Enhavo:




MONS. MILOSLAV VLK, ARCIVESCOVO CECOSLOVACCO
ESPERANTISTA GIÀ DALL'ETÀ DI 14 ANNI

      Nel Kristana Esperantista Jarlibro, l'indirizzario ecumenico degli esperantisti cattolici (aderenti all'Ikue) e protestanti (aderenti al Keli), l'Arcivescovo di Praga, mons. Vlk, vi appare come associato ordinario e parroco di Laziste (Boemia). Eletto Vescovo di Ceské Budejovice il 14 febbraio 1990, vi rimane per appena un anno, perché proprio il 27 marzo scorso è scelto dal Santo Padre a succedere al Card. Frantisek Tomasek come Arcivescovo di Praga e Primate di Cecoslovacchia.
      Esperantista fin dal 1946, non teme di iscriversi all'Ikue, a un'associazione di credenti negli anni della bufera ateista, e di rimanervi iscritto nonostante che anche gli esperantisti cattolici, come sezione cecoslovacca, nel 1978 siano "liquidati" come nemici dello Stato.
      Ordinato sacerdote il 23 giugno 1968, dopo aver conseguito il dottorato in filosofia presso l'Università di Praga, fu per alcuni anni segretario particolare di mons. Hlouch, Vescovo di Ceské Budejovice, e svolse attività pastorale tra la gioventù studentesca e gli intellettuali.
Parroco a Rezmital e a Laziste, per otto anni, proprio a motivo del suo ascendente sui giovani e sulla popolazione in generale, gli fu ritirato il "consenso statale", finché appunto fu nominato lo scorso anno Vescovo di Ceské Budejovice. Attualmente è anche presidente della Commissione Episcopale cecoslovacca per i mezzi di comunicazione sociale. Le sue qualità di esperantista fanno da cornice e rafforzano questo suo compito di intercomunicazione.
      L'Arcivescovo di Praga mons. Vlk, cinquantanovenne, nato a Liznice il 27 maggio del 1932, ha dovuto come il suo anziano predecessore Sua Em. il card. Tomasek, pure grande amico e socio dell'Ikue. subire le angherie del regime comunista al potere in Cecoslovacchia fino a due anni fa circa. Per otto anni infatti il Governo gli impedì di svolgere il suo ministero sacerdotale assegnandolo "insieme ad altri Sacerdoti puniti" ai lavori manuali.
      Una curiosità! Che significa quel cognome "Vlk" quasi impronunciabile per noi occidentali? È lo stesso nostro "samideano" Arcivescovo che lo spiega ai giornalisti curiosi quanto noi. «Il lupo e diventato pastore di Praga. Mamma mia, che disastro!». Così scherza il Primate di Cecoslovacchia sul suo cognome. Infatti in boemo, Vlk significa proprio "Lupo".
      Mons. Vlk ai primi di aprile è stato a Milano, ospite della città meneghina, in qualità di partecipante alla "plenaria straordinaria" del Ccee (Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee), sotto la presidenza di S.E. il card. Carlo Maria Martini. L'importante riunione è servita a mettere a punto la preparazione del Sinodo straordinario dedicato all'Europa, nonché a elaborare proposte per il Sinodo ordinario del 1993.
      A questo punto qualche "samideano" si chiederà se e quale testimonianza potrà dare un simile personaggio e in così importanti servizi ecclesiali. Bene, qualcosa si potrà sapere leggendo una intervista rilasciata dallo stesso Arcivescovo all'Ing. Miloslav Svacek, presidente della sezione ceca dell'lkue, durante una memorabile Udienza del 15 marzo 1991 .pochi giorni prima della nomina a Primate.
      All'Arcivescovo sono andati, in occasione della nomina, i nostri auguri e le nostre più fraterne congratulazioni, unitamente alle nostre preghiere. Gli esperantisti cattolici sono fieri di lui, come di tanti altri Sacerdoti e Vescovi e laici esperantisti appena usciti dalle "catacombe" o liberati dai "fili spinati" creati dall'ateismo militante, giacché la persecuzione del regime comunista non è stata tenera neppure con Lui. Ordinato infatti prete solo a 36 anni, durante la "primavera di Praga", più tardi ha dovuto lavorare come pulitore di vetri. La Sua testimonianza ci è di sprone nella fede: «Sì, ho passato anche dei momenti di sconforto. Ma mi ha aiutato molto il pensare a Gesù nel Getsemani. E poi sono state fondamentali la comunione e la vita coi piccoli gruppi clandestini di cristiani».
      Si è avverato così ancora una volta l'espressione profetica di Maria: «II Signore ha deposto i superbi ed ha esaltato gli umili» (Le. 1,52). Il comunismo, superbo negatore di Dio, aveva costretto l'umile contadinello, già Sacerdote, a pulire i vetri dei negozi di Praga e la Provvidenza ve lo riconduce Pastore buono. Arcivescovo e Primate
Sac . Duilio Magnani



L'intervista

IN UDIENZA DA MONS. VLK

      Il 15 marzo scorso, mons. Miloslav Vlk, ancora Vescovo di Ceské Budejovice, aveva ricevuto in udienza il presidente Milos Svacek, il vice-presidente Jan Kalny e altri rappresentanti della sezione ceca dell'Unione internazionale cattolica esperantista, della quale mons. Vlk regge l'Alto patronato. il presidente Svacek ha rivolto all'inizio alcune parole in Esperanto e mons. Vlk aveva cosi risposto in Esperanto: «La ringrazio per questo saluto. Non è facile adesso per me parlare in Esperanto per l'uso frequente dell'italiano. Potrei parlare in Esperanto, ma richiederebbe un po' di esercizio linguistico. Poiché attualmente non ho occasione di parlare in Esperanto, il dialogo in questa lingua mi risulta adesso difficile». Svacek ha quindi intervistato in ceco mons. Vlk:
      Svacek: Con grande gioia i cattolici esperantisti di Boemia e Moravia hanno accolto il suo patronato sulla sezione dell' Ikue. Qual'è il suo rapporto con l'Esperanto?
      Mons. Vlk: L'Esperanto è stata la prima lingua che io abbia studiato nella mia vita, insieme al tedesco, che durante la guerra era materia obbligatoria a scuola.
      Dopo la guerra, nel 1946, ossia dopo il mio arrivo a Ceské Budejo-vice come studente, incontrai l'Esperanto, che studiai intensamente. In quegli anni viveva qui il prof. Krajic, che conobbi e del quale frequentai il corso di Esperanto. Fece progredire molto l'ideale esperantista. Appresi l'Esperanto in questi corsi e partecipai a molti incontri esperantisti. Nel 1952 ho frequentato anche un corso per insegnanti a Roznov. Il servizio militare e il successivo quasi totale divieto imposto all'Esperanto causarono un'interruzione nei miei rapporti con gli esperantisti. In séguito ho avvicinato diverse lingue, il francese e, successivamente, in particolare negli ultimi tempi, l'italiano. Prima, quarant'anni fa, parlavo in Esperanto abbastanza bene, perché ho per le lingue una certa attitudine, ma oggi mi sarebbe difficile perché il mio Esperanto si mischia all'italiano. Ma ritengo che se avessi la possibilità e il tempo, di sicuro tornerei a comprendere e a parlare l'Esperanto. È questo il mio rapporto con l'Esperanto.
      Svacek: Che opinione ha sull'uso pratico dell'Esperanto come mezzo di intercomprensione nella vita della Chiesa, anche per quanto riguarda i contatti con i membri di altre confessioni e religioni?
      Mons. Vlk: So per averlo sperimentato, proprio all'inizio degli anni 50 e nel corso di tutti gli incontri a cui ho partecipato, che l'Esperanto non è solo una questione linguistica, ma che vi è connesso un ideale. E questo ideale non è soltanto la intercomunicazione linguistica, ma anche l'avvicinamento dei popoli. L'ho sperimentato spesso in occasione di diversi incontri con gli esperantisti a Praga. Considero molto positivamente questo elemento dell'Esperanto, perché non riguarda soltanto la lingua, ma anche l'avvicinamento dei popoli. E ritengo che oggi siano importanti tutte le vie e i mezzi che conducono gli uomini a riavvicinarsi L'epoca tecnologica che viviamo, avvicina gli uomini e, direi, li sincronizza, ma al loro interno gli uomini si scoprono molto lontani, quasi stranieri. L'Esperanto può essere giusto un mezzo importante di questa idea interna che conduce all'avvicinamento degli uomini.
      Nella vita della Chiesa non ho avuto occasione di usufruire dell'efficacità di questa lingua, perché a quel tempo la sezione degli esperantisti cattolici o altra organizzazione simile, non le conoscevo. È vero che ricevevamo la rivista Espero Katolika ed io corrispondevo con olandesi, giapponesi e con altri paesi. Ma non ho avuto possibilità di incontro con l'ambiente cattolico esperantista a livello di convegni, neanche quando cominciarono i campeggi dell'Ikue a Herbortice: ne ero informato, ma non ebbi la possibilità di parteciparvi.
      Per quanto riguarda l'attività a livello europeo, anche questa esperienza mi manca, perché oggi, quando abbiamo ritrovato la possibilità di viaggiare, io mi muovo in altri ambienti e usando altre lingue. Ma ritengo che l'Esperanto, se si diffonde, può diventare un ausilio, specialmente durante i grandi incontri, che avvengono nella Chiesa.
      E riguardo ai membri di altre religioni, penso che sia necessario che le sezioni esperantiste dei singoli paesi non siano soltanto mono-confessionali, ma che varie confessioni vi si incontrino. L'ideale ecumenico e l'ideale degli esperantisti hanno una base comune, ossia il ■ avvicinamento degli uomini.
      Svacek: Radio Vaticana trasmette già da molti anni programmi anche in Esperanto. Lo scorso anno l'Esperanto è stato accolto come lingua liturgica. Come può questa lingua contribuire ancora più efficacemente all'evangelizzazione, in particolare durante gli incontri internazionali?
      Mons. Vlk: Mi ha molto rallegrato la notizia che l'Esperanto è stato approvato anche come lingua liturgica. Nel corso degli incontri a livello internazionale dei cattolici esperantisti è necessario non manchi soprattutto la celebrazione eucaristica. Perciò è opportuno che la Messa sia in esperanto e questo riguarda anche l'evangelizzazione. È importante che esistano le traduzioni delle Sacre Scritture perché sia annunciato anche in questa lingua il Vangelo. Ovviamente l'annuncio in Esperanto del Vangelo dipende dalla presenza di persone che lo ascoltino e comprendano. Ritengo, e qui rispondo alla domanda, che le celebrazioni liturgiche e omelie in Esperanto avvicinino di sicuro gli uomini, perché gli uomini di diverse nazionalità e di lingue diverse odono la stessa lingua e si riferiscono ad essa nella stessa maniera. E questo pone gli uomini su un piano uguale. Direi pure che sia opportuno e necessario che gli uomini sappiano di più l'Esperanto perché possa a quel livello e in quegli ambienti annunciato il Vangelo.
      Svacek: A quale fine i cattolici esperantisti devono preferibilmente dirigere la propria attività?
      Mons. Vlk: È una domanda che imbarazza un po', ma penso che i cattolici esperantisti debbano realizzare l'idea basilare dell'avvicinamento sempre più fortemente con lo Spirito del Vangelo, perché si tratta dello stesso Spirito. E se i cattolici esperantisti come cattolici vivono per mezzo del Vangelo, essi vivono con un'aspirazione, "perché tutti siano uno", dunque hanno il vantaggio il possedere l'Esperanto. E questa idea-base del Vangelo, e quindi della loro vita, essi la vivano e diffondano sempre più intensamente. I cattolici esperantisti prendano l'ispirazione dal Vangelo e vivano secondo esso e cosi realizzino l'ideale dell'avvicinamento degli uomini; lo realizzino con il Vangelo e lo vivano secondo il Vangelo.
      Alla fine dell'Udienza, il Vescovo ha concesso la benedizione a tutti gli esperantisti
(“Dio Benu”, organo della sezione ceca dell'IKUE)



IL 5° CONGRESSO DELL'UNIONE ESPERANTISTA CATTOLICA ITALIANA
Fognano di Brisighella, giugno 1991.

Il Vescovo di Faenza al Congresso
Ecco le parole rivolte da SE Mons. Tarcisio Bertozzi, Vescovo di Faenza, ai partecipanti al nostro 5° Congresso, nel corso della celebrazione della Santa Messa, domenica 16 giugno 1991.

      Vi devo confessare, prima di tutto, che la mia voglia di lingua unica è perlomeno ventennale. Ricorderò sempre nella mia vita quando per la prima volta sono stato in Africa. Partito da Roma, dalla Basilica di San Pietro, dopo aver celebrato la Messa in latino, mi sono trovato sempre a concelebrare in inglese, portoghese, in lingua bacua. in italiano, in swahili e via di seguito. Vi assicuro che in quel momento viene proprio la vogliadi pensare: come mai ancora non siamo capaci di parlare una lingua unica, per intenderci come fratelli in tutto il mondo?
      E oggi, arrivando qui a voi, venivo pensando che in fondo anche voi attraverso questa lingua volete proprio arrivare - questo è il desiderio, questa è l'aspirazione - a un'intesa, ad una comunicazione. a una comunione con tutti gli uomini. E questo è un desiderio che va a radicarsi nella Parola di Dio che leggiamo appunto stamattina: il Regno di Dio è come un seme che ha una sua vitalità; quando è gettato nel solco, si vigili o si dorma, cresce.
      Credo che sia in questa prospettiva anche questo vostro movimento, questo vostro impegno: qualcosa che appartiene al disegno dell'unità della famiglia umana, e quindi anche della comunicazione possibile fra tutta la famiglia umana. Essendo questa vostra lingua fatta di tanti apporti di altre lingue, in qualche modo questo sta ad indicare la diversità, non solo delle persone, ma delle razze, delle nazioni e dei linguaggi, e tuttavia ancora è sempre la capacità d'intendersi . Così che non viene né cancellata la distinzione né ci si sottrae alla volontà di comunione, di comunicazione: sono i due grandi movimenti del nostro essere. Siamo persone, come sono le tre Persone della Santissima Trinità, pienamente distinte, ma siamo chiamati a riflettere quella vita di comunione fra le persone che appunto consente nella distinzione di vivere insieme e di comunicare e di trasmettere e di far crescere insieme la propria vita, che allora da questa immagine diventa vita riflessa in Dio stesso.
      La Parola di Dio oggi parla appunto di questo : che sia Ezechiele che parla della punta del cedro da cui taglia un ramoscello, poi lo pianta e poi questo cresce, diventa un albero alto; che sia il Signore che qui parla del seme dì senape che anch'esso è. quando parte qualche cosa di piccolo, ma poi si fa grande: c'è questo concetto di crescita, di sviluppo per una specie di potenzialità interiore. per una fecondità che c'è nel germe. se è autentico, se è buono, e che è destinato comunque a crescere
      Che cosa posso pensare allora io in questo momento, in questo incontro con voi. per questo vostro convegno: che siete dentro a un disegno più grande che è il disegno di costruire sulla Terra il Regno di Dio. Direi in modo palese che per vocazione, modo e missione è la Chiesa che va costruendo questo Regno, ma noi sappiamo che il Regno di Dio si costruisce anche con tante altre forme che solo lo Spirito del Signore conosce e per tante vie che a noi sfuggono; vorrei dire, quasi per una trama di situazioni che non sono immediatamente percepibili dall'uomo - il cuore di Dio è più grande, la verità di Dio è più penetrante, la luce di Dio è più splendente di quella che gli uomini possono capire, intravedere, raggiungere.
      Mi pare di potere pensare che anche questo vostro movimento concorre nella direzione giusta del costruire sempre di più un mondo fraterno, un'umanità-famiglia di Dio.
      Il mio auspicio, il mio augurio, la mia preghiera si unisce alla vostra, in questa Eucaristia, ma anche direi a tutto il movimento che vive anche nell'orizzonte di un'ispirazione cristiana, perché davvero possiate avere la soddisfazione di vedere crescere questo movimento, di vedere utilizzare a pieno questa vostra proposta, nella direzione non solo di una casa comune europea, ma anche di una casa comune mondiale.

Cronaca del Congresso
(dal "Notiziario Esperantista" dell'Associazione esperantista trentina)

      Abbiamo partecipato al 5° Congresso o, più semplicemente, raduno degli iscritti all'Ueci o Unione Esperantista Cattolica Italiana, svoltosi da venerdì 14 a martedì 18 giugno u.s., in Fognano di Brisighella (Ravenna), presso il Collegio Emiliani - Suore domenicane. Esso è un immenso edificio costruito nel 1822 dietro ed entro le cui mura alte e severe si cela una incredibile e spaziosa oasi ombrata da alberi giganteschi nel vasto cortile cui fanno da cortina il vigneto e l'orto ed una bella serie di vialetti ombrosi ed odorosi in cui passeggiare, conversare, meditare. A livello di edificio poi esso si dirama in lunghi, alti e ariosi corridoi su cui si affacciano le varie stanze. In esse alloggiavamo noi ed altri gruppi ancora, veramente un posto da tenere presente per una eventuale periodo di vacanza.
      In questa cornice si è svolto il nostro raduno. Quest'anno i convenuti, in numero di circa sessanta, erano particolarmente gioiosi e assidui perché nel novembre scorso è stato approvato, con decreto da parte della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei Sacramenti, il Messale in esperanto.
      Alla Messa domenicale volle partecipare, pur solo fino all'omelia, ma pronunciandola egli stesso, il Vescovo di Faenza: concelebranti furono Mons. Lorenzo Longoni di Milano, Padre Carlo Musazzi di Roma e Padre Albino Ciccanti di Ravenna.
      Nella giornata di sabato si è proceduto alla votazione sulle relazioni morale e finanziaria e, a sera, si è partecipato ad un'asta di oggetti il cui ricavato va ad incrementare l'attività di beneficenza o "Bonfarado" dell'Ueci stessa.
      Nella giornata di domenica avemmo 2 incontri religiosi guidati da Mons. Longoni su "Evangelizzazione e testimonianza della carità" secondo gli orientamenti pastorali dell'Episcopato italiano per gli anni '90. Verso le 18.30 Padre Angelo Duranti di Ravenna ci intrattenne sulla storia dell'ecumenismo ponendo l'accento finale sul grande congresso ecumenico di Basilea del maggio '89 dal tema sociale e universale di "Pace, giustizia e conservazione del creato".
      Il lunedì ebbero luogo, secondo programma, le escursioni nei dintorni con visita, il mattino, alla pieve protoromanica di S. Giovanni in Ottavo o Pieve Tho, in aperta campagna brisighellesee (ed il termine "in Ottavo" sta ad indicare che essa era sita all'ottavo miglio della via Emilia), alla cittadina di Brisighella stessa, dominata dai suoi 3 tipici pinnacoli rocciosi su cui si ergono la torre dell'orologio del secolo 13°, la rocca del 14°, ed il Santuario del Monticino del 17°. Nel pomeriggio visita a Ravenna, purtroppo breve, con ottima guida. Martedì mattina ultima escursione a Faenza con visita al Museo internazionale delle Ceramiche.
      Concludendo è stato un raduno ricco di tanti spunti: il saperci tutti animati dallo stesso ideale cristiano, evangelico, universale, di fratellanza, cui la comune lingua sovrannazionale fa da substrato e mezzo materiale ci ha fatti sentire tutti uniti, amici, soddisfatti dell'incontro.
Agli organizzatori il grazie più sentito.
M.M.



L'Esperanto appartiene al Regno di Dio?

Le due vie

      Il bene e il male combattono fra loro dall'inizio dell'umanità, e a ogni momento siamo chiamati a dover scegliere tra i due. Su questo tema vi proponiamo l'articolo del prof. Claude Piron, dal titolo "L'Esperanto appartiene al Regno di Dio?".
      Il tema delle due vie (bene/male) è trattato già dall'antico "mito" greco di Ercole di fronte a un crocevia. Lo ritroviamo poi in una delle opere vetero-cristiane, ossia nella "Didaché" o "Insegnamento degli Apostoli", che così comincia: "Due sono le vie: quella della vita e quella della morte: ed esse si differenziano molto fra loro. Ecco la via della vita: Ama Dio. che ti ha creato, e ama il tuo prossimo come te stesso... Secondo ordine dell'insegnamento: Non uccidere, non commettere adulterio, non corrompere bambini, non fornicare, non rubare, non fare stregonerie, non avvelenare, non uccidere un bambino con l'aborto, non uccidere un neonato, non desiderare gli averi del tuo prossimo, non rompere un giuramento, non dare falsa testimonianza, non fare pettegolezzi, non vendicarti...".
      Lo stesso tema lo ritroviamo nel Nuovo Testamento. Ad esempio, San Paolo contrappone i desideri della carne (=dell"egoismo dell'uomo) ai frutti dello Spirito Santo:
      "Lasciatevi guidare dallo Spirito e non soddisferete i desideri della carne... Si conoscono" le opere della carne": fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, magia, inimicizie, contese, gelosie, ire, risse, discordie, divisioni, invidie, ubriachezze, gozzoviglie e cose simili. Riguardo ad esse vi avverto, come vi ho già ammoniti: coloro che fanno tali cose non avranno in eredità il regno di Dio. Invece "frutti dello Spirito" sono: carità, gioia, pace, pazienza, benignità, bontà, fedeltà, dolcezza, temperanza..." (Galati 5.16.19-23).
      L'articolo di C.Piron approfondisce la stessa tematica in un linguaggio più attuale.

"Non ci avevo prorio pensato..."

A dir la verità, lo stesso Piron ha ammesso:
      "Non ho proprio pensato alle Lettere di San Paolo, quando ho scritto l'articolo. E quindi, se ho utilizzato dei concetti simili, ciò è accaduto per pura coincidenza, perché quel testo l'avrò sicuramente ascoltato molte volte durante la Messa, e forse mi è rimasto impresso nella mente, non le parole testuali, ma il loro contenuto. La memoria umana è spesso misteriosa!
      In effetti ho cominciato a scrivere seguendo una mia ispirazione, e solo quando fu pronta la prima stesura dell'articolo, ebbi l'idea di consultare la Bibbia, scegliendo non le Lettere, bensì il Discorso della montagna, dal Vangelo secondo Matteo. Ho così aggiunto delle citazioni come quelle sulla pace e sulle persecuzioni.
      Ero in uno strano stato mentale, quando scrivevo. Non ero affatto un intellettuale che spreme le meningi per trovare qualcosa e la maniera per esprimersi al meglio, come mi è capitato spesso quando ho scritto su altri argomenti. Al contrario, ero passivo, quasi come un segretario, che cerca dì scrivere al meglio ciò che gli viene dettato. Ebbi pressoché l'impressione dì non essere il vero autore, e che non fosse onesto apporre la mia firma sotto quell'articolo! Spero di non apparirvi troppo matto con queste affermazioni, ma, detto sinceramente, è questa la maniera con la quale ho avuto questa esperienza. Forse mai prima di allora, ho avvertito così fortemente il significato della parola "ispirazione"".

"L'autore"

      II professor Claude Piron, belga residente in Svizzera, è stato traduttore presso le Nazioni Unite. Attualmente è professore di psicologia presso l'Università di Ginevra, membro dell'Accademia di Esperanto.

L'Esperanto appartiene al Regno di Dio?

      Chi fa la conoscenza di Dio, anche se parzialmente (del resto, chi potrebbe farlo se non parzialmente?), capisce ben presto che nel nostro mondo vi sono due categorie di esseri, assolutamente diversi tra loro: vi sono quelli che favoriscono il cammino verso Dio, l'avvento del Suo Regno, e coloro i quali invece lo ostacolano. Ciò che conduce al Regno di Dio possiamo definirlo come "appartenente al Regno di Dio".
      Ovviamente, in molte occasioni, la situazione non è semplice. In ognuno di noi, ad esempio, forze del Regno di Dio e forze contro il Regno di Dio combattono fra loro; lo stesso avviene nella società, come pure in vari campi, ad esempio nelle letterature, nei sistemi tradizionali di educazione, in tale o tal'altra dottrina politica, nella Chiesa.
      Tuttavia, il concetto di appartenenza al Regno di Dio si dimostra utile e può essere interessante applicarlo alla lingua internazionale Esperanto.

"Avvertenza sui criteri"

      Per distinguere se qualcosa appartiene o no al Regno di Dio, esiste tutta una serie di criteri. Ma prima di cominciarne la trattazione, dobbiamo osservare che in ciò che appartiene al Regno di Dio agiscono forze che s'irradiano all'esterno e trasmettono le proprie qualità, formando quasi una rete di costanti interscambi. Risultato: fra ciò che fa parte del Regno di Dio, chi ne viene colpito, e l'ambiente ove esso agisce, si instaura una relazione così intima, che mancano le parole per esprimere la realtà. Ad esempio, l'ambiente, che sostiene l'elemento del Regno divino, è allo stesso tempo sostenuto da esso; ugualmente, gli individui che lo nutrono. e senza il quale non potrebbero esistere in concreto su questo nostro pianeta, sono nutriti da esso. Avviene dunque un costante interscambio di energia: molta gliene dedicano gli individui l'ambiente considerati, ma, mediante la propria azione, essi stessi attingono una grande energia da ciò che appartiene al Regno di Dio.
      Per questo, i criteri di cui parleremo più avanti, riguarderanno talvolta l'elemento appartenente al Regno di Dio, talora gli individui che vi si dedicano, altre volte l'ambiente in cui esso si trova. Avviene un fenomeno di armonia: ciò che appartiene al Regno di Dio, l'individuo e la comunità vibrano insieme. La qualità divina in qualcosa appartenente al Regno di Dio non è definibile; perciò non si cerchi qui una precisione matematica o giuridica; le parole usate non possono dare un immagine diretta, evocheranno e suggeriranno soltanto, così che possiate conoscere per intuizione l'inesprimibile a cui esse tendono. Se il vostro cuore è aperto alle realtà transmondane, questo sarà sufficiente perché possiate applicare fermamente questi criteri. Considerandoli come parti di un tutto, vi farete un'immagine giusta; vi accorgerete che tutte le parole "in corsivo" sono punti di partenza di strade diverse, che si intersecano costantemente fra loro e conducono ad uno stesso, ma inesprimibile, Centro.

"Amore e giustizia"

      Fra tutti i criteri, forse il più evidente dal punto di vista cristiano è "l'amore". Ma non un amore qualsiasi. L'amore possessivo, incline a sottomettere a sé l'“amato” non è un amore nel senso cristiano del termine. Noi consideriamo amore soltanto un comportamento amorevole che "rispetta" l'individualità e che di conseguenza favorisce "l'unione di esseri diversi", in modo che essi, per quanto uniti, rimangono tuttavia diversi. Perciò il modello dell'amore è la Trinità: tre persone che si amano l'un l'altra così integralmente che essi si intrecciano in uno stesso essere-persona (i teologi direbbero: "dall'unica essenza", ndR), che noi chiamiamo Dio.
      L'amore richiede non solo rispetto, ma anche "il desiderio di conoscere" "e capire" l'altro nella sua vera essenza, il più profondamente possibile. Esso dunque non può esistere senzadialogo tra gli interlocutori, ai quali viene riconosciuta "una pari dignità".
      In più. se l'amore è autentico, noi desideriamo che l'altro cresca secondo la propria natura, e non secondo l'opinione che noi ce ne siamo fatti. Questo principio, che si radica nel rispetto, conduce al concetto di ciò che "è giusto": non manchi mai a nessuno ciò a cui ha diritto, e mai uno abbia troppo, rispetto al niente di un altro. Qui il cristianesimo sottolinea come i piccoli, incapaci a difendersi, rischiano facilmente di essere abbandonati; perciò il cristianesimo invita ad avere una speciale attenzione per gli inermi, i piccoli, gli invalidi, i discriminati, tutti gli esseri disprezzati e socialmente sfavoriti.
      Come abbiamo appena visto, l'amore contiene il desiderio che la persona, o essere amato - lo stesso vale per piante o animali -cresca, fiorisca, "si schiuda" nella gioia e produca del bene, frutti recanti felicità. Questa propensione ad aiutare la fruttuosità latente dell'amato perché si sviluppi, dimostra che l'appartenenza al Regno di Dio implica anche "fecondità". Ove c'è armonia con il Regno di Dio, si incontra generalmente anche la creatività artistica: lo Spirito è fecondo e l'amore che Esso stimola ha bisogno assoluto di esprimersi per mezzo del bello.
      Dove lo Spirito da l'ispirazione - ed è un altro modo per descrivere ciò che definiamo "del Regno di Dio" - là ferve" la vita". Se vediamo comportamenti sclerotici, irrigidimenti, vuoi dire che non ci troviamo di fronte a qualcosa facente parte del Regno di Dio. La vita pulsa in molti aspetti, ora più internamente, con l'approfondimento dei propri valori o con la sopportazione continua mentre la circostanze attorno ci sono sfavorevoli, ora più all'esterno con il diffondersi, la fondazione di nuove cellule, che a loro volta ne creano delle nuove e cosi trasmettono ulteriormente questa vita che arricchisce spiritualmente.
      Se ci si trova in un ambiente del Regno di Dio, si avverte immediatamente la vita che ferve attorno e il sorriso è abbondante, mentre è rara la depressione. Perciò un altro criterio su ciò che appartiene al Regno di Dio è che esso favorisce "la gioia"; esso tende a irradiare da sé un atmosfera di contentezza.
      Una gioia autentica non è mai egoista. Persino nelle sue forme più primitive e infantili, essa cerca "comunione", trasmissione. Per mezzo di ciò la gioia ha relazione anche con l'amore, che è, in fondo, un rapporto che costruisce felicità. Questa necessità di creare la felicità attorno a sé, insieme al desiderio di capire, fanno nascere "la compassione", ossia la condivisione della sofferenza.
      Un po' paradossalmente la gioia si coordina con la "capacità di soffrire". La gioia risplende all'interno dell'ambiente del Regno di Dio. Ma poiché il mondo esterno spesso non lo capisce o lo rifiuta, ne ha gelosia o paura, il contatto con l'esterno prende molte volte la forma di collisione e tali contraccolpi e tensioni creano sofferenza in coloro che desiderano tuttavia restare "fedeli" al tesoro del Regno di Dio. Una cosa simile avviene, nell'individuo o in un gruppo, quando si scontrano le forze del Regno di Dio e forze contrarie ad esso. Soltanto prendendo su di sé con accettazione la sofferenza sì può superare il conflitto. Chi prima accetta la sofferenza, risveglierà in sé il "coraggio". Infatti, che cosa sbarra la strada a un'azione coraggiosa, se non la paura di soffrire?

"Avere o essere? Grandioso o modestissimo?"

      All'amore, all'accettazione della sofferenza e alla tendenza a trasmettere gioia, si lega la volontà di "servire", in primo luogo i piccoli, senza cercare profitto per sé. Di conseguenza, una delle caratteristiche di qualcosa del Regno di Dio è la "generosità". Infatti un uomo colpito nell'intimo da qualcosa proveniente dal Regno di Dio, vi si dedica. Possiamo quindi aggiungere all'elenco dei nostri criteri anche il "donarsi".
      La capacità di donare richiede di non rimanere incatenati alle cose possedute. In effetti qualcosa del Regno di Dio è "slegato dalla materia", esso è spirituale, si riferisce più alla sfera dell'essere più che all'avere. Il denaro, ne consegue, non può essere mai lo scopo di qualcuno che sia dedito al Regno di Dio.
      Chi cerca di avere più di essere diventa prigioniero dell'avidità e in genere baserà la sua vita sul proprio arricchimento: egli pone sé stesso al centro della propria attività. Questo egocentrismo, che non si accorda con il Regno di Dio, può apparire sotto forma di orgoglio. Infatti quest'ultimo è il peccato originale, come dimostrano chiaramente le parole del serpente nel Giardino dell'Eden. Risultato: ci possiamo aspettare che fra i criteri che aiutano a giudicare se qualcosa appartiene al Regno di Dio o no, si troveranno anche "l'umiltà", "la modestia". Sotto un'apparenza spesso di miseria, di ridicola pochezza - pensiamo alla nascita di Gesù o alla sua scelta di un asino per entrare a Gerusalemme - si cela qualcosa di gran valore. Non si è forse paragonato lo stesso Regno di Dio a un tesoro nascosto? Ma per raggiungere quel tesoro, bisogna diventare puri, privarsi di molte crudezze e di molti fardelli, occorre raffinarsi, abbandonare le alte complicazioni da snobismo per rendersi "semplice" come un fanciullo, in una povertà più ricca che non la ricchezza stessa, appesantita spesso da superflui ornamenti. Generalmente, in qualcosa appartenente al Regno di Dio, si ritrova una qualità cristallina, pura. Essa trasparente" come lo stesso cielo.
      La materia è legata al tempo e allo spazio. Qualcosa del Regno di Dio no. Perciò uno dei segni che lo sforzo umano armonizza con il Regno di Dio è la presenza in esso di "pazienza" e del suo compagno la "perseveranza". Conosciamo la pazienza celeste. La pedagogia di Dio considera ore i secoli e non demorde solo perché incontra foltissime resistenze. Slegato da tempo e spazio, ciò che appartiene al Regno di Dio segue il ritmo della storia, non di una singola vita umana o di una moda passeggera, e tende a uno spazio totale, ossia all'“universalità”.

"Vincere nella pace"

      Amare, rispettare, essere paziente, comprendere l'altrui sofferenza e rinunciare alla tentazione orgogliosa di mostrarsi più forte: tutti questi tratti ne danno alla luce un altro: il "rifiuto della violenza". Qualcosa del Regno di Dio, secondo gli insegnamenti di Cristo, non annientai propri nemici in una grandiosa, trionfante battaglia. Egli vince per mezzo e a causa dì sé stesso, per le sue qualità inferiori, con l'irradiazione della propria bontà interna. Infatti, egli agisce sempre discretamente, come un fermento appena rintracciabile, e vince per mezzo della 'verità".
      L'imbroglio è usato per sottomettere, ma la verità rende liberi. E colui che rispetta il prossimo, lo lascia libero. Aggiungiamo quindi la "libertà" nei nostri criteri, ricordandoci della "libertà dei figli di Dio". Tuttavia notiamo che non si tratta di una libertà qualsiasi, né tanto meno di quella libertà che, in mancanza di considerazione per gli altri o di rigore intellettuale, conduce alla distruzione e al caos.
      Non è facile capire subito che la libertà richiede rigore. Ma per liberarsi da un'infezione, una volta rinunciato all'opinione sbagliata di chi afferma che essere liberi significa poter fare qualunque cosa, è necessario "obbedire" severamente alle regole dell'igiene. E come sono riusciti gli uomini a liberarsi dall'essere legati alla Terra, per raggiungere la Luna? Forse non studiando rigorosamente le leggi dell'universo (fisico, chimico, astronomico) e obbedendo loro in maniera rigorosa?
      Questa armonizzazione di due aspetti a prima vista contraddittori - in questo caso "la libertà" e "il rigore" - è tipica di molti aspetti del Regno dì Dio. Un simile coordinamento si ritrova tra gioia e sofferenza, tra semplicità e ricchezza (vera, interiore ricchezza), "saggezza" e "pazzia" (essere saggi secondo le leggi eterne vuoi dire esser pazzi per le leggi di questo mondo), "razionalità" e "sentimento", "grandezza" e "piccolezza" (pensiamo alla grandezza di Dio, creatore di tutte le cose esistenti, incarnato in un debole "sconfitto" sulla croce, oppure nel neonato della mangiatoia).
I paradossi citati hanno relazione con lo sforzo di risolvere i conflitti mediante la scoperta di un più alto punto di vista. Alla sfera del Regno di Dio appartiene sicuramente la volontà di mettere "pace" là dove ciascuno degli avversari vuole imporre sé stesso o le proprie idee. Beati i pacificatori!

"Dalla calunnia alla speranza"

      Forse perché ciò che fa parte del Regno di Dio difetta di evidenti attrattiv, di brillantezza e di quell'aspetto di potenza che affascina questo mondo, esso viene spesso disprezzato e incompreso dai creatori di una moda e dalle masse che li seguono, giacché seguire una guida è più facile e sicuro che ragionare da sé in maniera critica. A coloro che vedono chiaro, l'elemento del Regno di Dio mostra la profonda superiorità che ha qualcosa di modesto, rispetto a un brillare esteriore, rispetto a false soluzioni che ci attirano via. Tutte le sue qualità potrebbero generare in gran parte del pubblico dei dubbi fastidiosi sul modo di pensare in voga: per questo spesso lo si "prende in giro", lo si" ridicolizza", arrivando persino alla "calunnia" e alla " persecuzione". Per la sua propria essenza, esso non può certo conformarsi alle richieste di questo mondo, perché vorrebbe dire negare sé stesso; esso dunque resiste e questa resistenza contro il conformismo risveglia la collera di molte persone di questo mondo. Qualcosa di appartenente al Regno di Dio quindi si trova scomodo riguardo agli atteggiamenti del mondo circostante: essendosi impegnato a rispettare la verità e a non agire mai con la violenza, egli potrà difficilmente difendersi contro coloro che giudicano in maniera superficiale e preferiscono far ricorso alla menzogna e a tutto il peso della loro fama, della loro potenza o ruolo su questa Terra, invece di affrontare la semplice, nuda verità.
      Al contrario di chi ne è fuori, coloro i quali hanno sperimentato in prima persona un qualcosa di appartenente al Regno di Dio hanno avvertito a tal punto il suo valore che in loro è nata una "fiducia" piena nei suoi confronti; del resto egli non li ha delusi: per quanto appaia modesto e ridicolizzato, questo elemento alla prova dei fatti si mostra "degno di'' "fiducia" e robusto. Nutriti alla stessa fonte, coloro che vi aderiscono tendono a fidarsi più degli altri appartenenti al Regno di Dio che non di qualcuno che invece non lo conosce e non vi partecipa, che non ne ha goduto il dono segreto - cioè riservato a chi ne fa esperienza-di piacere. In questa comune e reciproca fiducia risiedono le radici della "solidarietà".
      Avendo rinunciato alla truffa e al violento imporsi, ciò che fa parte del Regno di Dio deve attingere la sua energia da qualcos'altro, non egocentrico né aggressivo. Come l'amore, la fiducia e la solidarietà che abbiamo appena citato, sono due importanti fonti di energia. Un'altra si chiama "speranza". La speranza è un sentimento complesso, molto maturo, perché richiede che si fissi l'attenzione sull'obiettivo da raggiungere, tuttavia tenendo presente allo stesso tempo che non lo si raggiungerà. Se lo scopo viene raggiunto inevitabilmente, non si dice più "spero", ma "sono sicuro". Tuttavia sperare è un atteggiamento molto efficace. La disperazione porta alla morte, mentre un'ostinata speranza salva.

"Osservazioni conclusive sui criteri"

      Annotare ogni singolo criterio sarebbe certamente impossibile, ma forse i principali sono stati citati qui. È importante far attenzione alla necessità di un delicato equilibrio fra i vari aspetti di qualcosa appartenente al Regno di Dio, dai quali ognuno da la sfumatura e corregge gli altri.
      Ad esempio, se manca l'umiltà e anche il rispetto per il prossimo coì com'è - un'altra persona, quindi differente - quegli elementi come il donarsi, l'accettazione della calunnia e delle persecuzioni, la fiducia, la solidarietà e la perseveranza possono far nascere un comportamento fanatico. Una simile caratteristica settaria non si riscontra in qualcosa di veramente partecipante al Regno di Dio. Se manca l'umiltà e il rispetto, manca qualcosa di essenziale, e questo dimostra l'appartenenza a qualcos'altro che non è il Regno di Dio. Di conseguenza, per stabilire l'appartenenza o meno al Regno di Dio, si verifichi se i diversi criteri si coordinano tra loro in maniera armoniosa.
      Questo non significa che bisogna trovare tutti i criteri insieme, perché si possa definire qualcosa come facente parte del Regno di Dio - non tutti i criteri possono essere applicati ad ogni caso -, ma occorre che nessun aspetto di ciò che si giudica, sia esso un'azione, un individuo oppure un gruppo, sia contrario ad uno dei criteri. Il fanatismo può essere classificato come non facente parte del Regno di Dio, perché contrario ai criteri di "rispetto", "umiltà" e "rinuncia alla violenza" (per violenza si intende ovviamente anche la violenza psicologica).
      Osserviamo altresì che forse niente su questa Terra può essere al cento per cento del Regno di Dio. Come abbiamo visto all'inizio, in genere le forze del Regno di Dio e le forze contro il Regno di Dio si ritrovano in uno stesso luogo, in collisione e lacerazione. È dunque saggio ragionare in termini relativi: in "X" le forze del Regno di Dio sono altamente superiori a quelle contrarie? "X" fa maggiormente parte del Regno di Dio di "Y"?
      Si può descrivere la situazione in questo modo. I criteri passati in rassegna marcano insieme un'atmosfera generale. La domanda seguente sarà: l'atmosfera del dato aspetto, uomo, gruppo, idea politica, comportamento ecc., armonizza con l'atmosfera segnata dai criteri citati? Ad esempio, un movimento che stimola l'odio, non può essere del Regno di Dio, anche se risponde a molti degli altri criteri, perché l'istigazione alla violenza crea un'atmosfera che non si può assolutamente accordare con l'atmosfera del Regno di Dio, come è stata qui sopra presentata.

"Dove si colloca l'Esperanto?"

      L'Esperanto fa parte del Regno di Dio? A questa domanda non risponderò. Lascerò a te, caro Lettore, il piacere di rispondere con una tua meditazione. Medita in primo luogo su tutto quello che è stato detto finora. I criteri sono quelli stampati in caratteri "corsivi". Pensa alle cose che tu conosci come provenienti da Dio e che a Lui conducono, secondo le tue esperienze religiose e secondo quanto hai trovato pienamente degno di essere creduto nella tua educazione religiosa. Pensa anche alle cose che si oppongono in maniera evidente al Regno di Dio.
      Se troverai che i criteri esposti sono giusti, applicali alla lingua internazionale Esperanto, ricordando il principio secondo cui l'albero è giudicato dai frutti. Dell'Esperanto puoi considerare tre aspetti: (1) la lingua in quanto tale, ad esempio dal punto di vista strutturale; (2) le suoi origini, primi passi e la sua storia (quali furono le motivazioni di Zamenhof, la circostanze in cui nacque la lingua, gli ostacoli che ha incontrato e come vi reagì...?); (3) esperantisti, come gruppo lato e di qualcosa di assai prezioso per loro e che si sentono responsabili di dover trasmettere all'umanità.
      Troverai, come me, qualcuna delle citate caratteristiche nell'Esperanto? Per me, ad esempio, l'Esperanto contiene qualcosa di puro, trasparente, che raramente si incontra nelle lingue naturali (si riesce a vedere attraverso il significato di molte parole, ad esempio "ne-re-san-ig-ebl-a" (in-guaribile, n.d.T.): e non è forse l'Esperanto, in confronto alle altre, una lingua in molti aspetti senza fardelli?). Allo stesso modo ritrovo il criterio del "rispetto" nella maniera in cui l'Esperanto tratta gli elementi lessicali: mai una radice è distrutta, storpiata, violentata per adattarla alle esigenze di un significato complesso oppure al suo ruolo nella frase; la lingua internazionale ne rispetta costantemente l'integrità.
      Troverete i criteri dell'appartenenza al Regno di Dio anche nelle origini dell'Esperanto? Anche nel nostro stare insieme, nell'atmosfera dei nostri incontri, nelle motivazioni che attraggono la maggior parte di noi, non sempre in maniera evidente e cosciente, a questo dedicarsi, così strano per chi resta all'esterno. Tutti gli ambienti esperantisti rispondono a questi criteri, ma altri proprio no? Medita, caro Lettore, fratello mio.
      Probabilmente hai indovinato la mia conclusione. Mi interesserebbe sapere se la tua sarà simile.
CLAUDE PIRON
(traduzione di Carlo Sarandrea
(ha collaborato P. Battista Cadei)



BONFARO CARITAS

- La Conferenza di San Vincenzo della parrocchia di S. Giuseppe in Treviso, per la sensibilizzazione del dr. Serio Boschin, ha inviato lire 100 000 (centomila) per Fonduso "Alfabetigo" dell'Ueci.

- Una riminese ha offerto, tramite don Duilio Magnani, una somma di lire 1.000.000 per la Carità - Bonfarado dell'Ueci / IKUE in quanto si fa "opera di misericordia diretta e personale con il bisognoso".





Adopto de afrika teologia studento

      La proposta di adottare il giovane studente di teologia al Seminano Arcivescovile di Lomé (Togo), il venticinquenne Agbovi Vincent-Irenee (vedi Ks 3-4/90. pag. 2) ha avuto successo.
      Il Gruppo Ueci di Milano ha offerto lire 100.000 ed altre offerte minori di singoli si sono aggiunte al 1.870.000 lire raccolte durante la scorsa Quaresima dai parrocchiani di don Magnani.
      Il seminarista infatti ha inviato una lista di libri scolastici e di formazione con il relativo costo per un totale di 1.300 dollari Usa. Anche per medicinali, visite mediche e analisi personali ha inviato una dichiarazione attestante la spesa di 350 dollari. Tutte e due le liste sono state controfirmate dal Rettore del Seminario. Questa infatti era la condizione necessaria per poter ottenere la fiducia degli esperantisti offerenti.
      Quando il giovane seppe che l'Ueci/Ikue avrebbe cercato di aiutarlo finanziariamente, ci ha scritto così:
      «Karulo. mi ne scias kiel danki vin pro viaj klopodoj kaj via helpemo. Mi vidas, ke vi amas min serioze kaj deziras lojale ke mi pastrigu. Kiam vi legis la duan leterparton, mia ĝojo eksplodis kaj mi diris la Maria-kantikon: "Mia animo laŭdegas la Sinjoron kaj mia spirito ĝojegas en Dio. mia Savanto". Jen. Dio metis iun sur mia vojo por helpi min. Via pastra afableco donas al mi esperon. ke la Sinjoro ne forgesos min kaj ke Li memoras pri sia filo..."».
      E Agbovi ha aggiunto una significativa spiegazione e un 'avvertenza:
«Sendu monon per internacia mandato aŭ per ĉekoj kun la oficiala mia nomo kiu estas Agbovi Kohla Kwassi. Efektive en nia lando oni rifuzas, ke ni uzu la kristanan nomon sur la oficialaj dokumentoj».
      Ho già spedito tre mandati di lire 442.000. il massimo consentito per ciascun mandato e corrispondente a 2.000 franchi francesi distanziati l'uno dall'altro. Certo, ogni mandato, oltre alle spese postali di lire 6.000, viene defalcato di circa 11 fr. fr. dalle poste "colonialiste"!... Tutti rosicano!..
      Nell'iniziativa sono stati coinvolti anche non esperantisti i quali per aver dato un'offerta consistente per l'acquisto di un determinato libro (es. il Messalino quotidiano, la Chiesa in preghiera, il Riassunto della Morale Fondamentale ecc. ) riceveranno una lettera personale di ringraziamento in esperanto da Vincenzo, per la cui traduzione dovranno rivolgersi al Parroco...
I giovani della Parrocchia, invitati a scrivere in francese allo studente di Lomé per raccontare la loro partecipazione alla raccolta di offerte, hanno rifiutato... "perché non si sentivano in grado di usare il francese". Studenti delle superiori!...
      Allo studente di teologia è stato chiesto un impegno concreto nel Seminario per sensibilizzare gli altri e in particolare i Superiori. Essi si renderanno conto che l'esperanto non è un ideale a sé stante, ma per i cattolici è uno strumento di comunione fraterna e di solidarietà: evangelizado kaj bonfaro per esperanto, rekte kaj persone, sen iu ajn peranto aŭ perilo.
D.D.M.
Luis Felipe Saldarriaga. lo studente universitario di architettura presso l'università di Medellin/Colombia che l'Ueci si è impegnata a sostenere con un contributo annuale di 400 dollari (200 per ogni semestre) ha riscritto l'11 giugno u.s. per ringraziare tutti i benefattori e per informarci che"la pasintan semajnon mi finis mian sepan studsemestron; la venontan mi komencos la 15an de Julio. Mankas al mi ankoraŭ 5 semestrojn: kvar por plenumi la 11 ajn semestrojn de la universitata kurso pri arkitekturo kaj 1 por ellabori mian tezon Laŭ miaj kalkuloj mi graduiĝos en Decembro 1993."
Ai primi di luglio è partita la seconda rata del nostro contributo. La sottoscrizione è sempre aperta!
D.D.M.




Informazioni UECI - Informoj

      - Il sig. Svetolav Slavcev (ul. Naco Stefanov 12, 9009 Varna/ Bulgaria) esperantista, giornalista, desidera corrispondere in italiano. Deve praticare la nostra lingua per la sua professione. È un ortodosso che sta avvicinandosi al cattolicesimo. È sposato con due figlie.

      - Il sig. Struhacs Gyula, (Fŭredi u. 19/a, 1144 Budapest XlVa) esperantista, architetto, cattolico praticante, ha un figlio (Gabor) di 16 anni che studia l'italiano. Gabor vorrebbe venire in Italia (assieme ad un amico possibilmente, ma anche da solo!) per praticare la lingua italiana. Si chiede l'ospitalità di una famiglia disposta poi ad essere ospitata a sua volta dalla famiglia Gyula.

      Anche questa è carità-Bonfaro! Ovviamente le due richieste possono essere accolte anche da famiglie non esperantiste e nostri amici.

      - Padre Albino Ciccanti ofm è stato trasferito a Forlì (via C. Albicini 7, 47100 Forlì, tel. 0543/32593). Ha dovuto lasciare la parrocchia di S. Damiano in Ravenna per motivi di salute. Ora è P. Guardiano del Convento ed ovviamente più disponibile per la sua missione di "apostolo" dell'Esperanto. Ne ha dato l'annuncio anche la stampa locale.

      - Il rag. Galbusera Franco (Verona) è deceduto nel giugno scorso. Don Felice Ruaro celebrerà il 14 dicembre prossimo la S. Messa a suo suffragio a Verona proprio in occasione del "Zamenhofa Tago". Collaborò per molti anni come segretario dell'IKUE con l'allora redattore di Espero Katolika. Fu anche segretario dell'UECI durante la presidenza di P. Albino Ciccanti. Mentre lo raccomandiamo alla Misericordia del Signore ricordiamo il suo esempio per stimolarci alla collaborazione fattiva.


.......e il 6° congresso 1992
SUSA (TORINO) 11 - 15 SETTEMBRE 1992

Sede del Congresso: Casa di Spiritualità "Villa S.Pietro" Istituto delle Suore di S. Giuseppe - Statale 24, n. 16 SUSA (Torino)

      Susa si trova in ottima posizione, circondata da monti sui quali svetta il Rocciamelone (3500 m). La Villa è confortevole. Tutt'intorno alla costruzione vi è un ampio giardino. Per informazione, durante la visita di quest'estate compiuta a Susa. il Papa ha pranzato e si è brevemente riposato proprio lì, a Villa S. Pietro (guardate dove vi porterà l'Ueci, ndR).

Nel prossimo numero tutte le altre notizie per il nostro 6 Congresso.


Scusateci!!!
Ci siamo ripresi e con buoni propositi!... Ci occorrono però COLLABORATORI!
Ci auguriamo di avere ancora la paziente fiducia degli associati, degli amici, dei simpatizzanti ed ovviamente il loro rinnovo di abbonamento 1992.
La quota rimane invariata come indicato. Grazie.




COMITATO CENTRALE UECI

Presidente: Carlo Sarandrea, Via A. Severo. 73 - 00145 Roma, tel. 06/5414415
Assistente ecclesiastico: Mons. Lorenzo Longoni. Piazza Duomo. 16 - 20122 Milano, tel. 02/805957
Vice Presidente: Elisabetta Berardi Casagrande, Via dello Sport, 12 - 40065 Pianoro (BO), tel. 051/776592; resp. gruppi locali
Segretario Generale: Bertozzi Jonne De Angeli, Via Quericioli, 114 - 54100 Massa C , tel. 0585/792066
Cassiere: Busato Pisoni Maria. Via Gorizia, 17 28100 Novara, tel, 0321/392914
Segretario per l'informazione: Sac. Duilio Magnani, Viale C. Zavagli, 73 - 47037 Rimini (Fo), tel. 0541/26447
Incaricato Giovani: Mauro Ortelli, Via Medaglie D'Oro, 45/a 48018 Faenza (Ra), tel. 0546/662714




Norme associative e quote 1992

      All'UECI possono iscriversi gli esperantisti italiani nonché tutti i simpatizzanti del movimento cattolico esperantista.
L'UECI è sezione italiana dell'IKUE (Internacia Katolika Unuiĝo Esperantista - via Francesco Berni, 9 - 00185 Roma RM - tel. 06/70.00.323), pertanto ogni socio dell'UECI è automaticamente socio dell'IKUE.

Nota Bene: - KATOLIKA SENTO viene inviato a tutti i soci per diritto, tranne i soci familiari;
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      - Allo stesso conto corrente postale si raccolgono le offerte per le opere caritative dell'IKUE e dell'UECI;
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      - con quale quota ci si vuole iscrivere (si usino le sigle se si vuole),
      - se e quali offerte si fanno, e per chi o che cosa,
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      - nome e recapito postale chiaro e completo per la spedizione, indispensabile per chi è nuovo socio o chi cambia recapito.

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