Enhavo:
Un congresso lo si può definire sinteticamente in vari modi: anche per il congresso degli esperantisti cattolici si può descrivere con giudizi diversi l'insieme dei positivi aspetti che lo caratterizzano. A me piace riassumere così tutte le sue sfaccettature: il congresso dell'Unione Esperantista Cattolica Italiana è una festa. Festa di amicizia, di cultura, di intelligente svago, in aggiunta ai lavori tipicamente congressuali. Così è stato a Paderno, anche se un velo di tristezza ha avvolto i cuori dei presenti per la recente scomparsa dell'Assistente nazionale mons. Longoni e per la rammaricante assenza della segretaria Franca Concina. Il congresso svoltosi a Paderno del Grappa dal 6 al 10 settembre, con la diligente organizzazione del dott. Boschin e la collaborazione di altri esperantisti trevigiani -oltre all'apporto di vari esperantisti presenti ed anche di un assente, Carlo Sarandrea-, ha avuto le sue fasi culminanti nell'omaggio al patrono degli esperantisti cattolici S. Pio X a Riese, nella giornata trascorsa a Treviso e nell'appuntamento con l'arte di Canova a Possagno. L'incontro con il grande Papa Pio X nei luoghi che videro i suoi anni giovanili ha fatto sentire più vicino il protettore che aveva creduto nel futuro dell'esperanto. Treviso ha offerto la sua calma bellezza agli ammirati congressisti ed ha procurato due occasioni di religiosa sosta, nel santuario di S. Maria Maggiore e durante l'udienza concessa dal vescovo mons. Magnani. Possagno ha confermato, e svelato in tutta la sua grandezza, il genio di Canova. I congressisti si sono scambiati un arrivederci importante: l'anno prossimo il Congresso Nazionale si svolgerà in una grande cornice, inserito nel 50° Congresso dell'IKUE -l'organizzazione mondiale degli esperantisti cattolici- che si svolgerà tra le sedi di Roma e Rimini dal 31 agosto al 7 settembre. A quell'arrivederci è opportuno aggiungere un invito a quanti non erano presenti alla "festa" di quest'anno affinché possano, in una dimensione più ampia per la presenza di rappresentanti di molti Stati, godere di giornate ricche di eventi pienamente gratificanti.
Mario Sola
Non è facile parlare del Meeting di Rimini. Nella sua ormai lunga serie, quello di quest'anno è stato il 17° e, come sempre, ha costituito un punto d'incontro, di dialogo tra fede e cultura, con l'intervento di personalità di tutto il mondo. Il Dalai Lama, monaci giapponesi, islamici, politici, protestanti, ortodossi si sono avvicendati con cardinali, vescovi e con gli interpreti di testimonianze vive quali Madre Teresa di Calcutta e don Gelmini. Nel 1982 lo stesso Giovanni Paolo II venne ad incontrare il popolo ciellino, organizzatore della manifestazione. Ovviamente per un simile dialogo internazionale c'è una consistente presenza di interpreti e traduttori, e anche l'attività turistica ne beneficia. Quest'anno sono state segnalate 700.000 presenze, il 25% in più dello scorso anno. Ma non è certo questo l'aspetto più importante, anche se per l'economia riminese ha il suo peso. Per capire il Meeting bisognerebbe partecipare a qualche turno di lavoro, vivere a contatto con quei giovani, italiani ed esteri, che a centinaia gratuitamente si alternano nella costruzione del Meeting con serietà, impegno e serena allegria. E poi, ad opera finita, visitare quei padiglioni. Allora ci si accorge di essere davanti ad una specie di miracolo: mostre, stands, servizi e tanti giovani che a migliaia gremiscono le sale degli incontri e gli spiazzi per le soste. È una città nuova, la città dei giovani che per una settimana affollano conferenze, dibattiti e mostre e seguono le tante testimonianze di vita cristiana vissuta. La ricchezza dei programmi è tale che è impossibile partecipare a tutto, bisogna fare una scelta e tante cose restano nel desiderio. Anche noi cattolici esperantisti abbiamo partecipato quasi tutti gli anni con un nostro stand che ci ha dato la possibilità di fare conoscere i nostri scopi e la nostra attività evangelizzatrice in "Esperantujo". Quest'anno non abbiamo partecipato, così io ho avuto più tempo per godermi il Meeting. Tra le tante cose viste, non posso dimenticare la mostra "Dalla terra alle genti/La diffusione del cristianesimo nei primi secoli" dove erano esposti anche i famosi brani di Qumran e altri reperti archeologici mai usciti finora da Israele. Altra mostra interessante "I popoli contro le utopie. Le insorgenze popolari antigiacobine in Italia ( 1796-1815)". Per 20 anni gli Italiani di tutto lo stivale hanno fatto la guerriglia contro i francesi che volevano "liberarli" finché sono riusciti a liberarsi dai "liberatori". Veramente a scuola ce la raccontavano in modo un po' diverso... Un'altra mostra tutta da vedere quella su S. Teresa di Lisieux. L'ho visitata due volte anche in compagnia di alcune "japaninoj" non cristiane, che sono rimaste assai impressionate dalla vita di questa santa. Tema del Meeting era: "Si levò un vento impetuoso da est e, sicuri della loro guida, navigarono sino ai confini della terra". Commenti? Don Giussani. fondatore di Comunione e Liberazione, scrive nel suo libro "L'avvenimento cristiano" (Rizzoli): "Un cristianesimo vissuto genera un fermento operativo senza limiti: tende ad investire tutto l'orizzonte della attesa umana... L'avvenimento cristiano genera realismo e vera capacità di rispondere al bisogno di tutti. Di questo abbiamo necessità per la nostra fede: che dimostri il realismo profondo che la caratterizza in quanto essa nasce dal cuore di Cristo". Il titolo del 18° Meeting, quello del 1997? "Lo starets rispose : «Davvero , tutto è buono e splendido perché tutto è verità»". Come verrà svolto il tema? Sono certo che non deluderà. Venite a controllare. L'invito è per l'ultima settimana di agosto 1997. Vi aspetto.
Antonio Gambuti
di Carlo Geloso
Se il Congresso degli esperantisti cattolici italiani non avesse registrato una numerosa partecipazione, la calorosa adesione delle autorità locali sia religiose sia civili, una notevole eco sulla stampa, la alacre multiforme discussione sul tema "Fedeli a Pietro" -ineludibile per chi voglia attivarsi in opera veramente "cattolica"-; se il Congresso anche non avesse potuto svolgersi in una sede di elevate, ma affabili, capacità ricettive; se la amenità dei luoghi non fosse quella già prediletta da dogi e da patrizi veneti per disseminarvi -complici Veronese e Palladio- le loro ville incantevoli; se Treviso, Riese Pio X, Castelfranco e Possagno non fossero lì, a due passi, per rendere il "bottino" congressuale ancor più ricco di sorprese turistiche impensabili, agevolate da un programma lineare ma onniveggente; se, come compimento alle sempre echeggiate ed ammonitaci parole di S. Pio X, profetico sull'esperanto nella Chiesa, non fosse stato possibile accedere, a pochi chilometri, alla sua stanza natale, alla tavola familiare, al letto dove riposava da porporato al santuario della sua vocazione, all'altare della sua prima messa, ad innumerevoli semplici e preziosi suoi ricordi o reliquie; se -per concludere questa serie di ipotesi- l'udienza accordata dal Vescovo di Treviso si fosse esaurita in una rituale copiosa benedizione non accompagnata dal rilievo che l'esperanto non è un "hobby" tra i tanti, ma un impegno apostolico richiesto dai tempi, ebbene... sì... anche se tutte queste positività non fossero esistite, la "4 giorni UECI" dal 6 al 10 settembre, organizzata dal Gruppo Esperantista di Treviso coordinato dall'infaticabile dott. Serio Boschin, potrebbe portare all'occhiello -almeno e comunque- il fiore non frequente di una serie di giornate "sole e azzurro" quali ogni agenzia turistica sarebbe lieta di poter sventolare come cornice impagabile alle proprie seduzioni di viaggio. Ma. qui, ci fu la "cornice" e ci fu pure il... "quadro" che ora guarderemo, per quanto rapidamente, più da vicino. Oltre che da ogni parte d'Italia, con prevalenza del centro-nord data l'ubicazione del raduno, Paderno di Treviso, il 10° Congresso UECI come ogni adunata esperantista ha registrato la presenza di convenuti anche dall'estero che hanno contribuito a conferirgli un delicato e ormai tipico tocco di internazionalità. Francia, Polonia e Stati Uniti le provenienze di turno. Speso il venerdì pomeriggio nelle operazioni di arrivo. alloggiamento e di "interkona vespero", durante il quale due simpatici sosia dei santi apostoli Pietro e Paolo arrivavano a porgere un celeste lieto benvenuto, la cerimonia della inaugurazione si è avuta la mattina del sabato 7, nella elegante sala dei congressi degli "Istituti Filippin", prestigioso centro culturale lasalliano. nei cui edifici il Congresso è stato ospitato. Dopo il saluto del dr. Boschin. a nome del comitato organizzatore, le autorità locali non hanno mancato di far pervenire calorose testimonianze di adesione, cui si sono aggiunti i messaggi del dr. Antonio De Salvo, Presidente dell'IKUE e del Vicepresidente dell'UECI Carlo Sarandrea. I congressisti esteri con gli interventi della signora Harabagiu (USA), del signor Pons (Francia) e della signora Pietrzak (Polonia), quest'ultima anche come presidente del Comitato Centrale dell'IKUE, hanno espresso il saluto delle cerchie cattolico-esperantiste dei rispettivi Paesi. Di particolare apprezzamento le parole del direttore dell'istituto ospitante, prof. Franco Savoldi, secondo cui "alle soglie del terzo millennio sono i cattolici esperantisti i veri giovani della nuova Europa, dove la comunicazione svolgerà sempre più ruoli, o massificanti o civilizzanti, essenziali". Prima di aprire ufficialmente i lavori, dando la parola al Presidente onorario dell'IKUE, don Duilio Magnani, per la relazione inaugurale sul tema congressuale, "Fedeli a Pietro", il Presidente dell'UECI, prof. Mario Sola, ha voluto ricordare la dolorosa perdita dell'Assistente Ecclesiastico mons. Lorenzo Longoni, essendo presente la di lui sorella Teresa, anch'ella esperantista, a testimoniare come la catena di affetto per l'esperanto instauratasi in quella famiglia non venga spezzata neppure dalla morte. Altra assenza ricordata quella di Girolamo Lucchetta. la cui scomparsa ha colpito lo stesso comitato organizzatore di cui, fin quando le forze glielo hanno permesso, è stato un componente attivissimo. In una cronaca sommaria come la presente, la relazione introduttiva di don Magnani può essere definita profonda, scorrevole, centrata: essere fedeli a Pietro, per i cattolici, significa esser accanto al Papa come lo fu Pietro accanto a Gesù quando, ispirato dallo Spirito, lo proclamò Cristo e Messia: non come quando, sensibile ai calcoli personali e miopi della carne, se la svignò davanti al martirio! I Papi prolungano nel tempo il messaggio del Messia, contro le correnti che teorizzano l'indipendenza da Dio. La prossimità di Riese Pio X, Papa estremamente caro agli esperantisti quale loro Santo Patrono, è ragione di esemplificare questo apostolato del successore di Pietro che, tramite la Enciclica "Pascendi", con grande lungimiranza indicava nel modernismo la "somma di tutti gli errori"! L'appello conclusivo di don Magnani è stato di plasmarsi sul Pietro lodato da Gesù, non su quello da lui respinto come consigliere satanico. Altri si impegnino in opere, oggi di moda, dichiaratamente blasfeme (messe nere, ecc, che tuttavia depongono delle forti convinzioni dei loro artefici), ai cattolici esperantisti "Fedeltà" al Vicario di Cristo! Per dovere di cronaca si deve aggiungere che don Duilio era fresco reduce da una sessione sanmarinese della "Akademio Internacia Scienca" (AIS), che ha ultimamente accolto, tra i suoi docenti onorari, l'ex premier sovietico Mikail Gorbaciov. Tale sessione si è svolta all'insegna di un originale bilinguismo, con uniche lingue di lavoro il latino e l'esperanto. Avrà orecchi la nuova Europa per queste "modeste proposte" che le vengono dai suoi settori più lungimiranti? Al termine della "ouverture" magnaniana, il dr. Boschin orienta affabilmente l'attenzione del pubblico sulle successive tappe del programma congressuale, consistenti nel "varo" della mostra su l'esperanto -ricchissima di spunti originali, con materiale inedito, in una forma espositiva snella e attraente- e nella pomeridiana visita ai luoghi natali di Papa Sarto, sposata ad un ottimo clima. A Riese Pio XLa visita di Riese Pio X inizia dalla frazione di Cendrole, con il santuario mariano di eleganti forme barocche dove il futuro Papa si recava, giovanetto, per un campestre sentiero conservatosi intatto, e dove -in luce mariana- scoprì la propria vocazione a sacerdote.La chiesa è stata fatta meglio apprezzare dalle accurate descrizioni del prof. Quirino Bortolato che ne ha tratteggiato le vicende storiche e le considerevoli opere artistiche di cui si è via via arricchita, ragioni che l'han fatta meritevole di una visita dello stesso Giovanni Paolo II. così attento ai luoghi di intenso riferimento spirituale. Tutta Riese Pio X reca impronte del proprio cittadino più santo: la casa natale mantenuta nella semplicità del suo tempo, il museo annesso ricco di preziosi e commoventi cimeli, i monumenti diversi sia al personaggio, sia alle sue opere apostoliche... La Santa Messa, nella parrocchiale dove Giuseppe Sarto celebrò la prima volta, è in esperanto, con larga partecipazione di fedeli e l'intervento di una corale dall'esecuzione impeccabile. Da sottolineare che le musiche eseguite, di autore esperantista, erano anch'esse in lingua esperanto. Un gradevolissimo rinfresco offerto dalla municipalità, poi, nell'imponente sala comunale di villa Eger, la seconda relazione congressuale "Discernimento dei Papi, da Pio X ad oggi. sul carisma dei cattolici esperantisti". Comprensibilmente l'autore della relazione. Carlo Sarandrea, appunta la sua attenzione soprattutto su San Pio X e la massima apertura che egli offerse, allora, al quasi neonato nuovo linguaggio. Del resto la fiducia in Pietro trovò bella espressione nel carme dedicato al Papa neoeletto nel 1903. Papa Sarto appunto, che lo lesse e si rallegrò pubblicamente di averlo, a prima vista, afferrato. Molto suggestivamente la poesia di P. Dombrowsky viene qui declamata dal prof. Bortolato ad un uditorio sensibilissimo. Il primo cittadino di Riese. geom. Luca Baggio. ha sottolineato il forte impegno comunale verso il Comitato Studi S. Pio X per il recupero di testimonianze inedite (già presenti in alcune di esse, di prossima pubblicazione, i nessi con il nascente esperanto cattolico) e per la promozione scolastica della lingua internazionale, proprio per la sua particolare epocalità. Anche dalle successive parole dell'Assessore alla Cultura si constata l'alto livello di intesa che in questo campo nevralgico, storia e cultura, si è instaurato tra le massime autorità ed il gruppo esperantista locale. L'intensità della giornata vissuta, caduta la sera e... tornati alla base, ha indotto gli organizzatori a rinviare al giorno seguente l'atteso saggio teatrale di Jadwiga Gibczynska, sostituendovi un sonno ristoratore. L'assemblea e la serata d'arteDomenica 8 settembre: ancora luce e sole sulla giornata centrale del Congresso.La terza relazione, tenuta con la consueta scorrevole completezza dal prof. Mario Sola, verte su "Il movimento esperantista cattolico al servizio della Chiesa". "Poiché la Chiesa cattolica è contraddistinta dalla sua universalità, è imperativo per essa un'azione ecumenica. Ma ogni lingua è portatrice di una propria "cultura" (o, più semplicemente, "mentalità"), come dimostra l'attuale dilagare del "modello americano "collegato alla diffusione dell'inglese. E, per il dialogo evangelico che la Chiesa porta avanti, ben fanno gli esperantisti cattolici a promuovere una lingua che perfettamente si armonizza con il pieno rispetto della persona umana affermato nel paragrafo 1935 del Catechismo della Chiesa Cattolica". Al pomeriggio si riuniva l'assemblea annuale dei soci, compito istituzionale ricorrente, come al solito ricco di luci, ma anche di ombre. Il verbale meglio illustrerà i dettagli; brevemente qui si dica che proseguono le iniziative benefiche certamente portatrici di frutti, ma talora male corrisposte, per cui -deduce don Magnani- occorre abbinare la generosità con una più rigida cautela, stante gli spazi smisurati che apre l'esperanto, ma anche il contatto con persone poco facilmente...controllabili! Poco concreti sono i risultati raggiunti nella sensibilizzazione al..."paragrafo 1935" di seminari e scuole cattoliche. Già in Olomouc fu inviata una richiesta largamente sottoscritta alla Congregazione romana dei Seminari, ma evidentemente anche una promozione capillare nelle realtà locali deve essere attuata con metodo, pur con le esigue forze di manovra disponibili. La persistente penuria di giovani leve, che a dir vero si riscontra anche nel nostrano cattolicesimo "tout court", non è delle più promettenti e tanto più deve far operare a livello di educatori cattolici nelle scuole e nei seminali. Alcuni acuti, rapidi interventi di congressisti (Franzoni, Gambuti, Dazzini, Polerani. Geloso) sono serviti ad approfondire i temi in esame. Purtroppo il settore contabile-amministrativo viene esaminato solo in forma "leggera" per la persistente indisposizione della cassiera Franca Concina, a cui l'assemblea invia fervidi auguri di guarigione. Tra le decisioni di rilievo la fusione del Congresso dell'UECI dell'anno venturo con quello dell'IKUE. fissato a Roma e Rimini nel settembre 1997, mentre le cariche direttive, a norma di statuto, restano invariate. Mentre l'assemblea portava a termine i propri compiti, una parte di congressisti, attratti dalla cima del Grappa e dal cielo sempre indenne di nubi, "marinava", in un certo senso, l'impegno portandosi su quella impervia e panoramica località. Ma, per emozione supplementare, ecco una panne del loro autobus con un preoccupato e preoccupante ritardo nel rientro a Paderno dove già il grosso dei commensali (tra parentesi: ottimo ed abbondante il... rancio) si interrogava sulla sorte degli assenti. La serata porta uno spettacolo di rara qualità con l'interpretazione monologica della famosa "Bottega dell'orefice" di Andrzej Jawien (alias l'attuale Papa) da parte della esperantista polacca "Jadwiga", come in arte si fa semplicemente chiamare. I vari differenti personaggi dell'opera, dei cui interventi l'attrice ha fatto una intelligente riduzione titolandola "Segni", sono stati via via rivissuti con una sensibilità mimico-declamativa esemplare. Saggio di consumata bravura scenica e ricchezza interiore del testo hanno catturato l'uditorio a lungo, per un finale liberatore riconoscente e caloroso applauso. Si chiude così, nel fervore dell'arte, la domenica assembleare e... montana. La bella TrevisoIl successivo lunedì 9, ancora una volta allietato da limpidezze climatiche ideali, si annunciava come giornata turistica per eccellenza, di quelle che in ogni congresso che si rispetti non mancano mai di fare attesissimo capolino.Treviso! La capitale della storica e florida marca dove, a prosperità e gaiezza, l'arte ha aggiunto nuove note di inconfondibile fascino. La Messa veniva celebrata nella basilica di Santa Maria Maggiore dal segretario vescovile in lingua esperanto, dopo la quale il Vescovo di Treviso, mons. Paolo Magnani, accoglieva i congressisti nella fastosa sala delle udienze. Ricevuto un deferente omaggio dal presidente Sola, il presule ricordava la duratura missione del latino per la coesione del mondo cattolico, auspicandone, quindi, un prolungato apprezzamento: qualificando, però, la crescente presenza dell'esperanto nelle file cattoliche come una plausibile risposta alle esigenze dei tempi nuovi, non -come da taluni viene consideralo- una stravaganza da porre accanto a molti altri semplici "hobby". Non invano il nuovo catechismo della Chiesa Cattolica, con il punto 1935 che era stato testé citato dal prof. Sola ha formalizzato il rilievo della "Gaudium et spes" conciliare: "Ogni discriminazione in ragione della lingua è contraria e va combattuta e rimossa". Così, contenti e benedetti, tutti a tavola nel bel centro cittadino, presso un "Fai da te" che tutti ristora. Le bellezze della città si offriranno ai visitatori in un pomeriggio trascorso, ahimè, troppo rapidamente. Ecco sfilare sotto i loro occhi le possenti mura del passato, i canali lietamente sguinzagliati fra le case con un che di veneziano nell'aria, la suggestiva confluenza del Sile con il Cagnano -ora Botteniga- immortalata nel Paradiso di Dante (IX, 49), gli austeri ed eleganti palazzi del centro medioevale, ed il composito e grandioso Duomo, ricco di un tizianesco e di altri capolavori. Per ultima tappa, il complesso di San Nicolò e la adiacente sala capitolare! Nella vasta basilica dodici possenti colonne a simboleggiare i dodici apostoli, di cui le due più prossime all'altare -uniche in pietra bianca-quali San Pietro e Paolo, primeggiano sulle altre, tutte, con l'intero superbo edificio, in austero rosso laterizio. E nella sala degli antichi "capitoli" (leggi: "congressi") domenicani un ultimo bagliore di grande arte, prima di risalire sull'autobus per l'improcrastinabile ritorno a casa. Storia e genialità del Trecento rivivono nella teoria dei 40 personaggi dipinti da Tommaso da Modena, domenicani insigni di ogni parte d'Europa, raccolti in unica celebrazione dalle più svariate terre e lingue d'origine, nell'allora imperante ed unificante lingua latina. Il ritorno attraversa la città del grande Giorgione, ma a Castelfranco non v'è spazio per una tappa ulteriore davanti ad un ennesimo capolavoro. Tempus fugit! Stanchi ma non domi, in serata ci si divertirà ancora non solo con la allegra lotteria ben condotta dalle solerti Gubbioli e Giacchino Terruzzi, ma con la riapparizione dei due apostoli Pietro e Paolo (in realtà i due buontemponi Gambuti e Ambrosetto) che per l'occasione erano accompagnati da un giocondo e vigoroso Giovanni Paolo II (in realtà lo spiritoso signor Pons, francese), indottosi, per il suo amore all'esperanto a visitarne in extremis il 10° Congresso "padernese". Per finire in bellezza: PossagnoE così, più chiara e ridente di ogni umana meteorologica aspettativa, spuntava l'alba dell'ultimo giorno.L'ultima relazione congressuale compete alla inviata di Radio Varsavia che, con la chiara dizione che le conosce ogni ascoltatore di quella emittente, illustra le "Vicende con cui l'esperanto si è affermato in campo radiofonico mondiale". La dott. Barbara Pietrzak rileva che il primo passo in questo settore si è avuto giusto in Venezia, il 4 aprile 1923, dove la Conferenza di Radiofonia raccomandava alle trasmittenti mondiali l'uso dell'esperanto, proprio per superare gli ostacoli linguistici e dare la massima possibile risonanza alle trasmissioni stesse. Per dirne qui pochi cenni, la Pietrzak osserva come, dopo l'inserimento della lingua esperanto nel crescente flusso della comunicazione mondiale (satelliti, Internet ecc), i diffusori della buona novella per mezzo di esso devono sviluppare intelligentemente la loro cooperazione e presenza incisiva in tali settori cruciali per il futuro anche come semplici, ma non passivi, ascoltatori. Del resto è questo il messaggio e l'esempio di Girolamo Lucchetta, recentemente scomparso, che instancabilmente suggeriva di collaborare con la "AERA", costituitasi in Francia grazie al signor Masala per potenziare in ogni senso le diffusioni radiofoniche in esperanto. Chiuso da vivissimi applausi il rapporto conclusivo della dr. Pietrzak, restava, a completare l'intero programma, la visita alla località di Possagno. Dire <Possagno>, per chi vi si è recato e vi ha visto l'opera di Canova, equivale ad evocare un armonioso confluire di bellezze: panoramiche, spirituali ed artistiche. I colli asolani, il Grappa, il Montello a fare una giuliva danza di prominenze sul fondale della pianura e del mare: la commovente dedizione del grande artista per il paese natio a cui, dopo la goduta celebrità mondiale, volle restituita la propria salma e la sua eredità più alta: le sue terse creazioni scultoree capaci di far meditare su ogni aspetto, caduco ed immortale, delle umane vicende; ed ancora "il tempio", il solenne monumento che fonde Grecia e Roma. Partenone e Pantheon con mano sovrana! Ma il "fugace andar del tempo" richiama ormai tutti, dopo la storica foto di gruppo. a Paderno, per il conclusivo incontro... "commensale". E nel momento dell'“exodus”, tra l'incrociarsi dei saluti, il Presidente Mario Sola dichiara concluso il Congresso con un affettuoso "Arrivederci a Roma!", non senza un cordiale rinnovato grazie a tutti i collaboratori ed in particolare al dr. Boschin ed al trevigiano Gruppo organizzatore, al quale va grande merito del rinnovato annuale raduno, ricco di indimenticabili esperienze e poggiato, con S. Pio X, sulla certezza che "l'esperanto ha davanti a se un grande avvenire".
Carlo Geloso
(daŭrigo de la antaŭa numero) 7) En ĉiu loka legitima komunumo ĉeestas Eklezio de Kristo. Ja, ili estas en sia tereno mem la nova popolo de Dio. Kiel en la Sankta Skribo la vorto Eklezio estas jen en singularo jen en pluralo, ankaŭ mem la Sinodo parolas pri la tuta Eklezio, kaj pri la lokaj Eklezioj, pri komunumoj eŭkaristiaj, en kiuj palpeble efektiviĝas la katolika Eklezio. Ili ne estas filioj, sed estas ekleziaj komunumoj havantaj en si mem la tutan trezoron de la Eklezio. Do estas juste, ke ĉi tiuj havu propran vizaĝon.Tiu estas pli evidenta, se temas pri parteklezioj: do pri diocezoj, aŭ pri grupo de diocezoj apartenantaj al la sama kulturrondo.
8) La lokaj aŭ parteklezioj portas en la
komunumo ĉiujn valorojn de la kulturo de la popolo,
kaj pluevoluigas (LG 13 AG 22). La tuteklezio do estas
harmonio varia de la parteklezioj.
9) Kiuj plenumas la apostolan servon per volo de
Kristo (papo, episkopo, pastroj kaj diakonoj) ricevis
mision kaj mandaton per Kristo, ke:
10) La episkopoj de la tuta Eklezio konsistigas unu
episkopan kolegion, kiu estas la posteulo de la apostola
kolegio. Ne nur la papo, sed ankaŭ la kolegio de la
episkopoj, en si mem havanta ankaŭ la papon, estas
posedanto de la plej alta apostola potenco.
11) Ankaŭ la ne katolikaj kristanoj apartenas
al la eklezio (LG 15). En ĉiu homo, ankaŭ en ne
kristanoj, funkcias la Spirito de Kristo, (LG 16. GS
22).Tial estas grava la kunlaboro kun ĉiu homo de la
bonvolo. En multaj kristanoj vekiĝas la timo, ĉu
la katolika Eklezio, per tiu pensmaniero pri la popolo de
Dio, ne eliminas ĉiujn aliajn homojn el la popolo de
Dio kaj tiel ankaŭ el la savo. Tute ne. La opinio de
la vatikana Koncilio estas tre aperta. La Sinodo parolas
pri diversgradaj apartenoj al la Eklezio gvidata de la papo
kaj de la episkopoj. kaj portas en si mem la Spiriton de
Kristo. La perfekta aparteno al la Eklezio bezonas ian
internan animan vivon: loĝadon de la Sankta Spirito de
la amo en la koro de la homo. Se iu eĉ tute akceptus
la tutan institucion de la Eklezio, sed en stato de grava
peko, tiu ne havus en la koro la Sankta Spiriton, kvankam
ankaŭ li apartenus al la Eklezio, sed ne tute.
Ĉar mankus la plej granda trezoro, kiu estas vera
propraĵo de la popolo de Dio.
12) La Eklezio estas kvazaŭ sakramento, do
signo kaj ilo de la intima unuiĝo kun Dio kaj tiu
ankaŭ de la unueco de la homaro (LG 1.)
Lajos Kóbor
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