝi kiel Jesuo, kaj eĉ pli virta kaj pli potenca ol li; sufiĉus lerni kaj ekregi la kristan energion per magiaj aŭ okultismaj procedoj.
   Fronte al ĉi tiaj diversaj konceptoj pri Jesuo, ni reasertas la dumiljaran seninterrompan kredon de la kristana komunumo, kiu laŭ tre antikvaj koncilioj konfesas lin «Dio el Dio, Lumo el Lumo, Dio vera el Dio vera». Ĉi tia estas la profunda senco de la kred-konfeso de la apostolo Simono: «Vi estas la Mesio, la Filo de la vivanta Dio». Kaj ke ĝi estas konfeso de la dieco de Kristo, pruvas la reago de Jesuo mem, kiu diris: «Beatas vi, Simono, ĉar nek karno nek sango instruis vin, sed mia Patro, kiu estas en la ĉielo». Tio estas: nenia homa kapablo, sed nur supernatura inspiro el la ĉiela Patro donis al Simono la kredon, kaj al li konatigis la Filon de Dio, kiu en Jesuo la Nazaretano fariĝis homo. Pro amo al la homaro, li suferis sub Poncio Pilato; li resurektis kun sia vera korpo. Ĉi tiuj estas la esencaj elementoj de la kristana kredo koncerne Jesuon. Li estas la ununaskito de Dio, kaj do la ununura Savanto, kaj definitiva revelacianto. La Patro, donante al ni sian unururan Filon, donis al ni ĉion. Tial ni ne rajtas atendi alian savanton aŭ revelacianton: «En neniu alia estas savo» (Agoj 4,12). Kaj la apostolo Paŭlo nin admonas: «Se eĉ ni mem aŭ anĝelo el la ĉielo al vi instruus Evangelion malsaman ol tiu, kiun ni al vi instruis, tiu estu anatema!» (Gal 1,8). La kristanoj do ne rajtas kun-miksi kun Jesuo Kristo aliajn savantojn ekster aŭ super Li. Sed Jesuo ne nur proklamis Simonon beata pro lia kred-konfeso. Li donis al li la novan nomon Petro, tio estas Roko, kaj fundamento de la Eklezio, kaj konfidis al li veran spiritan aŭtoritaton: «Kaj mi diras al vi: Petro vi estas, kaj sur tiu ĉi roko mi konstruos mian Eklezion kaj la potenco de morto ne supervenkos ĝin. Mi donos al vi la ŝlosilojn de la ĉiela regno, kaj kion ajn vi ligos surtere, tio estos ligita ankaŭ en la ĉielo; kaj kion ajn vi malligos surtere, tio estos malligita ankaŭ enĉiele» (Mt 16,17-19). Tio, ke Jesuo garantiis sian ĉeeston en sia Eklezio «ĉiujn tagojn, ĝis la la fino de la homa historio» (Mat 28,20), konsistigas la fundamenton de la kredo en la eklezia senerareco. Tio ne signifas, ke la Eklezio estas senpeka, sed ke ĝi ricevas de Dio helpon, por ne devii el la esencaj instruoj de Kristo. Povas devii unuopuloj aŭ grupoj, sed ne la tuta Eklezio. Kaj ne la papo, kiam li rolas kiel majstro de la universala Eklezio koncerne la kredon kaj la moralon, eĉ se li mem, kiel privata persono, povus fariĝi herezulo. Kiam en la Eklezio iuj devias de la ĝusta kredo, aŭ estiĝas gravaj duboj pri la ĝusta interpreto de la revelacio, devas interveni la ekleziaj animpaŝtistoj, ĉefe la episkopo de Romo, nome la papo, kiu estas la posteulo de Petro, ricevinta de Jesuo la taskon konfirmi la kredon de la disĉiploj de Kristo. La unueco de la kredo estas esenca por la kristana vivo. Sankta Paŭlo rekomendas: «Vi penu konservi la unuecon de la spirito en la ligilo de paco. Estas unu korpo, unu spirito... unu Sinjoro, unu kredo, unu bapto» (Efezanoj 4,3-6).
   Ĉefa rolo de la papo estas servi al la unueco de la kristana popolo. Sed estas konate ke la ne-katolikaj kristanoj kontestas kaj eĉ malakceptas la romkatolikan papecon.
   La katolika Eklezio havas la devon klarigi la rolon de la papo kaj esplori, en ekumena kunlaboro kun la nekatolikoj, la reformojn necesajn, por ke la rolo de la papo fariĝu pli kaj pli fidela al la volo de Jesuo, kaj konforma je la novaj historiaj situacioj. En la encikliko «Ut unum sint» (1995 j.), papo Johano Paŭlo la dua, instigante katolikajn kaj ne-katolikajn kristanojn al klopodoj por rekonstrui la unuecon de la kristanaro, skribis ke ĉiuj kristanoj, katolikaj kaj ne-katolikaj, devus kunlabori por trovi novajn formojn de papeco, kaj li preĝas (mi citas): «La Sankta Spirito al ni donu sian lumon, kaj li lumigu ĉiujn animpaŝtistojn kaj teologojn de niaj Eklezioj, por ke ni kune povu esplori la formojn laŭ kiuj la papeco povu praktiki sian servon de amo, en maniero agnoskata de ĉiuj kristanoj».
   La Sinjoro Jesuo Kristo, kiu estas vera Dio kaj vera homo, kiu estas la Paŝtisto de la paŝtistoj, kaj kiu diris al la apostoloj: «Kiel la Patro sendis min, mi sendas vin», faru ke ni, gvidate de la papo kaj de la ceteraj animpaŝtistoj, iradu sur la vojoj de unueco kaj paco.


Mesaĝo de la Ĉefepiskopo de Trento Luigi Bressan
al D-ro Zoilo Princis prezidanto de la LKK.
Trento, la 21-an de junio 1999

Estimata prezidanto,
   mi gratulas pro la fakto ke Riva del Garda gastigas la 68-an Italan Kongreson.
   Ĉiu strebo por pli bona komunikado inter la popoloj indas apogon kaj mi deziras, ke la kongreso atingu egan rezulton.
   Mi bedaŭras, ke mi ne povas partopreni en la inaŭguro ĉe “Palacongressi”.
   Precipe mia atento estis allogata de la U.E.C.I. - agado kaj dankas pro la sendata dokumentaro.
Respektajn salutojn.
S.E. Luigi BRESSAN
Ĉefepiskopo



OKTOBRO MONATO DE LA SANKTA ROZARIO

UECI-membro Francisko Ottino el Caresanablot (Vercelli) pretigis simpatian faldkartoneton, kiu povas helpi la katolikajn esperantistojn en la preĝo de la sankta rozario.
En la kartoneto oni trovas - krom la taŭgaj preĝoj - la tekstojn de la misteroj ĝojaj, doloraj kaj gloraj kaj la litaniojn de la Virgulino Maria. Tiu interesa kaj imitinda laboraĵo estis bone disdonita al partoprenintoj en la 13a kongreso de UECI en la urbo L'Aquila. Gratulojn kaj dankojn al nia estimata Ottino.




Stralcio da:
POPOTUS
16 SETTEMBRE 1999 Anno IV- n.315
Giornale di attualità per bambini

Analfabeti, un miliardo

Giocano da soli contro il computer e sanno tutto di playstation, facilmente conoscono due lingue, spesso leggono libri più di papa e mamma: fa quasi parte della normalità se si parla dei bambini nati nei Paesi industrializzati. Ma a solo poche migliaia di chilometri di distanza dall'Europa, in Africa ad esempio, tre bambini su dieci non sanno né leggere né scrivere.
Sul nostro pianeta sono ben 130 milioni, soprattutto femmine, quelli che non andranno mai a scuola. Compresi gli adulti, gli analfabeti totali sono un miliardo, come dire che un sesto della popolazione non è in grado di leggere un giornale, scrivere il proprio nome, fare due conti. A ricordare queste cifre spaventose è stata l'Unesco - l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura - che dal 1966 celebra l'8 settembre la Giornata internazionale dell'alfabetizzazione. Tra i Paesi in via di sviluppo il triste primato dell'analfabetismo va all'Africa, seguita a breve distanza dall'Asia. Anche il Papa ha ricordato che la lotta contro l'analfabetismo è necessaria per lo sviluppo dell'essere umano: «Solo così sarà possibile sconfiggere le posizioni settarie, integraliste o totalitarie».
N.B.: Grazie alle offerte degli esperantisti cattolici italiani, sempre impegnati nella lotta contro l'analfabetismo, anche quest'anno, per la quinta volta è possibile aiutare l'Africa con la somma di un milione per i corsi di alfabetizzazione in Uganda.
Il cassiere dell'UECI informa che il fondo alfabetizzazione ha superato £. 11.000.000. Il Comitato Centrale ringrazia tutti gli offerenti.



IL GRUPPO ESPERANTISTA VERCELLESE INTITOLATO AL PROF. MARIO SOLA

Domenica 24 ottobre 1999, presso il Salone Dugentesco di Vercelli (via Galileo Ferraris, 103), si tiene la Cerimonia di intitolazione del Gruppo Esperantista Vercellese al prof. Mario Sola, secondo il seguente programma:
ore 9.30 S. Messa presso la Sala Capitolare dell'Abbazia di S. Andrea
Presso il Salone Dugentesco:
ore 10.30 Interventi delle Autorità e di esponenti della Federazione Esperantista Italiana
ore 11.30 Intervento del Sen. Oscar Luigi Scalfaro
ore 11.45 Priskribo
ore 12.00 Scoprimento della targa di intitolazione della sede esperantista vercellese


RADIO VATICANA

RADIO VATIKANA - Elsendoj en Esperanto.
La elsendoj okazas en tri diversaj tagoj de la semajno, sed en la sama horo 21.20 laŭ mezeŭropa tempo (horo 19.20 UTC/GMT)
DIMANĈE - daŭro 9'20"- frekvencoj: mezonde 527 kaj 1530 kHz; kurtonde 4.005 (74.90 m.), 5.880 (51.000 m.) kHz.
MERKREDE KAJ ĴAŬDE - daŭro 9' - frekvencoj: kurtonde 7.250 (41.37m.) kaj 9.645 (31.10m.) kHz.
Petu la senpagan sesmonata program-bultenon.
Skribu al:
RADIO VATIKANA - ESPERANTO REDAKCIO - SCV - 00120 CITTÀ DEL VATICANO


En la foto aperas (de maldekstre) doktoro Antonio De Salvo; sinjoro Carlo Sarandrea, de la Esperanto-programo de Radio Vatikana; Pastro Giacinto Jacobitti, unua redaktoro de la Esperanto-programoj de la komenco ĝis 1980; Pastro Carlo Musazzi, nuna redaktoro; kaj Pastro Duilio Magnani, prezidanto de Ikue.

Fotis: sinjoro Antonio Gambuti.



DANKE

Per fondo “alfabetizzazione”:
£. 50.000
£.100.000
£.300.000
(S.L.) SP
(M.Q.) VE
(M.M.) TN
Per attività UECI:
£. 50.000
£.100.000
£.500.000
M.Q.)VE
(F.O.)VC
(D.D.M.) RN



COMITATO CENTRALE UECI

Presidente: Serio BOSCHIN, via Eritrea 8, 31100 Treviso, tel.-fax 0422-235381
Segreteria e cassa: via Eritrea 8, 31100 Treviso, tel.-fax 0422-235381
Vice presidente e incaricata giovanile: Paola AMBROSETTO, via Emo, 9/C, 30173 Mestre (VE), tel. 041-5341532 - fax 041-612516
Consiglieri: don Duilio MAGNANI (segretario per l'informazione), viale C. Zavagli 73, 47900 Rimini, tel.-fax 0541-26447; Antonio CAPPELLO, via A. Colombo 6, 13100 Vercelli, tei. 0161-392707 - fax (di sera) 0161-257262; Giovanni CONTI, via F. Filzi 51, 20032 Cormano (MI), tel. 02-66301958 - fax 02-66302110; don Mario GERMAN, via Canepa 57 - frazione Canepa, 16030 Sori (GE), tel. 0185-709010 (internet: marger@split.it); Marsilio GUAZZUMI, via Coletti, 108 -47900 Rimini - tel. 0541-22993; Carlo SARANDREA, via di Porta Fabbrica 15, 00165 Roma, tel. 06-631805-fax 06-632839
Assistente Ecclesiastico: mons. Giovanni BALCONI, p.zza Duomo, 16, 20122 Milano, tel. 02-878014,02-8556274
Grafica e impaginazione di Katolika Sento: Mario GUILLA, via Benadir 62,13100 Vercelli, tel. 0161-259397