Enhavo:
Il tema sul quale s'impernierà il congresso nazionale dell'UECI di quest'anno vuole mettere in risalto la fedeltà del movimento esperantista cattolico italiano alla guida salda e sicura del successore del capo degli apostoli. È una adesione convinta e costante, che caratterizza tutta la storia, ormai quasi centenaria degli esperantisti cattolici italiani. Come fu quando, alcuni anni or sono, frammezzo alle turbolenze seguite al Concilio Vaticano II, alcuni esperantisti cattolici stranieri si segnalarono con toni di arrogante contestazione alla illuminata e illuminante conduzione pastorale del Santo Padre, mentre gli italiani concorsero grandemente ed efficacemente a "bonificare" il movimento esperantista cattolico internazionale. Pure oggi, di fronte a qualche tentativo di fuga in avanti rispetto all'azione ecumenica che l'IKUE (Unione Esperantista Cattolica Internazionale) opportunamente persegue, l'Unione Esperantista Cattolica Italiana resta agganciata alla saggia ispirazione che giunge dal vertice della Chiesa e concorre a mantenere il cammino dell'associazione cattolica internazionale -alla quale fornisce un apporto decisivo di uomini e di idee- nel solco della ortodossa attività ecumenica. Durante il convegno di Gazzada del marzo scorso organizzato dagli esperantisti cattolici milanesi, i partecipanti si sono soffermati sui testi di alcune encicliche papali. È stato un approfondire, e in qualche caso un riscoprire, la ricchezza spirituale di testi pieni di un'alta dottrina capace di scavare la verità e di indicare la via per una condotta cristiana tale da elevare l'uomo alle massime altezze raggiungibili e da contribuire alla edificazione di una società ordinata, giusta ed accogliente. Penso sovente che, quando nel futuro si scriverà la storia di questo nostro tempo con l'animo libero dalle passioni che oggi l'ingombrano e che portano a deformare la visione delle cose, il Papa apparirà pienamente non solo come intrepido "defensor fidei" ma anche come valido "defensor civitatis". Tra i tanti che si pretendono maestri e nel molto che si insegna e diffonde, vero maestro rimane Gesù Cristo e solo sicuro insegnamento il Vangelo, la cui attualizzazione ed applicazione si esprimono nel magistero della Chiesa. Spesso si va alla ricerca di surrogati alla scuola autentica che è costituita dal Papa e dai vescovi uniti a lui. Ma non c'è bisogno di allontanarsi dalla fonte limpida e fidata, per smania di originalità o snobismo elitario. Che altro cercare? Ai discepoli che hanno ricevuto da Lui il mandato, Gesù ha detto: "Chi ascolta voi, ascolta Me" (Luca 10,16). Riprendiamo i testi nobili e profondi offertici dalla premura della Chiesa docente. Per tale finalità si pone come assai apprezzabile l'intendimento di aggiungere, alle encicliche recenti già volte in lingua esperanto, la traduzione nella lingua internazionale delle rimanenti. E ciò al fine di una più ampia diffusione internazionale, ma anche per una più attenta e disponibile lettura da parte di ciascuno di noi.
Mario Sola
Lorenzo Longoni
4 - PRELATI - ASSOCIAZIONI - STAMPA - IKUE - RICHARDSON - BIANCHINI L'atteggiamento favorevole di Pio X, i numerosi congressi ai quali partecipavano sempre più i cattolici, gli sviluppi della stampa esperantista, gli sforzi dei pionieri del movimento esperantista cattolico, suscitarono l'interessamento pastorale di non pochi vescovi, stimolarono la necessità di organizzarsi e il formarsi non solo di gruppi, ma anche di istituzioni particolari e di più vaste associazioni. Erano gli anni nei quali il grande cardinale Mercier indirizzava un messaggio ai cattolici esperantisti riuniti in congresso ad Anversa e concedeva loro duecento giorni d'indulgenza. In Italia, intanto, monsignor Mario Facco presiedeva l'Associazione Esperantista Italiana. Un altro grande Cardinale Arcivescovo, il cardinal Ferrari, augurava successo all'esperanto "sicché questa lingua sia gloria della Religione Cattolica e serva alla diffusione della medesima". Largamente l'episcopato cattolico ebbe ad interessarsi della lingua internazionale sollecitandone ed auspicandone l'uso. Così il Vescovo di Parma, nel 1913, non solo aveva dato il permesso per un corso di esperanto, ma aveva messo a disposizione permanente i locali della direzione dell'Azione Cattolica diocesana. Il Vescovo di Pavia ed il Cardinale Arcivescovo di Milano furono personalmente presenti alle conferenze tenute nelle rispettive città dal pioniere dell'esperantismo cattolico, il friulano don Giacomo Bianchini. I cardinali Van Rossum e Vives y Tuto ed il vescovo mons. Isola, all'inizio del 1913, avevano personalmente ricevuto il signor Colas, il quale con mons. Giambene doveva organizzare a Roma il IV Congresso Mondiale degli Esperantisti Cattolici. Il Santo Padre aveva in quella occasione concessa anche un'udienza privata che, per l'infermità della sua augusta persona, non poté aver luogo. Ancora, il cardinal Andrea Ferrari, Arcivescovo di Milano, nel giugno del 1913, con lettera autografa a don Bianchini prometteva una chiesa a disposizione degli esperantisti cattolici -fu poi quella di S. Fedele- per celebrarvi la S. Messa e tenervi predica in esperanto durante il congresso del quale egli stesso, unitamente ai vescovi Mauri e Viganò, ebbe la presidenza onoraria. ![]() Si può ricordare -per fare un altro esempio- anche in Ungheria il canonico mons. Alessandro Giesswein, attivissimo nella vita culturale e sociale, che si impegnò anche per l'esperanto nell'ambito dei suoi doveri professionali. Nel 1905 divenne parlamentare, rappresentante del Partito Popolare: nel 1911 propose in Parlamento l'insegnamento dell'esperanto nelle scuole. Nel 1913 fu fondata a Budapest la "Società esperantista ungherese dei lavoratori" che ebbe non poche filiali in tutta la regione. Nella città di Sékesfehérvàr la polizia non permise che si tenesse un corso di esperanto per i lavoratori, tacciando l'esperanto di essere "una lingua per i ladri". Giesswein ne fece un'interpellanza in Parlamento. Egli fu anche presidente della "Hungarlanda Esperanto-Societo"dal 1912 al 1923. Partecipò anche all'estero a congressi di esperanto. Il Ministro per l'Istruzione lo delegò a rappresentare ufficialmente l'Ungheria ai Congressi Universali del 1911, ad Anversa, e del 1912, a Cracovia. Quanto alle esigenze organizzative e didattiche, basterà ricordare, in Italia, la "Itala Katedro de Esperanto" (1912), della quale fecero parte anche don Giacomo Bianchini, P. Modesto Carolfi e don Giacomo Meazzini. Per la stampa esperantista si può notare che nel 1912 oltre agli organi ufficiali, i cattolici esperantisti avevano altri sei periodici "L'Esperantiste Catholique", "Germana Katoliko", "Kataluna Katoliko", "Nederlanda Katoliko", e ancora "Germana Katoliko" per Baviera, Sassonia e Leghe occidentali. Nel Congresso di Barcellona (1909), i cattolici ebbero molti incontri e decisero di organizzare un congresso solo per i cattolici esperantisti, da tenersi a Parigi nell'anno seguente. Ciò avvenne regolarmente e in tale congresso si fondò, il 1° aprile 1910, l'IKUE. Posto di primo piano in tale fondazione ebbe il sacerdote inglese Austin Richardson. Richardson era nato il 21 ottobre 1843 ad Ancugnoabab (Bombay) da genitori anglicani; si convertì al cattolicesimo nel 1864 e diventò sacerdote nel 1873. Professore di inglese a Bruxelles, fu per lungo tempo il punto di riferimento del movimento esperantista cattolico e primo presidente dell'IKUE, redattore di Espero Katolika e presidente della "Belga Katolika Ligo Esperantista". Morì il 19 agosto del 1913 a Bossey, in Svizzera, dove si era recato per coordinare i preparativi dei congressi dell'UEA e dell'IKUE che erano in programma per l'anno successivo. I congressi cattolici avvennero regolarmente: nel 1911 a Den Haag, nel 1912 a Budapest, nel 1913 a Roma. Per il 5° congresso, del 1914, si era scelta Lourdes, ma la guerra ne impedì l'effettuazione. Un altro impegnato rappresentante del movimento esperantista cattolico, particolarmente in Italia, fu il friulano sac. Giacomo Bianchini, nato a Fontanafredda. Don Bianchini scrisse "Gramatiko kaj Vortaro Esperanto-Latino" e vari articoli in esperanto. Svolse il suo principale lavoro pastorale nel mondo cattolico, soprattutto tra il clero. Della sua attività come insegnante e conferenziere parlano le cronache che apparvero sugli organi di stampa esperantisti, sia in Italia che all'estero, e le approvazioni delle Autorità ecclesiastiche, tra le quali quelle dell'Arcivescovo di Milano e dei Vescovi di Pavia e Tortona. Scrivendo del Congresso di Roma, svoltosi dal 3 al 10 settembre 1913, notava che erano presenti esperantisti cattolici di 12 nazioni ma lamentava il piccolo numero dei partecipanti italiani. Il congresso aveva comunque trovato spazio su l'Osservatore Romano'' e sul "Corriere d'Italia". Don Bianchini fu eletto segretario generale dell'IKUE e, in vista del previsto congresso di Lourdes, venne incaricato di preparare lo "Jarlibro" degli esperantisti cattolici di tutto il mondo, prendendo informazioni anche da viaggiatori in modo che lo "Jarlibro" fosse interessante anche per i non cattolici. Come si può facilmente capire, l'incarico di fare la statistica dei cattolici esperantisti non era tra i più facili. Era necessario -come scriveva don Bianchini-spedire decine di migliaia di circolari, cartoline postali, lettere. Il "Monda gvidlibro de la Katolikaj Esperantistoj, kaj de la honestaj kaj malmultekostaj hoteloj, kun ĉemetita gramatiko kaj kun Vortaro Esperanto-Latino" apparì alla fine del 1914 e all'inizio del 1915. Per risultare nel gvidlibro era necessario: -essere cattolico, -essere esperantista, -chiedere per lettera le informazioni e pagare in anticipo le spese per la risposta, -aiutarsi l'un l'altro reciprocamente secondo le possibilità di ciascuno. Il volume fu pubblicato a guerra incominciata. In esso si vede riflessa la terribile batosta che si sarebbe dovuta sopportare a causa della guerra. Nell'introduzione, scritta quando il mondo era ancora in pace, c'era l'appello di Pio X per organizzare la Società Internazionale degli Scienziati Cattolici ed anche l'impegno a pubblicare nuovamente il volume nel 1915 insieme con un elenco a parte degli Scienziati Cattolici Esperantisti. Contro tale ottimismo sta il pessimismo della appendice, nella quale don Bianchini dice che la stampa del libro, proprio nel momento in cui tutti l'attendevano, era stata interrotta per l'inizio della guerra. Poi si era deciso di continuare il lavoro perché esso serviva a mostrare la situazione dell'esperanto tra i cattolici nel 1914. Don Bianchini chiede a quelli che sopravviveranno di ricordarlo nelle preghiere. "Se raggiungerò il mio riposo in Dio, dal cielo mi ricorderò di voi e della nostra associazione. Il lavoro che ho cominciato lo continuerete voi per la gloria di Dio e per il bene dell'umanità". Don Bianchini sopravvisse alla guerra ed ebbe ancora possibilità di collaborare nel movimento. Nel gvidlibro c'erano gli indirizzi di 1337 cattolici esperantisti di 46 stati, tra i quali 227 sacerdoti e 8 vescovi. Gli italiani erano 308. Erano indicati anche 620 hotels, 20 associazioni nazionali cattoliche e 10 periodici esperantisti.
Mons. Lorenzo Longoni
EnkondukoKaraj gefratoj!Dum la Kristnaska periodo ni pripensadis la enmondiĝon de Kristo Sinjoro, ni konsideris la historion kaj samtempe la misteron de Lia naskiĝo ĉar en la Infaneto naskiĝinta en Betleĥem Dio venas al ni: la eterna Dia Vorto fariĝas homo, alprenas nian homan naturon, nian teran sorton. Sekve ni rememorigis Liajn infanajn kaj junulajn jarojn, pasigitajn en Nazareto kaj ni finis, pasintdimanĉe, rakontinte pri la bapto de Jesuo en Jordano, kie instruis s-ta Johano Baptisto. Post la bapto en Jordano Kristo komencas sian publikan agadon, eblas diri, la verkon de sia vivo. La hodiaŭaj legaĵoj el la Sankta Skribo diras al ni, kio fariĝis la agado de Kristo por la homaro, por la mondo. Kristo la lumo de la mondoLa Savon, kiun Kristo alportis al la mondo, profeto Jesaja difinas en la unua legaĵo kiel lumon por la homa vivo: "Mi faros vin la lumo por la nacioj, por ke mia savo etendiĝu ĝis la fino de la tero" (Jes. 49-3,6). La vorto "lumo", tiom ofte ripetiĝanta en la skriboj de s-ta Johano Apostolo kaj de s-ta Paŭlo, ofte aperas ankaux en la libroj de la malnova Testamento. La lumo estas eco de Dio, la manifestiĝo de Lia perfekteco kaj senlima Dia majesto. La lumo de Dio interne lumigas homon, elmontras al li la sencon kaj vojon de la vivo, kaj la vivo laŭe de Diaj instruoj estas difinata "la paŝado en la Dia lumo" (Jes. 2,5). La konduto de kristano devas konformi al lia digno de la "infano de lumo" (12,35-36: Ef. 5-8-14).Perdo de la vivo-senco estas la spirita malsano de la homo. Antaŭ dekkelkaj jaroj fama psikiatro kaj pedagogo, profesoro de la Viena universitato, Wiktor Frank diris, ke pli danĝera por la homo, malpli bona ol la nuntempa laikeco aŭ seksismo estas la perdo de la vivosenco, kiun hodiaŭ eblas rimarki precipe ĉe gejunuloj. La perdo de la vivosenco kutime ligiĝas kun la perdo de kredo je Dio kaj je eterneco. La simptomoj de tiu ĉi danĝero videbliĝas ankaŭ ĉe ni, en Pollando. Rakontis al mi unu el la paroĥestroj de la varsoviaj paroĥoj, ke en la daŭro de du kaj duono monatoj en lia paroĥo 8 junaj homoj en la ago de 18 ĝis 25 jaroj memmortigis sin. Kiam antaŭ unu semajno mi partoprenis diservon en la paroĥo de s-ta Tomaso en la kvartalo Ursynòw, oni rakontis al mi pri tragika evento. Unu tagon pli frue juna knabino ĵetis sin sub la radojn de la subtera trajno, kiam kajo plenis de homoj. Tiuj gejunuloj havis nesufiĉan spiritan lumon de Kristo. Al fama sciencisto Albert Einstein -unu el la malkovrintoj de la atoma energio- oni demandis foje, ĉu li kredas kaj li respondis, ke ĉiam li estis homo kredanta kaj kiel fizikisto li rimarkas Dion en la plej eta elemento de la materio. Aliflanke li tuj aldonis: "Verdire mi estas judo, sed la radianta figuro de Jesuo el Nazareto ĉiam profunde min impresis. Neniu parolis same kiel Li. Ekzistas nur unu loko en la mondo, kie troviĝas neniu mallumo, kie regas sole la lumo. Tiu loko estas la figuro de Jesuo. En Li Dio plej klare nin alparolis. Mi Lin adoras". Tian atesto-deklaron pri Jesuo, kiel la lumo por la pilgrimantaj en la mondo homoj, eldiris homo edukita en alia religia tradicio, malema al kristanismo, sed homo honesta. Kristo kiel nia santiganto, kiel nia sanktecoKrom la lumo, Kristo estas por ni la fonto de vivperfekteco. la fonto de nia sanktiĝo.En la letero al la korintanoj, kies fragmenton ni aŭdis en la dua hodiaŭa legaĵo, s-ta Paŭlo Apostolo skribas al la kredantoj de ĉi tiu urbo: ..."al tiu Eklezio de Dio en Korinto, al tiuj, kiuj estas sanktigitaj per Jesuo Kristo kaj vokitaj por esti sanktuloj, kune kun ĉiuj, kiuj en ĉi loko vokas la nomon de nia Sinjoro, Jesuo Kristo, ilia kaj nia Sinjoro" (1 kor. 1,2-3). Al la sankteco vokis nin Dio. Kiel diras s-ta Paŭlo Apostolo: "elektis nin antaŭ la kreo de la mondo, por ke ni estu sanktaj kaj senmakulaj antaŭ Lia vizaĝo (Ef 1.4). Kiel diris iu kristana verkisto: "ne tiucele Dio kreis la mondon, ke flugu en ĝi ĵetoj, trafiku elektraj lokomotivoj kaj luksaj aŭtomobiloj, sed ke plenigu ĝin homoj sanktaj " (L. Bloy). Kaj kiel difinis alia kristana verkisto: "Ekzistas sole unu sufero de la mondo, ke ni ne estas sanktaj". Kelkfoje ni asertas, ke la mondo primokas sanktecon; efektive la mondo riproĉas nin, ke ni estas tro malmulte sanktaj, ke en ni ne estas sufiĉe da perfekteco, kiun per la vortoj kaj ekzemplo de la propra vivo instruas Jesuo Kristo. Eksa prezidento de Aŭstrio, d-ro Rudolf Kirschlager tiel difinis sian kredon: "Mia kredo donas al mi pacon en vivmalfacilaĵoj kaj helpas min serene konduti en malfacilaj vivmomentoj... Estus troige miaflanke aserti ke mia tuta agado estas inspirita de la Evangelio. Mi strebas konservi la kredon kaj vivi laŭ ĝiaj instruoj. Mi klopodas, penas esti kristano katoliko...". Kristo nia interpaciganto kun Dio kaj nia savoSankta Johano Baptisto en hodiaŭa fragmento de la Evangelio apud Jordano elmontras -al siaj lernantoj kaj al la kolektiĝinta popolo Kriston, kiel Tiun, kiu estas nin interpacigonta kun Dio kaj kiu nin savos: "Jen la Ŝafido de Dio kiu pardonas la pekojn de l' mondo".La esprimo "Ŝafido de Dio" referencas al la paska ŝafido, kiun la izraelaj familioj buĉis kaj manĝis memorsigne al liberiĝo el la egipta sklaveco. La sango de ŝafido protektis tiam la domojn de izraelanoj kontraŭ la morto de iliaj unue naskitaj filoj. Antaŭ la morto, kiu plagis la filojn de egiptoj, estis savitaj izraelanoj per la sango de ŝafido, oferita kaj buĉita laŭ Dia ordono. Tiu ĉi historia evento antaŭanoncis efektivan savon -antaŭ la pekomorto- pere de la sango de ŝafido de Dio, la filo de Dio kaj homo, Jesuo Kristo. Sankta Johano Baptisto antaŭanoncas ankaŭ, ke Jesuo Kristo estos "Tiu, kiu baptas per la Sankta Spirito". La bapto per la Sankta Spirito signifas partoprenigon de la homo en la Dia graco. sanktigon internan de homo per la povo de la Sankta Spirito, pere de la pardono de la pekoj kaj firmigo en la paŝado laŭ la vojo de bono. En Parizo, en unu el la teatroj, dum kelkaj sezonoj estis prezentata la teatraĵo de Fabbri titolita "La proceso de Jesuo". En tiu teatraĵo, Elio -la prezidanto de Tribunalo- diras: "Mi ankoraŭ ne scias, ĉu Jesuo el Nazareto estis la Mesio. Mi ne scias. Sed mi scias, ke Li, ke sole Li firmigas kaj subtenas ekde sia enmondiĝo la esperon de la mondo. FinoKaruloj! Por ĉiu el ni Jesuo Kristo estu la lumo, elmontranta al ni la sencon kaj vojon de la vivo; estu la sankteco, donanta al ni la animforton kaj forton de interna perfektiĝo; estu nia interpaciganto kun Dio kaj espero de la Savo.
AMEN
Intervjuo farita en novembro 1995 al la religia
asistanto de la kristanaj katolikaj esperantistoj en
Torino, P. Lino Bidese, kiu estas ankaŭ la "
Commissario di Terra Santa" por Piemonto.
D. Ni bezonas esti informitaj pli detale
pri socireligiaj kondiĉoj de la popoloj de Palestino.
Dume, kion signifas "Komisiito por la Sankta Tero"?
D. Kiom da kristanoj restas ankoraŭen
Palestino?
D. La komunumoj hebreaj kaj islamarabaj kiel
akceptas la ĉeeston de tiuj kristanoj?
D. Tamen oni legis en ĵurnaloj ke iuj
Hebreoj ankaŭ en Israelo same kiel en Usono
nomiĝas "Hebreoj por Jesuo", tio estas, ili jam metas
Jesuon ĉe siaj bibliaj profetoj kaj nutras por Li
grandan simpation...
D. La gardado de la Sankta Tero kiajn
rimedojn aplikas por konvinki la kristanojn restadi en
Palestino por ke ne disflugu la etaj komunumoj kiuj nun
loĝas ĉe la famaj sanktejoj vizitataj de
pilgrimantoj el la tuta mondo...?
Zorge de Zecchin-Mantaut
TREVISO. Il 2 maggio una delegazione del Gruppo Cattolico Esperantista di Treviso, composta dal Segretario dr. Serio Boschin, dalla prof.ssa Luigia Martellone, dal m.o Romeo Scattolin, membri del direttivo, e dai soci prof. Giuseppe Venturini e m.a sig.ra Luisa Springolo, è stata ricevuta in udienza da mons. Paolo Magnani, Vescovo di Treviso. Nei diciotto minuti di colloquio sono stati esposti gli scopi dell'UECI e dell'IKUE nonché i temi relativi al prossimo decimo congresso dell'UECI con tre richieste: l'incontro dei congressisti con il Vescovo nella giornata del 9 settembre dopo la celebrazione della Messa in esperanto nel santuario di S. Maria Maggiore a Treviso. l'approvazione dello statuto del gruppo cattolico trevigiano e infine l'approvazione della Messa di S. Pio X per la parte non contemplata nel "Meslibro". L'incontro si è concluso con la recita del "Patro nia" a cui è seguita la benedizione del Vescovo alla presenza anche di don Daniele Bortoletto e di un Monsignore addetto ai problemi liturgici. Gli esperantisti hanno offerto la "Biblio" e alcuni numeri di Katolika Sento ed Espero Katolika; il Vescovo ha ricambiato con il dono della corona del rosario. VERCELLI. Il nuovo Arcivescovo di Vercelli, mons. Enrico Masseroni. il giorno 11 maggio ha ricevuto il prof. Mario Sola e Antonio Cappello unitamente all'Assistente mons. Sergio Vercelli, in rappresentanza del Gruppo Cattolico Esperantista di Vercelli, i quali gli hanno illustrato le finalità e le attività del movimento esperantista cattolico e, in particolare, quelle del gruppo vercellese.
PROGRAMMA provvisorio
VENERDÌ 6 SETTEMBRE: pomeriggio - Arrivo dei congressisti sera - Serata di conoscenza SABATO 7 SETTEMBRE: mattino - Inaugurazione pomeriggio - Visita a Riese S. Pio X DOMENICA 8 SETTEMBRE: pomeriggio: Assemblea dell'UECI LUNEDÌ 9 SETTEMBRE: Visita a Treviso MARTEDÌ 10 SETTEMBRE: mattino - Visita al museo canoviano di Possagno pomeriggio - Chiusura del Congresso.
Quote di partecipazione
Adesione entro il 30 giugno: £. 270.000 in camera singola, £. 250.000 in camera doppia; dal l° luglio: £. 290.000 in singola. £. 270.000 in doppia. Per i giovani che non superano i 25 anni si applica una riduzione di lire 30.000. Le quote comprendono l'iscrizione, le pubblicazioni, vitto ed alloggio dalla cena del giorno 6 al pranzo del 10 settembre. La quota (o un acconto di £. 50.000) va versata sul c/c postale n° 33511106 intestato a Franca Concina, strada Lucento, 73, 10151 Torino oppure pagata alla stessa con vaglia postale specificando la causale; la scheda di adesione pubblicata a fianco va spedita al medesimo indirizzo. N.B.= I posti in camera singola sono assai limitati. Si invita a decidere la sistemazione in camera a due letti, eventualmente indicando, nella scheda di adesione, la persona compagna di camera.
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