Enhavo:
Ascoltando il discorso di Giovanni Paolo II tenuto a Loreto il giorno 10 dicembre scorso a conclusione della "Grande Preghiera per l'Italia", mi è venuto di collegare le sue parole alle motivazioni ed alle finalità del nostro movimento dì esperantisti cattolici. Vi ho trovato conferma della bontà dell'ideale a cui aderiamo e incoraggiamento alla continuazione ancor più convinta dell'azione che abbiamo intrapreso. È stato scritto più volte, sulle pagine di questo giornale, che scopo dell'Unione Esperantista Cattolica Italiana è di diffondere il messaggio cristiano nell'ambito esperantista e di usare l'esperanto quale strumento di circolazione nel mondo intero del pensiero ispirato dal Vangelo, il che comporta di conseguenza l'adoperarsi per far conoscere l'esperanto quale veicolo idoneo al nostro fine. Due sono i passaggi del discorso pontificio che ci interessano particolarmente e sui quali occorre soffermare l'attenzione. Il primo, richiamando un invito già lanciato nel Convegno di Loreto del 1985. esorta i cattolici italiani "a operare, con umile coraggio e piena fiducia nel Signore, affinché la fede cristiana abbia, o recuperi, un ruolo-guida e un'efficacia trainante nel cammino verso il futuro". È un mandato che ci investe in pieno, richiamandoci a seminare nell'ambiente più propriamente nostro quei valori alti ed eterni che formano oggetto delle nostre radicate convinzioni. Lo specifico operare di esperantisti ci fa aprire al prossimo e ci porta ad intrecciare con esso fitte ed ampie relazioni: nel cuore di esse dobbiamo far entrare la nostra fede cristiana che sappiamo essere fonte della verità. Nello smarrimento del mondo d'oggi è dovere di chi è saldamente ancorato al Vangelo di fare partecipi del dono di luce quanti cercano, anche inconsciamente, la strada sicura. Sono questi, dunque, più che mai dovere e compito nostri. L'altro passo dell'allocuzione pontificia che maggiormente ci riguarda è il richiamo ai cattolici italiani affinché offrano "il loro apporto generoso e coerente in campo culturale, sociale e politico così da promuovere il vero bene della cara Nazione italiana". Usare e far conoscere l'esperanto è dedicarsi ad un'attività squisitamente culturale, che arricchisce chi la fa e coloro ai quali è diretta: quanti conosciamo dal di dentro l'esperanto sappiamo quale tesoro di cultura esso contiene ed a quale dimensione culturale introduce grazie alle aperture che esso consente. Sappiamo pure che l'esperanto ha una valenza sociale in quanto è in grado di dare a tutti la possibilità di comunicare internazionalmente in modo facile e sicuro: l'esperanto, quindi, può togliere da una condizione di inferiorità socio-culturale rispetto a coloro che hanno modo di intessere rapporti impiegando la propria lingua nazionale privilegiata (ingiustamente!) nell'uso internazionale o avendo potuto accedere allo studio, più impegnativo, di tale lingua nazionale. Abbiamo, allora, la coscienza di potere svolgere, come cattolici esperantisti, un ruolo valido anche sotto gli aspetti culturale e sociale nell'ambiente in cui siamo immersi. Concludo per me e per voi. cari amici lettori: sulla spinta delle parole del S. Padre sentiamoci incoraggiati ad esercitare la responsabilità di esperantisti e cristiani autentici nell'area della nostra vita, consci di essere per la nostra parte, piccola o grande che essa sia, utili alla società.
Mario Sola
VI L'USO DELLA LINGUA Alla lettera d) dell'articolo 1 dello Statuto UECI, continuando a delineare le finalità della nostra Associazione, si parla dell'uso della lingua internazionale Esperanto, favorendone anche l'adozione, come semplice mezzo di intercomunicazione, indipendente ed ecumenico, adatto alla promozione umana. Soffermiamoci innanzitutto sull'uso. Tutti dicono che l 'Esperanto è una lingua facile. Certo l'apprendimento ne è più facile a confronto di qualunque lingua straniera. Per questo "facile" va inteso bene. Certamente è facile per le sue regole grammaticali fondamentali, per la sua pronuncia senza irregolarità, per la sicurezza dei suoi accenti, ecc, ma... Si può imparare a leggerla correttamente; ma a parlarla correttamente? Un conto è dire e scambiarci poche parole su argomenti semplici di conversazione immediata e altro è avere veramente la padronanza della lingua. Ma è solo cosi che si può servirsene veramente. Ed è questo che desideriamo, vogliamo, ci auguriamo. Perciò bisogna: Innanzitutto studiarla. I nostri corsi servono a tale scopo. A volte in piccoli gruppi, o da soli, con una semplice grammatica e con esercizi di vario tipo. Altre volte coi classici corsi di I, II e III grado. Poi occorre anche leggerla molto: libri, antologie, stampa periodica. C'è grande abbondanza di materiale da leggere in lingua Esperanto. Dalla Bibbia alle grandi opere della letteratura anche di Paesi lontani, tradotte in Esperanto. Le riviste periodiche ci sono ormai in ogni parte del mondo: ed e una scoperta continua per l'incontro di tante culture diverse che intercomunicano così su ogni tipo di problema. E, più ancora, esercitarla. È impegno che non dobbiamo trascurare. Nei nostri incontri di gruppo o nazionali è istintivo per noi parlare la nostra lingua, sia essa il dialetto o la lingua nazionale. Ma non dobbiamo trascurare l'occasione di trovarci tra esperantisti e quindi esercitarci ad esprimerci in Esperanto. Solo questo allenamento renderà più facile e fluido il nostro parlare negli incontri internazionali. Esercitiamola poi nella corrispondenza con gli amici all'estero. Questo piccolo e semplice esercizio di corrispondenza non solo apre sempre meglio i nostri rapporti umani, ma anche renderà sempre più agevole il parlare con sicurezza in ogni occasione. Infine, con la partecipazione ai numerosi congressi e convegni internazionali, organizzati dalle varie associazioni esperantiste, possiamo utilizzare l'Esperanto nel modo più pieno, incontrando persone di diverse nazionalità con le quali mettere a frutto la conoscenza della lingua, constatandone la perfetta funzionalità. Se, per giunta, si tratterà di occasioni di incontro offerte dal movimento esperantista cattolico, il beneficio che se ne conseguirà non sarà solo sul piano linguistico. È soprattutto allora, quando raggiungiamo la padronanza della lingua, che ci accorgiamo di realizzare meglio noi stessi nel socievole scambio tra persone e perfino tra culture. Al di là delle barriere linguistiche nasce allora più facilmente la stima vicendevole e l'intercomprensione. Quanto all'adozione, di cui parla lo Statuto, ne tratteremo la prossima volta.
Mons. Lorenzo Longoni
Il secondo momento del mistero dell'incarnazione è, come accennavo sopra, il momento del « fiat », cioè della fede: «Allora Maria disse: Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1, 38). E certamente riferendosi a questo momento che Elisabetta, di lì a poco, proclama Maria «beata» per aver creduto (cf. Lc 1, 45). Il Concilio Vaticano II ci insegna a vedere nella fede, più ancora che nei suoi privilegi, la vera grandezza della Madre di Dio. Ella fu la prima credente della nuova alleanza, colei che «avanzò nella peregrinazione della fede» (Lumen gentium, 58). Grazie alla sua fede, Maria, come dice S. Agostino, concepì il Cristo «nella sua mente, prima ancora che nel suo corpo» (Sermo 215, 4, PL 38,1074). Il secondo messaggio che risuona tra le mura della Santa Casa è, dunque, quello della fede. A Loreto si è come contagiati dalla fede di Maria. Una fede che non è solo assenso della mente a verità rivelate, ma anche obbedienza, accettazione gioiosa di Dio nella propria vita, un «sì» pieno e generoso al suo disegno. Notavo nella Redemptoris Mater come nella fede di Maria continua a trasmettersi in mezzo al popolo cristiano anche «mediante la forza attrattiva e irradiante dei grandi Santuari, nei quali non solo individui o gruppi locali, ma, a volte, intere nazioni e continenti cercano l'incontro con la Madre del Signore, con Colei che è beata perché ha creduto» (n. 28). E questo si applica in modo del tutto singolare al Santuario di Loreto. Non si contano le anime di semplici fedeli e di Santi canonizzati dalla Chiesa che tra le pareti del sacello lauretano hanno avuto la loro «annunciazione», cioè la rivelazione del progetto di Dio sulla loro vita, e sulla scia di Maria, hanno pronunciato il loro «fiat» e il loro «eccomi!» definitivo a Dio. S. Leone Magno diceva che «i figli della Chiesa sono stati generati con Cristo nella sua nascita» (Sermo VI, 2 PL 54,213) e la Lumen gentium afferma, a sua volta, che Maria «è veramente madre delle membra di Cristo, perché cooperò con la carità alla nascita dei fedeli della Chiesa, i quali di quel capo sono le membra» (n. 53). Questo viene a dire che il «sì» di Maria fu, in qualche modo, anche un «sì» detto a noi. Concependo il capo, Ella «concepiva», cioè, alla lettera «accoglieva insieme con lui», almeno oggettivamente, anche noi, che siamo le sue membra. In questa luce la Santa Casa nazaretana ci appare come la casa comune nella quale, misteriosamente, anche noi siamo stati concepiti. Di essa si può dire ciò che un salmo dice di Sion: «Tutti là sono nati» (Sal, 87, 2). Il terzo momento è, infine, quello dell'incarnazione del Verbo, cioè della venuta tra noi della salvezza. La preghiera dell'Angelus lo rievoca con le parole sublimi del prologo: « E il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi». Accogliendo con fede la grazia, Maria divenne vera Madre di Dio e figura della Chiesa. «Ogni anima che crede - scrive infatti S. Ambrogio - concepisce e genera il Verbo di Dio... Se, secondo la carne, una sola e la Madre di Cristo, secondo la fede tutte le anime generano Cristo quando accolgono la parola di Dio » (Esposizione del Vangelo di Luca, II, 26, CSEL, 32,4, p. 164). Qual'è, a questo proposito, il messaggio che la Santa Casa di Loreto, quale «Santuario dell'incarnazione», deve contribuire a diffondere nel mondo? Essa ci richiama alla mente la salvezza nel suo «stato nascente» che è sempre, come si sa, il più carico di suggestione; rende in qualche modo «presente» quell'istante unico nella storia in cui la grande novità fece la sua irruzione nel mondo. Essa aiuta, perciò, a ritrovare, ogni volta, lo stupore, l'adorazione, il silenzio necessari davanti a tanto mistero. Aiuta a far sì che l'evento del bimillenario cristiano, che ci apprestiamo a celebrare, sia l'occasione per riscoprire l'immenso significato che l'Incarnazione del Verbo ha per la fede e la vita dei cristiani. Lo stesso contrasto, che si nota a Loreto, tra la povertà e la nudità delle pareti interne della Santa Casa e il suo splendido rivestimento marmoreo, quante cose ci aiuta a capire del mistero dell'Incarnazione! « Gesù Cristo, da ricco che era, si e fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà» (2 Cor 8, 9). Nulla esprime meglio la trascendente grandezza delle opere divine quanto la rinuncia e l'assenza di ogni grandezza e apparenza umana. La nudità della Santa Casa di Nazareth annuncia la nudità della croce ed il mistero dell'incarnazione contiene già « in nuce » il mistero pasquale. Si tratta dello stesso mistero di «spogliazione» e di «kenosi», nel quale Maria è stata intimamente associata al Figlio (cf. Redemptoris Mater, 17). Un aspetto che deve essere tenuto particolarmente vivo nel Santuario lauretano è quello che riguarda il ruolo dello Spirito Santo negli inizi della salvezza. Grazie ad esso, se da una parte l'Incarnazione annuncia il mistero pasquale, dall'altra prelude già alla Pentecoste. Parlando della fine del secondo millennio, nella mia Enciclica Dominum et vivificantem scrivevo: «La Chiesa non può prepararsi ad esso in nessun altro modo, se non nello Spirito Santo... Ciò che nella pienezza del tempo si è compiuto per opera dello Spirito Santo, solo per opera sua può ora emergere alla memoria della Chiesa» (n. 51). E dove si potrebbe parlare con più efficacia del ruolo dello Spirito Santo, «datore di vita», se non nel Santuario lauretano, che ricorda il momento e il luogo in cui Egli compì la suprema delle sue operazioni «vivificanti», dando vita, nel seno di Maria, all'umanità del Salvatore?
![]() Sui più importanti fatti concernenti l'IKUE ha riferito il suo Presidente don Duilio Magnani. Egli ha dato notizia della stipulazione dell'atto di acquisto della sede ed ha preannunciato la presenza di mons. Celli per l'inaugurazione e benedizione della prossima primavera. Ha poi comunicato il tema del Congresso che si terrà ad Olomouc: “Unita e Comunità: la Chiesa e il Papa”, fornendo altri dettagli (v. articolo a parte). È stata scelta la sede del Congresso dell'UECI nel 1995 a Grottammare, con pellegrinaggio a Loreto (vedansi i particolari a pag. 8). Su proposta di Boschin il C.C. ha deliberato di accogliere nella Commissione per l'azione presso le scuole il prof. Carlo Pellizzari. Boschin, nel quadro dell'attività di informazione, cercherà di preparare un numero speciale di K.S. con materiale riguardante il movimento esperantista cattolico. È stato ripreso in considerazione l'argomento attinente al fondo “Alfabetigo”. Il capitale esistente, con gli incrementi successivi, sarà gestito provvisoriamente, sotto la denominazione “Fonduso Alfabetigo”, dal dr. Boschin affinché possano effettuarsi erogazioni intese a favorire l'alfabetizzazione. Giovanni Conti ha presentato relazione sull'iniziativa rivolta ad ottenere l'adesione di “Amici dell'UECI” evidenziando i risultati ottenuti. Infine, su proposta di Boschin e grazie alla sua erogazione, e stato istituito un premio a favore di un giovane da assegnarsi secondo le modalità riportate nel trafiletto pubblicato sul presente numero di Katolika Sento.
È stato motivo di soddisfazione, per gli esperantisti italiani, leggere il servizio, documentato e scrio. dedicato all'esperanto da "Avvenire" del 3 gennaio scorso. I due articoli, illustrati con il frontespizio del bollettino contenente i programmi di Radio Vaticana in esperanto e con una visione di Piazza S. Pietro. riempiono una pagina dell'inserto culturale del quotidiano cattolico. Per chi non avesse potuto farne lettura, ne presentiamo, qui di seguito. una sintesi. Il primo articolo, a firma di Roberto Beretta, si fonda su una intervista al Presidente dell'IKUE don Duilio Magnani, il quale in modo chiaro ed efficace ha fornito i dati obiettivi relativi sia al movimento esperantista cattolico sia all'esperanto. Prendendo lo spunto dal fatto che il S. Padre già in varie occasioni ufficiali aveva usato la lingua esperanto, da ultimo, al termine del discorso natalizio e prima di impartire la benedizione Urbi et Orbi - l'articolista prende atto di un'attenzione e di una simpatia nei confronti dell'esperanto di cui in passato si era invece constatata la mancanza. E scrive: <Cresce nella Chiesa, in effetti, la necessità di una lingua davvero “universale” per una comunicazione immediata e “cattolica” sul serio>. Seguono alcuni dati riguardanti l'Unione Esperantista Cattolica Italiana e l'Unione Internazionale Cattolica Esperantista con riferimento anche alle vicende trascorse degli esperantisti cattolici. i quali costituirono una tra le prime organizzazioni di utilizzatori dell'esperanto. Opportuna viene poi la citazione dell'intervento del vescovo rumeno Jakubinyi al Sinodo dei vescovi europei del 1991: “Per difendersi dall'imperialismo linguistico delle grandi nazioni. anche nella Chiesa c'è bisogno di una lingua artificiale internazionale che non abbia dietro di sé una nazione. La soluzione praticabile sarebbe l'esperanto”. Prosegue l'autore dell'articolo: <L'esperanto potrebbe comunque offrire importanti servigi alla Chiesa. Per esempio come strumento di comunicazione durante le grandi riunioni internazionali oppure nell'ecumenismo e nel dialogo interreligioso>. E, dopo avere ricordato alcuni dei molti casi di concreta utilità in operazioni di solidarietà internazionale ottenuta grazie all'esperanto, conclude con le parole del cardinale Vlk, Arcivescovo di Praga: “L'esperanto non è solo una questione linguistica, vi è connesso anche un ideale: l'avvicinamento dei popoli. E questo e lo stesso spirito del Vangelo”. II secondo articolo, a firma del medesimo autore, ripercorre in breve la vicenda dei rapporti tra la Chiesa e l'esperanto con le differenze dipendenti da disinformazione e pregiudizi. alternate a prese di posizione favorevoli e talvolta entusiastiche. per venire infine agli ultimi anni che segnano il riconoscimento “ufficiale” dell'esperanto. Ecco allora. nel 1990, l'approvazione vaticana del messale e del lezionario per la celebrazione eucaristica in esperanto e, nel 1992, la dichiarazione dell'IKUE “associazione internazionale privata di diritto pontificio” da parte del Pontificio Consiglio per i laici, con patrona la “Madonna della Speranza”, Massimiliano Kolbe e Pio X. A chiusura di questo riassunto della pagina di “Avvenire”, sembra starci bene un brano delle “confidenze” di don Magnani all'articolista: <Chissà, forse aveva ragione il cardinale Wyszynski quando nel 1975 mi confidò: “Il Concilio Vaticano I° ha parlato latino. il II° tutte le lingue. ma il III° - se ci sarà - parlerà l'esperanto”>.
Attendiamo l'adesione di S.E. Mons: Wladyslaw Miziolek. Presidente della Commissione Liturgica Esperantista per la traduzione del Messale festivo in esperanto che di certo verrà presentato ufficialmente ai congressisti, e l'Arcivescovo di Alba Julia S.E. Mons. Giorgio Jacubinyi, l'araldo dell'esperanto in seno al Sinodo dei vescovi europei nel novembre 1991. Miriamo anche a S.E. Mons. Patrick Coveny. ma... è Nunzio Apostolico in Etiopia. Tuttavia. se in quel periodo fosse in Europa, potrebbe accettare di portare un aiuto ai congressisti. Contiamo così di avere un vescovo (tutti i giorni per presiedere la concelebrazione con numerosi sacerdoti esperantisti. Se a sei mesi di distanza le cose si annunciano così bene. non è esagerato sperare che il 48° Congresso dell'IKUE sia grandioso e poderoso. Tanto più che, dopo il riconoscimento ufficiale dell'IKUE, esso dovrà dare un impulso nuovo con energie nuove (il nuovo Presidente e la nuova Estraro che ci apprestiamo ad eleggere). Occorre quindi che la sezione italiana dell'KUE sia rappresentata al Congresso da un folto gruppo di sacerdoti e di laici. Sarebbe bene poi invitare ed aiutare finanziariamente i giovani esperantisti perché il Congresso dovrà tenere a battesimo anche la nascita della sezione giovanile dell'IKUE. Speriamo di poter pubblicare nel prossimo numero di Katolika Sento il tema, il programma e tutte le notizie utili. Intanto per orientarci diciamo che i costi si aggirano attorno agli importi seguenti: 1) Quota di iscrizione fino al 30.4.95: 40 DM. dal 1.5.95: 80 DM: 2) Per le camere singole: 250 DM., per le doppie: 190 DM., per le triple: 150 DM. 3) Per i soli pasti: 120 DM: 4) II viaggio in treno, andata e ritorno. costerà tra le 300.000 e le 400.000 lire; 5) II viaggio in aereo fino a Praga, con partenza il mattino di sabato 8 luglio, costerà circa 500.000 lire. II proseguimento in treno per Olomouc e ritorno comporterà una spesa di circa 50.000 lire. Ulteriori e più precise notizie verranno pubblicate in seguito. Informazioni potranno essere eventualmente richieste al sottoscritto.
Don Duilio
Con il titolo “IKUE havas sian domon!” l'ultimo numero di Espero Katolika dà l'annuncio che il movimento esperantista cattolico internazionale ha una sua casa. ampia, funzionale, accogliente. L'acquisto di una casa per l'IKUE e stato reso necessario dalla precarietà e inadeguatezza della sede precedente ed è stato reso possibile dalla generosità di molti. in particolare del Presidente don Duilio Magnani. Si tratta di un appartamento sito in posizione centrale di Roma, a pochi metri da Piazza S. Pietro. della superficie di 130 mq., in cui. oltre trovarsi l'alloggio dei futuri coniugi Carlo Sarandrea e Antonella Ruggeri i quali dedicheranno parte del loro tempo e della loro attività al nostro movimento. vi saranno i locali destinati a sala di rappresentanza, sala di riunioni, segreteria, deposito di libri. Dobbiamo gioire per il raggiungimento di questo importante traguardo. che è tappa importante del cammino di crescita dell'organizzazione degli esperantisti cattolici e, al contempo, punto di partenza per una più intensa azione che conduca alla maggiore diffusione dei nostri ideali. Tanto più grande deve essere la nostra soddisfazione in considerazione del fatto che la sede dell'IKUE è al contempo anche sede dell'UECI, sua sezione italiana, come esplicitamente afferma il protocollo che fissa i termini e le condizioni per l'uso dell'immobile acquistato. La sede, che è situata in via di Porta Fabbrica 15, prevedibilmente sarà utilizzabile a partire dal mese di aprile. È doverosa la nostra gratitudine alla Provvidenza ed alle persone che con forte impegno e con sacrificio hanno consentito di ottenere un tale rilevante risultato.
Mia nomo estas Charles Kimweri Hiza. Mi estas kristano kun intereso kaj kredo de katoliko. Mi estas 29-jaraĝa. Mi estas diplomita esperantisto ĉe la Internacia Esperanto-Kursejo en Ptsanica (Bulgario). Antaŭe mi studis esperanton per la koresponda kurso de Brita Esperanto-socio. Profesie mi estas instruisto en elementa lernejo. Mi instruas anglan kaj sŭahilan lingvon, sciencon, historion, geografion kaj, samtempe, religion. Dum mia libera tempo mi okupiĝas en esperanto-instruado al mia esperanto-klubo, al individuaj membroj kaj en katolika seminario. Mi deziras fondi IKUE-sekcion ĉar mi starigas esperanto-kurson en katolika seminario nomata Soni St. Joseph Seminary en Lushoto-distrikto.Tie studas estontaj sacerdotoj. Bedaŭrinde la lernejo estas malproksime de la urbo kie mi loĝas. Mi devas veturi per aŭtobuso unu fojon ĉiumonate dum sabato kaj dimanĉo. Mankas al mi propra veturilo por veturi ĉiujn sabaton kaj dimanĉon kiam mi estas libera de mia profesia okupaĵo. Sed mi klopodas ŝpari monon, por veturi al la lernejo instrui esperanton, el mia malgranda monata salajro je kvardekok dolaroj. Ekzistas kelkaj problemoj ĉe la katolika junularo en mia lando pri eduko, senlaboreco, narkotaĵo, nasko de infanoj ekster geedziĝo kaj malsano... Mi estis invitata studi ĉe Internacia Studejo pri turismo kaj kulturo en Bydgoszcz (Pollando). Bedaŭrinde mankas al mi mono por pagi la flugvojaĝon al Pollando kaj la studkostojn. Mi enmetas mian foton por vi memore. Bonvolu memori min dum via meso. Via nova afrika amiko Charles. La risposta di don Duilio a questa interessante lettera ha presentato con serena obbiettività le limitate possibilità di intervento in aiuto finanziario al giovane esperantista tanzaniano, non escludendo però l'eventualità di un qualche futuro sostegno alle sue volenterose iniziative. Chi, tra i lettori, è disposto a dargli una mano, si metta in contatto con don Duilio stesso.
Si richiama l'attenzione sulla categoria "Amico dell'UECI"costituita da simpatizzanti dell'Unione che vogliano contribuire alle sue finalità versando una somma non inferiore alle lire 5.000 che dà diritto a ricevere materiale informativo sulla vita dell'associazione.
I versamenti vanno fatti sul C.C.P. n. 11129475, UECI, viale Zavagli 73, 47900 Rimini. N.B. Katolika Sento è inviato a tutti gli associati, tranne che ai familiari.
Innanzi tutto voglio precisare che non sono affatto un medico, né uno specialista di biologia umana, né, e ne sono maggiormente rammaricato, un profondo conoscitore di teologia morale. Quindi il tema di cui tratta questa mia breve relazione non è frutto di miei studi e non è la trascrizione di mie conoscenze professionali: si tratta "sic et simpliciter" della presentazione di un libro (poderoso, è il caso di dirlo, date le sue 500 e più pagine) edito dal Ponlificio Consiglio per la Famiglia lo scorso luglio. Il preparare questa relazione mi è servito in primo luogo per conoscere maggiormente il tema e le relative indicazioni della Chiesa: è stato quindi un cammino di studio che voglio dividere con voi. con l'auspicio di poter contribuire alla ricerca che il nostro Congresso UECI porta avanti quest'anno in un campo così attuale e drammaticamente vasto quale quello delle sfide alla famiglia cristiana. In ogni seria presentazione c'è sempre una premessa, e anche qui non vi si può sfuggire. Il 1994 e L'Anno internazionale della famiglia, proclamato dall'Organizzazione delle Nazioni Unite e la Chiesa Cattolica ha fatto propria questa iniziativa inaugurando il 26 dicembre 1993, festa della Sacra Fa-miglia a Nazareth, l'Anno della Fa-miglia. Molteplici sono stati gli inerventi del Santo Padre su questo tema: un dono molto significativo, “opportuno e desiderato” (come lo definì Sua Eminenza il Cardinale Lopez Trujillo) è stato la “Lettera alle Famiglie”, e la preoccupazione e la cura pastorale del Papa per la famiglia si è espressa in tanti altri interventi. Ne ricordo uno che ha particolarmente colpito il sottoscritto: il discorso del 29 maggio scorso, quando Giovanni Paolo II°, prima dell'Angelus, parlando della propria sofferenza per l'incidente occorsogli nell'Anno della Famiglia. parlò di “Vangelo della Sofferenza”, dell'incidente quale argomento di fronte ai potenti della Terra, per difendere la famiglia oggi aggredita (Kp Espero Katolika n° 1-5/94 pag. 8-9) Non dimentichiamo l'incontro mondiale del Santo Padre con le Famiglie che avrà luogo in Vaticano fra circa un mese. Non dimentichiamo la Lettera ai capi di stato del mondo. Non dimentichiamo tutti i discorsi del Papa in cui la Famiglia è presente. Ma soprattutto non bisogna dimenticare che alla Conferenza del Cairo su popolazione e sviluppo, in corso in questi giorni, la delegazione della Santa Sede difende l'autentico sviluppo umano, difende il diritto alla vita, ossia il di-ritto di ogni essere umano a nascere e a vivere la propria vita. Questa Conferenza dell'ONU è una manifestazione che è stata positiva per aver così diffusamente sensibilizzato l'opinione pubblica internazionale sui problemi che potrebbero sorgere per l' umanità per vari motivi - molti dei quali solo raramente considerati - e tra i quali vi è quello della sovrappopolazione: purtroppo il rischio è che al Cairo si preferisca intraprendere una “scorciatoia assai pericolosa”, quella che punta tutto sulla diminuzione, con qualunque mezzo. dei tassi di natalità (discorso del Papa all'Angelus del 4 settembre 1994). Il libro “Metodi naturali per la fertilità: l'alternativa autentica” di cui stiamo parlando, per quanto pubblicato in quest'Anno della Famiglia non è un'opera da esso originata né mai pensato in relazione alla Conferenza del Cairo. Si tratta, come indica il sottotitolo, degli Atti del Convegno di studio promosso dal Pontificio Consiglio per la famiglia. svoltosi dal 9 all'11 dicembre 1992. Ma, per quanto non originato dall'Anno della Famiglia. questo libro pur sempre dà delle risposte concrete in merito a una delle sfide che si parano di fronte alla Famiglia, una sfida, come detto, di estrema attualità, oggi, davanti a noi, in questi stessi momenti, mentre si svolge la Conferenza del Cairo. La finalità del convegno citato non era quella di difendere il diritto di cittadinanza dei metodi naturali in campo scientifico e assistenziale (tutto questo è già riconosciuto dall'Organizzazione mondiale della sanità dal 1982). È ovvio tuttavia che questo dato è stato riconfermato, ma si e andato avanti sulle ulteriori ricerche e sui risultati relativi di quella che è apparsa ormai una strategia che è nuova e diversa rispetto ai trentennali tentativi di intervenire sulla fecondazione: la nuova strategia è quella di conoscere, per rispettare e seguire, i ritmi biologici, naturali, di fertilità. L'Enciclica Humanae Vitae (ancora oggi non pienamente conosciuta ovvero conosciuta solo per alcuni sommari tratti che la stampa ha riecheggiato, talvolta in maniera sensazionalistica ed errata) concludeva con l'auspicio che la scienza possa apportare una soluzione al problema della coppia in tema di regolazione della fertilità (Humanae Vitae. n° 24): ed è dagli interventi pubblicati nel libro di cui trattiamo che si evince come sia ormai un'acquisizione, nella ricerca portata avanti da esperti, scienziati e ricercatori, questo auspicio. Occorre a questo proposito segnalare che giusto i progressi delle scienze biomediche circa la difesa e la promozione della vita umana sono seguiti quale compito costituzionale del Pontificio Consiglio per la Famiglia, il quale (come leggiamo nella Costituzione apostolica Pastor Bonus): “sostiene pure e coordina le iniziative per la tutela della vita fin dal suo concepimento e in favore alla pro-creazione responsabile”. Gli aspetti filosofici e teologici impliciti nella proposta dei metodi naturali e una verifica della loro applicazione in ambito pastorale sono stati oggetto di un lavoro pluriennale di diffusione, sensibilizzazione e i risultati raggiunti sono presentati nell'opera citata. Si può a ragione dire che si è voluto diffondere una cultura nuova, fondata sulla personalizzazione e sulla responsabilità procreativa in un quadro di ecologia umana: quest'ultimo termine impone una considerazione, quella secondo cui sarebbe veramente mistificatorio parlare oggi di ecologia, di ecosistemi da rispettare e che sono esterni all'uomo e non considerare la necessità di rispettare un'ecologia in-terna all'uomo.
― continua ―
LORETO / GROTTAMMARE 8-1 2 SETTEMBRE
1995 Tema: La Lettera Enciclica "Redemptoris Mater" di Giovanni Paolo II Sede del Congresso: OASI S. MARIA DEI MONTI - Grottammare (Ascoli Piceno) Il programma di massima è il seguente. Arrivo a Loreto il mattino di venerdì 8 settembre. Celebrazione della S. Messa nel Santuario e visita di esso; dopo il pranzo seguiranno tempi di meditazione e preghiera. Partenza in autopullman e arrivo a Grottammare in serata. Inaugurazione ufficiale il mattino di sabato 9 e visita a S. Benedetto del Tronto nel pomeriggio. Lunedì 11, escursione-pellegrinaggio con meta ai santuari di Lanciano e Manoppello, visita di Ascoli Piceno e omaggio alla tomba di P. Albino Ciccanti. Si prevede di organizzare un soggiorno-vacanza a Rimini nei giorni precedenti l'inizio del Congresso e di effettuare poi il trasferimento in pullman a Loreto il mattino del giorno 8. Quote di partecipazioneAdesione entro il 30 aprile: £. 240.000 in camera singola, £ 220.000 in camera doppia; entro il 30 giugno: £. 260.000 in camera singola, £. 240.000 nella doppia: dal 1° luglio: £. 280.000 nella singola, £. 260.000 nella doppia. Per i giovani che non superano i 25 anni si applica una riduzione di lire 30.000. Le quote comprendono 1'iscrizione, le pubblicazioni, la partecipazione al programma (esclusi i viaggi ed i trasferimenti), vitto ed alloggio dalla cena del giorno 8 al pranzo del 12 settembre. La quota (o l'acconto di £. 50.000) va versata sul c/c postale n° 33511106 intestato a Franca Concina, strada Lucento 73, 10151 Torino oppure pagata alla stessa con vaglia postale specificando la causale; la scheda di adesione pubblicata a fianco è da spedirsi al medesimo indirizzo.
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