Enhavo:



COME SEMPRE?

   Il tempo è inesorabile, È come la giostra; inizialmente gira lentamente e poi in un batter d'occhio esaurisce la corsa. Sembrava ieri, ed eccoci a un altro Natale; e alla sera, come al solito, diremo: " È già finito anche quello di quest'anno!"; e ci proietteremo ancora una volta verso il prossimo Natale.
   Da buona madre e maestra, la Chiesa ci immette in quella dimensione che non può essere spazzata via dall'inarrestabile fluire della storia.
   Giustamente riempiamo le strade e le piazze delle nostre città di luminarie e di alberi illuminati; allestiamo nelle nostre case il presepe, ci trastulliamo col suono dolce, pastoso, magico delle cornamuse.
   Chissà che l'augurio di quest'anno non possa realizzarsi davvero! In fondo non è quello che hanno Fatto gli Angeli del Vangelo? l'Angelo Gabriele ha invitato la Madonna a riempire il cuore di gioia e a superare le proprie paure. "Gioisci, o piena di grazia; non temere o Maria".
   I pastori sono stati avvolti dalla luce sfolgorante degli Angeli. A loro, i dimenticati e gli emarginati dal mondo, è stato affidato l'annuncio più lieto che si potesse immaginare. Con animo candido e innocente hanno ascoltato il canto festoso, accompagnato dalle arpe divine a dieci corde, del coro angelico.
   Comunque si spieghi il loro racconto, i Magi hanno avuto bisogno di una misteriosa stella, venuta da lontano, per passare da una religione misterica alla fede.
   Che cosa diventerebbe la terra, se, anche per un solo giorno, dalla umanità, dalla civiltà, dalle culture, scomparissero le tenebre dell'errore, delle prepotenze, delle brutalità, delle slealtà, delle infedeltà? Come si modificherebbero i popoli, se, magari solo per poche ore, potessero vedere la Gerusalemme celeste scendere in mezzo a loro illuminata dalla luce del Signore e tutti ci lasciassimo guidare dalla luce di Gesù? La luce è realmente il segno dell'immaginario collettivo dei popoli, che riassume in se le attese profonde degli uomini.
Il Natale è davvero un ideale e una utopia, che destrutturano le nostre abitudini e le riorganizzano secondo una prospettiva umanamente impossibile.
   "I miei pensieri non sono i vostri pensieri,
le vostre vie non sono le mie vie" (Is. 55,8).
   Il Signore Gesù era ritornato sulla terra. Voleva verificare di persona in che modo la gente aveva accolto il suo Vangelo. Indossò il vestito logoro del povero e girovagò di paese in paese e di città in città. Nessuno parlava più di lui; nessuno si accorse delle sue mani trafitte dai chiodi, del sangue che grondava dal suo costato, delle piaghe prodotte dai flagelli; lo prendevano per un accattone qualunque. Alle porte di una città incontrò una grossa pietra, sulla quale era stata scolpita una frase del Vangelo: "// suo regno non è di questo mondo". Gesù si fermò allibito e incredulo. Ecco perché non c'era posto per lui; lo aveva relegato lassù, in un altro mondo.
   Nel presepe riluce anche la stella degli esperantisti. Sarebbe bello se anche la nostra stella fosse portatrice di un disegno divino. "Le stelle brillano dalle loro vedette e gioiscono;
il Signore le chiama per nome e rispondono: Eccoci!
E brillano di gioia per colui che le ha create" (Baruc 3,34).
   Ognuno è chiamato a svolgere un piccolo compito; ma, messe insieme, le parti degli attori, concorrono al successo della rappresentazione teatrale.
   L'asinello che portò in trionfo Gesù in Gerusalemme, secondo una antica tradizione, era quello che aveva riscaldato Gesù nella grotta di Betlem. Era rimasto colpito dalla povertà di Gesù e desiderava ardentemente fare qualcosa per lui. Quando i due apostoli lo slegarono, disse in cuor suo: "È arrivato finalmente il momento tanto atteso". Si piegò sulle sue ginocchia e con delicatezza fece sedere Gesù sul suo dorso; con grande dignità procedeva, onorato di essere utile al Maestro; e, con i suoi occhioni, faceva segno alla gente che si accalcava ai bordi della strada di acclamare Gesù, di stendere i mantelli per terra e di osannarlo con rami di palma. Nessuno però pensò di immortalarlo; nessuno gli costruì una statua. Comparve nel silenzio e si dileguò nell'anonimato. Nessuno seppe più nulla di lui.
   Se a Natale ci sentissimo tutti dei "servitori inutili"! Se la saggezza dell'umiltà inondasse con le sue onde benefiche le nostre capanne di paglia!?
"La saggezza del Signore riempirà il paese
come le acque ricoprono il mare" (Is. 11,9).
   Il servizio che noi esperantisti possiamo dare al mondo è importantissimo; ma vogliamo portarlo avanti senza prosopopea e vanagloria, sicuri che la primavera farà fiorire ciò che è stato seminato. Bisogna credere agli ideali, anche se essi hanno le loro stagioni. Non è l'esempio che ci ha lasciato Gesù? Chi si è accorto della sua nascita? Eppure il Vangelo, lentamente, si è diffuso dovunque.
   Etty Hillesum era stata internata nel lager di Auschwitz. È morta a 27 anni, il 30 novembre 1943. Un giorno era arrivato il treno dei deportati greci e alcune ragazze erano entrate nella sua, si fa per dire, stanza. Una si era appoggiata al suo letto. Etty Ebbe un moto di stizza, quasi fosse stata violata la sua privatezza. Era l'ultimo oggetto personale che le rimaneva; sotto quelle ruvide coperte, di notte, poteva dialogare con se stessa... Immediatamente però represse la rabbia e prese la decisione di essere, in mezzo a quel campo di sterminio e di barbarie, "il cuore intelligente", l'umanità che ama l'umanità. "Io ho tanto amore, leggiamo nel suo diario, per me stessa, ma anche per tedeschi e olandesi, per ebrei e non-ebrei, per tutta l'umanità, che dovrebbe pur essere lecito cederne una parte ". Aveva imparato a non rattristarsi mai. "Io credo, scrisse in un 'altra pagina, che dalla vita si possa ricavare qualcosa di positivo in tutte le circostanze, ma che si abbia il diritto di affermarlo solo se personalmente non si sfugge alle circostanze peggiori".
   Noi samideanoj dovremmo prendere esempio da questa ragazza, che lasciò l'Olanda "parlando allegramente, ridendo e riservando una parola gentile per tutti quelli che incontrava".
   L'unità, la fraternità, la cordialità universali ci fanno volare anche quando ci sovrasta spezziamo le ali e quando, per salire in alto, dobbiamo vincere la calotta di nubi che ci sovrasta.
   Il Natale e uno sperare con cuore grande; ci permette di ricominciare sempre da capo. E vorrei illustrare questo pensiero con un racconto di Guareschi, l'autore di Don Camillo e Pcppone. È una pagina suggestiva e commovente. È proprio vero che quando parte da una passione profonda, la cultura popolare, quella promossa dal popolo per il popolo, assurge ad alto profilo.
   Scrive Guareschi: "Io volevo scrivere un racconto natalizio e ce l'avevo in testa anche come combinazione di parole e spostamenti di virgole. Ma non ho fatto a tempo a scriverlo. Peccato perché era un racconto che mi pareva sufficiente. Parlava di due che avevano un bambino e se lo tenevano caro come si tiene caro un figlio unico. Quando il bambino nacque fu come se l'uomo e la donna avessero incominciato un'altra vita. Avevano già parecchi anni e i dottori avevano sempre detto: Voi non potete avere figli; e invece il figlio nacque. Passarono gli anni e, quando gli anni furono sette e arrivò il Natale, accadde qualcosa di molto importante. Il padre trovò, cioè, sotto il piatto la prima lettera di Natale del bambino. Affermò che non avrebbe mai pensato a un'Idea così bella e che mai avrebbe immaginato che suo figlio, pur tanto piccolo, sapesse già scrivere così pulito e con tanto senso. Lesse ad alta voce per tre o quattro volte la lettera alla madre e la madre la trovava sempre più bella. E al bambino brillavano gli occhi per la contentezza.
Bravissimo, disse alla fine il padre porgendo poi la lettera alla madre. Mettila da parte e che non si perda.
E la madre ripose la lettera dentro una scatola, nel primo cassetto del comò.
Ma il bambino, tre mesi dopo, cadde nel fiume e il fiume se lo portò via e non lo trovarono più.
E venne il Natale ancora la sera della vigilia e il padre sedeva da un lato della tavola, la madre al lato opposto. La tavola era appoggiata contro il muro e il lato libero era occupalo da una sedia vuota. Non è che i due si fossero messi d'accordo; la madre apparecchiò così e mise i piatti e le posate anche davanti alla sedia vuota. Il padre poi sollevò il suo piatto e, sotto, c'era una lettera.
Era la solita letterina dell 'anno prima, la prima e l'ultima del bambino.
Il padre lesse con estrema attenzione la lettera, poi la rilesse ad alta voce alla madre. E alla fine la porse alla donna. È magnifica, disse. Mettila assieme all'altra, che non si perda.
Passò il tempo e venne ancora Natale e ancora la madre apparecchiò la tavola con la sedia vuota, e ancora il padre trovò sotto il piatto la lettera. E la lesse e la rilesse ad, alta voce e disse ancora: È magnifica; mettila assieme alle altre due che non si perda.
Uno, due, dieci Natali passarono e a ogni Natale era sempre la stessa cosa e sempre c'era la sedia vuota e sempre la lettera sotto il piatto. Passarono altri quindici Natali e sempre fu la stessa cosa. 1 due erano ormai vecchi bacucchi, ma quando veniva il Natale, improvvisamente si sentivano giovani come allora perché il loro bambino aveva sempre sette anni. Questo è il vantaggio di morire giovani. Il padre sollevò il piatto e ancora trovò la lettera e la lesse. Era ormai ingiallita e consumata, ma le parole erano sempre fresche e giovani come se fossero sbocciate allora.
Bravissimo, rivolto verso la solita sedia. E il bambino era là seduto che sorrideva. E i suoi occhi brillavano di contentezza.
Bravissimo, sussurrò la madre guardando il suo bambino.
E tutt'e due continuavano a guardare sorridendo il loro bambino".
   Ecco il miracolo dell'amore. L'amore è quello di sempre; eppure è sempre nuovo.
   L'amore infonde alle parole abituali, logorate dall'uso, un sapore particolare, come se si pronunciassero per la prima volta.
   Forse è solo poesia; magari è solo gioco di fantasia. Ma la poesia e la fantasia non sono utili?
Mons. Giovanni Balconi
Milano: Natale 1998



IL VALORE DELL'ESPERANTO

   Egregio Signor Direttore, sento il dovere di ringraziarla, anche a nome del gruppo di cui sono presidente da otto anni, per l'attenzione che il giornale da lei diretto dedica ai problemi della comunicazione internazionale e dell'esperanto in particolare. Da otto anni infatti è vivo a Treviso il Gruppo esperantista cattolico (Gec), Fondato nel 1990, e dalle sue file proviene Serio Boschin, presidente nazionale degli esperantisti cattolici, raccolti nella Unione esperantista cattolica italiana (Ucci).
   La ringrazio per l'equilibrio dimostrato e per gli articoli di Roberto Beretta, usciti in «Agorà», veramente efficaci. Credo che il suo sia l'unico quotidiano che abbia impostato la questione correttamente e spero che si faccia presto tesoro di queste riflessioni per «aprire», dal punto di vista pastorale, agli esperantisti cattolici nelle diocesi. Sono convinto che la ricerca di un'unica lingua internazionale sia per i cristiani un obbligo morale: essi devono testimoniare e dimostrare agli altri l'amore di Dio con la comunicazione, che deve essere almeno linguisticamente comprensibile a tutti, senza riversare sugli altri la propria cultura nazionale, per poi passare a problemi più complessi, quali il diritto all'alfabetizzazione per tutti, il diritto alla cultura e, non ultimo, l'evangelizzazione attraverso l'esperanto. Certamente, l'esperanto non è la panacea, perché impone un alfabeto, quello europeo, che non è da tutti usato, eppure proprio dall'Estremo Oriente giunge un messaggio favorevole a questa lingua, che sarà artificiale, agglutinante, pianificata finché si vuole, ma funziona. E funziona bene. A titolo di esempio, cito il fatto che i cinesi hanno una loro rivista molto diffusa nel mondo, intitolata Dalla Cina popolare, tutta redatta in esperanto. La difficoltà linguistica è però molto più vicina di quanto possa apparire: se guardiamo alla nostra Europa constatiamo come le lingue ufficiali sono numerose quasi quanto le nazioni e ciò non aiuta certamente l'immediatezza della comprensione tra i popoli. Urge una riforma, ma dubito che verrà condotta presto in porto, perché quello che conta è l'economia, non la cultura della comprensione reciproca. Ora, sull'onda lunga di piena consapevolezza che il mondo altro non è che un villaggio globale, nell'ambito del dialogo ecumenico, dovremmo tutti noi credenti superare nazionalismi anacronistici o sciovinismi esasperati dal punto di vista linguistico, e tentare di proporre col convincimento e con la forza delle argomentazioni una cultura che sia rispettosa di ognuno.
   Mi ha sempre colpito come la nuova esigenza di una lingua neutrale provenga dal pensiero illuminista dei Cartesio e dei Leibniz, e sia passata attraverso tutte le religioni, per sfociare poi, tramite un medico di origine ebraica, nell'esperienza dell'esperanto, che sembra essere la lingua più appetita dai popoli dell'est europeo di religione ortodossa e dai popoli orientali di grande tradizione religiosa.
   Noi, credenti in Cristo, cattolici e protestanti, dobbiamo proporre una sorta di teologia della comunicazioni attraverso una lingua universale che goda delle proprietà di essere a misura d'uomo, fatta ad arte, neutrale, agglutinante, comune, pianificata.
Quirino Bortolato
(da Avvenire del 26.09.98)



RISERVATO AI GIOVANI
   L'Unione Esperantista Cattolica Italiana su delibera del Comitato Centrale in data 14 novembre 1997 e a seguito di offerta anonima, mette a disposizione la somma di £. 1.500.000 per n. 3 importi ciascuno di £. 500.000 da assegnare a giovani italiani di ambo i sessi, di età compresa tra i 18 e 30 anni, iscritti all'UECI o all'IKUE che conseguano il diploma di esperanto di 3° grado. Il premio sarà erogato quale contributo per la partecipazione a un Congresso dell'IKUE o a un Congresso esperantista ecumenico. I concorrenti aventi i requisiti richiesti devono segnalarsi al dr. Serio Boschin, via Eritrea 8, 31100 Treviso, tel/fax 0422-235381.



VENU KAJ VIDU
Informilo de la Torina UECI n° 6, novembro kaj decembro

1) Ĉi foje ni haltas priskribi la UECI-an Kongreson en Arenzano (GENOVA), kie svarmis entuziasmo kaj ĝojo. La ses-deko da partoprenantoj amikiĝis eĉ diskutante pri niaj aferoj. Kio mankis? Eble nenio, ĉar ĉeestis eĉ kvino da gejunuloj plus du nememoreble eksjunuliĝintaj torinanoj. Pro tio konvenas kroĉi nian atenton pri la prelegoj, kiuj, kvankam itallingve, kaptis (!) kaj permesis ĉiujn interveni kaj esprimi siajn priprelegajn opiniojn.
   Antaŭ ol tio, tamen, ni volas gratuli la organizinton, don Mario German, kiu pretigis senlace kaj ŝajne senpene la necesan kaj la plezurigan, la simplecan kaj la plurgenian... Ni volas ankaŭ sintonii kun la entuziasma kaj preciza entreprenemo kaj ŝarĝiĝantemo de nia prezidanto Serio Boschin kaj ties skipo, nome Gambuti, Conti ,Ambrosetto, ktp.
   Post tiu deviga kaj meritita substrekaĵo, jen la atentokaptaj prelegoj. La unua temo encentriĝis sur la stato kaj nova pensmaniero de la moderna (aŭ ĉu postmoderna?) junularo: enkadrige, sed ne lekcie, parolis Nikolo Anselmi, prizorganto de la junula sektoro de la ĝenova diocezo. La homo, kvankam ankoraŭ bonŝance juna, ne estas malprovizata je sperto kaj konoj, per kiuj realisme bildigis la trajtojn mentalecajn de la nova generacio.
   Se la leganto afablas pardoni nevolajn forgesetaĵojn, ni raportas ankaŭ pri peco de postprelega diskutado. Ĉar la spertulo komentis la faman evangelian epizodon de la junulo postulanta ĉe Jesuo informojn pri la farendo por eniri en la Diregno (Mat. 19,16-22) kiel paradigmo de la stato kaj kondiĉo de hodiaŭa gejunulo, iu (Zecchin) montris opinii ke tiu epizodo malpli bone hodiaŭ priskribas tiajn statojn kaj kondiĉojn ĉar en la hodiaŭaj gejunuloj mankus la percepton de la mankaĵoj (nome la aspiro al spiritaj aferoj): fakte, laŭ tia pesimisma vidpunto, la hodiaŭaj gejunuloj encentrigas ilian atenton kaj aspirojn al materiaj kaj sociaj ĝojigaj aferoj dum tiuj spiritaj duarangas. Rebatis junulino (ĉu Giovanna?) subtenante senellase ke la evangelia epizodo korekte paradigmas la modernan junularon, kiu kvankam konfuze havas profundajn spiritajn aspirojn: kaj do taŭgas la rakontita evangelia epizodo.
   La debatestro akordiĝis kun la junulino samkiel la publiko. Por la dua prelego estis oficiigita Marco Doldi,profesoro ĉe la Altitalia Fakultato pri Teologio, kiu ĝisfunde esploris la koncepton de la virto de la Kristana espero komentante la Evangelium vitae de Johano Paŭlo la II, kaj konkludante ke la kristana espero reale estas certeco de la promesoj de Kristo. El tio devas deveni ĝojo kuraĝo kaj certeco de la venko de ni kontraŭ ni kaj la kontraŭhomaj mondumaj venkoj. Espero estas ankaŭ la virto de la esperantistoj, sen tamen fariĝi certeco. Eĉ pro tio la temo kaptis la atenton.
   En la sinsekva debato, estis konsiderita la hodiaŭa malfacilaĵo anonci nian esperon ĉar la vorto "espero" perdis jam siajn kristanajn konotaciojn ĉe la publiko kaj konfuziĝas kun fidemo en la vivaj eventoj aŭ bondezirecaj konvenaĵoj. Sinsekve ankaŭ rilate aliajn kristanajn konceptojn oni evidentigis la neceson korekti la esprimojn kaj la interrilaton de la ideoj, ekzemple tiu de la amo al suferoj aŭ tiu de la pretendo, fare de Dio, ke Jesuo mortis krucumita k.t.p..
   Necesas trovi novajn rilatojn inter la ideoj respektante jen la biblion jen la modernan sensivecon.
   Kiel diri pri la improvizita teatraĵo? kiam Dio-Patro Gambutiziĝis kaj la Virgulino Maria malmemoris sian precizan respondon al la anĝelo, kaj Gabrielo serĉadis lumon por legi la dian mondreversantan mesaĝon, kaj Dio povigis ĉiujn agi mirakle? La publiko klare aŭdis nur tra hope kaj malsalte. Direndas ke la patro de la Babelturo troinfluis la lastan parton, eĉ la tutan improvizaĵon.
   Ĉar, pro manko de io ajn honta, neniu ruĝigas pro honto, la spektantaro ridis kune kun la kapela anĝelaro kaj kun doma fratinaro.
   Paola Ambrosetto, reĝisore moviganta la maskularon, certe montris posedi kapablon kaj iniciaton enscenejigi, kaj scenarigi, ĵus ŝi apenaŭ disponas je tempo trejni sian okazan trupon, aliajn eventojn pli teatratigitajn, jam en preparo. Ĉu por la venonta kongreso?
2) Vidas fine la lumon la traduko, el la antikva greka, de la Letero de Klemento el Romo (skribaĵo de la unua jarcento p.k.) pretigita esperante de Armando Zecchin kun Luciano Mantaut kaj reviziita de Pierisa Cardone. Temas pri simplaj pensoj, signitaj ja de siatempa kulturo, en facila Esperanto, taŭga al memtreiniĝo pri la lingvo kaj la spiritaj aferoj. La 60-paĝa verketo kostas nur 2500 lirojn; el 150 ekzempleroj presitaj restas ankoraŭ 70: la enkasigita mono preskaŭ kvitigas la kontojn.
   Kial per ĝi ne regali amikojn neinkliniĝantajn al la legado?
3) Kiam nia pormesa renkontiĝo?... Dume por ĉiuj la Kristnasko kaj la nova jaro fariĝu eventoj ĝojoplenaj
Armando Zecchin



RICEVIAMO E... PUBBLICHIAMO

Dal Vaticano, 20 novembre 1998

SEGRETERIA DI STATO
PRIMA SEZIONE - AFFARI GENERALI
N. 441.500



      Illustrissimo Signore,
in occasione del ventesimo anniversario dell'elezione del Sommo Pontefice, Ella, a nome anche di codesta Associazione, Gli ha fatto pervenire fervide espressioni di augurio.
      Grato per l'attestato di devota vicinanza, il Santo Padre assicura un ricordo nella preghiera e, quale pegno di ogni desiderato bene, imparte a Lei ed ai soci la Benedizione Apostolica.
      Con sensi di distinta stima
dev.mo nel Signore
Mons. Pedro Lopez Quintana
Assessore
____________________________
Ill.mo Signore
Dott. SERIO BOSCHIN
Presidente U.E.C.I.
Via Eritrea, 8
31100 TREVISO



p.Raphael Mawanda
Treviso, 26 ottobre 1998

      Reverendo Padre
      Raphael MAWANDA
      Casa Generalizia dell'Ordine Cistercense
      Piazza del Tempio di Diana, 14
      00153 ROMA RM


Il Comitato Centrale dell'Unione Esperantista Cattolica Italiana (UECI) nella seduta del 4 settembre c.a., in occasione del 12° congresso UECI celebrato ad Arenzano (GE) dal 4 all'8 settembre 1998, ha dato facoltà al sottoscritto di destinare la somma di £. 1.000.000 (Un milione) a un missionario dell'Africa per l'alfabetizzazione.
... omissis...
Termino salutandola cordialmente...
Il Presidente dell'UECI
Serio BOSCHIN
(estratto)


Casa Generalizia dell'Ordine Cistercense
Piazza del Tempio di Diana, 14
00153 ROMA
Tel. 06.57170212
5 novembre 1998


Egreg. Serio Dr. Boschin
Presidente della Unione Esperantista Cattolica Italiana
Via Eritrea, 8
31100 TREVISO

Gentile Dr. Boschin,
ho ricevuto con molto piacere e gratitudine la sua lettera del 26 ottobre 1998 con la generosa offerta di £. 1.000.000 (Un milione) in assegno per l'alfabetizzazione nel mio paese Uganda.
Di certo Uganda ne ha molto bisogno in questo campo e noi come Chiesa locale abbiamo sempre fatto tutto per aiutare soprattutto i ragazzi più sfortunati ma con sempre il problema dei fondi. Un'offerta quindi come la vostra oltre essere un segno concreto del vostro amore senza confini, darà nuova luce e speranza almeno a quattro ragazzi per due anni.
Adesso mi metto in contatto con l'Uganda per poi poter darVi un rapporto concreto dopo, di ciò che avranno fatto questi soldi. Sarà mio desiderio conoscere quanto possibile la lingua internazionale pianificata esperanto, e già La ringrazio per l'offerta del messale in lingua esperanto e altro materiale. Non so ancora di poter venire nella sua parrocchia per Natale, comunque spero che avremo sempre modo di incontrarci.
Colgo l'occasione per salutarLa cordialmente e di nuovo ringraziarLa vivamente per l'offerta. Ricordandola nelle mie preghiere,
Raphael Mawanda Sac.



HOMILIO DE MONS. GIOVANNI BALCONI
Seconda domenica d'Avvento del rito ambrosiano


Laŭ antikva tradicio, la azenido, kiu portis Jesuon en Jerusalemon, jam konis Jesuon. Temus pri la sama azenido, kiu staris en la groto de Betlehemo, kiam Jesuo naskiĝis. Ĝi miris, vidante la malriĉecon de Jesuo, kaj ĝi ĉiam meditis: ĉu mi povos iam ion fari por li? Kiam la alsenditaj Apostoloj malligis ĝin, ĝi elkore ĝojegis: fine ĝi povos helpi sian Jesuon. Ĝi delikate kaj honormontre prenis lin sur sian dorson, kaj per siaj grandaj okuloj signis al la vojirantoj, por ke ĉiu festu pro la benata Reĝo, kiu venis en la nomo de la Sinjoro.
Ĉiu el ni, do, devus partopreni en la naskiĝo de Jesuo laŭ sia propra personeco.
La vera problemo estas, ke ni estu disponeblaj je la alveno de la Savanto, kaj ke ni ĵetu la vestaĵojn de niaj koroj sur la vojon dum Jesuo alproksimiĝas.
La azenido ne estis proklamita sanktulo;neniu starigis al ĝi statuon; relikvon pri ĝi ni ne havas.
Tagore skribis:
Tiu, kiu deziras fari bonaĵon estas, kiel tiu, kiu staras antaŭ la pordo kaj frapadas; tiu, kiu amas, trovis la pordon malfermitan.
Mi amas Jesuon senprofite, nur plen-ame kaj inteligente.
En la romano "La fonto de Romo", skribita fare de Gertrud von de Fost, pri la fina konfeso de Hildegarda, ni legas:
"Dio parolis al ni ne nur kiel Amo al la amo, sed ankaŭ kiel inteligento al la inteligento.
Li lumigis mian menson, suprenigas ĝin en la preĝo.
Dio volis mian tutan personan liberan sindediĉon.
Dio kuniĝas kun la animo ĝis la maksimumo, sed li ne preterpasas la maksimuman limon.
Nur la animo devas tiun preterpasi.
Jen, en tio kuŝas la afero: la plej terura kaj ne konceptebla: ĝis hodiaŭ mi ne preterpasis la limon; mi rifuĝis ne per "ne" klara kaj firmdecida, sed per iu "jes" ne sufiĉa.
Ĉien penetras la sablo, kaj ĉion ĝi kovras.
Ĝis antaŭ ne multaj jaroj la tre granda amfiteatro kaj la tre bela hipodromo de Tiro kuŝis sablo kovrite.
Pri ili perditaj estis ĉiuj spuroj , ĝis kiam la arkeologoj ilin malkovris.
Ni lasu for de ni la sablon de la dubo, de la inerteco, de la torporo, de la senentuziasmiĝo.
1)La popolo kondukis la azenidon al Jesuo Alproksimiĝu do ni al Jesuo.
Estas necese, ke iu gvidu la azenidon, por ke ĝi eniru en Jerusalemon.
Kial vi forfuĝas de vi mem kaj de la realaĵo?
Kial vi serĉadas viajn fantaziaĵojn, viajn revojn, viajn iluziojn?
Kial vi ne faras tion, kio estas esenca por vi?
Kio estas la kialo de via vivo?
Viro portis sian edzinon al la preĝejo, ĉar li volis komplezi al ŝi.
Li estis skeptika kaj senvola.
Oni kantis:
"Prenu vi ĉi tiun kandelon. Ĝi estas la fido. Pasigu ĝin".
Ili pasigis unu al la alia la kandelon, signon de fido. Kiam li atingis liajn manojn, li sentis sin kvazaŭ fulmotrafita: la fido, tiu fido,.kiun li rifuzis, estis en liaj manoj kaj lin lumigis, kion li donu al sia proksimulo? Ŝanĝiĝis lia vivkonduto kaj li piene konvertiĝis.
2) La popolo sidigis Jesuon sur la azenidon.
De tempo al tempo, iu volas anstataŭi Jesuon. Sed Jesuo estas la nura Savanto.
Iu iris ĝis la paradizo. Li frapis la ĉielan pordon.
Elinternis demandanta voĉo: "Kiu vi estas? Kio estas via nomo?"
"Mi estas", li respondis.
Denove la voĉo elinterne diris; "Mi bedaŭrindas, ĉi tie ne estas loko por du. Ĉi tie nur Dio loĝas, kaj tiuj, kiuj havas la nomon de Dio".
3) La popolo laŭte laŭdis Dion pro ĉiuj liaj potencaĵoj.
Ne tro malproksime de Tel-Avivo, pastro Bruno Hussar fondis vilaĝon laŭ nomo Nevé-Shalon, kaj tie vivas kune: Kristanoj, Hebreoj, Araboj. En la nomo de Kristo, pastro Bruno ĵetis semon de paco.
Prikonsideru vi, kion signifas, kredi!
Veninte de Konstantinopolo, kie troviĝas Apokrisario, kiu estis la ĉefo de la diplomatia delegacio, Gregoro la Granda vidis sur placo de Romo kelkajn sklavojn altajn, blondajn, sveltajn, "Ili estas Angloj", iu diris al li. Ne Angloj, respondis Gregoro, sed Anĝeloj ili estas. Kaj tre multe li klopodis, cele ke la evangelio predikata estu inter la Angloj.
Ekzistas la historio de la persona vivo;
Ekzistas la historio de la persona animo:
Kaj ekzistas la historio de la persona animo en Kristo.
Jesuo malkovriĝas, manifestiĝas, venu ĉe nin; Kial ni ne devus kun li renkontiĝi?
Milano, 21/11/98



CI HA RICONCILIATI CON LA SPERANZA
23 maggio 1998: La Visita Pastorale di Giovanni Paolo II sarà sempre viva nei cuori dei vercellesi


(Dal bollettino parrocchiale della Cattedrale di Vercelli)

   Ho ascoltato ormai infinite volte la voce di Papa Wojtyla. È un magistero ricchissimo il suo, risuonato in tutte le longitudini e latitudini del mondo. È una parola caduta sui terreni più diversi: dell'accoglienza e del rifiuto, dell'entusiasmo e dell'interpretazione distorta, della riconoscenza e dell'indifferenza. Esattamente come quella gettata duemila anni or sono nelle contrade della Galilea. Un segno di contraddizione. Né poteva essere diversamente.
   Ma ancora una volta, e forse più di altre, "ciò che è" questo Papa, grida più forte di "ciò che dice". Ci sono infatti delle persone singolarmente capaci di evocare, di indicare qualcun altro, di parlar con silenzio, con il loro modo di essere. E Giovanni Paolo II è entrato ormai nel circuito misterioso di questa comunicazione che va oltre l'emozione immediata; apre le porte del cuore e comunica con il Mistero.
   Anche a Vercelli ho potuto cogliere ancor più intensamente la ricchissima personalità di questo Papa, capace di comporre aspetti apparentemente diversi e persino distanti.
   Da una parte l'uomo delle folle, dalle mani protese a stringere le mani infinite dell'umanità. Anche a Vercelli Giovanni Paolo II ha stretto e baciato mani e volti di bambini e di adulti, di sani e di sofferenti. In filigrana ha intravisto la scena evangelica delle folle variopinte in assedio di Gesù. Da una parte ancora i gesti di un Papa riconosciuto come un grande leader, un comunicatore forte e coraggioso.
   Ma dall'altra, appunto, l'altro volto di papa Wojtyla: il suo essere costantemente a contatto con il Mistero; il suo sguardo immerso nell'orizzonte raccolto di Dio, i suoi lunghi silenzi, la sua preghiera quasi ininterrotta, il suo celebrare lento, non disturbato da niente e da nessuno, il suo comunicare con Dio, giorno e notte.
   Da una parte l'immagine-ricordo di un Papa forte, sportivo e ancor oggi di un Papa planetario, con programmi da capogiro per raggiungere i popoli della terra. Forse nessuno, nella storia, ha dato visibilità all'itineranza della chiesa missionaria nel mondo come questo pontefice; e ciò per gridare l'unica grande verità con cui è chiamato a misurarsi ogni uomo: Cristo è l'unica necessaria risposta alle speranze del mondo.
   Ma, dall'altra parte, oggi questo gigante è diventato un segno delle tragedie umane, quasi una sindone vivente; ferito, provato, incurvato, sofferente, vacillante. E tuttavia sempre proteso verso la gente, i senza voce, gli ultimi della terra. Non c'è calvario umano su cui Karol Wojtyla non sia salito; non c'è tragedia a cui non abbia dato voce.
   Questa figura di Papa indomito è diventata un segno che tutti vogliono vedere e sanno capire; di fronte a cui molti, moltissimi restano attoniti, pensosi e commossi.
   Ancora: da una parte, un Papa che ha toccato come pochi, forse nessuno, i due punti della parabola umana: un Papa giovanissimo si diceva venti anni fa; un Papa anziano si ripete oggi. E tuttavia un uomo capace di riconciliare i giovani con la speranza, e persino con la Chiesa. "Tu sei il nostro futuro"! gli hanno gridato a Parigi. Un uomo che ai giovani dice parole vere, senza demagogia; parole esigenti. Un Papa che ripropone il vangelo "stile glossa" i giovani lo applaudono, ne scandiscono il nome e lo guardano come ad un profeta, ostinatamente fedele, sulle rotte del millennio che verrà.
   Certo sarà sapiente rileggere, rimeditare quanto Giovanni Paolo II ha detto ai Vercellesi, alla città, alla gente, ai giovani alla chiesa di Eusebio.
   Ma soprattutto sarà importante conservare nella memoria, anzi nel cuore, l'immagine-segno di questo Papa: perché ormai "ciò che è", grida più forte di "ciò che dice".
   E mi pare che i Vercellesi abbiano colto questo messaggio. Ho avvertito che il cuore di Giovanni Paolo II ha parlato al cuore dei Vercellesi. L'ho colto nel sorriso, nelle grida, negli applausi, nelle parole, nelle lacrime e nell'entusiasmo di tanta tantissima gente. E come non essere grati a Dio?
P. Enrico Masseroni
arcivescovo



NORME ASSOCIATIVE E QUOTE INVARIATE PER IL 1999

L'Unione Esperantista Cattolica Italiana (UECI) è sezione della Internacia Katolika Unuiĝo Esperantista (IKUE), pertanto ogni associato dell'UECI è contemporaneamente socio dell'IKUE.

LE QUOTE PER L'ANNO 1999:
Associato ordinario £. 25.000
Associato giovane £. 12.500
Associato familiare £. 12.500
Associato ordinario con Espero Katolika £. 60.000
Associato giovane con Espero Katolika £. 30.000
Associato sostenitore £. 50.000
Associato vitalizio £. 500.000
Associato sostenitore con Espero Katolika £. 120.000
Associato vitalizio con Espero Katolika £. 1.200.000
Solo abbonamento a Katolika Sento £. 12.000
Solo abbonamento a Espero Katolika £. 35.000

N.B. Katolika Sento è inviato a tutti gli associati, tranne che ai familiari.

• È associato giovane chi non ha superato i 25 anni

È associato familiare chi convive con altro associato.

Per l'abbonamento all'estero aggiungere lire 5.000 per spese di spedizione.

Specificare nella causale del versamento la categoria dell 'associato, l'anno di nascita dei giovani, l'esatto indirizzo per il recapito del periodico K.S., la destinazione di eventuali offerte.

• I gruppi locali con almeno 10 soci trattengono 4.000 lire per l'associato ordinario e 2.000per l'associato giovane o familiare, mentre la quota dei soci individuali va interamente all'UECI.

Per gli eventuali amici o simpatizzanti dell'UECI è sufficiente inviare la somma di lire 10.000per ricevere materiale informativo sulla vita

dell 'Associazione.

I versamenti vanno fatti sul C.C.P. n. 11129475 UECI, viale C.Zavagli 73, 47900 RIMINI


NI PREĜU KAJ... LABORU

   Il nostro presidente Boschin mi sollecita a scrivere qualcosa sulla mia attività a favore dell'Esperanto. Due passaggi dell'ultimo numero di "K.S." mi hanno convinto ad accettare la sollecitazione.
a)... "Mons. Balconi puntualizza che molti di noi mancano di aspetto culturale... L'impegno più importante è perciò quello culturale nella ricerca della verità" (pag.3).
b) quello di Maria Teresa Campiani Boragini mi ha profondamente emozionato. "Sarebbe tanto bello se una nuova vita soffiasse su noi esperantisti, ...e ci rendesse veramente capaci di comunicare con il mondo, facendoci uscire da questa comoda cerchia, nella cui atmosfera senza turbamenti noi ci aggiriamo protetti, come i grandi pesci, tranquilli e inoffensivi... (pag. 4). Un vero pugno nello stomaco, doloroso, ma ci voleva!... Grazie, signora! Per aver detto cose simili con altre parole, aver cioè sollecitato l'UECI a tirar fuori le unghie anche con il mondo cattolico, ho passato ore molto amare col presidente Mario Sola. (Gli iscritti all'UECI non sono stati informati di questo, e forse non è stato un bene. Ma ora il dibattito è aperto da una signora che con parole gentili dice cose "forti". Grazie).
Ecco ciò che accade a Riese Pio X e... dintorni.
1) Il corso di aggiornamento per docenti, approvato dal Provveditore di Treviso (come riferito dal presidente Boschin, ultimo numero di K.S., pag. 6 ha avuto un "fratello gemello" qui a Riese. Mi spiego meglio, perché questa esperienza potrebbe essere utile anche in altre parti d'Italia, se ci saranno esperantisti-insegnanti, che vorranno ripeterla magari migliorandola. Ho chiesto e ottenuto di "duplicare" il corso a Riese perché, conoscendo bene l'ambiente e la situazione degli insegnanti temevo che difficilmente essi sarebbero andati a Treviso dalla "lontana periferia (2x35 chilometri...): costi, difficoltà di parcheggio, un po' di "pigrizia" e (temo!) il fascino perverso "del detto" "tanto c'è l'inglese!" li avrebbe fatti restare a casa. Così ho preso il coraggio a due mani e... ho fatto il giro di tutte le scuole della Castellana, domandando ai Direttori Didattici e ai Presidi che, fortuna da non poco, conosco tutti personalmente, mi facessero incontrare i "loro" collegi dei docenti. Il che è avvenuto: ho parlato a molte decine di insegnanti. I risultati sono questi (buoni o no, non so dirlo: dipende da tante cose, ma - vista la realtà -forse non sono troppo cattivi: 7 insegnanti stanno frequentando il corso! Per togliere ogni alibi ai "pigri" e per aiutare i docenti impegnati in servizio, ho "sdoppiato" il mio corso in due località: Riese (al martedì) e Castelfranco Veneto (al giovedì). Più di così... Al principio gli aderenti erano 12, ma cinque si sono ritirati perché i responsabili scolastici hanno convocato riunioni di servizio proprio - guarda caso... - in quei giorni. Un fatto che deve farci riflettere sulle tante difficoltà di "entrare nella scuola". C'è qualcun altro che riprende il mio discorso? Non possono bastare gli sforzi di due sole persone... Non so come andrà a finire: devo dire che ho "scoperto" alcuni "campioni" fra i partecipanti! Ciò mi fa bene sperare: la speranza è, per noi, quasi "fatale" (o no?).
2) Una seconda esperienza, che potrebbe andare molto lontano, è in corso, dopo un vero colpo di fortuna. Un simpatico giovanotto che fa il conduttore di una radio locale ("Radio Luce", che bel nome), avendo "sentito parlare di Lino che insegnava esperanto", mi ha telefonato per un'intervista.
Detto, fatto, l'incontro che doveva durare 25 minuti è durato più del doppio. Ho ricevuto telefonate di curiosità, e qualcuna davvero commovente. La storia continua: quella radio mi sta organizzando un incontro con un gruppo di giovani... Chissà, a Dio piacendo, che non si tratti di una "svolta" che potrebbe diventare una (piccola) "valanga"... A proposito! Di radio "locali" ce ne sono tante in giro per l'Italia!... Non sono (credo) delle fortezze inespugnabili... perché non provare?! Molte sono di "ispirazione cattolica"... Usciamo, con coraggio e fantasia, dalla nostra "atmosfera senza turbamenti.. . come i grandi pesci tranquilli e inoffensivi... (cara Maria Teresa, continui a scrivere!) Usciamo in mare aperto! È vero che bisogna pregare tanto, ma è anche vero che "la fede senza le opere"... Usciamo dalla nostra torre d'avorio! Diamoci una mossa, cari amici! Il tempo lavora contro di noi, se stiamo fermi.
Carlo Pellizzari



RADIO VATICANA
Ascoltiamo Radio Vaticana in esperanto
dal 15 ottobre 1998 3 voltealla settimana
sempre alle ore 21,20; durata 9' 20"
DOMENICA: Onde medie: 527 e 1530 kHz.
Onde corte: 4005 e 5880kHz.
MERCOLEDÌ e GIOVEDÌ:
Onde corte:7250 (41.37 m.), 9645 (31.10 m.) kHz.

Per ricevere "gratis" il bollettino semestrale dei programmi scrivete a:
RADIO VATICANA -
ESPERANTO-REDAKCIO
SCV-00120 CITTÀ DEL VATICANO



13° CONGRESSO DELL'UNIONE ESPERANTISTA CATTOLICA ITALIANA (UECI)
L'AQUILA (Abruzzo) 3 - 7 SETTEMBRE 1999


Tri UECI-aninoj Il programma sarà reso noto in Katolika Sento di Gennaio - Febbraio 1999. Alloggio per tutti i partecipanti presso L'Istituto Salesiano San Giovanni Bosco Viale S.G. Bosco n° 6 67100 L'AQUILA.

QUOTA DI ISCRIZIONE
Lire 35.000, ridotta a 25.000 per i giovani di età non superiore a 25 anni. La quota dà diritto alle pubblicazioni e alla partecipazione a tutte le fasi del congresso.

SISTEMAZIONE: VITTO E ALLOGGIO
La sistemazione è prevista presso l'Istituto suindicato che è dotato di camere singole e doppie tutte con servizi.



QUOTA PER ALLOGGIO E VITTO A PERSONA

   
In camera
entro il 31 marzo entro il 30 giugno dal 1° luglio in poi
□ singola 260.000 280.000 310.000
□ doppia 220.000 240.000 270.000

N.B.: La quota comprende la pensione completa dalla cena del giorno 3 al pranzo del giorno 7 settembre, incluse le bevande ai pasti. Per l'iscrizione e la prenotazione alloggio utilizzare la scheda qui a lato o sua fotocopia.


SCHEDA DI ADESIONE E PRENOTAZIONE
13° CONGRESSO DELL'UNIONE
ESPERANTISTA CATTOLICA ITALIANA
L'AQUILA 3 - 7 SETTEMBRE 1999
NOMO___________________________________________________________
ANTAŬNOMO______________________________________________________
STRATO_________________________________________________________
POŜTKODO________________________URBO___________________________
LANDO_____________________TELEFONO_____________________________
NASKIĜDATO (por junuloj ĝis 25 jaroj)__________________________
□ Ho versato la quota di iscrizione £. 35.000
   (£. 20.000 per i giovani fino ai 25 anni)
□ L'acconto per sistemazione alloggio (£. 30.000)
□ Ho versato un contributo per il congresso di £......
Desidero alloggiare
□ in camera doppia con_________________________________________
□ In camera singola

In data_______________ho versato la somma di £.________________
sul C.C.P. n° 11129475, intestato: UECI,
viale C. Zavagli 73, 47900 RIMINI


DATA_____________________FIRMA_________________________________

N.B.: Inviare la scheda di adesione a:
Segreterìa UECI via Eritrea 8, 31100 TREVISO



COMITATO CENTRALE UECI
Presidente: Serio BOSCHIN, via Eritrea 8, 31100 Treviso, tel.-fax 0422-235381
Segreteria e cassa: via Eritrea 8, 31100 Treviso, tel.-fax 0422-235381
Vice presidente e incaricata giovanile: Paola AMBROSETTO, via Emo, 9/C, 30173 Mestre (VE), tel. 041-5341532 - fax 041-612516
Consiglieri: don Duilio MAGNANI (segretario per l'informazione), viale C. Zavagli 73, 47900 Rimini, tel.-fax 0541-26447; Antonio CAPPELLO, via A. Colombo 6,13100 Vercelli, tel. 0161-392707 - fax (di sera) 0161-257262; Giovanni CONTI, via F. Filzi 51, 20032 Cormano (MI), tel. 02-66301958 - fax 02-66302110; don Mario GERMAN, via Canepa 57 - frazione Canepa, 16030 Sori (GE), tel. 0185-700567 (internet: marger[helico]split.it); Marsilio GUAZZINI, via del Fante, 29 - 47900 Rimini - tel. 0541-23996; Carlo SARANDREA, via di Porta Fabbrica 15, 00165 Roma, tel.06-661805-fax 06-632839
Assistente Ecclesiastico: mons. Giovanni BALCONI, p.zza Duomo, 16,20122 Milano, tel. 02-878014, 02-8556274
Grafica e impaginazione di Katolika Sento: Mario GUILLA, via Benadir 62,13100 Vercelli, tel. 0161-259397