Enhavo:
Mi è venuta sotto gli occhi la bella poesia di padre Giacinto Jacobitti qui riprodotta, che è accorata invocazione di salvezza e insieme canto di giubilo per la nascita del Salvatore. Probabilmente sulla Palestina dell'Avvento di duemila anni or sono si stendeva un'atmosfera qual è quella che avvolge il mondo odierno: c'è stanchezza nelle anime e inquietudine nelle menti; prevale una diffusa delusione, frutto di grandi illusioni. Sono passati anni dominati dai potenti persuasori: i mezzi di informazione e la pubblicità hanno condotto una accanita battaglia contro i cosiddetti "tabù invecchiati", contro le convenzioni antiche, le regole della morale, gli orizzonti religiosi. Promettevano un'età nuova, il benessere, la felicità. Ed ora, invece, ecco il disorientamento, la perdita dei significati, la mancanza di valori e, al fondo, l'insoddisfazione. Il mondo ha distribuito con abbondanza le sue menzogne facendo apparire idoli luccicanti che, come dice il salmo, sono "argento e oro, opera delle mani dell'uomo". Le ricchezze materiali nascondono enormi povertà dello spirito, le apparenze affascinanti sono sovente fragile guscio del nulla, mentre abbondano le malattie dell'anima. Se la cronaca svela le riprovevoli aberrazioni morali del nostro tempo, restano celate le ben più numerose meschinità quotidiane conseguenti a compromessi morali entrati nella regola di vita della massa dei cittadini. "Stillate dall'alto, o cieli, la vostra rugiada e dalle nubi scenda a noi il Giusto...". Venga il Giusto, venga il Salvatore nel mondo dell'abbondanza che L'ha voluto estromettere, ed ha visto allontanarsi la Salvezza. E nel mondo della miseria, sparso fuori d'Europa, ma presente anche in cellule diffuse entro il corpo ben pasciuto del nostro continente, venga il Salvatore a riproporre il suo messaggio di giustizia e di amore. Venga il Cristo, a donare la vera libertà ed a mostrare la via di una gioia non illusoria. Venga a riconfermare quell'insegnamento la cui attuazione è garanzia di serenità personale e di ordine sociale. Venga ad ispirare un agire rivolto al bene di chi ci circonda e rinforzi in noi, esperantisti cattolici, il convincimento della bontà del nostro ideale e della validità dell'azione rivolta a diffondere il messaggio evangelico attraverso quel prezioso strumento che è la lingua internazionale.
Mario Sola
L'ing. Leo Franzoni, in occasione della celebrazione della Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali ha indirizzato al Presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali la lettera che riteniamo meritevole di essere qui riprodotta. Eccellenza reverendissima, in vista della Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali, mi sia permesso richiamare la Sua attenzione sui disagi che provoca nei fedeli l'assenza di una vera lingua internazionale e sulla possibile soluzione di tale problema.Questi disagi sono particolarmente avvertiti, ad esempio, quando, pellegrini in Roma, si partecipa ai riti celebrati dal Santo Padre il quale, appunto per la mancanza di una lingua comune, è costretto a rivolgersi ai suoi figli, in sequenza, in varie lingue. Quando poi ci si trova all'estero, ben difficilmente capita di poter partecipare ad una celebrazione eucaristica in un linguaggio comprensibile. La Chiesa Cattolica, la quale fino a poco tempo fa disponeva sostanzialmente di un'unica lingua liturgica -quella latina- preso atto che i fedeli ormai non erano più in grado di comprendere la lingua di Cicerone, giustamente ha introdotto l'uso delle lingue nazionali. Con ciò essa ha risolto alla radice il problema della lingua a livello locale ma nel contempo ne ha suscitato uno ancora più grave a livello di Chiesa universale, proprio nel momento in cui -come mai in passato- essa si apriva al mondo intero. Ebbene, come risolvere questo problema? La soluzione ideale consiste nell'adottare, come unica lingua internazionale, un idioma che non discrimini, per ragioni morali e per non suscitare pericolosi nazionalismi, e che sia razionale per essere di facile apprendimento e quindi alla portata di tutti. "Rebus sic stantibus" non mi pare che esistano alternative all'esperanto. Questa soluzione libererebbe la scuola dall'attuale artificioso fardello costituito dallo "studio del maggior numero possibile di lingue straniere" per l'assenza di una vera lingua internazionale. Si aprirebbero così ampi spazi negli orari scolastici per un ritorno generalizzato del latino non come lingua viva -per le sue ben note difficoltà grammaticali- ma come disciplina di impareggiabile valore culturale e perché lingua comune dell'Europa medievale. Concludendo, si può affermare che il latino e lo "studio del maggior numero possibile di lingue straniere" sono alternativi, mentre latino ed esperanto possono essere complementari. Pertanto un approccio allo studio dell'esperanto, a cominciare dai seminari e dalle scuole cattoliche, renderebbe possibile il ritorno del latino ed avvierebbe a soluzione il millenario problema della lingua internazionale che dai tempi della torre di Babele affligge l'umanità. Con filiale devozione.
ing. Leo Franzoni
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Il 17 ottobre, alla vigilia del giorno del suo 64°
compleanno, la Segretaria dell'UECI Franca
Concina è stata accolta nella Casa del
Padre. Innanzitutto la sua Fede. È commovente ed insieme edificante quella sua dichiarazione di certezza nella resurrezione finale e nel futuro ritrovarsi, dentro la luce divina, di tutti coloro che si sono voluti bene. È la Fede che l'ha portata alla testimonianza ed all'azione cristiana, specie nel movimento cattolico esperantista. Quel saluto rivela anche il suo attaccamento alla lingua internazionale esperanto. ![]() E poi la prova d'amicizia. Aver voluto lasciare impresso un messaggio d'affetto, che è anche una manifestazione del desiderio di stare ancora insieme, in una dimensione nuova, per godere della comunione di sentimenti nella felicità piena del mondo ultraterreno, è dimostrazione squisita di quella sensibilità che Franca aveva dimostrato in tanti modi ed in molte occasioni. I suoi slanci, in cui talora si mostrava il carattere forte e deciso, facevano sempre prevalere l'attenzione premurosa all'altro esprimendosi in gentili segni di delicatezza tutta femminile. Arrivederci, dunque, Franca. E, in attesa di quando tutti e tutto saranno ricapitolati in Cristo, dal Cielo prega per gli esperantisti che proseguono nel cammino da te percorso con amore e dedizione. Alla cerimonia funebre celebrata a Torino il 21 ottobre erano presenti numerosi esperantisti; tra loro una rappresentanza dell'UECI. È stato pregato il "Padre nostro" in esperanto, recitato ancora davanti alla cappella funebre di Franca Concina a Confienza, suo luogo natale, dopo le brevi parole di quell'amico esperantista che l'ha assistita con dedizione negli ultimi mesi, al quale va espressa profonda riconoscenza.
De kelkaj jaroj mi partoprenas fidele en la UECI-kongreso. Laste UECI intencis premii la gejunulojn kiuj agas en la katolika medio pere de esperanto. Mi estis bonŝanca. Do ĉi-jare mi havis la eblecon partopreni, la unuan fojon, en la Internacia Ekumena Esperanta Kongreso en Szombathely. Pri la etoso, mi jam imagis. Mi kutimas partopreni religiajn renkontiĝojn, katolikajn, kaj kelkajn ekumenajn en mia urbo Venezia Mestre. Renkontiĝo kun homoj, samtempe kristanoj kaj esperantistoj, estas la plejbona! "Jen kiel bone kaj ĉarme estas, se fratoj vivas kune!" (Psalmo 133). Dimanĉe, dum la inaŭguro de la kongreso, ĉiuj landanoj prezentis sin kaj sian respektivan eklezion. Ni estas katolikaj, Reformaciitoj, Luteranoj, Metodistoj, Adventistoj, Ortodoksoj, Pentekostanoj, Baptistoj, Anglikanoj. Pastoro Adolf anoncis la malfermon batante per martelo sur la tablo. Matene estis la Ekumena Liturgio, dum posttagmeze ni vizitis tri preĝejojn: la Luterana, la Reformaciitan kaj la katolikan Katedralon. En ĉi-lasta okazis la katolika Sankta Meso, kiun ankaŭ la protestantoj ĉeestis. Dum la semajno multaj kontribuis per prelego: pri la ĉeka muziko, pri la sanktuloj en Hungario, pri la militoj kontraŭ Hungario, pri la Kreado komparante Genezon kun Johano, pri ekologio, pri Pinokjo laŭ kristana vidpunkto "kontraŭ Majstro Ĉerizo", pri ekumenismo en Rumanio pere de film-prezentado. Sinjoro Sigfried Kruger diskutis la temon "Justeco kaj paco", kaj pretigis tradukon de la kulpokonfeso de Stuttgart. Tre interesa kaj grava estis la prelego de la pola katolika sacerdoto Josefo Zielonka, pri la temo "Repaciĝo - Ni pardonas kaj petas vian pardonon". Li meditis pri la vortoj de la Patro Nia, pensante al Jesuo, perfidita, pendanta sur la Kruco. Pensigis, pri hipokriteco, la vortoj de Judaso "Ĉu eble mi, Rabeno?". Pastro Josefo kuraĝe venis al la origino de la disiĝo de la Eklezio. Jesuo antaŭvidis nian pekemon, kaj en la Eŭkaristia preĝo li preĝis la Patron: "ke ili estu unu". Sed ĉiu senkulpigas sin pri la disiĝo de la Eklezio, serĉas alian kulpulon, kaj la disbatiĝo de la Eklezio daŭras. "Dum la lasta papa vizito en Berlino, la protestantoj postulis, ke li senkulpigu Martenon Luteron. Tion la papo ne faris, opiniante, ke tio estus aprobo de la eklezia disbatiĝo kaj kontraŭ la preĝo de Jesuo: Patro Sankta...konservu en via nomo tiujn, kiujn Vi donis al Mi...ke ili estu unu tiel same, kiel Ni... kaj por ili Mi oferdonas Min mem. Karega mia frato Marteno! Vi certe estas nune inter ni. Ĉu vi hodiaŭ same pensas, kiel vi pensis en la 1517-a jaro? Mi ne senkulpigas la Katolikan flankon. Ĝi ankaŭ estis kulpa, sed ĉu via medikamento ne estis pli malbona ol la malsano mem?" Ni ne kulpas pri la disiĝo de la Eklezio. Sed se ni aprobas la disiĝon, aŭ faras nenion por unuiĝi, ni jam estas kulpaj. Patro Zielonka kondukis al la celo de nia Ekumena Kongreso: ripari la reformacian disbatiĝon. Kaj li ripetis la vortojn de la papo Johano Paŭlo II en Berlino (23.06.1996): "Se ni komune kulpis, nune ni kune ekgenuu antaŭ la krucumita Jesuo, petante Lian mizerikordon, kaj provu laŭeble ripari la ŝuldojn. Nur tiam ni rajtos kune reciti la preĝon de la Sinjoro: Kaj pardonu al ni niajn ŝuldojn, kiei ankaŭni pardonas al niaj ŝuldantoj". Krom la prelegoj, ni diskutis en 4 laborgrupoj. Mi elektis la grupon pri ekologio, kiu cetere rilatas la temon de la kongreso: "Konservi la Kreitaron". Ni rimarkis, kiel diris la prezidanto de la Hungara Esperanto Asocio kaj Vicministro de medioprotektado pri la hungara ekologio, ke nepras agi emocie, ne racie; tio estas per amo, ne per devo. Ni prenis kiel ekzemplon Sanktan Franciskon el Assisi, kaj lian "Kanto de la kreitaĵoj". Laŭ la kristana vidpunkto ni amas la naturon, sed ne adoru ni la kreitaĵojn kiel oni faras en kelkaj religioj; ni laŭdas Dion kiu estas la kreinto, respektante liajn faraĵojn. Ĉiutage post la matena preĝo ni kantis longe. Pastoro Adolf instruis nin, tiel ke ni sukcesis kanti eĉ kvarvoĉe. Vespere la hungara ensemblo distris nin. Junaj studentinoj kantis ciganajn kantojn sen helpo de muzikiloj, kaj surprizis nin kantante strofon en esperanto. Belan ekskurson ni ĝuis merkrede en mezepoka urbo Koszeg, kaj en la granda kuracbanejo en Buk. Tie ni banis nin intencante naĝi; sed ne eblis, oni povis nur sidi ĉar la akvo-nivelo ne estas sufiĉe profunda. Forta momento kiu speciale tuŝis min estis la Ekumena Diservo, ĵaŭde vespere. Oni Celebris, kaj katolike kaj protestante, en la sama altaro. La altaro estis dividita je du partoj, tiel ke oni povas celebri paralele. Kelkaj kantoj kaj preĝoj -tiom kiom eblas- estis komunaj. Dum la Eŭkaristio, ni dividiĝis je du vicoj, por ricevi la Komunion aŭ la Sanktan Manĝon, laŭ diversa kredo. JEN KELKAJ PERSONAJ IMPRESOJEco de la esperantistoj estas havi mil iniciatojn. Esti vulkanecaj. Ankaŭ la plej maljuna. Esti juna kiel fluganta aglo. Tio rimarkeblas per iliaj kantoj, iliaj spritaĵoj, iliaj sportemaj vestoj kun sloganoj, iliaj skeĉoj, iliaj dancoj.Popoldancoj. Grava rendevuo post la tagmanĝo. Legante la tagan programon, mi imagas hungarojn, kiuj per antikvaj popolaj vestoj, dancos folklore antaŭ ni. Ne: la dancistoj estas ni. Instruistino rapide instruas kelkajn paŝojn, kaj ni ne povas malrapidi, ĉar la muziko ne atendas. Eĉ se ni eraras, ni devas daŭrigi. Laŭ unu flanko la viro, laŭ la alia la virino, viciĝas ronde unu paro post la alian. Kiam la muziko ŝanĝiĝas, ŝanĝo de la kavaliro. Do la damoj ĉiam dancas kun alia kavaliro. Bedaŭrinde unu horo forflugas. La popoldancoj kuntrenas egale kaj la knabinojn kaj la maljunulojn. Kaj ne kutime junaj kaj maljunaj homoj renkontiĝas kaj amuziĝas kune. Ankaŭ tio estas ekumenismo. Se oni ne interkomprenas, se la junuloj apartiĝas kaj formas propran kulturon, tiel ke la gepatroj ne povas eniri, ili parolas obskuran lingvon. Tial, se junuloj kaj maljunuloj sukcesas komuniki, tio estas vera ekumenismo, kiel la profetaĵo: "Tiam virgulino gajos en la dancrondo, kaj kune ankaŭ junuloj kaj maljunuloj; kaj mi ŝanĝos ilian malĝojon en ĝojon. " (Jeremia 31,13). * * * Lasta tago: "adiaŭa vespero". Ĝi daŭras tre longe. Post la adiaŭa vespero, post la lasta preĝo, mi foriras el la preĝejo kun la gejunuloj, por reveni al nia studenta hejmo, al la lito. Ni malsupreniras la ŝtuparon de la preĝejo, kaj promenas tra la mallumo. "Ni ne enlitiĝos, ni kantos" iu diras "Ĉu vi ne estas lacaj?" demandas mi, kiu estis lacega. "Jes, lacaj, kompreneble... tamen noktmeze ni kantos. Religiajn kantojn". "Vi estas frenezaj -respondas mi- la tutan tagon ni kantis. Morgaŭ matene ni devos leviĝi frue por pretigi la valizojn kaj forveturi..." Sed hungaro invitas min kanti. Mi tute ne komprenas pri kio temas, aliflanke mi estas scivolema, kaj tre ŝatas kanti. "Mi venos ĝuste nur 10 minutojn -diras mi- sed kial, do, ni devas atendi ĝis noktomezo?' Fakte noktmeze, kvankam laca, mi vizitas la rendevuan ĉambron. Jam estas kelkaj gejunuloj, religia muziko el magnetofono parfumas la lokon kvazaŭ estus preĝejo, la lampo estas elŝaltita dum sur malgranda tablo lumas kandeloj, en la centro de la ĉambra sternita litkovrilo, kvazaŭ tapiŝo, kaj ĉirkaŭ ĝi estas la seĝoj. Hungara koreografio, kaj bone sukcesas. Mi elektas lokon apud la kandeloj, kiuj memorigas al mi ion ortodoksan. Knabeto fotas sin kun mi. Tio ŝajnas al mi eble maloportuna, sed samtempe agrabla memoraĵo. Mi alvenis tien kiel oni iras al datrevena testo: la antaŭan vesperon fakte ĝuste en tiu-ĉi "rendevua ĉambro" ni festis la 18-an naskiĝdatrevenon de hungarino kiu loĝas en mia kvarlita ĉambro. Tamen nun mi komprenas ke la afero estas serioza. Junulo elŝaltas la magnetofonon, kaj ni komencas. Ni rajtas kanti en nia nacia lingvo. Silento. Ni komencas per preĝo. En la nomo de la Patro, kaj de la Filo, kaj de la Sankta Spirito. Amen. Ni dankas la Sinjoron, pro la semajno kiun Li donis al ni. Ni laŭdas Lin, sed ne estas facile, precipe flanke de la gejnuloj, esprimi spontanean preĝon, kaj krome en esperanto Ni alvokas la Sanktan Spiriton, eble per kanto kiun ĉiuj povas kanti. Sed pli facile, unu kantas kaj la aliaj zumas. Estas nur la komenco. La internacie konatajn refrenojn de Taize' ni povas kanti ĉiuj, komence en la latina, poste en la hungara, sed finfine en la esperanta: jes, nun unu lingvo pli aldoniĝas al la jam riĉa vico de ekumenaj refrenoj! "Laŭdu la Sinjoron per ĉiuj lingvoj"- Tion ni faras. Kaj kantante kune, jen laŭ unu lingvo, jen laŭ alia, mi malkovras ke kelkaj kantoj de la Renoviĝo en la Sankta Spirito, kiel "Sankta Spirito, fajra Spirito, Venu", aŭ "Aleluja, kline ni adoru", havas la saman melodion en aliaj lingvoj, tiel ke ni povas kanti kune per ĉiuj idiomoj samtempe La preĝa renkonto disvolviĝas laŭ la stilo "karisma", per liberaj preĝoj kaj liberaj kantoj. Neoficiala renkonto, ekster-programa. Nun, se mi revenus hejme sen tiu ĉi lasta sperto, mi estus revenanta sen io. La kongreso estus malplena. Mankus la plej grava ingredienco: la libera preĝo. Kvankam ĉiam ni preĝas matene kaj vespere, antaŭ kaj post la mango, kaj abunde kantas, mi sentas neceson alvoki la Sanktan Spiriton, kiu gvidu ĉiujn kristanojn al la Vero. Mi bezonas senti min ne nur inter geamikoj, ne nur inter simpatiuloj, sed inter kristanoj. Plie profundigi la temon de la repaciĝo: jen la Ekumena Kongreso estas ĉefe pro tio. Do, resume, amikeco, kunlaboro, ĝojo inter ni estas, sincere; nun, oni pluiradu laŭ la vojo de dialogo kaj pardono.
Paola Ambrosetto
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Programma provvisorio
Domenica 31 agosto: Arrivo dei congressisti a
Roma. Ore 19: S. Messa. Interkona vesperoLunedì 1 settembre: S. Messa inaugurale (possibilmente, in S. Pietro) Inaugurazione ufficiale del Congresso Udienza dal Presidente della Repubblica Pomeriggio: Visita alle Basiliche sera: Rosario in Piazza S. Pietro Martedì 2: S. Messa. Prelego Pomeriggio: Visita alle catacombe ed alla città Mercoledì 3: Udienza dal Papa Pomeriggio: Partenza alla volta di Rimini Giovedì 4: Mattinata libera Pomeriggio: Assemblea dell'UECI ore 18: Diservo ecumenico e Liturgia cattolica ore 21: Fiaccolata in onore della Madonna e crociera in mare Venerdì 5: Assemblea dell'KUE Pomeriggio: Visita a S. Marino e ricevimento dai Capitani Reggenti ore 18: Liturgia greco-cattolica Serata libera Sabato 6: Mattinata libera per visite Pomeriggio: Eventuale continuazione dell'Assemblea IKUE o prelego Serata musicale Domenica 7: S. Messa. Chiusura ufficiale del Congresso Pranzo e partenze. Iscrizioni: Compilare e spedire la scheda di adesione insieme alla fotocopia della ricevuta di versamento. Alloggio: Gli iscritti riceveranno dall'organizzazione il modulo apposito. Approssimativamente è possibile fin da ora indicare in £. 195.000 il costo della mezza pensione per i tre giorni di permanenza a Roma, in camere a due e tre letti, e in lire 120.000 il costo della pensione completa per i quattro giorni di permanenza a Rimini, sempre in camere a due o tre letti. Ovviamente, per chi desidera alloggiare in camera singola l'importo è maggiorato.
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