Enhavo:
Un mio carissimo amico, cattolico ed esperantista, ammirevole per lo spirito cristiano che anima i suoi sentimenti ed il suo agire, è convinto che a noi, in quanto esperantisti cattolici, spetta, quasi esclusivamente,di comunicare ai non cattolici la verità rivelata da Cristo e dalla Chiesa e di curare la formazione degli associati all'UECI promuovendo altresì l'agire in opere di carità spirituale e materiale, lasciando quindi in posizione marginale, e come in sottofondo. l'impegno a far conoscere e a diffondere la lingua internazionale esperanto. Ritengo che la sua opinione derivi da una visione parziale, e un po' deformata, delle finalità assegnate ai soci dell'UECI. Se è vero che il compito di perfezionamento personale e vicendevole è proprio di tutti i cattolici, così come quello di dare concreta testimonianza della propria fede, presentata e proposta a chi la ignora, e se è vero che lo statuto dell'UECI dà esplicita indicazione di tali finalità, è pure vero che lo statuto assegna ai cattolici esperantisti l'incarico specifico di favorire l'adozione della lingua internazionale esperanto "come semplice mezzo di comunicazione, indipendente ed ecumenico, adatto alla promozione umana". Ed è, questo, un ufficio che ci tocca proprio in quanto cattolici e non solo quali esperantisti. Già, perché, come ben indicato dal citato statuto, la diffusione dell'esperanto è opera di carità cristiana ed è contributo ad attuare la giustizia, in un ambito sia pur limitato, come afferma anche il sacerdote B. Eichkorn nella sua relazione sul Congresso Esperantista Ecumenico di Kaunas, pubblicata su Espero Katolika n. 9-10/1995: "Importante. benché parte maggiormente nascosta e dimenticata della giustizia, è la giustizia linguistica: che ogni uomo, con la stessa qualità, con lo stesso diritto ed efficacemente possa parlare, argomentare, dialogare con l'altro". Eloquente la sottolineatura dello "specifico" dell'agire degli esperantisti cattolici nell'omelia dell'Arcivescovo di Praga, cardinale Vlk. al Congresso degli esperantisti cattolici, pronunciata il 10 luglio 1995 e pubblicata parzialmente sul n. 4/95 di questo giornale. Durante quello stesso Congresso, l'arcivescovo di Olomouc, mons. Graubner. affermava: "Sono lieto di parlare a coloro che lavorano per la vera pace. E per una migliore intercomprensione tra gli uomini volentieri voi avete appreso una nuova lingua. Oh, si avveri che questa vostra idea si diffonda nel mondo ancora di più. che noi siamo capaci di comprendere anche le parole degli altri, che siamo capaci di accogliere l'uomo che ci sta accanto". Esiste un variegato panorama di associazioni cattoliche. ciascuna con sue proprie finalità pur nella comunanza del fine ultimo: proclamare il regno di Cristo e operare per la sua costruzione. Ed è proprio l'esistenza di finalità peculiari a giustificare -anzi. a rendere auspicabile- la varietà dei gruppi associativi di ispirazione cattolica. La finalità che potremmo chiamare "pro esperanto" si intreccia e si integra perfettamente con gli altri compiti del cattolico, e ne favorisce il perseguimento. Infatti, poter riuscire a fare adottare su larga scala dalla Chiesa la lingua internazionale ausiliaria servirà a rendere più agevole la sua missione universale consentendo che il messaggio evangelico sia meglio diffuso e la realtà ecclesiale sia adeguatamente compresa. Dunque, mi pare confermato che la promozione dell'esperanto costituisca un buon servizio che si compie da esperantisti e da cattolici, utile a favorire l'ideale di unità e di pace oltre che idoneo a rendere più agevole l'azione universale della Chiesa. Prendiamo, allora, piena coscienza del nostro compito di esperantisti cattolici e siamone, se si può dire così, umilmente fieri.
Mario Sola
Lorenzo Longoni
3-GIAMBENE- S.PIO X L'annuario per il 1901-1902, edito dalla parigina "Societo por la propagando de Esperanto", cita solo otto nomi di esperantisti in Italia. Bisogna infatti attendere l'opera di mons. Luigi Giambene perché si possa parlare di un vero e proprio movimento in Italia, vivo, attivo ed operante. Di lui ha scritto Elio Migliorini, già professore di Geografia nella Università di Roma e membro dell'Accademia dei Lincei: "Le cose sarebbero presto cambiate in seguito alla fervida attività del giovane sacerdote, mons. Luigi Giambene (1866-1944), alla cui iniziativa si deve se Roma divenne, nel primo decennio di questo secolo, il centro esperantista più importante d'Italia". Nato a Roma il 26 novembre 1866, era un buon conoscitore delle lingue classiche: era docente di greco ed ebraico presso l'Istituto di Propaganda Fide, e venne a conoscenza dell'esperanto attraverso un articoletto inserito nell'almanacco Hachette e attraverso un volumetto di preghiere donatogli da un sacerdote polacco (forse lo stesso Dombrowsky. N.d.r.). Impadronitosi a perfezione della lingua, aderì all'esperanto nel 1902, entrò in corrispondenza con Zamenhof e fu iscritto nell'<adresaro> degli esperantisti col numero 9027 il 25 dicembre 1903. Diventò così pioniere dell'esperanto in Roma, riuscendo a raccogliere intorno a se un gruppo di appassionati esperantisti. Maturò così la possibilità di una associazione che potesse riunire i cultori della nuova lingua e contribuire efficacemente alla sua diffusione. Dopo una prima riunione preparatoria il 21 aprile 1905, si giunse il 14 dicembre (anniversario della nascita di Zamenhof) alla fondazione della società "Imperiosa Civitas. Roma Esperantista Societo". Giambene pubblicò un "Vocabolario italiano-esperanto" (1906), la grammatica "I primi passi dell'Esperantista"(1907), poi una antologia "Tra la Esperanta Literaturo" con 50 brani di esperantisti diversi, fondò la rivista "Roma Esperantisto" e nel 1908 pubblicò il primo "Jarlibro" degli esperantisti italiani. Nel 1909, a causa dello scisma dell'Ido, diversi gruppi si divisero. Ciò accadde anche nel gruppo di Roma, ma la personalità e l'autorevolezza di mons. Giambene furono così forti, che coloro i quali erano usciti dal gruppo romano non riuscirono ad organizzarsi e in breve tempo o rientrarono o cessarono di interessarsene.
* * *
Grazie al suo ufficio, mons. Giambene aveva la possibilità di visitare frequentemente il Vaticano e spesso parlò con Pio X circa l'esperanto, e ciò egli faceva con tale entusiasmo che Pio X gli diede il soprannome di "monsignor Esperanto". Il 2 giugno 1906 mons. Giambene fu ammesso ad udienza privata dal S. Padre e ne scrisse a Peltier in questi termini: "II Santo Padre mi ha accolto molto affabilmente questa mattina. Gli mostrai la vostra rivista. Egli leggeva ad alta voce -comprensibilmente con qualche errore- la poesia di Dombrowsky, dicendo ad ogni verso "capisco". Gli ho presentata, scritta in esperanto, la richiesta di benedizione per lei e per i redattori di Espero Katolika. Lesse tutto ad alta voce e poi mi disse: "Vi manderò qualcosa di scritto in argomento". (Ecco il testo della poesia di Dombrowsy, pubblicato sulla prima pagina del 1° numero di Espero Katolika, e che il Papa disse di capire bene:
Ĉesis jam viva malgajo publika
Grincu per dentoj infera serpento!
Oni diradu, ke Petra la Stono
Tial laboru sen tim' kristanaro Seguì un periodo in cui sia Giambene sia Peltier si chiedevano: Di che genere sarà lo scritto che Papa Pio X ha promesso, e quando giungerà? Lo scritto arrivò durante il Congresso di Ginevra, il 28 agosto 1906. Vi si lesse che il Papa apprezzava la rivista e inviava la Benedizione Apostolica (si veda il precedente articolo su Peltier). Si può notare che Pio X aiutò moltissimo la questione esperantista. Il 4 aprile 1909, nell'udienza a Fr. Isidoro Clé, che aveva tradotto in esperanto molti inni cattolici, disse: "L'esperanto ha dinanzi a sé un grande futuro" e, in altra occasione: "Vedo nell'esperanto un mezzo valido per la tenuta dell'unità tra i cattolici di tutto il mondo". Il 10 maggio 1910, per l'apertura del 1° Congresso Internazionale dei Cattolici Esperantisti a Parigi, il presidente annunciò che il Comitato aveva ricevuto lettera di mons. Giambene, nella quale si diceva che il S. Padre, in udienza privata, aveva esaminato i vari argomenti del programma congressuale e che non solo li approvava pienamente, ma anche inviava un'indulgenza plenaria a tutti i congressisti. Basterà anche ricordare l'accoglienza in Roma del 4° Congresso Internazionale degli Esperantisti Cattolici, che si svolse nel settembre del 1913. I congressisti cantarono dinanzi al Papa l'inno cattolico "Ni volas Dion". La morte di Pio X fu una grande perdita per gli esperantisti. Anche il ruolo di mons. Giambene come avvocato degli esperantisti presso la S. Sede perse di importanza. La beatificazione di Pio X, avvenuta il 3 giugno del 1951 fu salutata con gioia dai partecipanti al 23° Congresso dell'IKUE a Monaco di Baviera e Pio X fu proclamato celeste protettore degli esperantisti cattolici. Altro motivo di gioia fu la sua canonizzazione il 29 maggio 1954. Il ringraziamento degli esperantisti fu inciso nella lapide posta nella chiesa dedicata a S. Pio X e inaugurata durante il Congresso Universale di Esperanto a Bologna il 2 agosto 1955.
Mons. Lorenzo Longoni
MILANO. Il convegno organizzato a Gazzada da
ormai nove anni si è ripetuto il 16 e 17 marzo con il
consueto successo, grazie ad un curato programma, anche se
la partecipazione è stata meno numerosa del consueto.
Erano comunque presenti, oltre ai milanesi, esperantisti da
Bologna, Parma, Rimini, Treviglio, Vercelli e Vicenza.
Particolarmente gradita la presenza del Presidente onorario
dell'IKUE, don Duilio Magnani, al quale va il sentito
ringraziamento per avere portato il suo fondamentale
contributo alla riuscita della "Due giorni".
* * *
Esce regolarmente, ogni mese, il bollettino del Centro Esperantista Cattolico milanese, dal contenuto sempre ricco ed interessante, frutto di un lavoro appassionato nel quale si distingue il dr. Corrado.
PARMA. Una interessante iniziativa, quella
lanciata dal Gruppo esperantista cattolico di Parma.
TREVISO. IlSegretario per l'informazione
dell'UECI. dr. Serio Boschin, in conformità a quanto
auspicato nella circ. n° 126 del 10.4.95 del Ministero
della PI., il giorno 7 febbraio ha tenuto due lezioni di
esperanto con relativo dibattito, l'una agli studenti del
biennio di Ragioneria e l'altra a quelli del biennio
ginnasiale presso il Collegio Vescovile S. Pio X di
Treviso. Il giorno 22 febbraio, su invito del Gruppo "Nova
Espero Friuli", il dr. Boschin ha illustrato l'opuscolo "Il
movimento esperantista nel Friuli" presso il salone della
Cassa di Risparmio di Udine davanti ad una quarantina di
intervenuti che hanno dato luogo ad un fruttuoso
dibattito.
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La prof. Amatrice di Riese Pio X, membro del Gruppo Esperantista Cattolico di Treviso. insegnante di lettere, nel mese di marzo ha tenuto un corso di esperanto della durata di dieci ore a sessanta studenti del liceo scientifico di Castelfranco Veneto. Il corso si è esaurito in una settimana, durante le ore scolastiche e in conformità alle opzioni degli studenti. Nella parrocchia di S. Giuseppe a Treviso, in occasione della festa patronale, le aule destinate al catechismo vengono utilizzate per mostre varie. Tra l'altro è stata allestita una mostra sull'esperanto a cura del Gruppo Esperantista "Sile" di Treviso a decorrere dal 16 marzo e per una decina di giorni. Particolare risalto è stato dato all'esposizione del messale in esperanto. VERCELLI. Il 25 febbraio, gli esperantisti cattolici vercellesi, unitamente ad esperantisti provenienti da Milano e Torino, hanno partecipato presso il seminario ad una giornata di riflessione e preghiera, ascoltando le meditazioni dettate dall'Assistente del gruppo locale mons. Sergio Vercelli e dall'Assistente nazionale mons. Lorenzo Longoni, che ha poi celebrato la S. Messa per gli intervenuti.
Il Dott. Serio Boschin durante il Congresso dell'IKUE svoltosi a Olomouc (Rep. Ceka) nel luglio del 1995 ha presentato la seguente relazione. Estimataj kaj karaj gefratoj! La ĉeesto de altranguloj de la ekleziularo en tiu ĉi internacia katolika kongreso ĝojigas mian koron de simpla laiko kaj ili daŭrigas la instruadon pere de sia penso ankaŭ per tiu ĉi artikolo, kiun mi limiĝis nur esperantigi kiel eltiraĵo el itala tagĵurnalo. Ĉi-jare okazis la dekkvin-jardeko de episkopofico de Kardinalo Carlo Maria MARTINI, paŝtisto de la plej granda diocezo en la mondo, t.e. de urbo Milano. Renato Corti (elp.Korti), kiu estis helpepiskopo en Milano kaj nuntempe episkopo de urbo Novara (norda Italio), tiuokaze verkis pripensadon aperintan en la itala katolika tagjurnalo "Avvenire' (Estonteco) de la 6a de januaro k.j. La artikolo estis titolita: Eĉ episkopo devas scii sonĝi. La Kardinalo volas Eklezion protagonisto en la mondo kaj rimedo por komunikado. Ambaŭ eminentuloj, laŭ mia opinio, meritas aperigon de ilia penso pri la Eklezio pro la fakto ke ili estas tre favoraj al esperanto: la Kardinalo fakte nomumis, siatempe, Monsinjoron Lorenzo LONGONI animzorganto de IKEU (Itala Katolika Esperantista Unuiĝo) kaj episkopo Corti la pasintan septembron de 1994 volonte partoprenis en la 8a IKEU-kongreso en Armeno, provinco Novara. Tiel skribas lia mosto Renato Corti kiel premiso al nia meditado: "En la testo de Epifanio 1995 dank' al Dio mi kunpreĝis kun la Papo en la baziliko de Sankta Petro. Mia tiea ĉeesto ŝuldas al aparta kialo: el la ordinotoj episkopoj estis Pierfranco PASTORE, sacerdoto el urbo Novara, kiu pastras ĉe la Sankta Sidejo. En tiu okazo mia penso iras al fakto ke, ĝuste en la sama festo, antaŭ dekkvin jaroj, ankaŭ mi ĉeestis la episkopiĝon de Kardinalo Carlo Maria MARTINI. En tiu tago mi demandis min kio estos la estonta sperto de la nova episkopo. Hodiaŭ mi povus demandi min, kiajn vojojn li ĝisnune sekvis, kune kun la komunumo kiun la Sinjoro al li konfidis. Sed nun mi ne volas penadi fari bilancon (ne estas mia kompetenteco). Mia penso iras, tutsimple dirite, al "eta perlo". Temas pri mallonga teksto, spontanea kaj samtempe riĉa. Paĝo, eble, por antologio. Mi povus diri ke, iun tagon, li faris sonĝon. Estis la 10an de februaro 1981. Li ĵus eniris diocezen ĝuste unu jaron antaŭe. La sonĝo koncernis la Eklezion. Li sin demandis: "Kiel mi vidas kaj deziras la Eklezion de Milano?" Facila venis al li la respondo: sursceneje al li aperis Sinjoro Jesuo Kristo kaj la Apostoloj, Sanktaj Ambrozio kaj Karlo, Papo Johano Paŭlo la dua, la asembleo de la tuta vatikana Koncilio kaj de aliaj Koncilioj kaj Sinodoj. Kaj li diradis al si mem: la estonta Eklezio devos esti tia, kian la Sinjoro volis kaj vivigata, en la rivero de la tempo, de la tradicio kiu baziĝas sur neskuebla apostola fundamento. Ĉio ĉi povis al li sufiĉi. Sed li ekvidis ke, certagrade, la demando ekstariĝas kaj atendas trovi klaran respondon. Finfine iom post iom alvenis la respondo. Jen ĝi, kun kelkaj miaj glosoj."
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Unue) "Estas Eklezio plene obeema la dian Vorton,
nutrata kaj liberigata per tiu ĉi Vorto".
Mi tuj haltas kaj ĉirkaŭen rigardas. Mi vidas, tie
kaj tie ĉi, formojn de religiemo, vaste emociajn kaj
eble neraciajn, kiuj ignoras la Vorton. Kaj mi diras: la
sonĝo de Episkopo estas tute alia. Ĝi estas tiu de
Eklezio havanta nesupereblan komparilon: Dio, kiu parolas kaj
malkaŝas la veron pri la homa ekzistado. Ĝi estas
tiu de Eklezio kiu, tagon post tago, trovas forton kaj
liberon sin lasante lumi kaj konduki de tiu, kiu estas la
vera homa paŝtisto: Dio.Due) "Estas Eklezio, kiu metas Eŭkaristion centren de la vivo, kontemplas sian Sinjoron kaj plenumas ĉion, kion ĝi faras "por memorigo pri li" kaj sin modelante laŭdonac-kapablo." Alia paŭzo. Nenio pli tradicia sed nenio pli originala. La sonĝo estas tiu de Eklezio kiu interpretas kiel "memorigo" pri Kristo, kaj nenio alia, ĉar nur en la Sinjoro Jesuo Kristo eblas, sub la ĉielo, esti savitaj. Kaj estas tiu de Eklezio kiu trovas sian "formon" en Kristo kiu donacas sin kaj sian vivon ĝis la sangelverŝado. Trie) “Estas Eklezio, kiu ne timas utiligi strukturojn kaj homajn rimedojn, sed ilin uzas ne iĝante ties servanto. " Kvankam estas vere ke, fojfoje, la Eklezio ne havas rimedojn, kiujn ĝi bezonus, ne estas malpli vere ke la protagonismo de la rimedoj iĝas morto por Eklezio: ĉar tio iluziigas kaj malplenigas ĝin kaj estas timende ke tempo montros ĝin pli simila al dezerto ol al ĝardeno. Kvare) "Estas Eklezio, kiuper la simpla vorto de la Evangelio emas paroli ne nur al hodiaŭa mondo, sed ankaŭal kulturo, al malsamaj civilizoj. " Jes, ĉar Evangelio estas tia, pro la fakto ke ĝi estas savanonco por la homo. Pro tio la komunikado devas lin atingi per vortoj kaj per vojoj homaj kaj ĉiutagaj. Kaj la defio de la Eklezio konsistigas jene: iĝi obeema instrumento de la dia revelacio, tial ke ĉiu kulturo kaj civilizacio estu ne nur nutrata per la simpla evangelia vorto sed ankaŭ interpelaciata kaj ĝisfunde interpretata. Kvine) "Estas Eklezio kiu parolas pli per faroj ol per paroloj; kiu diras vortojn devenantajn el faroj kaj bazitajn sur faroj. La homoj estas tiom lacaj je vortoj! Pro tio ia singardemo en la predikado donos al vorto dignon kaj efikon." Bone agas Episkopo sonĝi tian Eklezion, ĉar, tiamaniere, al li estas pli facile rikolti ankaŭ la invitojn, kelfoje krudajn kaj malbone esprimitajn, de tiu kiu atendas (kaj eble pretendas) la miraklon: kaj la miraklo estus la sankteco (nome la konvertiĝo de pekuloj). Sese) "Estas Eklezio atentema al la signoj de la ĉeesto de la Sankta Spirito en nia tempoj, kie ajn ili manifestiĝas". Kaj ankaŭ tiuj ĉi lastaj jardekoj estas antaŭ ni por diri ke neantaŭvideblo estas ĉiam grava en la disvolviĝo de la homa historio sed ne malpli grava por la eklezia historio. Estas problemo de la Eklezio fari spiritan distingon: distingi ĉion, kio estas valora laŭ la Spirito disde tio kio, kontraŭe al la ŝajnoj ofte briletantaj, estas vana; obei la Sankta Spiriton eĉ kiam tio disrompas niajn skemojn aŭ nin invitas entrepreni novan vojon. Sepe) "Estas Eklezio konscia pri la vojo neglata kaj malfacila de multaj homoj, pri la suferadoj kvazaŭ ne-elteneblaj de la plimulto de la homaro, sincere partoprenanta en la ĉagrenoj de ĉiuj, kaj dezirema konsoli. Eklezio, kiu portas la vorton liberiga kaj kuraĝiga de la Evangelio al tiuj, kiuj estas subpremataj de pezaj ŝarĝoj kaj preta eĉerari en la penado helpi ilin en kreiva maniero." Ĉu ne iĝas, ĉi tie, iom aŭdaca la sonĝo? Kaj ĉu ĝi ne demonstras Eklezion, kiu ne sin okupas tro al si mem kaj al siaj suferadoj, kiuj estas certe realaĵoj, por sin investi je alies suferadoj por ties poste porti, certagrade, la pezon? Oke) "Estas Eklezio kiu privilegias nenian kategorion, nek antikvan nek novan, kiu gastigas sendiskriminacie junulojn kaj maljunulojn, kiu edukas kaj formadas siajn gefilojn al credo, al karitato kaj deziras valorigi diversajn karismojn, servadojn kaj pastrajn oficojn en unueco de komuneco." Ŝajnas tute klare. Se Eklezio estas "patrino", ĉu ĝi ne devas konduti ĝuste tiamaniere? Ĉu ĝi ne devas esti preta alfronti, kune kun la problemoj de la malriĉeco, eĉ tiujn pri la "riĉeco": nome pri tiom da rimedoj homaj kaj diaj, kiuj disvolviĝas en la eklezimisiado kaj kiuj devas kunflui en kunulecon realan kaj deziratan? Kaj ĉu ĝi ne devas direkti sian atenton al tiu insida tento de la demono kiu precize bataladas la bonon per la bono? Ĉu vere tute klare? Naŭe) "Estas Eklezio humila je koro, unuiĝinta kaj kom-pakta en sia disciplino, en kiu nur Dio havas universalan superecon." Ŝajnas ke el la sonĝo emerĝas Eklezio "marieca" kaj samtempe "petreca"; Eklezio kiu estas popolo, sed popolo kiu naskiĝas de Dio: vere "nekutima" popolo kiu portas grandan novaĵon. Deke) kaj konklude) "Estas Eklezio aganta per pacienca distingo, taksante objektive kaj realisme sian rilaton kun la mondo, kun la hodiaŭa socio; kiu puŝas al partopreno aktiva kaj respondeca, respektema kaj konsentema al ŝtataj institucioj, sed kiu bone rememoras la vorton de Petro: " Estas pli bone obei Dion ol la homojn". Estas Eklezio kiu ofte ripetas al si mem la vortojn de Psalmo: "Feliĉa estas la homo, kiu ne iras laŭ konsilo de malpiuloj, nek staras sur vojo de pekuloj, nek sidas en kunsido de blasfemantoj; sed li nur havas deziron por la leĝo de la Eternulo, kaj pri Lia leĝo li pensas tage kaj nokte. Estas Eklezio kiu nepre devas kanti tiun ĉi psalmon ĉiutage por ke ĝi eniru en la koron. Tiam ĝi scios obei Dion antaŭ ol la homojn. Ĝi kapablos ellabori kristanajn juĝojn kaj realigi ĉeestadon en la mondo, kiu atestas la liberecon de la Digefiloj. Jes, mi opinias ke eĉ Episkopo devas sonĝi. Li devas ĉiam serĉi kian bildon de Eklezio la Sankta Spirito enmetas en lian koron. Eĉ kiu havas malantaŭ la ŝultroj plurajn jarojn da episkopa ofico, tiu eble povas diri ke la sonĝo estas, ankoraŭ hodiaŭ, tute sendifekta kaj ke la morgaŭa labormisiado bezonos denove esti gracinspirita, ĝuste kiel okazis por la laboro de la unua tago.
La lettera che segue, ricevuta da don Duilio, è prova che l'aiuto fornito da membri dell'UECI a beneficio del giovane ha dato buoni frutti.
Medeĵino (Kolombio),
Al Pastro Unue mi devas klarigi al vi ke mi ne rondiras la tutan Kolombion, ne. Tion mi volus, sed per mia laborado mi devas vojaĝi nur tra mia provinco, kies nomo estas Antjokio (hispane:Atioquia) Mi laboras por la gubernio de mia provinco, Antjokio, kiu estas unu el la 32 provincoj de mia lando. Medeĵino (hispane Medellin) estas la dua granda urbo de Kolombio, kaj estas la ĉefurbo de mia provinco. En Medejino estas la sidejo de la gubernio de la provinco de Antjokio, kiu havas 124 urbojn kaj vilaĝojn. Bedaŭrinde mi ankoraŭ ne atingas spari monon por vojaĝi al Eŭropo, al Italio, tia estas granda revo, do mi volus koni vin persone, sed estonte povus esti, kvankam ne estu baldaŭ. Nune mia salajro ankoraŭ ne estas tia de profesiulo, sed mi estas feliĉa en mia laborejo pro la sperto kiun mi atingas kaj ankaŭ pro miaj gekunuloj. Eble baldaŭ mi povos konkursi por esti pligradigota, kaj kvankam la afero estas malfacila pro tiom da konkursantoj, mi fidas je Dio kaj ĝoje atendas tiun momenton. Nune mi loĝas sola en dometo kiun luis al mi la edzino de mia onklo. En mia domo mi mem preparas la manĝaĵojn kaj lavas miajn vestaĵojn. Mi estas tre feliĉa. Krome ĉiunokte mi studas la anglan en Kolombi-amerika Instituto de tiu ĉi urbo. La kurso daŭros 19 monatojn kaj nune mi jam aprobis 3 monatojn. Kompreneble, mi respondas miajn leterojn per la komputilo de mia laborejo. do mi ankoraŭ ne atingas aceti mian propran komputilon. La pasintan 25an de septembro granda malĝojo plenigis mian familion. do nia kara patrino mortis; kompreneble baldaŭ ni trankviliĝis, certaj ke ŝi ĝuas ĉe Dio post ke si plenumis sian surteran mision. Vi parolas pri la testo de ĉiuj Sanktuloj, rememorante viajn karajn gepatrojn. kaj jen mia patrino unu monaton antaŭe forlasis nin. La bona Dio havu ilin ĉe Si. Pri la E-movado en Kolombio mi devas diri ke ĝi ne multe progresas, tamen en Medejino ni komencis, antaŭ kvar jaroj , nacian renkontiĝon, kies 4-a versio okazis en Bogoto la pasintan 11an, 12an, kaj 13an de novembro. Mi ne povis ĉeesti pro manko de mono. Kartageno, la loĝurbo de Pastro Palacios Total estas malproksima de Medejino, tamen per korespondado estas facile kontakti lin. Baldaŭ mi skribos alii. Kun S-ro Velasquez mi ankoraŭ ne povis paroli, do mi kredas ke li estas en la Nacia E-renkontiĝo de Bogoto. Bone, hodiaŭ sufiĉas; mi esperas ke vi havu iomete plu da tempo por korespondadi, do mi hodiaŭ pli longe skribis ol kutime, novaĵoj pri vi ĉiam estos bonvenaj. Dio benu vin!
LUIS FELIPE SALDARRIAGA
De Quito (Ecuador) alvenis al la franciskana revuo "La Terra Santa", originala "Patro Nia de Dio". Jen ĝi en fidela esperanta teksto.
Paderno del Grappa si trova in piacevole posizione, ai piedi dei colli che fanno corona al Monte Grappa. appartiene alla provincia di Treviso. il cui capoluogo sarà meta della visita di un'intera giornata. Antiche chiese -come il Duomo e S. Nicolò- e case affrescate, chiostri silenti e mercatini chiassosi, canali che scorrono lenti tra argini erbosi e giardini fioriti, osterie pittoresche dove poter deliziare il palato, botteghe d'artigiani e negozi eleganti, le Mura, la Piazza dei Signori, il Palazzo del trecento, gli affreschi di Tomaso da Modena, il Sile: tutto questo è Treviso ed altro ancora. Altra meta dei congressisti sarà Riese, località natale di S. Pio X. patrono degli esperantisti. Possagno, a sua volta, offrirà ai visitatori un importante incontro con l'arte del Canova, nella casa natale dell'artista e in quello che è appunto denominato Tempio canoviano.
PROGRAMMA provvisorio
VENERDÌ 6 SETTEMBRE: pomeriggio - Arrivo dei congressisti sera - Serata di conoscenza SABATO 7 SETTEMBRE: mattino - Inaugurazione pomeriggio - Visita a Riese S. Pio X DOMENICA 8 SETTEMBRE: pomeriggio: Assemblea dell'UECI LUNEDÌ 9 SETTEMBRE: Visita a Treviso MARTEDÌ 10 SETTEMBRE: mattino - Visita al museo canoviano di Possagno pomeriggio - Chiusura del Congresso.
Quote di partecipazione
Adesione entro il 30 aprile: £. 250.00 in camera singola, £. 230.000 in camera doppia; entro il 30 giugno: £. 270.000 in camera singola, £. 250.000 in camera doppia; dal l° luglio: £. 290.000 in singola. £. 270.000 in doppia. Per i giovani che non superano i 25 anni si applica una riduzione di lire 30.000. Le quote comprendono l'iscrizione, le pubblicazioni, vitto ed alloggio dalla cena del giorno 6 al pranzo del 10 settembre. La quota (o un acconto di £. 50.000) va versata sul c/c postale n° 33511106 intestato a Franca Concina, strada Lucento, 73, 10151 Torino oppure pagata alla stessa con vaglia postale specificando la causale; la scheda di adesione pubblicata a fianco va spedita al medesimo indirizzo. N.B.= I posti in camera singola sono assai limitati. Si invita a decidere la sistemazione in camera a due letti, eventualmente indicando, nella scheda di adesione, la persona compagna di camera.
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