Enhavo:




Il Pontificio consiglio dei Laici riconosce ufficialmente l'Unione Internazionale Cattolica Esperantista (I.K.U.E.)

      Nel firmamento delle associazioni ecclesiali c'è una nuova stella: l'I.K.U.E., sigla in esperanto dell'Unione Internazionale Cattolica Esperantista. Nata il 1°aprile 1910 a Parigi durante il primo Congresso esperantista dei cattolici, è stata ufficialmente riconosciuta dal Pontificio Consiglio dei Laici l'11 febbraio 1992, come "associazione privata dei fedeli, di diritto pontificio, con la personalità giuridica".
      Il riconoscimento è importante per due motivi.
      Il primo è certamente quello storico dello stesso
riconoscimento. Dopo 82 anni di silenziosa azione apostolica non sempre favorita, sentirsi pienamente accolti nella famiglia delle associazioni e movimenti ecclesiali è motivo di grande festa per gli esperantisti cattolici.
      Il secondo motivo è quello delle finalità del movimento esperantista cattolico. Le stesse dei primi anni di vita con lo specifico, o carisma, nell'apostolato attraverso la lingua internazionale Esperanto: evangelizzazione, formazione cristiana, azione caritativa ed ecumenica, l'intercomprensione e la comunicazione stessa nella Chiesa e nel mondo.
      La Chiesa col suo carisma di discernimento dichiara che questi impegni sono cattolici e attuali, idonei alla costruzione del Regno di Dio sulla terra.
      Lo ha ribadito il Card. Eduardo Pironio, Presidente del Pontificio Consiglio dei Laici, nell'atto di consegnare nelle mani del presidente dell'Ikue, il Rev.do Duilio Magnani della Diocesi di Rimini, il Decreto stesso.
      Componevano la delegazione dell'lkue anche il Segretario Generale dr. Prof. Antonio De Salvo, Padre Giacinto Jacobitti O.P., la colonna dell'esperantismo cattolico, Padre Carlo Musazzi e: il sig. Carlo Sarandrea coredattore della sezione esperanto di Radio Vaticana, ed il rag. Antonio Gambuti del gruppo Ueci di Rimini.
      Gli esperantisti cattolici, incoraggiati dai risultati raggiunti in questi ultimi anni, quali ad es. Decreto per l'introduzione dell'Esperanto nella Liturgia (8/11/90), l'uso dell'esperanto da parte del Santo Padre salutando giovani del 6° Raduno Mondiale della gioventù (Czestochowa 14-15 agosto 1991) ed ultimo il Decreto del Pontificio Consiglio dei Laici continuano il loro impegno a servizio alla Chiesa e all'umanità intera con passo deciso e capillare in buona compagnia di tutte le associazioni cattoliche ed movimenti ecclesiali facenti capo al Pontificio Consiglio dei Laici. Chiedono pertanto di essere conosciuti dalle medesime 'sorelle di apostolato' e dal mondo cattolico in generale per poter mettere al servizio di tutta la famiglia cristiana il proprio carisma.
      Fanno appello in particolare ai Vescovi diocesani, al Clero, ai Seminari e Università cattoliche, ai Religiosi e Religiose, alle Università della Terza età, ai Circoli culturali, agli Istituti ecc., perché si aprano le porte a questa nuova realtà cattolica e di promozione umana.
D.D.M.


PONTIFICIUM CONSILIUM
PRO LAICIS
196/92/S-61/B-25

Decreto

      In considerazione della domanda presentata il 12.12.1991 dall'Unione Internazionale Cattolica Esperantista (I.K.U.E.) al Pontificio Consiglio per i Laici in vista del riconoscimento della medesima come associazione internazionale di fedeli di diritto pontificio.
      Tenendo conto della lunga e feconda tradizione associativa della suddetta Unione, fondata nel 1910. che conta oggi migliaia di membri in più di 30 paesi dei cinque continenti.
      Apprezzando gli scopi dell'Unione che. mediante l'esperanto, si propone
di:
      a) adempiere all'ordine di Gesù Cristo: "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura" (Mc 16.15);
      b) mostrare l'unità del la Chiesa adoperando la lingua internazionale nella liturgia e nell'azione apostolica;
      c) contribuire alla realizzazione della comprensione fra gli uomini. la fratellanza e la pace nel mondo odierno;
      d) tendere "a che tutti siano una sola cosa" (Gv 17,21 )" (Statuto, n. 5);
così come le varie attività realizzale dall'Unione nei suoi programmi e servizi (formazione cristiana, pubblicazioni e comunicazione, azione caritativa ed ecumenica);
      Essendo a conoscenza della traduzione in esperanto, debitamente approvata, dei testi liturgici e dell'uso di questa lingua in celebrazioni eucaristiche secondo "le norme per la celebrazione della Messa in esperanto" rese note dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti il 23.3.1981 e aggiornate il 20.3.1990;
      Avendo presenti i messaggi di saluto, augurio e benedizione inviati all'Unione da vari Pontefici e le numerose testimonianze di Em.mi Cardinali ed Ecc.mi Vescovi che ne lodano ed incoraggiano l'azione:
Il pontificio consiglio per i laici

      Decreta il riconoscimento dell'Unione Internazionale Cattolica Esperantista (I.K.U.E.) come associazione internazionale privata di fedeli, di diritto pontificio, con personalità giuridica, secondo i canoni 298-311 del titolo V (Libro II, Parte I) del Codice di Diritto Canonico, e l'approvazione dei suoi Statuti, il cui testo originale è depositato negli archivi del dicastero.
      Affidando l'Unione alla Madonna della Speranza, a San Pio X, al Beato Massimiliano Kolbe, suoi patroni celesti, questo decreto è dato in Roma l'11 febbraio 1992. festività della Beata Vergine Maria di Lourdes.
Eduardo card. Pironio      
Presidente      
      Paul Josef Cordes
      Vice Presidente




82 anni di vita dell'Ikue
Passo dopo passo verso il riconoscimento

La nascita

      Era il 1 aprile 1910 quando quel piccolo seme di associazione esperantista cattolica, gettato dal Rev.do Emile Peltier assieme al sig. Auroux nella Diocesi di Tours sette anni prima, germogliò pieno di vigore. L'approvazione e la Benedizione del Vescovo di Tours e successivamente quelle di un papa Santo l'aveva abbondantemente fecondato. La nuova pianticella si chiamava appunto I.K.U.E.. Ne aveva deciso la nascita il I° Congresso di Esperantisti Cattolici riuniti a Parigi. Le finalità furono subito chiare e ben definite. La nuova lingua internazionale proposta dal Dr. Ludovico Zamenhof nel 1887 era un valido strumento per la diffusione del Vangelo a tutti i popoli, un ottimo ponte linguistico per la fratellanza, per la pace e la comunione fra i cristiani delle diverse confessioni (ecumenismo), una possibile e facile lingua comune ed ausiliaria per lo stesso popolo di Dio. sia per Liturgia, sia per le relazioni ecclesiali.
      Non è questo il momento per raccontare dettagliatamente gli 82 anni di vita dell'Ikue. Diciamo solo che essa pur non avendo una sede fissa, né mezzi per una organizzazione centralizzata e per la propaganda, è rimasta sempre attiva anche durante le due grandi guerre mondiali. Molti dei suoi soci hanno conosciuto il carcere e la discriminazione sul lavoro perché cattolici ed in più esperantisti. Nostro vanto e nostro onore è il martire di Dachau. il beato Tito Brandsma, socio effettivo dell'Ikue. Presente in oltre 40 nazioni, in molte delle quali anche organizzate in sezioni nazionali, come l'U.E.C.I. (nata nel 1920 a Bologna!) in Italia, ha sempre avuto nei Vescovi e nei Sacerdoti esperantisti, molti dei quali religiosi, un suo punto di forza. Dei suoi 12 presidenti, uno solo era un laico! Il fatto si spiega con la mancanza di mezzi finanziari. Tutto si basava sul volontariato... e sulla disponibilità a fare della propria casa la sede dell'Ikue e spesso anche la redazione dell'organo di collegamento e di formazione "Espero Katolika".
      L'Ikue ha sempre garantito la presenza cattolica nel movimento esperantista mondiale mediante il servizio liturgico nei congressi universali di esperanto ed in quelli soprannazionali e nazionali, con numerose iniziative di carità, di evangelizzazione e di ecumenismo Ricordiamo in particolare le trasmissioni in esperanto tramite Radio Vaticana, i congressi ecumenici Ikue-Keli (la corrispondente organizzazione in campo protestante), gli aiuti sistematici ai lebbrosi (Lepruloj-dott, Kondor) ed ai ciechi (Agado E3 -sig. Tuinder) ecc.

Due note particolari dell'Ikue

      Due costanti, richiamate a viva voce anche da S.E. il Card. Eduardo Pironio all'atto della consegna del Decreto il 19 febbraio scorso, del movimento esperantista cattolico sono le "presenze" di Maria Santissima e del Papa. Mettiamo in evidenza solo tre momenti particolari. Quello della nascita dell'Ikue. Nel 1909 gli esperantisti cattolici presenti al 5° Congresso Mondiale di Esperanto a Barcellona, si erano portati pellegrini a Monserrat. Ai piedi della Madonna avevano fatto benedire la Bandiera della futura Ikue ed avevano stabilito di organizzare il I° Congresso degli esperantisti cattolici a Parigi che diede i natali appunto all'Unione Internazionale Esperantista Cattolica. Papa Sarto, Papa Pio X, attraverso un Suo Prelato Mons. Luigi Giambene, non solo approva e benedice i congressisti, ma addirittura concede loro l'indulgenza Plenaria e manda a dire: "Io riconosco una grande utilità all'Esperanto per l'unità dei cristiani nel mondo intero ". Era il 17 marzo 1910 ed il Congresso iniziava il 30; giusto il tempo per il Prelato di raggiungere Parigi
      Si celebrava il 4° congresso dell'Ikue a Roma: ancora il Papa e la Madonna. Gli esperantisti cattolici proclamano Maria Santissima "Nia Sinjorino de la Espero" (Nostra Signora della Speranza). Era il 7 Settembre 1913. Ed il Papa, sempre S. Pio X, approva e pone il suo sigillo alla traduzione in esperanto della così detta Benedizione papale in articulo mortis (al momento della morte) con annessa l'indulgenza plenaria. Era il primo piccolo passo dell'Esperanto nella Liturgia!
      In un terzo momento della vita dell'Ikue le due costanti, la devozione a Maria SS. degli esperantisti cattolici e la comunione con il Papa, sono particolarmente evidenti. Il 13 maggio 1982 il Vescovo di Rimini Mons. Giovanni Locatelli, in stretta comunione con il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II pellegrino a Fatima per lo scampato pericolo di vita a causa dell'attentato in Piazza S. Pietro l'anno precedente, consacra al Cuore Immacolato di Maria tutto il Movimento esperantista cattolico attraverso le onde di Radio Vaticana. Giovanni Paolo II, il Papa di Maria è anche il Papa dell'Ikue: Alto Patrono del 37° Congresso dell'Ikue a Czenstochowa (1977) quando ancora era Arcivescovo di Krakovia, come Papa accolse la richiesta dell'Ikue per il messale in esperanto ( 1990) e per primo dei Papi usa questa lingua in un incontro internazionale coi giovani (Czenstochowa 1991 ) aprendo così profeticamente la porta all'esperanto nella dimensione Liturgica della Chiesa e nelle relazioni ecclesiali.

Verso il riconoscimento

      L'Ikue lungo gli 82 anni di vita aveva raccolto approvazioni, consensi e benedizioni non solo da tutti i Papi succedutosi da S. Pio X all'attuale, ma anche da Cardinali e da numerosissimi Vescovi diocesani che avevano avuto modo di conoscerne personalmente l'attività apostolica. Mancava il riconoscimento ufficiale della Chiesa.
      Era la seconda delle tre mete (la prima il Messale, la terza una sede degna dell'Ikue con un incaricato fisso e stipendiato!) che come presidente mi ero prefisso. L'Ikue è un'organizzazione cattolica internazionale, quindi solo il Santo Padre od un Suo organismo poteva averne la competenza giuridica Fu così che il 24 aprile 1980 il presidente dell'Ikue ed il Dr Antonio De Salvo, segretario generale, s'incontrarono con l'adora Presidente del Pontificio Consiglio dei Laici Card. Opilio Rossi. Sua Eminenza, ben informato sull'esperanto dallo stesso Presidente dell'Austria Franz Jonas. esperantista pure lui. quando il Cardinale era a Vienna come Nunzio Apostolico, ci diede buone speranze. La domanda doveva però essere corredata da documenti e testimonianze sull'attività ecclesiale dell'Ikue, per cui solo il 20 novembre 1980 si poteva consegnare nelle mani del sottosegretario del Pontificio Dicastero, il Dr. Guzman Carriquiry. il grosso plico di carte. Ma i tempi non erano maturi. Nel 1984 siamo consigliati di rivolgerci alla C.E.I. dato che la sede dell'Ikue è a Roma. Si ricominciò da capo, ma nonostante gli incontri personali con l'addetto ai lavori per l'esame dei nostri dossier, il tempo passò senza alcun risultato.
      Erano gli anni nei quali si lavorava forte per il messale in esperanto. Si lasciò perdere con la Cei. Ci volle l'occasione del 3° incontro dei Movimenti Cattolici Europei (Bratislava Maggio 1991) per riaccendere le speranze. Partì così da Rimini la fortunata lettera del presidente dell'Ikue a Sua Ecc. Mons. Josef Cordes, vice presidente del Pontificio Consiglio dei Laici, nella quale si lamentava il mancato riconoscimento e quindi l'assenza dell'Ikue cecoslovacca e polacca al detto incontro dei laici impegnati per la rievangelizzazione dell'Europa. La risposta non si fece attendere e la disponibilità del Dicastero a rivedere la nostra richiesta ed il nostro dossier era piena. L'aggancio fu immediato e concreto. Il 12 dicembre 1991 presentando la nuova richiesta e succinta documentazione al Dr. Carriquiry si avverte quasi la certezza del riconoscimento. Già si ventila una possibile data per la firma del Decreto. In omaggio al Sacerdote primo promotore di un'associazione esperantista cattolica, il Rev.do Prof. Emile Peltier deceduto proprio a Lourdes l'anno precedente la nascita dell'lkue ed ivi sepolto; e soprattutto in ossequio al Patronino de la esperantistoj "Nia Sinjorino de la Espero " si è accennato alla data possibile dell'11 febbraio 1992. Così fu. Sua Eminenza il Cardinale Prefetto ci ha assicurato che ha posto la firma al Decreto, preparato con solerzia e ricchezza di dati e di motivazioni dal sottosegretario il dr. avv. Guzman Carriquiry, proprio nel giorno anniversario dell'apparizione di Maria Immacolata a Bernadetta Soubireaux.

Il futuro dell'Ikue

      È ovvio che ora più che mai il cammino dell'Ikue deve farsi più deciso e coraggioso, più coordinato e capillare. Il volto dell'esperantista cattolico è quello del militante di Azione Cattolica a servizio delle Chiese diocesane e della Chiesa universale, con lo specifico del mezzo di comunicazione proprio. Di diverso dal comune cristiano impegnato nella diffusione del Vangelo e nella testimonianza dellacarità c'è solo lo strumento linguistico, la lingua pianificata semplice e neutrale, l'Esperanto. Non ha una spiritualità propria, né dei programmi di movimento specifici. L'esperantista cattolico fervente brucia d'Amore e lo fa conoscere attraverso il linguaggio comune per l'umanità, linguaggio dell'ecumenismo e della fratellanza, che Zamenhof ha pensato e proposto da oltre 100 anni. L'Ikue cesserà quando il mondo cattolico prima e cristiano poi avrà aperto le porte all'uso di questa lingua. Non siamo profeti per dare delle date, né dai fanatici per stabilire scadenze. Attendiamo con speranza e coi piedi per terra. Ci confortano i traguardi raggiunti in questi ultimi anni.
D.D.M.



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Il coraggio di voltar pagina

In margine al Sinodo dei Vescovi sull'Europa

L'esperanto al Sinodo

      La Redazione esperanto di Radio Vaticana, nel programma di domenica 1 dicembre 1991, ha potuto annunciare, nella sorpresa generale, che un Vescovo rumeno aveva parlato all'assemblea sinodale della lingua intenazionale esperanto. Scandalo per alcuni, utopia per altri, realtà per pochi!
      S.E. Mons. Giorgio Jakubinyi è uno dei Vescovi rumeni consacrati dopo il crollo del potere comunista per ricostruire la gerarchia ecclesiastica quasi azzerata da 40 anni di ateismo di Stato. Ha conosciuto persecuzione e prigione. Ora è Vescovo ausiliare nella sua Diocesi di Alba Julia a fianco del Card. Todea.
      Esperto in Sacra Scrittura, è un ottimo conoscitore di lingue antiche ed un buon parlatore di lingue moderne, compreso l'inglese, il tedesco e l'italiano. Non bastando questo è anche un buon esperantista. Già dal 1975 appare come l'unico iscritto all'IKUE (sigla in esperanto dell'Unione Esperantista Cattolica Internazionale) della Romania. Ci voleva del coraggio, negli anni della bufera, a qualificarsi cattolico ed esperantista. In effetti, anche l'IKUE, come tutte le associazioni cattoliche, erano messe fuori legge dal regime comunista.
      Più volte venuto in missione a Roma per delicati incarichi, ora vi è tornato come rappresentante dell'Episcopato rumeno in seno al Sinodo. Ha preso la parola dopo l'Arcivescovo di Praga, Mons Vlk, altro esperantista, venerdì 29 novembre.
      Parlando della situazione religiosa del suo Paese e dei problemi in relazione alla nuova Europa S.E. Mons. Jakubinyi ha aggiunto: "Si parla anche dell'imperialismo linguistico. Le grandi nazioni vogliono imporre la loro lingua con la propria cultura e visione del mondo. Il latino sarebbe una soluzione buona, ma oggi già non si pratica come prima. Dunque c'è bisogno di una lingua artificiale internazionale che non abbia dietro dì sé una nazione. La soluzione praticabile sarebbe l'esperanto. Nella Chiesa dovremmo sempre assicurare la lingua materna per non promuovere l'assimilazione sotto il mantello della Liturgia".

Avanzata dell'Esperanto nella Chiesa

      Come siano state accolte queste parole dall'assemblea non ci è dato sapere con esattezza. Dagli occidentali forse forse anche con dei sorrisini, immaginiamo, imbevuti come siamo di colonialismo.
      È certo però che l'Est europeo sta incominciando a pensarla diversamente, e ad avere il coraggio, in questo campo, di voltar pagina.
      Del resto, se l'esperanto ha fatto in questi ultimi anni passi da gigante nella Chiesa ciò è dovuto all'influenza della Chiesa europea dell'Est. Intendo riferirmi al Decreto per l'introduzione dell'Esperanto nella Liturgia voluto dal Santo Padre; all'approvazione da parte delle Congregazioni del Culto Divino e della Fede del Messale festivo in Esperanto, ora dato alle stampe: all'inaspettato duplice saluto in Esperanto del Papa ai giovani del 6° Raduno Mondiale a Czestochowa il 15 agosto scorso. Ed ancora per il coraggio di un Vescovo rumeno, arriva in Sinodo la proposta Esperanto a rompere l'incantesimo della lingua nazionale egemone. A coronamento di tutto questo, con la firma di un argentino, il Card. Pironio, e con quella di un tedesco, S. E. Mons. Josef Cordes, ecco arrivare il decreto del Pontificio consiglio dei Laici che riconosce l'Ikue"come associazione internazionale di fedeli di diritto pontificio, in data recentissima dell'11 febbraio 1992! Ovviamente, come era facilmente prevedibile, la proposta d: S.E. Mons. Jakubinyi non è approdata alla risoluzione finale del Sinodo votata il 14 Dicembre 1991. Ma perlomeno essa sarà stata ripresa nelle laboriose sedute dei cosiddetti "circuli minores " o "gruppi linguistici".

Il problema linguistico al Sinodo

      In effetti, il fatto che per discutere la proposta di relazione finale i Padri Sinodali abbiano dovuto costituire 12 gruppi linguistici, documenta anche ad un cieco e sordo quanto sia oggi importante per la Chiesa risolvere il problema di una lingua comune.
      Arroccarsi poi sul latino è quanto mai fuori luogo. Se possiamo fare un paragone con il Concilio Vaticano II. ci sembra di poter dire che il latino al Sinodo è diminuito di molto. Per toglier subito malintesi diciamo apertamente che siamo per il latino classico nella formazione umanistica, specie per gli uomini di Chiesa, ma siamo altrettanto decisamente schierati contro la pretesa di usare il latino come lingua viva e moderna nelle relazioni ecclesiali ad alto livello. È assurdo, poi, proporlo per tutto il popolo di Dio. Siamo schierati con Papa Pacelli, del cui amore al latino nessuno può dubitare, che profeticamente ebbe ad affermare che l'Esperanto avrà nell'epoca moderna la stessa funzione del latino".
      I 12 "circuli minores" erano così composti, in base alla lingua parlata: 2 inglesi. 2 tedeschi, 2 francesi, 2 italiani, 1 spagnolo, 1 di lingue slave, 1 latino, 1 ancora inglese per il gruppo dei Delegati fraterni. Trovandomi a Roma in quei giorni, un Padre sinodale ebbe a confidarmi: "....Gli inglesi sono arrabbiati' perché al Sinodo si parla più italiano che inglese...". Ma è importante la considerazione fatta da U. Folena ("Avvenire". 12.12.1991) quando, dopo aver scritto, con battute che a lui sembrano originali, che il latino ha avuto una rivincita al Sinodo. afferma candidamente che "...solo sette Padri hanno scelto il gruppo linguistico in latino", mentre la media degli altri gruppi era di 14/20 persone, e aggiunge Folena "...la maggior parte (dei 7 Padri) era del centro-est europeo". Non abbiamo alcuna intenzione di polemizzare col sig. Folena. ma siamo in dovere di informare anche i nostri lettori sulla 'ignoranza' dell'articolista riguardo all'Esperanto. Infatti, chi ha modo di leggere l'articolo del sig. Folena può facilmente accorgersi che a parlare latino sembra essere solo il segretario generale del Sinodo, S.E. Mons. Schotte 'che in latino riesce a dir tutto... anche che una macchina è parcheggiata sul piazzale con le luci accese... pare che in latino sia stata comunicata anche la targa, sigla e numeri, senza sbagli". Tutto questo fa esclamare il sig. Folena così : "Altro che esperanto, il latino è la lingua dell'Europa prossima ventura". Forse lui non sa che sigla e numeri in esperanto sono più semplici che in latino!
      Ma, per amore della verità, aggiungiamo anche quanto scrive l'“Osservatore Romano” del 12 dicembre in simultanea con “Avvenire”: "Nel gruppo inglese B... è stato fatto notare che si potrebbero introdurre migliorie grammaticali nel testo latino". Una stoccata per i latinisti del Vaticano proprio dai Padri di lingua inglese?... Fortuna che su "Avvenire" si parla di "rivincita del latino"! Ma le cose non sono andate poi così bene neppure nelle traduzioni simultanee. A parte sempre il fatto che "tradurre" è sempre un po' "tradire", il quotidiano di Roma "II Tempo" del 30 novembre sottolinea nel servizio sul Sinodo che "nelle traduzioni simultanee il russo, intanto, ha soppiantato lo spagnolo". C'è la scalata al potere della lingua egemone.
      Sarebbe interessante sapere quanti Padri sinodali potevano parlare e capirsi nella stessa lingua. Dalle foto apparse su "L'Osservatore Romano", ed erano molte ogni giorno, relative all'assemblea in ascolto dei diversi interventi, un'alta percentuale utilizzava l'auricolare, il che significa che nessuna lingua accontentava tutti.

Quale lingua per la Chiesa?

      Si può concludere con quasi assoluta certezza che non c'è stata una lingua per tutti. Perché allora non cercarla?... Una voce si è levata con coraggio, ma... per ora "voce nel deserto". Quando, il giorno dopo il Suo intervento, raggiunsi telefonicamente S.E. Mons. Jakubinyi, egli, quasi a voler deviare le mie congratulazioni, mi diceva: "Non ho fatto altro che riassumere il libro di Korytkowski" ("La Chiesa ed il problema della lingua Ausiliare Internazionale", edito dal Pontificio Ateneo Antoniano di Roma. Potrebbe essere un ottimo omaggio ai nostri Vescovi e ad altri esponenti della Chiesa. Costa solo 5.000 lire; lo si può chiedere al Centro IKUE. via Berni 9. 00185 Roma, ccp 23290000).
      Del resto, l'atmosfera nella Chiesa sta facendosi sempre più favorevole all'Esperanto. Prima del Sinodo ho scritto a tutti i Padri Sinodali italiani, e, per il vero, anche a qualche altro di varie nazionalità, come il Card. Glemp,il Card. Lustiger, il Patriarca Ortodosso Alessio II. il Vescovo Karl Lehmann, il Rettore dell'Università Cattolica di Lublino, ecc.
      Sono pervenute diverse risposte, come quelle del Card. Martini, dell'Arcivescovo di Praga Mons. Vlk, del Vescovo di Alessandria Mons. Charrier, ecc. Ma mi piace riportare quella di S.E. il Card. Ruini, Presidente della C.E.I.,che in data 31 agosto scrive: "Reverendo don Duilio, ho ricevuto la Sua lettera, che terrò in considerazione, qualora se ne presenti l'opportunità, per i lavori del prossimo Sinodo speciale sull'Europa".
      Anche il Segretario generale della C.E.I., S.E. Tettamanzi. rispose il 3 settembre 1991 di proprio pugno: "Rev.mo Don Duilio. La ringrazio di cuore della Sua lettera. Da giovane mi ero anch'io interessato, ma poi... La proposta viene incontro ad un'esigenza reale: quella di favorire, col mezzo fondamentale della lingua ossia della comunicazione, la comunione tra i Vescovi, in specie in occasione di un Sinodo. Daparte mia vedrò di favorire, sia pure all'insegna della concretezza e quindi della gradualità, questa esigenza. Gradisca, con i miei saluti più fraterni, la mia preghiera”.
      Sì. gradualità e pazienza! Ma gli esperantisti ne hanno tanta. È da oltre un secolo che credono praticano questo straordinario strumento linguistico. Capisco tutti i sorrisini e tutti i dubbi, perché prima loro stessi si sono comportati così. Poi... la luce è esplosa. Auguri anche a te. lettore!
Don Duilio Magnani



Una voce per il mondo:
su «Avvenire» aperto un dibattito...

VIVAIO

      Vitaliano Lamberti, ammiraglio e ingegnere del Genio Navale, è morto poco prima della pubblicazione del libro cui aveva lavorato anni: edito da Mursia, ha per titolo Una voce per il mondo e. per sottotitolo. Lejzer Zamenhof, il creatore dell'Esperanto.
      Ebreo lituano nato nel 1859 nella Polonia ridotta a provincia russa e morto nel 1917, medico, Zamenhof fu spinto a interessarsi di una "lingua ausiliaria internazionale" anche dalla sua esperienza personale: dove nacque, si parlavano almeno 5 lingue e, spesso, ciascun gruppo linguistico non era in grado di comunicare con gli altri.
      Anche per questa situazione (ma non solo per questo, come vedremo) Zamenhof fu spinto a cimentarsi nella creazione di una lingua internazionale che non soppiantasse le altre ma si affiancasse ad esse, creazione che fu perseguita da molti altri nella seconda metà dell'Ottocento e poi nella Belle Epoque: un sogno umanitario duramente interrotto dai cannoni che, nel 1914, avrebbero dato inizio a quella "guerra civile europea" che sarebbe giunta sino ai giorni nostri. L'Esperanto ("colui che spera": dallo pseudonimo di Zamenhof per i suoi primi opuscoli) non fu dunque il solo tentativo: per un momento sembrò prevalere il Volapük, altri concorrenti scesero in campo tra i quali anche dei latini semplificati. Alla fine, non restò che l'invenzione di Zamenhof, riconosciuta come la più idonea anche da una commissione internazionale.

      Malgrado le bufere delle guerre e la persecuzione dei regimi totalitari, l'Esperanto è sopravvissuto bene: è conosciuto, pare, da una ventina di milioni di persone nel mondo, ha una biblioteca di tutto rispetto di opere originali e di traduzioni. Anzi, proprio ora sembrerebbe venuto il suo momento: l'unità europea non può continuare ad attribuire a ciascuna lingua una "pari dignità" negli atti ufficiali, con enormi spese di traduzione e conseguenti lentezze se non caos. Con un accordo per introdurre nelle scuole elementari della Comunità l'insegnamento di questa "lingua ausiliaria", nel giro di una sola generazione gli europei potrebbero capirsi tra di loro, dalla Sicilia alla Scozia. Non dimenticando che l'Est del continente, Russia in testa, considerano Zamenhof uno dei loro. Senza una decisione in tal senso, tedeschi, francesi e spagnoli cercheranno di imporre de facto la loro lingua, ma alla fine la spunterà ancora una volta l'inglese, togliendo all'Europa quel che resta della sua identità e accentuando il suo carattere di colonia americana.
      Una scelta comunitaria per l'esperanto potrebbe, dunque, essere razionale: ma, proprio per questo, non ci contiamo molto. Chi pratica la storia sa che ben di rado è la ragione a imporsi: quasi mai le vicende degli uomini e dei loro capi ne sono guidate. Non fosse così, la storia non sarebbe quell'enigma che è, ma un teorema dalla soluzione prevedibile a tavolino.

      Ma veniamo alle implicazioni "religiose" dell'Esperanto, solo sopravvissuto - e non a caso: la sua struttura è spesso geniale -dei molti tentativi di superare la maledizione di Babele. Sin dall'inizio ecclesiastici, anche vescovi, furono esperantisti convinti, tanto da riunirsi in appositi gruppi cattolici. Non mancarono incoraggiamenti papali, da san Pio X sino a Paolo VI; da qualche anno la Radio Vaticana ha un suo programma in esperanto. Beati e santi protesi a uno sforzo di apostolato mondiale si interessarono alla possibilità di un annuncio del Vangelo comprensibile al di là di ogni frontiera. C'è, addirittura, una messa in questa lingua.
      La crisi del latino (quale che sia il giudizio che se ne voglia dare) è, purtroppo, sotto gli occhi di tutti, creando disagio in una comunità che si vuole per eccellenza "cattolica", cioè universale. Persino negli ordini religiosi internazionali i membri comunicano con difficoltà tra loro. I Sinodi dei vescovi sono costretti a dividersi in gruppi linguistici. La teologia stessa, passando dalle formule latine limate dai secoli, summe di dibattiti secolari, soffre il caos di infinite lingue. Anche in casa cattolica l'esperanto potrebbe essere una soluzione, un "latino" per il terzo Millennio?
      Non mancano molti che lo pensano. Crediamo anche noi che bisognerà decidersi a discuterne: stando però lontani dalle solite utopie. Dio ci guardi dagli entusiasti ingenui. Bisogna innanzitutto essere consapevoli che, per un uomo dell'epoca di Zamenhof, "universale" era sinonimo di "europeo", così che la sua lingua trae tutto dal Vecchio Continente: non è dunque detto che non sia rifiutata altrove come non meno ''occidentale" e "imperialista" del latino, anche se - pare - è ben sei volte meno difficile da imparare. Ma. soprattutto, la discussione nella Chiesa non dovrà dimenticare ciò che il libro di Lamberti documenta in modo entusiastico e che invece dovrebbe rendere assai cauto un cristiano che non abbia abdicato alla sua fede. Zamenhof. cioè pubblicamente dichiarò sempre di volere mettere a disposizione dei popoli una "lingua neutrale in realtà, confidandosi con gli amici (o uscendo allo scoperto: solo dietro pseudonimi) rivelò il suo vero scopo: l'Esperanto come mezzo per diffondere nel mondo, un ebraismo "semplificato" che chiamò prima Hillelismo e poi Homaranismo. Definì egli stesso il primo come "un monoteismo ebraico, filosoficamente puro, retto dal principio di Hillel (un rabbino fariseo dei tempi di Gesù, n.d.r.) secondo il quale tutta la Legge consiste nel non fare agli altri ciò che non vorremmo per noi stessi". L'Homaranismo significa "umanitarismo" e non è che un Hillelismo ancor più aderente a quella "religione dell'umanità", a quello "spiritualismo etico" nel quale ogni diversità tra le fedi è condannata come "fanatismo" e che contrassegna la religiosità massonica, cui Zamenhof non era estraneo. Non a caso, quel Tolstoj di cui ogni cristiano "verace" dovrebbe diffidare, fu subito esperantista convinto; e lo furono quei borghesi "illuminati" in Loggia, che, a colpi di buone parole, portarono alla guerra fratricida. Stando a Zamenhof stesso, l'esperanto ha "un'idea interna" - quella, appunto, di un "umanesimo ebraico" - che non deve essere proclamata subito né a tutti per non intralciare la penetrazione della lingua che a quella "idea" dovrebbe portare. Discutendo, come doveroso, di questo possibile mezzo per unire di più anche i credenti, occorrerà non dimenticare un simile "segreto", per valutarne i possibili effetti. Simbolo - voluto da Zamenhof, che impose ad amici e collaboratori di tacere la sua origine ebraica - del Movimento Mondiale Esperantista è una stella verde a cinque punte: lo stesso, cioè, della Massoneria Iniziatica e dei suoi Alti Gradi; i più impenetrabili. Forse ciò non conta rispetto ai vantaggi che questa lingua può dare. O invece, chissà, anche questo potrebbe avere effetti in una Chiesa già tentata di "umanesimo". Bisogna pensarci bene.

Vittorio Messori, L'Avvenire,
10.11.1991

Il coraggio di parlarne...

      Egregio Signor Messori, in questo momento mi è giunta dalla Redazione di Radio Vaticana Sezione Esperanto la notizia che S.E. Mons. Jakubinyi, Vescovo ausiliare di Alba Julia in Romania, ha proposto ai Padri Sinodali la soluzione esperanto come rimedio alla babele delle lingue nella Chiesa e come medicina per l'imperialismo linguistico e culturale dannoso almeno quanto lo sono gli altri tipi di imperialismo.       Questa notizia mi fa tanto piacere anche perché S.E. Mons. Jakubinyi è nostro socio da quasi vent'anni ed inoltre mi spinge a scriverle in risposta ai suoi dubbi e perplessità espresse nella terza parte del suo interessante articolo sull'esperanto nella rubrica "VIVAIO" del 10 u.s. su AVVENIRE. Infatti lei parlando del libro di Lamberti sulla vita di Zamenhof ha affermato: "Ma, soprattutto, la discussione nella Chiesa non dovrà dimenticare ciò che il libro di Lamberti documenta in modo entusiastico e che invece dovrebbe rendere assai cauto un cristiano che non abbia abdicato alla sua Fede". Signor Messori, dobbiamo confessare tutti noi occidentali di essere ancora legati al carro dell'imperialismo linguistico, oggi mascherato di "pluralismo linguistico" e per lo meno molto di più di quanto lo siano gli orientali. Essi forse sotto l'esperienza della cultura e della lingua russa hanno sentito più di ogni altro il bisogno di una lingua neutrale e per natura sua internazionale. Tutto l'Oriente europeo, ma in particolare la Chiesa polacca, ha spogliato, se mai ce ne fosse stato bisogno, l'esperanto da ogni influenza pericolosa per la Fede. Non per nulla il Papa polacco, dopo 25 anni del "bisogna pensarci bene" (cosi lei chiude il suo articolo!), ha sbloccato la situazione di stallo che io personalmente per oltre 13 anni ho seguito passo a passo. Intendo parlare del Messale in esperanto. Non per nulla proprio un rumeno in pieno Sinodo speciale dei Vescovi sull'Europa parla dell'esperanto giacché il latino, necessario per gli studi ecclesiastici, è superato come lingua di intercomunicazione per il popolo di Dio.
      Come presidente dell'IKUE mi son permesso dì scrivere a tutti i membri italiani del Sinodo diversi dei quali mi hanno risposto positivamente. Speriamo che collaborino fattivamente. Non vogliamo avere "entusiasmi ingenui", ma mi sento di affermare con altri più grandi di me che "il progresso umano nasce proprio da quelle che troppi chiamano utopie".
      Mi auguro, signor Messori, che lei possa tradurre in pratica sulle colonne di AVVENIRE (...tante volte da me sollecitato in questo senso, ma invano fino ad oggi!... Ho proprio sott'occhio l'ultima risposta datami dal sig. Direttore Rizzi in data 21/05/91!...) od anche in altri periodici e giornali, quanto da lei affermato "Crediamo anche noi che bisognerà decidersi a discutere".... La stampa laica, lo confesso con dispiacere e disappunto, è stata più aperta e coraggiosa su questo tema della nostra stampa cattolica. Bisogna creare una opinione favorevole nel popolo perché poi chi ha il potere si decida a fare i necessari passi. Occorre proprio che i giornalisti si documentino degli sviluppi fatti da questa lingua internazionale e neutrale, e non rimanere arroccati ai pregiudizi ed alle dicerie.
      Il DECRETO che introduce l'esperanto nella Liturgia ha un anno l'8 Nov. scorso!... Il Messale in Esperanto (...lei parla "C'è addirittura una Messa in questa lingua"!...) è già stato approvato dalle due Congregazioni della Fede e del Culto Divino e dei Sacramenti, ma....chi ne ha parlato in casa nostra?... (Le allego copia del Decreto).
Il Papa a Czestochowa davanti ai 2 milioni di convenuti per il 6° Raduno Mondiale della Gioventù per ben due volte ha salutato i giovani esperantisti presenti in esperanto (le allego copia dei testi), ma...nessuno ne ha parlato. Forse è stata una stranezza del Santo Padre?... Lui che ha tanta dimestichezza con le lingue?!...
      So di latino, greco e... tedesco anch'io, ma il respiro universale che mi dà l'esperanto nessuna altra lingua me lo ha potuto dare: corrispondenza, stampa originale e tradotta in esperanto, trasmissioni di radio nazionali, contatti ecumenici e interreligiosi, turismo a livello continentale...Ma ciò che mi ha reso più felice è sempre stata la concelebrazione della S. Messa con 30 e più confratelli di altrettante nazioni diverse con un'assemblea di 2/ 3.000 fedeli da 50 nazioni, compresi i giapponesi, africani e indiani!... Non parliamo di europei!... Senza cuffie, senza interpreti, senza alcuna mediazione se non quella ovviamente del microfono!... Tutto il popolo di Dio unito senza barriere linguistiche, senza imparzialità di lingue preferite... Non c'è lingua nazionale che possa svolgere questo ruolo internazionale e... popolare!
      Prima di terminare questa lettera ho potuto parlare telefonicamente con S.E. Mons. Jakubinyi. Poiché mi ha confidato di non aver fatto altro che esporre la tesi del libro "LA CHIESA E IL PROBLEMA DELLA LINGUA AUSILIARE INTERNAZIONALE" del polacco P. Giorgio Korytkowski, mi permetto inviargliene una copia in omaggio. Potrebbe essere l'occasione per altri interventi sulla stampa. La saluto cordialmente, la ringrazio e buon lavoro.
Sac. Duilio Magnani
Presidente IKUE

Messori risponde

      Caro don Magnani,
      grazie per la lettera e per la documentazione che ha avuto la cortesia di inviarmi.
      Sono molto contento di aver fatto quel "Vivaio" sull'esperanto perché ha mosso tutta una serie di lettere e di corrispondenza varia a testimonianza di quanto il problema sia sentito. Mi fa anche piacere che mi abbia consentito di approfondire taluni aspetti che conoscevo meno. Ma, sostanzialmente, il mio era ed è un atteggiamento di favore verso questa lingua universale. Le mie affermazioni di alcune residue perplessità erano più che altro dovute all'esigenza di chiarire bene le basi su cui innalzare una costruzione che mi sembra importante e degna di considerazione e di impegno.
      Con amicizia, contando sul suo ricordo nella preghiera.
Vittorio Messori

L'Esperanto alla prova dei fatti

      Scrivo qualche considerazione in riferimento al "vivaio" di Vittorio Messori sull'esperanto, che conteneva ottime considerazioni e apertura al progetto di seconda lingua comune. Se il latino è in crisi, difficile, lontano dal mondo moderno, non più idoneo per la Chiesa e per la famiglia umana, si dia spazio al progetto "esperanto". Il Papa a Czestokova ha salutato i giovani anche in esperanto!
      "... bisognerà decidersi a discutere...". Basandosi sui fatti concreti: migliaia di persone di lingua diversa che si capiscono in esperanto; Bibbia, Corano. Divina Commedia,Quo vadis, Kalèvala... e tante riviste in esperanto: una ventina di stazioni radio che trasmettono regolari programmi (anche Radio Vaticana); ripetute mozioni dell'Unesco a favore; circolari di vari ministri della Pubblica Istruzione e Provveditorati; proposte di legge: positivi esperimenti in alcune scuole come lingua propedeutica: autorevoli consensi a vari livelli; prospetti turistici e commerciali; in telegrafia fra le lingue ammesse l'esperanto è "lingua chiara" Si noti il recente decreto della Santa Sede per la stampa del messale romano in esperanto (l'elenco si farebbe lunghissimo).
      Infine fra i cristiani che favoriscono l'esperanto e "non hanno abdicato alla propria fede" (!) ci sono Papi. Vescovi, Sacerdoti e tanti Laici di buona volontà (informati). Lasciamo perdere Zamenhof (morto nel 1917), il suo tempo e le sue idee ; se l'esperanto è una buona idea, non diventerà meno buona per il fatto che i Radicali si sono schierati (radicalmente) a favore!
p. Albino Ciccanti, esperantista. Convento san Francesco.
Forlì "L'Avvenire" 7.1.1992




Il dottor Alessandro Angeletti. residente ad Ozieri (SS) notaio. Presidente e fondatore dell'Unione Esperantista Sarda, 68 anni, è tornato al Padre il 21/12/91. Ha retto per 12 anni la nostra Unione, dedicandosi con profondo sentimento cristiano alla diffusione della lingua internazionale. Ha organizzato ben dieci seminari esperantisti, nonostante l'impegno di notaio accuratissimo. Il valore professionale e lo zelo di cristiano e di esperantista sono stati esaltati dalla folla strabocchevole che ha gremito la chiesa durante il funerale. Preghiamo perché il signore misericordioso gli apra le porte del suo regno.




Caritas - Bonfarado

      Senza carità non c'è vera esperienza cristiana. Le elemosine ne sono solo un segno; ricordiamolo bene. Esse sono opere di misericordia solo se nascono dalla "carità'' o "amore di Dio". Diversamente sono filantropia, opere certamente umanitarie nel nome della solidarietà e della compassione, ma solo opere umanamente buone, non sante. Lo Spirito Santo .infatti, che abita in noi, è la radice del nostro operare cristiano. È in questa esperienza cristiana che ci facciamo promotori di opere di bene servendoci dell'esperanto come migliore strumento di dialogo. La povertà scoperta da altri e raccontataci è importante, ma sempre mediata. Quella scoperta e compiuta da noi con un contatto diretto è più significativa e incisiva. È quanto abbiamo cercato di fare nella triste realtà albanese. Siamo andati alla scoperta di esperantisti e ci siamo riusciti. Descrizione diretta della miseria albanese l'abbiamo avuta dallo stesso presidente della rinata AEL (Albana Esperanto-Ligo) sig. Muco Gafur, e da un consigliere sig. Luan Jaupi, che sono stati nostri ospiti per una settimana nell'estate scorsa. Ma soprattutto abbiamo un contatto continuo per corrispondenza con un nostro samkredano, il sig. Zeff Mjeda di Scutari, che presto speriamo possa venire a visitarci.

Egli scrive in data 18/11/92: "Mi deziras havi senperan korespondon kun vi. Mi estas certa ke iom post iom, ĉe ni fariĝos granda IKUE branĉo aŭ Landa IKUE-sekcio. Mi akceptas esti Landa Reprezentanto. Tio neniel ĝenas min. Kontraŭe, mi estas fiera. Vi aldonu mian nomon kaj adreson dorse de EK-revuo. Dum kelkaj jaroj mi kompilis esperantan lernolibron por albanoj kaj eĉ esperanto-albanan vortaron kun pli ol kvardek-milo da vortoj. La du verkoj estas en manuskripto, ĉar mi ne posedas skribmaŝinon."
      Coraggio, non facciamo i sordi. A me suona come una indiretta richiesta di una macchina da scrivere. PROPRIO NON CE LA FACCIAMO A REGALARGLIELA? Se mettiamo le mani in tasca TUTTI, con gli spiccioli già ci arriviamo! È un maestro elementare in pensione ed ha del tempo da occupare a servizio della comunità parrocchiale e della sezione nazionale dell'IKUE che sta già costituendo. Sentite cosa dice: "Baldaŭ mi sendos al vi la nomojn de la E-kursanoj, 20-25 gejunuloj. kiuj plenumis bakalaŭrecon. Ankoraŭ mi ne povis trovi ejon por la kurso, ĉar ankoraŭ la ŝtato ne redonis la domojn de la ekleziuloj. Nune la pastroj loĝas en la hejmoj de parencoj aŭ amikoj... Sed baldaŭ tiu ĉi malbona situacio pliboniĝos. ĉar la aŭtoritatuloj decidis ion pri tio". Il parroco Don Nikolle Mazreku vive presso una sorella. Informato dal sig. Zef sulle possibilità di aiuti finanziari e di vestiario usato, risponde per mezzo del parrocchiano esperantista: “Li dankas vin kore, kaj estas preta en tiu ĉi nia povra situacio ricevi helpon de vi por plibonigi iom la staton de iu preĝejo. Pro tio li deziras studi akurate la problemon kaj pere de mi sciigi tion al vi. Sed intertempe Li petas, se eblas, sendi al mi invit-leteron por ke mi kontaktu vin persone. Li deziras sciigi al vi, pere de mi, pri la aktualaj aferoj kreitaj nune ĉe ni, kaj kiel estus pli adapta via helpo. Kiel vi vidas, ankaŭ helpi min per la multobligo de la lernolibro por la 25 kursanoj".

      Carissimi amici esperantisti e simpatizzanti, mi sembra che la suonata sia chiara e precisa. A tenere i soldi in tasca non fruttano!... In più ci sarà anche del tempo da spendere per ciclostilare o stampare oppure per computerizzare la grammatica e vocabolario esperanto-albanese. CHI SI SENTE DI METTERSI A DISPOSIZIONE DI QUESTI NOSTRI FRATELLI E... SAMIDEANI?... Farsi avanti, per favore.

      Intanto per parte mia è già partito l'invito a venire a Rimini, mentre in parrocchia si è fatta la raccolta coi SALVADANAI DEL POVERO distribuiti presso le famiglie per il periodo d'Avvento e natalizio. Qualche parroco esperantista potrebbe fare qualcosa di simile nella prossima quaresima. I singoli laici potrebbero sensibilizzare all'iniziativa di carità i propri parroci. A risentirci.

DDM




Da Medellin

      Il nostro caro studente di architettura, che si laureerà a fine 1993. al termine del suo 8° semestre di studi ci scrive:
      "Jam mi studas la 8an semestron kaj ie la komenco iomete mi timis, ĉar la gestudentoj strikis dum du semajnoj pro tio ke la universitato plialtigis la matrikulan takson. Bonŝance la afero jam normaliĝis kaj ni studas senproblemoj. Kiam mi finos mian karieron, per mia profesio mi planas esti utila al la homaro ne atendante monan rekompencon, sed mi bonfaros al bezonantoj.
      De nove mi devas korege danki al vi kaj al ĉiuj katolikanoj kiuj pere de vi mildigas mian ekonomian situacion per la monhelpo kiun vi akurate sendas al mi ĉiusemestre". (Luis Felipe Saldarriaga. apartando 5567. Medellin / Colombia).
      Anche per il primo semestre 1992 abbiamo già provveduto ad inviargli il contributo di 200 dollari, grazie a quanti contribuiscono per questa opera di carità.



Dankon

- Da Rimini L. 10.000 per Radio Vaticana Esperanto.
- Da Mogliano Veneto per Abgovi L. 30.000 per stipendio "Alfabetigo".
- Da Portovenere L. 11.000 per Radio Vaticana Esperanto.
- Da Novara L. 54.000 per Bonfarado dell'Ueci e Ikue.
- Da Vercelli per la Bonfarado, L. 30.000.




A Susa dall'11 al 15 settembre 1992


Si terrà il 6° Congresso dell'Unione Esperantista Cattolica Italiana

Tema: i Cattolici esperantisti e la nuova giovinezza dell'Europa

Sede del Congresso: Casa di Spiritualità "Villa S.Pietro",
Istituto delle Suore di S. Giuseppe
Statale 24, n. 16 - 10059 SUSA (To) / Tel. 0122/31686

      Programma provvisorio:
            - sabato 12 settembre
Inaugurazione, conferenza stampa, rinfresco, nel pomeriggio, escursione: Sagra di San Michele, interessante abbazia, e al Lago di Avigliana:
            - domenica 13 settembre
conferenze sul tema congressuale, assemblea Ueci, asta benefica;
            - Lunedì 14 settembre
escursione a Briancon (F). passando dal Monginevro;
            - martedì 15 settembre
arrivederci e chiusura.
Celebrazione della Messa in esperanto ogni giorno e altri momenti liturgici.
Sarà graditissima la collaborazione di ognuno al programma.

Quote di partecipazione

Alloggio in camera doppia:

(entro il 30.4.92) (dopo il 31.7.92) (fino all'11 settembre)
220.000 240.000 260.000

Alloggio in camera singola:

(entro il 30.4.92) (dopo il 31.7.92) (fino all'11 settembre)
240.000 260.000 280.000

Comprendenti vitto e alloggio (secondo la sistemazione prescelta), programma e pubblicazioni


Quota di partecipazione per i giovani sotto i 25 anni:
Lit. 170.000 (alloggio in camera doppia).
Per inviare la Vostra quota di partecipazione (oppure su anticipi di 50.000 lire usare: il conto corrente postale numero 39351002 intestato a Francesca Venezia Roma, specificando bene sul retro del cedolino la causale.

Questo modulo di adesione va inviato compilalo a: Francesca Venezia, Via Montebello, 37 - 00185 Roma RM.

6° Congresso dell'Unione Esperantista Cattolica Italiana
Villa S.Pietro-Susa/To

11-15 settembre 1992 ALIGILO - MODULO DI ADESIONE
Nomo: ..........................................................................................................
Antaŭnomo: ....................................................
Strato:............................................................
Poŝtkodo: ...................................................... . Urbo: ..................................
Lando:........................................................Telefonnumero ..........................
data di nascita (per i giovani sotto i 30 anni).......................................

(x) indicare con una "x"

ADERISCO AL 6° CONGRESSO UECI E A TAL SCOPO FACCIO SAPERE CHE:
[ ] Aderisco senza partecipare
[ ]aderisco e parteciperò come "memzorganto" (provvederò da me al vitto e all'alloggio)
[ ] parteciperò per tutto il periodo
[ ] parteciperò solo dal giorno...............................al giorno...........................................
HO VERSATO
[ ] l'intera quota di partecipazione quale fissata per la data della mia adesione
(Lire....................)
[ ] un anticipo di Lire 50.000
      (comprendente l'adesione al Congresso - Lire 30.000 - e la prenotazione alberghiera - Lire 20.000)
[ ] la sola adesione al Congresso (Lire 30.000), senza prenotazione alberghiera
DESIDERO ALLOGGIARE
[ ] in camera doppia con: .......................................................................................
[ ] in camera singola
[ ] in aggiunta alla mia cifra ho versato un contributo per il Congresso per Lire.........................
[ ] vegetariano [ ] non fumatore
ESTREMI DEL MIO VERSAMENTO

[ ] Versamento sul conto corrente postale n. 39351002 intestato a Francesca Venezia, Roma, in
data:.........................................................................
[ ] Vaglia postale e telegrafico intestato a Francesca Venezia - Via Montebello 37 - 00181
Roma inviato in data.................................................................................................................
Accetto tutte le condizioni, confermo quanto da me indicato nel presente modulo di adesione;
Luogo/Data......................................................Firma............................................

riservato alla segreteria alvendato:             [ ] konfirmo (antaŭ)pago:             saldo kalkulita pagita: [ ]
Lit.             Lit.             Lit.            
Unua informilo sendita la             -an de 1992 Kongresaj dokumentoj donitaj [ ]





COMITATO CENTRALE UECI

Presidente: Carlo Sarandrea, Via A. Severo. 73 - 00145 Roma, tel. 06/5414415
Assistente ecclesiastico: Mons. Lorenzo Longoni. Piazza Duomo, 16 - 20122 Milano, tel. 02/86463359
Vice Presidente: Elisabetta Berardi Casagrande, Via dello Sport, 12 -40065 Pianoro (BO). tel. 051/776592; resp gruppi locali
Segretario Generale: Bertozzi Jonne De Angeli, Via Quercioli, 114 - 54100 Massa C., tel. 0585/792066
Cassiere: Busato Pisoni Maria, Via Gorizia 17 28100 Novara, tel. 0321/392914
Segretario per l'Informazione: Sac. Duilio Magnani, Viale C. Zavagli, 73 47037 Rimini (Fo), tel 0541/26447
Incaricato Giovani : Mauro Ortelli, Via Medaglie D'Oro, 45a 48018 Faenza (Ra), tel. 0546/662714




Norme associative e quote 1992

      All'UECI possono iscriversi gli esperantisti italiani nonché tutti i simpatizzanti del movimento cattolico esperantista.
L'UECI è sezione italiana dell'IKUE (Internacia Katolika Unuiĝo Esperantista - via Francesco Berni, 9-00185 Roma RM - tel. 06/7000323), pertanto ogni socio dell'UECI è automaticamente socio dell'IKUE.
      Nota Bene: - KATOLIKA SENTO viene inviato a tutti i soci per diritto, tranne i soci familiari;
      - È considerato SOCIO GIOVANILE chi ha meno di 26 anni nell'anno in corso;
      - È considerato SOCIO FAMILIARE chi è convivente con un altro socio;
      - Per l'abbonamento all'estero, aggiungere L. 4.000 per le spese di spedizione;
      - Allo stesso conto corrente postale si raccolgono le offerte per le opere caritative dell'IKUE e dell'UECI;
      - Si raccomanda per il lavoro di segreteria, di specificare bene nella causale del versamento;
      - con quale quota ci si vuole iscrivere (si usino le sigle se si vuole),
      - se e quali offerte si fanno, e per chi o che cosa,
      - anno di nascita, soprattutto se si è soci giovanili,
      - nome e recapito postale chiaro e completo per la spedizione, indispensabile per chi è nuovo socio o chi cambia recapito.

      È bene effettuare tutti i versamenti al C.C.P. n. 11129475, Unione Esperantista Cattolica Italiana, V.le C. Zavagli, 73 - 47037 Rimini (Fo). Chi si abbona anche a Espero Katolika, organo dell'IKUE, cerchi la propria quota nella colonna «con EK»
Quota Sociale       Senza EK       Con Ek
Socio Ordinario       SO 19000       SOE 46.000
Socio Sostenitore       SS 38.000       SSE 92.000
Socio a Vita       SV 380.000       SVE 920.000
Socio Giovanile       SG 9.500       SGE 23.000
Socio Familiare       SF 9.000
Solo abbonamento a Katolika Sento:       AK 10.000
Solo abbonamento a Espero Katolika:       AE 27.000
Abbonamento a KS ed EK:       AKE 37.000
Abbonamento a Ekumenismo
(del Tutmonda EsperantistaLigo)
      TEL 10.000
Abbonamento a Dia Regno
(del KELI, gli amici protestanti)
      DR 10.000