Enhavo:
Scrisse Goethe che la mancanza di riconoscenza sorge da una capacità di dimenticare con leggerezza sia le contrarietà che le gioie. A ben vedere, pero - dico io - l'uomo scorda più facilmente i benefici ricevuti che i torti subiti. In effetti la gratitudine si fonda non solo su di una non labile memoria, ma, specialmente, su di un animo non insensibile. Quanto numerose sono le ragioni di riconoscenza! Verso i genitori e gli altri familiari per l'affetto e la dedizione da loro elargiti, verso i maestri di vita che hanno distribuito i loro doni di sapere e di saggezza, nei confronti di chi, con 1'esempio, ha fatto scuola di bontà, e via elencando. Ma la gratitudine più grande e maggiormente motivata deve andare a Colui dal quale deriva tutto ciò che è buono. Grazie a Dio per la vita -il tesoro prezioso che chiede solo di essere investito fruttuosamente-, per la fede in cui ci ha concesso di crescere potendo scoprire le somme e fondamentali verità, per l'inserimento in una società che consente -a chi ne ha la seria volontà- di sviluppare la propria personalità e di arricchire mente e cuore, per abbondanza di strumenti che scienza e tecnica ci hanno procurato e che aspettano d'essere intelligentemente e correttamente usati ai fini dello sviluppo ordinato e costruttivo della società. L'inno di riconoscenza piùalto e completo è il mirabile testo scritto da san Francesco: Laudato sie, mi Signore... La Chiesa, sapientemente, ci insegna ad iniziare la giornata ed a chiuderla con una preghiera di adorazione, di amore e di ringraziamento. Ma noi esperantisti cattolici, che oltre ad avere ricevuto 1'inestimabile dono della fede e dell'appartenenza alla Chiesa, in quanto esperantisti abbiamo potuto conoscere quel pregevole strumento di comunicazione, quella straordinaria risorsa di cultura e di calda umanità che è l'esperanto, abbiamo un motivo in più per rendere grazie a Dio. Già, perché, se ci riflettiamo, la conoscenza dell'esperanto ci ha gratificati non poco. Vediamoli, i perché. Abbiamo potuto scoprire con diletto la geniale architettura della lingua internazionale e poi gustare tutte le ricche possibilità espressive che essa consente. L'esperanto ci è stato di efficace tramite per allacciare rapporti di amicizia internazionale, ci ha indotto a viaggiare all'estero non come turisti estranei alle realtà locali, ma come coloro che entrano nel vivo delle comunità estere grazie agli esperantisti del luogo sempre accoglienti e premurosi. L'esperanto ci ha fatto trovare amicizie profonde e sincere anche nell'ambito del nostro Paese avendoci fatto incontrare con persone accomunate dallo stesso ideale, coraggioso e generoso, che si impernia sull'uso di una lingua facile e neutrale a beneficio di tutti gli uomini. E non va trascurato che l'esperanto consente, per la sua costruzione logica e razionale, di esercitare beneficamente le facoltà intellettuali e di mantenere quindi una freschezza di mente la quale ben si accompagna all'apertura di cuore che l'ideale esperantista favorisce. Non dimentichiamo, allora, insieme agli altri innumerevoli motivi di ringraziamento al Padre celeste, di annoverare anche questo: di averci fatto incontrare 1'esperanto e, soprattutto, tanti cari amici esperantisti.
Mario Sola
Lorenzo Longoni
2 - PELTIER (continuazione dal numero precedente) Nel giugno 1906 Peltier riceveva da Beaufront la seguente lettera: "Sendu rapide plenan kolekton de Espero Katolika al Monsinjoro Luigi Giambene en Romo. Li prezentos ĝin al Lia Papa Moŝto kun nia preĝareto". Giambene era allora segretario del gruppo esperantista di Roma. denominato "Imperiosa Civitas". Peltier espletò subito la richiesta. Era prossimo lo svolgersi del 2° Congresso universale dell'Esperanto che, come si prevedeva, si svolse a Ginevra; come per quello di Boulogne fu attiva e viva la partecipazione dei numerosi cattolici esperantisti convenuti. Nella giornata di apertura, il 28 agosto 1906. Peltier ricevette dal Vaticano la seguente lettera in italiano. che venne successivamente tradotta in esperanto e pubblicata su Espero Katolika di ottobre:
Dal Vaticano.
Di V.S. Il.lma e R.ma
Al Ill.mo e R.mo
Devotissimo Servo Giovanni Bressan Mons. Luigi Giambene Roma La notizia della benedizione del Papa si diffuse rapidamente tra i congressisti; Peltier ricevette congratulazioni da "samideani" cattolici e non cattolici. La lettera venne anche tradotta in francese e inviata ai giornali. Il 31 agosto gli esperantisti cattolici ringraziarono il Santo Padre telegrafando il seguente testo: "La Katolikaj Esperantistoj, kunsidantaj en aparta kunveno dum la 2.a Kongreso de Esperanto en Ĝenevo, sendas al la Sankta Patro la esprimon de sia respektoplena dankeco pro la Apostola Beno sendita al Espero Katolika". E all'Arcivescovo di Tours. Mons. René François, così scrissero: "La Katolikaj Esperantistoj, kunvenintaj dum la Kongreso de Esperanto en Genevo, ricevinte la Apostolan Benon, sendas la esprimon de sia dankeco al Lia Moŝto, kiu la unua donis aprobon al Espero Katolika". In visita presso il Vicario Generale di Ginevra. Peltier ricevette il permesso di predicare in Esperanto domenica 2 settembre, nella chiesa di S. Francesco, durante la S. Messa celebrata dal sac. Guinard. vice presidente dell'associazione spagnola. In quella occasione, come già si era fatto a Boulogne, si cantò di nuovo il "Patro nia". Peltier. dopo aver letto il Vangelo, fece la predica in Esperanto "la unuan fojon en la mondo", come riportava Espero Katolika nel numero di ottobre aggiungendo: “Emocio komprenebla vidiĝas sur lia vizaĝo kiam li supreniras al la predikejo". Il punto centrale era in queste parole: "Hodiaŭ estas kvazaŭ la bapto de Esperanto. Al ĝi ja estos fidataj ne vivoj de korpoj, sed vivoj de animoj: per ĝi la ideoj rapide disvastiĝos en la mondo kaj povos aŭ vivigi aŭ mortigi la animojn". Quanto alla benedizione apostolica diceva: "La Apostola Beno estas por Esperanto kiel bapto sankta, kaj ni katolikoj uzos la internacian lingvon nur por sanktaj celoj, kaj por la morala bono de l' homaro". Numerose lettere pervennero per esprimere elogi. L'anno 1906 fu propizio per Espero Katolika, sia per l'arrivo della desiderata benedizione del Santo Padre, sia perché sorsero nuovi pionieri a portare con interesse ed entusiasmo più avanti il movimento cattolico esperantista. Al riguardo Peltier scriveva: "lo non consideravo la Benedizione Apostolica data a me come per farmi coraggio, ma come un aiuto soprannaturale, un'approvazione per far raggiungere una meta più elevata ad Espero Katolika, per utilizzare l'esperanto per la diffusione della verità cattolica, per la fraterna unione di tutti gli uomini in un solo gregge". Su Espero Katolika di ottobre con gioia scriveva subito un rapporto particolareggiato: Dum la sekvantaj tagoj, multaj esperantistoj esprimis la deziron, ke la Letero Papa estu legata dum ĝenerala kunsido de l' kongreso, tial ke ĝi alportas al Esperanto grandan kaj ŝatindan helpon. Laŭ tiu deziro, la Prezidanto de l' kongreso, Pastro Schneeberger, protestanto, komunikis la Leteron al la Kongresanoj, la vendredon. en la kunsido matena. “Niaj amikoj, la katolikoj, diris la Prezidanto, ricevis de l' Papo altan aprobon kiun mi komunikas al la kongreso", e continuava a precisare: "La legado de la Letero estis salutata per unuanimaj kaj longaj aplaŭdoj de l' kongresanoj. S-ro Carlo Bourlet, kvankam liberpensulo, deklaraciis, ke tiu fakto estas tre grava por la progresado de Esperanto kaj ke li ĝin tre plezure aplaŭdas. Li esprimis la deziron, ke la anoj de aliaj religioj aŭ filozofioj same klopodu por ricevi similan aprobon de la estroj, por montri ke Esperanto estas vere neŭtrala lingvo, kiu povas kaj devas utili al ĉiuj partioj kaj ideoj". Così anche questa dichiarazione riscosse ampi consensi. Durante il 1907 Peltier lavoro alacremente per tenere in vita Espero Katolika. Ma il suo stato di salute non gli permise di partecipare al 3° Congresso universale di Esperanto in programma in Inghilterra, a Cambridge, per il luglio 1907. Egli perciò segnalava, in Espero Katolika di aprile: "La nuna stato de mia sano ne permesas al mi ĉeesti la Trian Kongreson. La Katolikaj Esperantistoj estas petataj turni sin tutkonfide al P.o Richardson, sekretario de la katolika komitato, pri informoj kaj ĉiuj aferoj koncerne la katolikajn kunvenojn". Nello stesso numero proponeva un "Projekto de Frataro de Katolik-Esperantistaj Pastroj diversnaciaj" con lo scopo di "unuigi la katolikajn rilatojn pri pastraj sciencoj kaj ĉiuspecaj religiaj aferoj...". Inoltre proponeva anche "unuigi la katolikajn komercistojn kaj industriistojn el diversaj nacioj en Societo, por faciligi la komercajn internaciajn rilatojn". Nel numero di marzo del 1908, in merito al pellegrinaggio del settembre precedente, scriveva: "...mi promesis al la Sankta Virgulino, kiel atesto de dankeco pro mia resaniĝo, la publikigon de kelkaj miraklaj okazintaj en Lourdes". Annunciava infatti un suo libretto sui miracoli di Lourdes. Invece sul numero di aprile precisava: "Pro diversaj kaŭzoj (instalo de nova presmaŝino, malsano de l' Direktoro) tiu numero aperas iom pli malfrue. Same estis malfruigitaj "Lando de mirakloj" kaj la "Jarlibro". Preoccupato per la sua salute e per la sorte di Espero Katolika, nel mese di giugno scriveva: "Por la dua fojo mi pilgrimos al Lourdes, por plenfide peti la miraklon de mia resaniĝo. Mi foriros el Tours la 13-an de julio, kun la Turena pilgrimo, inter la multaj malsanuloj, kiujn oni devas porti aŭ veturi de l' hospitalo al la sankta groto. Mi estos en Lourdes de la 14-a de julio ĝis la 17-a. El mia tuta koro mi petas la plej fervorajn preĝojn de la legantoj de E. K. por la resaniĝo de ĝia Direktoro. Tiam mi povos pli meti ĉapitron al Lando de Mirakloj, por la plej granda gloro de Dio kaj de Nia Sinjorino". Nel luglio annunciava con soddisfazione che "Lando de mirakloj" era finalmente stampato. Ma quella non fu l'unica pubblicazione di Peltier; tra le sue non poche brossure possiamo ricordare “Imitado de Kristo" e il “Katolika preĝaro". A causa dell'aggravarsi delle condizioni di salute di Peltier, né in agosto né in settembre Espero Katolika venne pubblicata. Perciò, tre mesi dopo, la redazione e l'amministrazione vennero trasferite a Parigi. Un comitato di redazione, guidato da Claudius Cola, pubblico nel numero doppio di gennaio-febbraio 1909 l'ultimo saluto di Emile Peltier: "Karaj legantoj! Skribante tiun artikolon, mi malobeas la ordonojn de mia kuracisto pri plena ripozo. Tial mi faros ĝin tre mallonga. Kiel papilio, post ŝajna morto, eliras pli brilanta el sia malliberejo, tiel Espero Katolika post ŝajna trimonata morto eliras, el la gravega krizo, pli viva, pli forta, tute reorganizita. Komitato direktanta kaj tre lerta ĉefredaktoro, al kiu vi povas plene konfidi, prenis sur sin la tutan laboron. Mi estas certa, ke neniu el niaj karaj abonantoj forlasos la revuon, en momento kiam ĝi bezonas plej energian helpon. Ĉiuj restos fidelaj al Espero Katolika." Al tiu ĉi alvoko sacerdoto Peltier sekvigis ankoraŭ kelkajn konsilojn pri aktiva propagando. Li finis sian artikolon jene: "Memoru, ke propagando estas vana, se ni ne estos utilaj. Mi esperas, karaj legantoj, ke tiu ĉi alvoko estos aŭdita". Subsigno estis simple "Em. Peltier" . Il fondatore di Espero Katolika morì il 17 febbraio 1909 a Lourdes, a soli 39 anni. Su Espero Katolika di marzo venne pubblicato l'annuncio della sua morte. Claudius Cola scrisse il saluto di addio con queste commoventi espressioni: "...Li enmetis sian karan revuon en miajn manojn kiel patrino mortonta komisias en manojn amikajn sian amatan infanon...".
Mons. Lorenzo Longoni
Il 20 dicembre 1995, suor Angela Capitanio ha compiuto 80 anni. Sono andata a trovarla nel suo convento a Sant'Alvise. In questo angolo di Cannaregio rivolto verso la Laguna Nord, la nebbia di dicembre svela una Venezia silenziosa e quasi immobile. Lei mi aspettava già con entusiasmo, stando alla finestra per vedermi arrivare, quasi impaziente. Suor Angela mi accoglie con un caloroso abbraccio e, dopo aver passeggiato per il convento, mi fa sistemare in una stanza tranquilla dove posso porle alcune domande.
Quando e stata consacrata suora?
È nata a Venezia? - No, sono nata a Schio (VI). Sono venuta a Venezia per la prima volta nel 1933, per il noviziato. Sono sempre stata vivace. "scavezzacollo", da piccola, ma anche da suora mi e sempre piaciuto scherzare. Però ero sempre io la capoclasse. Anche durante il noviziato. Ma nonostante la vivacità, non avevo cattiveria, ero solo scherzosa.In quali conventi ha lavorato? - Sono stata insegnante qui a Venezia, a Trieste, a Cavarzere, a Ponzano, a Mestre e ultimamente ancora qui a Sant'Alvise.
Come è nata la sua passione per l'esperanto?
Li ha conservati, questi diplomi di esperanto?
È molto raro sentire di suore che studiano l'esperanto, un po' più frequente per i sacerdoti.
Ha partecipato anche a congressi con gli esperantisti?
Di solito gli esperantisti hanno molta corrispondenza, soprattutto quando -per via dell'età o della salute che comincia a cedere non possono più viaggiare.
Le altre suore, come considerano l'esperanto?
Mentre mi fa visitare tutto il convento, che è enorme: le aule dei bambini, il refettorio, la cucina, il cortile, e apre e chiude decine di porte, come in un labirinto, mi porta nella chiesetta interna che si trova vicino all'entrata principale e prega a voce alta. Una preghiera di ringraziamento, così spontanea, così vivace proprio come quella di una bambina piccola che ringrazia il papà e gli salta in braccio, e loda il Signore per tutte le cose belle e anche per le sofferenze e la malattia "che poi passa" - mi dice.
A Pasqua e a Natale ascolta il messaggio del Santo Padre che esprime gli auguri in tutte le lingue. Quando lo ha sentito parlare in esperanto, cosa ha detto?
Già, me lo posso immaginare: suor Angela è così piccola e anziana, ma sempre corre e salta di qua e di là, non sta mai ferma.
Come è riuscita a conciliare l'esperanto con la sua missione?
Dopo molti anni che per motivi di salute ha lasciato da parte il gruppo esperantista, che messaggio vuole lasciare agli esperantisti di oggi?
E un messaggio per gli esperantisti cattolici?
Milano. Gli esperantisti ce l'hanno fatta: dopo decenni di docce scozzesi - prima i bollori di un entusiasmo esagerato, poi il freddo dell'eccessiva diffidenza - la «loro» lingua entra finalmente in chiesa dal portone principale. E, anzi, sale dritta dritta fino all'altare. È di questi giorni, infatti, l'uscita ufficiale dcl Roma Meslibro, che in esperanto sarebbe poi il Messale romano per le feste e le solennità: due volumi, uno di 200 pagine per il «proprio» e il secondo più ponderoso (quasi 700 pagine) per le letture, distribuiti e messi in vendita dalla Libreria editrice vaticana a 150 mila lire. Il Meslibro arriva dopo una lunga gestazione, spesa sia in contatti «diplomatici» che nelle fatiche della laboriosa traduzione, curata dalla Commissione liturgica dell'esperanto, ed è stato presentato in anteprima al cardinale di Praga Miloslav Vlk (valente esperantista) a Olomouc, nella Repubblica Ceca, nel luglio scorso durante l'ultimo congresso internazionale dell'Ikue (Unione internazionale cattolica esperantista). L'esperanto «cristiano» sorpassa dunque per l'ennesima volta le viete remore «ideologiche» che lo vedevano spesso sospettato di tendenze massoniche o settarie e marca invece un altro fondamentale passo verso la conquista del posto - cui ambisce - di lingua internazionale ausiliaria «ufficiale» della Chiesa: alla pari col sempre (ahimè) più desueto latino. Non per nulla al suddetto Congresso, fra i 160 convenuti da 15 nazioni, erano presenti ben 4 vescovi, uno dci quali era l'italiano Giovanni Locatelli di Vigevano che – come tutti i confratelli - ha celebrato e predicato in esperanto. E, del resto, sono ormai un paio d'anni che lo stesso Pontefice include la lingua di Zamenhof tra quelle per i saluti e gli auguri rivolti a Natale e Pasqua da San Pietro. Non solo: anche il Pontificio Consiglio dei laici ha recentemente usato l'esperanto per un suo messaggio ufficiale (in assoluto il primo di un dicastero vaticano in quella lingua) indirizzato a luglio all'assistente ecclesiastico dell'Ikue don Duilio Magnani dal cardinale Eduardo Pironio. E -infine- all'inizio del 1996 sarà inaugurata e benedetta dal cardinale Vlk la nuova sede della stessa Ikue a Roma: guarda caso, a due passi dal Vaticano e da quella Radio che da anni gestisce una seguitissima rubrica bisettimanale in esperanto. Ma - tornando al Meslibro - lo stesso don Magnani, parroco riminese «patito» di esperanto e senza dubbio «grande anima» motrice dell'iniziativa del Messale, commenta che si tratta «dell'inizio di un rapporto linguistico nuovo nell'evangelizzazione e nella lilurgia con assemblee plurinazionali». Infatti l'esperanto d'ora innanzi potrà essere usato ufficialmente non solo nei congressi degli «amatori» di tale lingua, ma pure (potenzialmente) in ogni altra occasione internazionale della Chiesa e dell'informazione religiosa. Una chance in più, nel sempre squinternato e incombente «villaggio globale» della comunicazione in tempo reale, per far sentire «in diretta» e senza mediazioni anche la campana della fede.
Roberto Beretta
Gejunuloj de ĉiuj landoj,
Junuloj, junulinoj en la tuta mondo, estas vi, kiuj
diros 'Ne!' kontraŭ la sinmortigo de la homaro.
* * *
Kiel universalan heredonton mi nomas la junularon de la
mondo.
* * *
Ami unu la alian aŭ malaperi.
* * *
Restu vi mem. Kaj ne iu alia. Kiu ajn, tio estas neniu.
Fuĝu la poltronan dolĉon de anonimeco.
* * *
Vi do estos homoj. Liberaj homoj.
* * *
Vi pacigos la mondon nur riĉigante ĝian
koron.
* * *
Kaj....morgaŭ?
Antaŭ ne longe trafis miajn manojn, dum mi trafoliumis bibliotekajn librojn de mia Torina klubejo. "Pinokjo", tre konata fabelo de la malpli konata itala aŭtoro Collodi, tio estas Carlo Lorenzini, esperantigita de Mirza Marchesi, danke al kio fariĝis ke ankaŭ minoritataj lingvanoj, malebligitaj legi en la originala itala kaj en la superregantaj etnaj lingvoj, fine kapablas ĝin kompreni kaj ĝui preskaŭ rekte. En la kultura itala medio estas tre nature ke leganto memoru kiom da kritikaj ekzamenoj, dum ĝia jarcenta vivo, la verko devis akcepti, sin submetante je diversaj kontraŭstarantaj ideologiaj interpretoj: tion elprovis marksistoj, idealistoj, historiismuloj, kpt. Lastatempe, post sendetalaj kaj okazaj provoj, konkuras ankaŭ katolika teologio. Tian novan enmergiĝon, per analizo interesiĝanta pri la nura skribita teksto kaj samtempe pri la pensmaniero de la itala popolo, konkludis kardinalo Biffi, internacie famega teologo. Senhezite, li per tekstaj dokumentoj volis pruvi ke la aŭtoro kiu skriblaboradis instinkte, ĝermigis verkon vere katolikan. Al multaj tiu interpreto ŝajnis la bapto de la fama marioneto! La kontraŭdiroj malfavoraj al la nova interpreto baldaŭ malŝvelis kaj limiĝis al grumblado. Tro evidentas fakte, ke la kreinto de Pinokjo travivadis en tia kultura etoso dum kiu la strebo plifortigi la unuigon de la itala duoninsulo ĵus efektivigitan konvinkadis la akademiajn kaj politikajn regantojn ke la katolikoj kun tuta sia kultura amplekso estis marĝenendaj, kvazaŭ ili estas kontraŭaj al la nova stato... Kiel povus iu verkisto partopreni konscie tian etoson kaj produkti tian katolikan elpensaĵon? La teologa interpretisto turnas la demandon al la psikosociologia esploro, kvankam li mem ofertas sian solvon: la aŭtoro de la "Aventuroj de Pinokjo" lasis ke lia fantazio nutriĝu el la rivero de la popola kulturo, ensorbiĝinta je kristana pensmaniero. Supraĵe oni povus vidi la koincidon de la vivkonceptado de la ĉefverko kun la katolika populara pensmaniero en la persista alvoko de la pinokja aŭtoro al bonaj sentoj kaj en la supermezura moralisma admonado. Ne! Biffi juĝas neserioza tian koincidon, ŝatatan certe de ĉiuj celantoj redukti la katolikan religion al simpla fasko da moralaj normoj. Tia moralisma ŝraŭbiĝo estas, laŭ Biffi, la kaduka parto, eĉ enuiga, de la fabelo. La koincido encentriĝas, male, precize en la homkonceptado kaj en la mondovizio, kvazaŭ elmerĝanta el la ekzameno de la du polusoj de la komparo: tio estas la vivkonceptado de la "aventuroj de Pinokjo" kaj tiu de la katolika ortodoksio. Memkompreneble, la interpreto de Biffi provokis reagojn de tiuj kulturkleruloj de la itala releviĝo (=Risorgimento) kiuj emas konsideri ĝin nur laŭ laikisma ŝablono kvazaŭ ĝi maturiĝis malgraŭ kaj spite la katolikojn. Sed la defendo zorgis pli substreki la partoprenon, eĉ nekostantan, de la inventisto de Pinokjo en la tuta itinero de la releviĝo ol repuŝi la teologian legadŝlosilon. Pri tia pasia partopreno akordiĝas ankaŭ la teologo, laŭ kiu fariĝas, ĝuste tial, ankoraŭ pli interesa la nova esploro. Sed kie troviĝas tiaj parencecoj inter Pinokjo kaj la katolika ortodoksio? Se ni akceptos la riskojn de la tre malvasta sintezo, tiel oni diru: 1)La anonco de tia kreinto kiu elektas esti patro. Pinokjo, ligneca kreaĵo, originas el la manoj de iu kiu estas diversa disde li; li estas konstruata kiel aĵo, sed de lia kreinto estas tuj vokata filo. Estas ĉi tie la arkano de ia naturŝanĝeco, kiun superas neeldirebla kaj neantaŭvidebla amo. 2) La aserto pri la ekzisto de interna malbono en la homo, En tiu ĉi fabelo la konscio pri la morala malbono manifestiĝas tre pinte; kaj la malbono fontas el internaĵoj de homa koro. Ĝi ne estas nur konomanko, samkiel en Sokrateca iluminismo; ĝi ne estas komplete eksplikata per maltaŭgeco aŭ malklereco de sociaj strukturoj, samkiel en la liberalburĝa ideologio polemikanta kontraŭ la "Ancien Regime", aŭ en la marksista ideologio batalanta kontraŭ tiu liberalburĝa. 3) La ĉeesto de ekstera malbono kiun simbolas la Kato kaj Vulpo kaj la cinika "Vireto" koruptiga. Ĉiuj tiuj kune kun internaj inklinoj klare aludas al la originpeko. 4) La ĉeesto en la homo de la morala leĝo kiun la marioneto en si mem perceptas kreski dum li ĝin rompas, kaj kiun li rilatigas al patro Ĝepeto aŭ al la Feino. La konscienco ne estas fluidaĵo kaj la konscienca subjektiveco sendube ne estas memleĝdona. 5) La neceso de la elaĉetiga perado. Pinokjo, interne malforta kaj vundata, insidata ekstere de inteligentecoj ruzaj kaj pli lertaj ol li, absolute ne kapablas atingi la savon, se ne peras pli alta helpanto kiu pacigu lin kun la patro, kaj donacu al li "novan estaĵon". Estas malkonfesata, tie ĉi, la memsufiĉeco iluminisma kaj, male, asertata la neebleco kapabliĝi aŭ sin rekoni kapabla celi savan kondiĉon. 6) La mistero de la transnaturigo: Pinokjo akceptas lasi lignan naturon por ricevi la patran naturon. 7) La duobla destino: la eblaj rezultoj montriĝas diverĝantaj. Se Pinokjo sublimiĝas pere de la Feino, Meĉo (= Lucignolo) rifuzas la helpon kaj brutiĝas pli kaj pli. La damniĝo kaj la saviĝo estas aferoj realaj. 8) Pinokjo fine deziras transnaturiĝi post tiom da plaĉigaj gluaĵoj al sia ligneca naturo: li devas ŝanĝiĝi ĉar la ama alvoko de la patro estas ankaŭ ordono. Laŭ la katolika ortodoksio neniu rajtas rifuzi la transnaturiĝon ofertitan de la libera amo de la Patro. Kiu scias kiom da temoj modifis mia eta sintezo! Bonŝance povas ĉiam helpi "Contro mastro Ciliegia" - Jaka Book - Milano.
Armando Zecchin
PROGRAMMA provvisorio
VENERDÌ 6 SETTEMBRE: pomeriggio - Arrivo dei congressisti sera - Serata di conoscenza SABATO 7 SETTEMBRE: mattino - Inaugurazione pomeriggio - Visita a Riese S. Pio X DOMENICA 8 SETTEMBRE: pomeriggio: Assemblea dell'UECI LUNEDÌ 9 SETTEMBRE: Visita a Treviso MARTEDÌ 10 SETTEMBRE: mattino - Visita al museo canoviano di Possagno pomeriggio - Chiusura del Congresso.
Quote di partecipazione
Adesione entro il 30 aprile: £. 250.00 in camera singola, £. 230.000 in camera doppia; entro il 30 giugno: £. 270.000 in camera singola, £. 250.000 in camera doppia; dal l° luglio: £. 290.000 in singola. £. 270.000 in doppia. Per i giovani che non superano i 25 anni si applica una riduzione di lire 30.000. Le quote comprendono l'iscrizione, le pubblicazioni, vitto ed alloggio dalla cena del giorno 6 al pranzo del 10 settembre. La quota (o un acconto di £. 50.000) va versata sul c/c postale n° 33511106 intestato a Franca Concina, strada Lucento, 73, 10151 Torino oppure pagata alla stessa con vaglia postale specificando la causale; la scheda di adesione pubblicata a fianco va spedita al medesimo indirizzo. N.B.= I posti in camera singola sono assai limitati. Si invita a decidere la sistemazione in camera a due letti, eventualmente indicando, nella scheda di adesione, la persona compagna di camera.
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