Enhavo:
MONS. MILOSLAV VLK, ARCIVESCOVO
CECOSLOVACCO
ESPERANTISTA GIÀ DALL'ETÀ DI 14 ANNI
Nel Kristana Esperantista Jarlibro, l'indirizzario ecumenico
degli esperantisti cattolici (aderenti all'Ikue) e protestanti
(aderenti al Keli), l'Arcivescovo di Praga, mons. Vlk, vi appare
come associato ordinario e parroco di Laziste (Boemia). Eletto
Vescovo di Ceské Budejovice il 14 febbraio 1990, vi rimane
per appena un anno, perché proprio il 27 marzo scorso
è scelto dal Santo Padre a succedere al Card. Frantisek
Tomasek come Arcivescovo di Praga e Primate di
Cecoslovacchia.
Esperantista fin dal 1946, non teme di iscriversi all'Ikue, a
un'associazione di credenti negli anni della bufera ateista, e di
rimanervi iscritto nonostante che anche gli esperantisti
cattolici, come sezione cecoslovacca, nel 1978 siano "liquidati"
come nemici dello Stato.
Ordinato sacerdote il 23 giugno 1968, dopo aver conseguito il
dottorato in filosofia presso l'Università di Praga, fu
per alcuni anni segretario particolare di mons. Hlouch, Vescovo
di Ceské Budejovice, e svolse attività pastorale
tra la gioventù studentesca e gli intellettuali.
Parroco a Rezmital e a Laziste, per otto anni, proprio a motivo
del suo ascendente sui giovani e sulla popolazione in generale,
gli fu ritirato il "consenso statale", finché appunto fu
nominato lo scorso anno Vescovo di Ceské Budejovice.
Attualmente è anche presidente della Commissione
Episcopale cecoslovacca per i mezzi di comunicazione sociale. Le
sue qualità di esperantista fanno da cornice e rafforzano
questo suo compito di intercomunicazione.
L'Arcivescovo di Praga mons. Vlk, cinquantanovenne, nato a
Liznice il 27 maggio del 1932, ha dovuto come il suo anziano
predecessore Sua Em. il card. Tomasek, pure grande amico e socio
dell'Ikue. subire le angherie del regime comunista al potere in
Cecoslovacchia fino a due anni fa circa. Per otto anni infatti il
Governo gli impedì di svolgere il suo ministero
sacerdotale assegnandolo "insieme ad altri Sacerdoti puniti" ai
lavori manuali.
Una curiosità! Che significa quel cognome "Vlk" quasi
impronunciabile per noi occidentali? È lo stesso nostro
"samideano" Arcivescovo che lo spiega ai giornalisti curiosi
quanto noi. «Il lupo e diventato pastore di Praga. Mamma
mia, che disastro!». Così scherza il Primate di
Cecoslovacchia sul suo cognome. Infatti in boemo, Vlk significa
proprio "Lupo".
Mons. Vlk ai primi di aprile è stato a Milano, ospite
della città meneghina, in qualità di partecipante
alla "plenaria straordinaria" del Ccee (Consiglio delle
Conferenze Episcopali Europee), sotto la presidenza di S.E. il
card. Carlo Maria Martini. L'importante riunione è servita
a mettere a punto la preparazione del Sinodo straordinario
dedicato all'Europa, nonché a elaborare proposte per il
Sinodo ordinario del 1993.
A questo punto qualche "samideano" si chiederà se e
quale testimonianza potrà dare un simile personaggio e in
così importanti servizi ecclesiali. Bene, qualcosa si
potrà sapere leggendo una intervista rilasciata dallo
stesso Arcivescovo all'Ing. Miloslav Svacek, presidente della
sezione ceca dell'lkue, durante una memorabile Udienza del 15
marzo 1991 .pochi giorni prima della nomina a Primate.
All'Arcivescovo sono andati, in occasione della nomina, i
nostri auguri e le nostre più fraterne congratulazioni,
unitamente alle nostre preghiere. Gli esperantisti cattolici sono
fieri di lui, come di tanti altri Sacerdoti e Vescovi e laici
esperantisti appena usciti dalle "catacombe" o liberati dai "fili
spinati" creati dall'ateismo militante, giacché la
persecuzione del regime comunista non è stata tenera
neppure con Lui. Ordinato infatti prete solo a 36 anni, durante
la "primavera di Praga", più tardi ha dovuto lavorare come
pulitore di vetri. La Sua testimonianza ci è di sprone
nella fede: «Sì, ho passato anche dei momenti di
sconforto. Ma mi ha aiutato molto il pensare a Gesù nel
Getsemani. E poi sono state fondamentali la comunione e la vita
coi piccoli gruppi clandestini di cristiani».
Si è avverato così ancora una volta
l'espressione profetica di Maria: «II Signore ha deposto i
superbi ed ha esaltato gli umili» (Le. 1,52). Il comunismo,
superbo negatore di Dio, aveva costretto l'umile contadinello,
già Sacerdote, a pulire i vetri dei negozi di Praga e la
Provvidenza ve lo riconduce Pastore buono. Arcivescovo e
Primate
Sac . Duilio Magnani
L'intervista
IN UDIENZA DA MONS. VLK
Il 15 marzo scorso, mons. Miloslav Vlk, ancora Vescovo di
Ceské Budejovice, aveva ricevuto in udienza il presidente
Milos Svacek, il vice-presidente Jan Kalny e altri rappresentanti
della sezione ceca dell'Unione internazionale cattolica
esperantista, della quale mons. Vlk regge l'Alto patronato. il
presidente
Svacek ha rivolto all'inizio alcune parole in
Esperanto e
mons. Vlk aveva cosi risposto in Esperanto:
«La ringrazio per questo saluto. Non è facile adesso
per me parlare in Esperanto per l'uso frequente dell'italiano.
Potrei parlare in Esperanto, ma richiederebbe un po' di esercizio
linguistico. Poiché attualmente non ho occasione di
parlare in Esperanto, il dialogo in questa lingua mi risulta
adesso difficile». Svacek ha quindi intervistato in ceco
mons. Vlk:
Svacek: Con grande gioia i cattolici esperantisti di
Boemia e Moravia hanno accolto il suo patronato sulla sezione
dell' Ikue. Qual'è il suo rapporto con l'Esperanto?
Mons. Vlk: L'Esperanto è stata la prima lingua
che io abbia studiato nella mia vita, insieme al tedesco, che
durante la guerra era materia obbligatoria a scuola.
Dopo la guerra, nel 1946, ossia dopo il mio arrivo a
Ceské Budejo-vice come studente, incontrai l'Esperanto,
che studiai intensamente. In quegli anni viveva qui il prof.
Krajic, che conobbi e del quale frequentai il corso di Esperanto.
Fece progredire molto l'ideale esperantista. Appresi l'Esperanto
in questi corsi e partecipai a molti incontri esperantisti. Nel
1952 ho frequentato anche un corso per insegnanti a Roznov. Il
servizio militare e il successivo quasi totale divieto imposto
all'Esperanto causarono un'interruzione nei miei rapporti con gli
esperantisti. In séguito ho avvicinato diverse lingue, il
francese e, successivamente, in particolare negli ultimi tempi,
l'italiano. Prima, quarant'anni fa, parlavo in Esperanto
abbastanza bene, perché ho per le lingue una certa
attitudine, ma oggi mi sarebbe difficile perché il mio
Esperanto si mischia all'italiano. Ma ritengo che se avessi la
possibilità e il tempo, di sicuro tornerei a comprendere e
a parlare l'Esperanto. È questo il mio rapporto con
l'Esperanto.
Svacek: Che opinione ha sull'uso pratico
dell'Esperanto come mezzo di intercomprensione nella vita della
Chiesa, anche per quanto riguarda i contatti con i membri di
altre confessioni e religioni?
Mons. Vlk: So per averlo sperimentato, proprio
all'inizio degli anni 50 e nel corso di tutti gli incontri a cui
ho partecipato, che l'Esperanto non è solo una questione
linguistica, ma che vi è connesso un ideale. E questo
ideale non è soltanto la intercomunicazione linguistica,
ma anche l'avvicinamento dei popoli. L'ho sperimentato spesso in
occasione di diversi incontri con gli esperantisti a Praga.
Considero molto positivamente questo elemento dell'Esperanto,
perché non riguarda soltanto la lingua, ma anche
l'avvicinamento dei popoli. E ritengo che oggi siano importanti
tutte le vie e i mezzi che conducono gli uomini a riavvicinarsi
L'epoca tecnologica che viviamo, avvicina gli uomini e, direi, li
sincronizza, ma al loro interno gli uomini si scoprono molto
lontani, quasi stranieri. L'Esperanto può essere giusto un
mezzo importante di questa idea interna che conduce
all'avvicinamento degli uomini.
Nella vita della Chiesa non ho avuto occasione di usufruire
dell'efficacità di questa lingua, perché a quel
tempo la sezione degli esperantisti cattolici o altra
organizzazione simile, non le conoscevo. È vero che
ricevevamo la rivista Espero Katolika ed io corrispondevo con
olandesi, giapponesi e con altri paesi. Ma non ho avuto
possibilità di incontro con l'ambiente cattolico
esperantista a livello di convegni, neanche quando cominciarono i
campeggi dell'Ikue a Herbortice: ne ero informato, ma non ebbi la
possibilità di parteciparvi.
Per quanto riguarda l'attività a livello europeo,
anche questa esperienza mi manca, perché oggi, quando
abbiamo ritrovato la possibilità di viaggiare, io mi muovo
in altri ambienti e usando altre lingue. Ma ritengo che
l'Esperanto, se si diffonde, può diventare un ausilio,
specialmente durante i grandi incontri, che avvengono nella
Chiesa.
E riguardo ai membri di altre religioni, penso che sia
necessario che le sezioni esperantiste dei singoli paesi non
siano soltanto mono-confessionali, ma che varie confessioni vi si
incontrino. L'ideale ecumenico e l'ideale degli esperantisti
hanno una base comune, ossia il ■ avvicinamento degli
uomini.
Svacek: Radio Vaticana trasmette già da molti
anni programmi anche in Esperanto. Lo scorso anno l'Esperanto
è stato accolto come lingua liturgica. Come può
questa lingua contribuire ancora più efficacemente
all'evangelizzazione, in particolare durante gli incontri
internazionali?
Mons. Vlk: Mi ha molto rallegrato la notizia che
l'Esperanto è stato approvato anche come lingua liturgica.
Nel corso degli incontri a livello internazionale dei cattolici
esperantisti è necessario non manchi soprattutto la
celebrazione eucaristica. Perciò è opportuno che la
Messa sia in esperanto e questo riguarda anche
l'evangelizzazione. È importante che esistano le
traduzioni delle Sacre Scritture perché sia annunciato
anche in questa lingua il Vangelo. Ovviamente l'annuncio in
Esperanto del Vangelo dipende dalla presenza di persone che lo
ascoltino e comprendano. Ritengo, e qui rispondo alla domanda,
che le celebrazioni liturgiche e omelie in Esperanto avvicinino
di sicuro gli uomini, perché gli uomini di diverse
nazionalità e di lingue diverse odono la stessa lingua e
si riferiscono ad essa nella stessa maniera. E questo pone gli
uomini su un piano uguale. Direi pure che sia opportuno e
necessario che gli uomini sappiano di più l'Esperanto
perché possa a quel livello e in quegli ambienti
annunciato il Vangelo.
Svacek: A quale fine i cattolici esperantisti devono
preferibilmente dirigere la propria attività?
Mons. Vlk: È una domanda che imbarazza un po',
ma penso che i cattolici esperantisti debbano realizzare l'idea
basilare dell'avvicinamento sempre più fortemente con lo
Spirito del Vangelo, perché si tratta dello stesso
Spirito. E se i cattolici esperantisti come cattolici vivono per
mezzo del Vangelo, essi vivono con un'aspirazione,
"perché tutti siano uno", dunque hanno il vantaggio
il possedere l'Esperanto. E questa idea-base del Vangelo, e
quindi della loro vita, essi la vivano e diffondano sempre
più intensamente. I cattolici esperantisti prendano
l'ispirazione dal Vangelo e vivano secondo esso e cosi realizzino
l'ideale dell'avvicinamento degli uomini; lo realizzino con il
Vangelo e lo vivano secondo il Vangelo.
Alla fine dell'Udienza, il Vescovo ha concesso la benedizione
a tutti gli esperantisti
(“Dio Benu”, organo della
sezione ceca dell'IKUE)
IL 5° CONGRESSO DELL'UNIONE
ESPERANTISTA CATTOLICA ITALIANA
Fognano di Brisighella, giugno 1991.
Il Vescovo di Faenza al
Congresso
Ecco le parole rivolte da SE Mons.
Tarcisio Bertozzi, Vescovo di Faenza, ai partecipanti al nostro
5° Congresso, nel corso della celebrazione della Santa Messa,
domenica 16 giugno 1991.
|
Vi devo confessare, prima di tutto, che la mia voglia di
lingua unica è perlomeno ventennale. Ricorderò
sempre nella mia vita quando per la prima volta sono stato in
Africa. Partito da Roma, dalla Basilica di San Pietro, dopo aver
celebrato la Messa in latino, mi sono trovato sempre a
concelebrare in inglese, portoghese, in lingua bacua. in
italiano, in swahili e via di seguito. Vi assicuro che in quel
momento viene proprio la vogliadi pensare: come mai ancora non
siamo capaci di parlare una lingua unica, per intenderci come
fratelli in tutto il mondo?
E oggi, arrivando qui a voi, venivo pensando che in fondo
anche voi attraverso questa lingua volete proprio arrivare -
questo è il desiderio, questa è l'aspirazione - a
un'intesa, ad una comunicazione. a una comunione con tutti gli
uomini. E questo è un desiderio che va a radicarsi nella
Parola di Dio che leggiamo appunto stamattina: il Regno di Dio
è come un seme che ha una sua vitalità; quando
è gettato nel solco, si vigili o si dorma, cresce.
Credo che sia in questa prospettiva anche questo vostro
movimento, questo vostro impegno: qualcosa che appartiene al
disegno dell'unità della famiglia umana, e quindi anche
della comunicazione possibile fra tutta la famiglia umana.
Essendo questa vostra lingua fatta di tanti apporti di altre
lingue, in qualche modo questo sta ad indicare la
diversità, non solo delle persone, ma delle razze, delle
nazioni e dei linguaggi, e tuttavia ancora è sempre la
capacità d'intendersi . Così che non viene
né cancellata la distinzione né ci si sottrae alla
volontà di comunione, di comunicazione: sono i due grandi
movimenti del nostro essere. Siamo persone, come sono le tre
Persone della Santissima Trinità, pienamente distinte, ma
siamo chiamati a riflettere quella vita di comunione fra le
persone che appunto consente nella distinzione di vivere insieme
e di comunicare e di trasmettere e di far crescere insieme la
propria vita, che allora da questa immagine diventa vita riflessa
in Dio stesso.
La Parola di Dio oggi parla appunto di questo : che sia
Ezechiele che parla della punta del cedro da cui taglia un
ramoscello, poi lo pianta e poi questo cresce, diventa un albero
alto; che sia il Signore che qui parla del seme dì senape
che anch'esso è. quando parte qualche cosa di piccolo, ma
poi si fa grande: c'è questo concetto di crescita, di
sviluppo per una specie di potenzialità interiore. per una
fecondità che c'è nel germe. se è autentico,
se è buono, e che è destinato comunque a
crescere
Che cosa posso pensare allora io in questo momento, in questo
incontro con voi. per questo vostro convegno: che siete dentro a
un disegno più grande che è il disegno di costruire
sulla Terra il Regno di Dio. Direi in modo palese che per
vocazione, modo e missione è la Chiesa che va costruendo
questo Regno, ma noi sappiamo che il Regno di Dio si costruisce
anche con tante altre forme che solo lo Spirito del Signore
conosce e per tante vie che a noi sfuggono; vorrei dire, quasi
per una trama di situazioni che non sono immediatamente
percepibili dall'uomo - il cuore di Dio è più
grande, la verità di Dio è più penetrante,
la luce di Dio è più splendente di quella che gli
uomini possono capire, intravedere, raggiungere.
Mi pare di potere pensare che anche questo vostro movimento
concorre nella direzione giusta del costruire sempre di
più un mondo fraterno, un'umanità-famiglia di
Dio.
Il mio auspicio, il mio augurio, la mia preghiera si unisce
alla vostra, in questa Eucaristia, ma anche direi a tutto il
movimento che vive anche nell'orizzonte di un'ispirazione
cristiana, perché davvero possiate avere la soddisfazione
di vedere crescere questo movimento, di vedere utilizzare a pieno
questa vostra proposta, nella direzione non solo di una casa
comune europea, ma anche di una casa comune mondiale.
Cronaca del
Congresso
(dal "Notiziario Esperantista"
dell'Associazione esperantista trentina)
|
Abbiamo partecipato al 5° Congresso o, più
semplicemente, raduno degli iscritti all'Ueci o Unione
Esperantista Cattolica Italiana, svoltosi da venerdì 14 a
martedì 18 giugno u.s., in Fognano di Brisighella
(Ravenna), presso il Collegio Emiliani - Suore domenicane. Esso
è un immenso edificio costruito nel 1822 dietro ed entro
le cui mura alte e severe si cela una incredibile e spaziosa oasi
ombrata da alberi giganteschi nel vasto cortile cui fanno da
cortina il vigneto e l'orto ed una bella serie di vialetti
ombrosi ed odorosi in cui passeggiare, conversare, meditare. A
livello di edificio poi esso si dirama in lunghi, alti e ariosi
corridoi su cui si affacciano le varie stanze. In esse
alloggiavamo noi ed altri gruppi ancora, veramente un posto da
tenere presente per una eventuale periodo di vacanza.
In questa cornice si è svolto il nostro raduno.
Quest'anno i convenuti, in numero di circa sessanta, erano
particolarmente gioiosi e assidui perché nel novembre
scorso è stato approvato, con decreto da parte della
Congregazione per il culto divino e la disciplina dei Sacramenti,
il Messale in esperanto.
Alla Messa domenicale volle partecipare, pur solo fino
all'omelia, ma pronunciandola egli stesso, il Vescovo di Faenza:
concelebranti furono Mons. Lorenzo Longoni di Milano, Padre Carlo
Musazzi di Roma e Padre Albino Ciccanti di Ravenna.
Nella giornata di sabato si è proceduto alla votazione
sulle relazioni morale e finanziaria e, a sera, si è
partecipato ad un'asta di oggetti il cui ricavato va ad
incrementare l'attività di beneficenza o "Bonfarado"
dell'Ueci stessa.
Nella giornata di domenica avemmo 2 incontri religiosi
guidati da Mons. Longoni su "Evangelizzazione e testimonianza
della carità" secondo gli orientamenti pastorali
dell'Episcopato italiano per gli anni '90. Verso le 18.30 Padre
Angelo Duranti di Ravenna ci intrattenne sulla storia
dell'ecumenismo ponendo l'accento finale sul grande congresso
ecumenico di Basilea del maggio '89 dal tema sociale e universale
di "Pace, giustizia e conservazione del creato".
Il lunedì ebbero luogo, secondo programma, le
escursioni nei dintorni con visita, il mattino, alla pieve
protoromanica di S. Giovanni in Ottavo o Pieve Tho, in aperta
campagna brisighellesee (ed il termine "in Ottavo" sta ad
indicare che essa era sita all'ottavo miglio della via Emilia),
alla cittadina di Brisighella stessa, dominata dai suoi 3 tipici
pinnacoli rocciosi su cui si ergono la torre dell'orologio del
secolo 13°, la rocca del 14°, ed il Santuario del
Monticino del 17°. Nel pomeriggio visita a Ravenna, purtroppo
breve, con ottima guida. Martedì mattina ultima escursione
a Faenza con visita al Museo internazionale delle Ceramiche.
Concludendo è stato un raduno ricco di tanti spunti:
il saperci tutti animati dallo stesso ideale cristiano,
evangelico, universale, di fratellanza, cui la comune lingua
sovrannazionale fa da substrato e mezzo materiale ci ha fatti
sentire tutti uniti, amici, soddisfatti dell'incontro.
Agli organizzatori il grazie più sentito.
M.M.
L'Esperanto appartiene al Regno di Dio?
|
Le due vie
Il bene e il male combattono fra loro dall'inizio
dell'umanità, e a ogni momento siamo chiamati a dover
scegliere tra i due. Su questo tema vi proponiamo l'articolo del
prof. Claude Piron, dal titolo "L'Esperanto appartiene al Regno
di Dio?".
Il tema delle due vie (bene/male) è trattato
già dall'antico "mito" greco di Ercole di fronte a un
crocevia. Lo ritroviamo poi in una delle opere vetero-cristiane,
ossia nella "Didaché" o "Insegnamento degli Apostoli", che
così comincia: "Due sono le vie: quella della vita e
quella della morte: ed esse si differenziano molto fra loro. Ecco
la via della vita: Ama Dio. che ti ha creato, e ama il tuo
prossimo come te stesso... Secondo ordine dell'insegnamento: Non
uccidere, non commettere adulterio, non corrompere bambini, non
fornicare, non rubare, non fare stregonerie, non avvelenare, non
uccidere un bambino con l'aborto, non uccidere un neonato, non
desiderare gli averi del tuo prossimo, non rompere un giuramento,
non dare falsa testimonianza, non fare pettegolezzi, non
vendicarti...".
Lo stesso tema lo ritroviamo nel Nuovo Testamento. Ad
esempio, San Paolo contrappone i desideri della carne
(=dell"egoismo dell'uomo) ai frutti dello Spirito Santo:
"Lasciatevi guidare dallo Spirito e non soddisferete i
desideri della carne... Si conoscono" le opere della carne":
fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, magia,
inimicizie, contese, gelosie, ire, risse, discordie, divisioni,
invidie, ubriachezze, gozzoviglie e cose simili. Riguardo ad esse
vi avverto, come vi ho già ammoniti: coloro che fanno tali
cose non avranno in eredità il regno di Dio. Invece
"frutti dello Spirito" sono: carità, gioia, pace,
pazienza, benignità, bontà, fedeltà,
dolcezza, temperanza..." (Galati 5.16.19-23).
L'articolo di C.Piron approfondisce la stessa tematica in
un linguaggio più attuale.
"Non ci avevo prorio pensato..."
A dir la verità, lo stesso Piron ha ammesso:
"Non ho proprio pensato alle Lettere di San Paolo, quando
ho scritto l'articolo. E quindi, se ho utilizzato dei concetti
simili, ciò è accaduto per pura coincidenza,
perché quel testo l'avrò sicuramente ascoltato
molte volte durante la Messa, e forse mi è rimasto
impresso nella mente, non le parole testuali, ma il loro
contenuto. La memoria umana è spesso misteriosa!
In effetti ho cominciato a scrivere seguendo una mia
ispirazione, e solo quando fu pronta la prima stesura
dell'articolo, ebbi l'idea di consultare la Bibbia, scegliendo
non le Lettere, bensì il Discorso della montagna, dal
Vangelo secondo Matteo. Ho così aggiunto delle citazioni
come quelle sulla pace e sulle persecuzioni.
Ero in uno strano stato mentale, quando scrivevo. Non ero
affatto un intellettuale che spreme le meningi per trovare
qualcosa e la maniera per esprimersi al meglio, come mi è
capitato spesso quando ho scritto su altri argomenti. Al
contrario, ero passivo, quasi come un segretario, che cerca
dì scrivere al meglio ciò che gli viene dettato.
Ebbi pressoché l'impressione dì non essere il vero
autore, e che non fosse onesto apporre la mia firma sotto
quell'articolo! Spero di non apparirvi troppo matto con queste
affermazioni, ma, detto sinceramente, è questa la maniera
con la quale ho avuto questa esperienza. Forse mai prima di
allora, ho avvertito così fortemente il significato della
parola "ispirazione"".
"L'autore"
II professor Claude Piron, belga residente in Svizzera,
è stato traduttore presso le Nazioni Unite. Attualmente
è professore di psicologia presso l'Università di
Ginevra, membro dell'Accademia di Esperanto.
L'Esperanto appartiene al Regno di Dio?
Chi fa la conoscenza di Dio, anche se parzialmente (del
resto, chi potrebbe farlo se non parzialmente?), capisce ben
presto che nel nostro mondo vi sono due categorie di esseri,
assolutamente diversi tra loro: vi sono quelli che favoriscono il
cammino verso Dio, l'avvento del Suo Regno, e coloro i quali
invece lo ostacolano. Ciò che conduce al Regno di Dio
possiamo definirlo come "appartenente al Regno di Dio".
Ovviamente, in molte occasioni, la situazione non è
semplice. In ognuno di noi, ad esempio, forze del Regno di Dio e
forze contro il Regno di Dio combattono fra loro; lo stesso
avviene nella società, come pure in vari campi, ad esempio
nelle letterature, nei sistemi tradizionali di educazione, in
tale o tal'altra dottrina politica, nella Chiesa.
Tuttavia, il concetto di appartenenza al Regno di Dio si
dimostra utile e può essere interessante applicarlo alla
lingua internazionale Esperanto.
"Avvertenza sui criteri"
Per distinguere se qualcosa appartiene o no al Regno di Dio,
esiste tutta una serie di criteri. Ma prima di cominciarne la
trattazione, dobbiamo osservare che in ciò che appartiene
al Regno di Dio agiscono forze che s'irradiano all'esterno e
trasmettono le proprie qualità, formando quasi una rete di
costanti interscambi. Risultato: fra ciò che fa parte del
Regno di Dio, chi ne viene colpito, e l'ambiente ove esso agisce,
si instaura una relazione così intima, che mancano le
parole per esprimere la realtà. Ad esempio, l'ambiente,
che sostiene l'elemento del Regno divino, è allo stesso
tempo sostenuto da esso; ugualmente, gli individui che lo
nutrono. e senza il quale non potrebbero esistere in concreto su
questo nostro pianeta, sono nutriti da esso. Avviene dunque un
costante interscambio di energia: molta gliene dedicano gli
individui l'ambiente considerati, ma, mediante la propria azione,
essi stessi attingono una grande energia da ciò che
appartiene al Regno di Dio.
Per questo, i criteri di cui parleremo più avanti,
riguarderanno talvolta l'elemento appartenente al Regno di Dio,
talora gli individui che vi si dedicano, altre volte l'ambiente
in cui esso si trova. Avviene un fenomeno di armonia: ciò
che appartiene al Regno di Dio, l'individuo e la comunità
vibrano insieme. La qualità divina in qualcosa
appartenente al Regno di Dio non è definibile;
perciò non si cerchi qui una precisione matematica o
giuridica; le parole usate non possono dare un immagine diretta,
evocheranno e suggeriranno soltanto, così che possiate
conoscere per intuizione l'inesprimibile a cui esse tendono. Se
il vostro cuore è aperto alle realtà transmondane,
questo sarà sufficiente perché possiate applicare
fermamente questi criteri. Considerandoli come parti di un tutto,
vi farete un'immagine giusta; vi accorgerete che tutte le parole
"in corsivo" sono punti di partenza di strade diverse, che si
intersecano costantemente fra loro e conducono ad uno stesso, ma
inesprimibile, Centro.
"Amore e giustizia"
Fra tutti i criteri, forse il più evidente dal punto
di vista cristiano è
"l'amore". Ma non un amore
qualsiasi. L'amore possessivo, incline a sottomettere a sé
l'“amato” non è un amore nel senso cristiano
del termine. Noi consideriamo amore soltanto un comportamento
amorevole che "rispetta" l'individualità e che di
conseguenza favorisce "l'unione di esseri diversi", in modo che
essi, per quanto uniti, rimangono tuttavia diversi. Perciò
il modello dell'amore è la Trinità: tre persone che
si amano l'un l'altra così integralmente che essi si
intrecciano in uno stesso essere-persona (i teologi direbbero:
"dall'unica essenza", ndR), che noi chiamiamo Dio.
L'amore richiede non solo rispetto, ma anche "il desiderio di
conoscere" "e capire" l'altro nella sua vera essenza, il
più profondamente possibile. Esso dunque non può
esistere senzadialogo tra gli interlocutori, ai quali viene
riconosciuta "una pari dignità".
In più. se l'amore è autentico, noi desideriamo
che l'altro cresca secondo la propria natura, e non secondo
l'opinione che noi ce ne siamo fatti. Questo principio, che si
radica nel rispetto, conduce al concetto di ciò che
"è giusto": non manchi mai a nessuno ciò a
cui ha diritto, e mai uno abbia troppo, rispetto al niente di un
altro. Qui il cristianesimo sottolinea come i piccoli, incapaci a
difendersi, rischiano facilmente di essere abbandonati;
perciò il cristianesimo invita ad avere una speciale
attenzione per gli inermi, i piccoli, gli invalidi, i
discriminati, tutti gli esseri disprezzati e socialmente
sfavoriti.
Come abbiamo appena visto, l'amore contiene il desiderio che
la persona, o essere amato - lo stesso vale per piante o animali
-cresca, fiorisca, "si schiuda" nella gioia e produca del bene,
frutti recanti felicità. Questa propensione ad aiutare la
fruttuosità latente dell'amato perché si sviluppi,
dimostra che l'appartenenza al Regno di Dio implica anche
"fecondità". Ove c'è armonia con il Regno di
Dio, si incontra generalmente anche la creatività
artistica: lo Spirito è fecondo e l'amore che Esso stimola
ha bisogno assoluto di esprimersi per mezzo del bello.
Dove lo Spirito da l'ispirazione - ed è un altro modo
per descrivere ciò che definiamo "del Regno di Dio" -
là ferve" la vita". Se vediamo comportamenti sclerotici,
irrigidimenti, vuoi dire che non ci troviamo di fronte a qualcosa
facente parte del Regno di Dio. La vita pulsa in molti aspetti,
ora più internamente, con l'approfondimento dei propri
valori o con la sopportazione continua mentre la circostanze
attorno ci sono sfavorevoli, ora più all'esterno con il
diffondersi, la fondazione di nuove cellule, che a loro volta ne
creano delle nuove e cosi trasmettono ulteriormente questa vita
che arricchisce spiritualmente.
Se ci si trova in un ambiente del Regno di Dio, si avverte
immediatamente la vita che ferve attorno e il sorriso è
abbondante, mentre è rara la depressione. Perciò un
altro criterio su ciò che appartiene al Regno di Dio
è che esso favorisce
"la gioia"; esso tende a
irradiare da sé un atmosfera di contentezza.
Una gioia autentica non è mai egoista. Persino nelle
sue forme più primitive e infantili, essa cerca
"comunione", trasmissione. Per mezzo di ciò la
gioia ha relazione anche con l'amore, che è, in fondo, un
rapporto che costruisce felicità. Questa necessità
di creare la felicità attorno a sé, insieme al
desiderio di capire, fanno nascere
"la compassione", ossia
la condivisione della sofferenza.
Un po' paradossalmente la gioia si coordina con la
"capacità di soffrire". La gioia risplende
all'interno dell'ambiente del Regno di Dio. Ma poiché il
mondo esterno spesso non lo capisce o lo rifiuta, ne ha gelosia o
paura, il contatto con l'esterno prende molte volte la forma di
collisione e tali contraccolpi e tensioni creano sofferenza in
coloro che desiderano tuttavia restare
"fedeli" al tesoro
del Regno di Dio. Una cosa simile avviene, nell'individuo o in un
gruppo, quando si scontrano le forze del Regno di Dio e forze
contrarie ad esso. Soltanto prendendo su di sé con
accettazione la sofferenza sì può superare il
conflitto. Chi prima accetta la sofferenza, risveglierà in
sé il "coraggio". Infatti, che cosa sbarra la strada a
un'azione coraggiosa, se non la paura di soffrire?
"Avere o essere? Grandioso o modestissimo?"
All'amore, all'accettazione della sofferenza e alla tendenza
a trasmettere gioia, si lega la volontà di
"servire", in primo luogo i piccoli, senza cercare
profitto per sé. Di conseguenza, una delle caratteristiche
di qualcosa del Regno di Dio è la
"generosità". Infatti un uomo colpito nell'intimo
da qualcosa proveniente dal Regno di Dio, vi si dedica. Possiamo
quindi aggiungere all'elenco dei nostri criteri anche il
"donarsi".
La capacità di donare richiede di non rimanere
incatenati alle cose possedute. In effetti qualcosa del Regno di
Dio è "slegato dalla materia", esso è spirituale,
si riferisce più alla sfera dell'essere più che
all'avere. Il denaro, ne consegue, non può essere mai lo
scopo di qualcuno che sia dedito al Regno di Dio.
Chi cerca di avere più di essere diventa prigioniero
dell'avidità e in genere baserà la sua vita sul
proprio arricchimento: egli pone sé stesso al centro della
propria attività. Questo egocentrismo, che non si accorda
con il Regno di Dio, può apparire sotto forma di orgoglio.
Infatti quest'ultimo è il peccato originale, come
dimostrano chiaramente le parole del serpente nel Giardino
dell'Eden. Risultato: ci possiamo aspettare che fra i criteri che
aiutano a giudicare se qualcosa appartiene al Regno di Dio o no,
si troveranno anche "l'umiltà",
"la modestia".
Sotto un'apparenza spesso di miseria, di ridicola pochezza -
pensiamo alla nascita di Gesù o alla sua scelta di un
asino per entrare a Gerusalemme - si cela qualcosa di gran
valore. Non si è forse paragonato lo stesso Regno di Dio a
un tesoro nascosto? Ma per raggiungere quel tesoro, bisogna
diventare puri, privarsi di molte crudezze e di molti fardelli,
occorre raffinarsi, abbandonare le alte complicazioni da snobismo
per rendersi
"semplice" come un fanciullo, in una
povertà più ricca che non la ricchezza stessa,
appesantita spesso da superflui ornamenti. Generalmente, in
qualcosa appartenente al Regno di Dio, si ritrova una
qualità cristallina, pura. Essa
trasparente" come
lo stesso cielo.
La materia è legata al tempo e allo spazio. Qualcosa
del Regno di Dio no. Perciò uno dei segni che lo sforzo
umano armonizza con il Regno di Dio è la presenza in esso
di
"pazienza" e del suo compagno la "perseveranza".
Conosciamo la pazienza celeste. La pedagogia di Dio considera ore
i secoli e non demorde solo perché incontra foltissime
resistenze.
Slegato da tempo e spazio, ciò che
appartiene al Regno di Dio segue il ritmo della storia, non di
una singola vita umana o di una moda passeggera, e tende a uno
spazio totale, ossia
all'“universalità”.
"Vincere nella pace"
Amare, rispettare, essere paziente, comprendere l'altrui
sofferenza e rinunciare alla tentazione orgogliosa di mostrarsi
più forte: tutti questi tratti ne danno alla luce un
altro: il
"rifiuto della violenza". Qualcosa del Regno di
Dio, secondo gli insegnamenti di Cristo, non annientai propri
nemici in una grandiosa, trionfante battaglia. Egli vince per
mezzo e a causa dì sé stesso, per le sue
qualità inferiori, con l'irradiazione della propria
bontà interna. Infatti, egli agisce sempre discretamente,
come un fermento appena rintracciabile, e vince per mezzo della
'verità".
L'imbroglio è usato per sottomettere, ma la
verità rende liberi. E colui che rispetta il prossimo, lo
lascia libero. Aggiungiamo quindi la
"libertà" nei
nostri criteri, ricordandoci della "libertà dei figli di
Dio". Tuttavia notiamo che non si tratta di una libertà
qualsiasi, né tanto meno di quella libertà che, in
mancanza di considerazione per gli altri o di rigore
intellettuale, conduce alla distruzione e al caos.
Non è facile capire subito che la libertà
richiede rigore. Ma per liberarsi da un'infezione, una volta
rinunciato all'opinione sbagliata di chi afferma che essere
liberi significa poter fare qualunque cosa, è necessario
"obbedire" severamente alle regole dell'igiene. E come
sono riusciti gli uomini a liberarsi dall'essere legati alla
Terra, per raggiungere la Luna? Forse non studiando rigorosamente
le leggi dell'universo (fisico, chimico, astronomico) e obbedendo
loro in maniera rigorosa?
Questa armonizzazione di due aspetti a prima vista
contraddittori - in questo caso "la libertà" e "il rigore"
- è tipica di molti aspetti del Regno dì Dio. Un
simile coordinamento si ritrova tra gioia e sofferenza, tra
semplicità e ricchezza (vera, interiore ricchezza),
"saggezza" e "pazzia" (essere saggi secondo le leggi eterne vuoi
dire esser pazzi per le leggi di questo mondo),
"razionalità" e "sentimento", "grandezza" e "piccolezza"
(pensiamo alla grandezza di Dio, creatore di tutte le cose
esistenti, incarnato in un debole "sconfitto" sulla croce, oppure
nel neonato della mangiatoia).
I paradossi citati hanno relazione con lo sforzo di risolvere i
conflitti mediante la scoperta di un più alto punto di
vista. Alla sfera del Regno di Dio appartiene sicuramente la
volontà di mettere
"pace" là dove ciascuno
degli avversari vuole imporre sé stesso o le proprie idee.
Beati i pacificatori!
"Dalla calunnia alla speranza"
Forse perché ciò che fa parte del Regno di Dio
difetta di evidenti attrattiv, di brillantezza e di quell'aspetto
di potenza che affascina questo mondo, esso viene spesso
disprezzato e incompreso dai creatori di una moda e dalle masse
che li seguono, giacché seguire una guida è
più facile e sicuro che ragionare da sé in maniera
critica. A coloro che vedono chiaro, l'elemento del Regno di Dio
mostra la profonda superiorità che ha qualcosa di modesto,
rispetto a un brillare esteriore, rispetto a false soluzioni che
ci attirano via. Tutte le sue qualità potrebbero generare
in gran parte del pubblico dei dubbi fastidiosi sul modo di
pensare in voga: per questo spesso lo si "prende in giro", lo si"
ridicolizza", arrivando persino alla "calunnia" e alla "
persecuzione". Per la sua propria essenza, esso non può
certo conformarsi alle richieste di questo mondo, perché
vorrebbe dire negare sé stesso; esso dunque resiste e
questa resistenza contro il conformismo risveglia la collera di
molte persone di questo mondo. Qualcosa di appartenente al Regno
di Dio quindi si trova scomodo riguardo agli atteggiamenti del
mondo circostante: essendosi impegnato a rispettare la
verità e a non agire mai con la violenza, egli
potrà difficilmente difendersi contro coloro che giudicano
in maniera superficiale e preferiscono far ricorso alla menzogna
e a tutto il peso della loro fama, della loro potenza o ruolo su
questa Terra, invece di affrontare la semplice, nuda
verità.
Al contrario di chi ne è fuori, coloro i quali hanno
sperimentato in prima persona un qualcosa di appartenente al
Regno di Dio hanno avvertito a tal punto il suo valore che in
loro è nata una "fiducia" piena nei suoi confronti; del
resto egli non li ha delusi: per quanto appaia modesto e
ridicolizzato, questo elemento alla prova dei fatti si mostra
"degno di'' "fiducia" e robusto. Nutriti alla stessa fonte,
coloro che vi aderiscono tendono a fidarsi più degli altri
appartenenti al Regno di Dio che non di qualcuno che invece non
lo conosce e non vi partecipa, che non ne ha goduto il dono
segreto - cioè riservato a chi ne fa esperienza-di
piacere. In questa comune e reciproca fiducia risiedono le radici
della
"solidarietà".
Avendo rinunciato alla truffa e al violento imporsi,
ciò che fa parte del Regno di Dio deve attingere la sua
energia da qualcos'altro, non egocentrico né aggressivo.
Come l'amore, la fiducia e la solidarietà che abbiamo
appena citato, sono due importanti fonti di energia. Un'altra si
chiama
"speranza". La speranza è un sentimento
complesso, molto maturo, perché richiede che si fissi
l'attenzione sull'obiettivo da raggiungere, tuttavia tenendo
presente allo stesso tempo che non lo si raggiungerà. Se
lo scopo viene raggiunto inevitabilmente, non si dice più
"spero", ma
"sono sicuro". Tuttavia sperare
è un atteggiamento molto efficace. La disperazione porta
alla morte, mentre un'ostinata speranza salva.
"Osservazioni conclusive sui criteri"
Annotare ogni singolo criterio sarebbe certamente
impossibile, ma forse i principali sono stati citati qui.
È importante far attenzione alla necessità di un
delicato equilibrio fra i vari aspetti di qualcosa appartenente
al Regno di Dio, dai quali ognuno da la sfumatura e corregge gli
altri.
Ad esempio, se manca l'umiltà e anche il rispetto per
il prossimo coì com'è - un'altra persona, quindi
differente - quegli elementi come il donarsi, l'accettazione
della calunnia e delle persecuzioni, la fiducia, la
solidarietà e la perseveranza possono far nascere un
comportamento fanatico. Una simile caratteristica settaria non si
riscontra in qualcosa di veramente partecipante al Regno di Dio.
Se manca l'umiltà e il rispetto, manca qualcosa di
essenziale, e questo dimostra l'appartenenza a qualcos'altro che
non è il Regno di Dio. Di conseguenza, per stabilire
l'appartenenza o meno al Regno di Dio, si verifichi se i diversi
criteri si coordinano tra loro in maniera armoniosa.
Questo non significa che bisogna trovare tutti i criteri
insieme, perché si possa definire qualcosa come facente
parte del Regno di Dio - non tutti i criteri possono essere
applicati ad ogni caso -, ma occorre che nessun aspetto di
ciò che si giudica, sia esso un'azione, un individuo
oppure un gruppo, sia contrario ad uno dei criteri. Il fanatismo
può essere classificato come non facente parte del Regno
di Dio, perché contrario ai criteri di "rispetto",
"umiltà" e "rinuncia alla violenza" (per violenza si
intende ovviamente anche la violenza psicologica).
Osserviamo altresì che forse niente su questa Terra
può essere al cento per cento del Regno di Dio. Come
abbiamo visto all'inizio, in genere le forze del Regno di Dio e
le forze contro il Regno di Dio si ritrovano in uno stesso luogo,
in collisione e lacerazione. È dunque saggio ragionare in
termini relativi: in "X" le forze del Regno di Dio sono altamente
superiori a quelle contrarie? "X" fa maggiormente parte del Regno
di Dio di "Y"?
Si può descrivere la situazione in questo modo. I
criteri passati in rassegna marcano insieme un'atmosfera
generale. La domanda seguente sarà: l'atmosfera del dato
aspetto, uomo, gruppo, idea politica, comportamento ecc.,
armonizza con l'atmosfera segnata dai criteri citati? Ad esempio,
un movimento che stimola l'odio, non può essere del Regno
di Dio, anche se risponde a molti degli altri criteri,
perché l'istigazione alla violenza crea un'atmosfera che
non si può assolutamente accordare con l'atmosfera del
Regno di Dio, come è stata qui sopra presentata.
"Dove si colloca l'Esperanto?"
L'Esperanto fa parte del Regno di Dio? A questa domanda non
risponderò. Lascerò a te, caro Lettore, il piacere
di rispondere con una tua meditazione. Medita in primo luogo su
tutto quello che è stato detto finora. I criteri sono
quelli stampati in caratteri "corsivi". Pensa alle cose che tu
conosci come provenienti da Dio e che a Lui conducono, secondo le
tue esperienze religiose e secondo quanto hai trovato pienamente
degno di essere creduto nella tua educazione religiosa. Pensa
anche alle cose che si oppongono in maniera evidente al Regno di
Dio.
Se troverai che i criteri esposti sono giusti, applicali alla
lingua internazionale Esperanto, ricordando il principio secondo
cui l'albero è giudicato dai frutti. Dell'Esperanto puoi
considerare tre aspetti: (1) la lingua in quanto tale, ad esempio
dal punto di vista strutturale; (2) le suoi origini, primi passi
e la sua storia (quali furono le motivazioni di Zamenhof, la
circostanze in cui nacque la lingua, gli ostacoli che ha
incontrato e come vi reagì...?); (3) esperantisti, come
gruppo lato e di qualcosa di assai prezioso per loro e che si
sentono responsabili di dover trasmettere all'umanità.
Troverai, come me, qualcuna delle citate caratteristiche
nell'Esperanto? Per me, ad esempio, l'Esperanto contiene qualcosa
di puro, trasparente, che raramente si incontra nelle lingue
naturali (si riesce a vedere attraverso il significato di molte
parole, ad esempio "ne-re-san-ig-ebl-a" (in-guaribile, n.d.T.): e
non è forse l'Esperanto, in confronto alle altre, una
lingua in molti aspetti senza fardelli?). Allo stesso modo
ritrovo il criterio del "rispetto" nella maniera in cui
l'Esperanto tratta gli elementi lessicali: mai una radice
è distrutta, storpiata, violentata per adattarla alle
esigenze di un significato complesso oppure al suo ruolo nella
frase; la lingua internazionale ne rispetta costantemente
l'integrità.
Troverete i criteri dell'appartenenza al Regno di Dio anche
nelle origini dell'Esperanto? Anche nel nostro stare insieme,
nell'atmosfera dei nostri incontri, nelle motivazioni che
attraggono la maggior parte di noi, non sempre in maniera
evidente e cosciente, a questo dedicarsi, così strano per
chi resta all'esterno. Tutti gli ambienti esperantisti rispondono
a questi criteri, ma altri proprio no? Medita, caro Lettore,
fratello mio.
Probabilmente hai indovinato la mia conclusione. Mi
interesserebbe sapere se la tua sarà simile.
CLAUDE PIRON
(traduzione di Carlo Sarandrea
(ha collaborato P. Battista Cadei)
BONFARO CARITAS
- La Conferenza di San Vincenzo della parrocchia di S.
Giuseppe in Treviso, per la sensibilizzazione del dr. Serio
Boschin, ha inviato lire 100 000 (centomila) per
Fonduso "Alfabetigo" dell'Ueci.
- Una riminese ha offerto, tramite don Duilio Magnani, una
somma di lire 1.000.000 per la Carità - Bonfarado
dell'Ueci / IKUE in quanto si fa "opera di misericordia diretta e
personale con il bisognoso".
|
Adopto de afrika teologia studento
|
La proposta di adottare il giovane studente di teologia al
Seminano Arcivescovile di Lomé (Togo), il venticinquenne
Agbovi Vincent-Irenee (vedi Ks 3-4/90. pag. 2) ha avuto
successo.
Il Gruppo Ueci di Milano ha offerto lire 100.000 ed altre
offerte minori di singoli si sono aggiunte al 1.870.000 lire
raccolte durante la scorsa Quaresima dai parrocchiani di don
Magnani.
Il seminarista infatti ha inviato una lista di libri
scolastici e di formazione con il relativo costo per un totale di
1.300 dollari Usa. Anche per medicinali, visite mediche e analisi
personali ha inviato una dichiarazione attestante la spesa di 350
dollari. Tutte e due le liste sono state controfirmate dal
Rettore del Seminario. Questa infatti era la condizione
necessaria per poter ottenere la fiducia degli esperantisti
offerenti.
Quando il giovane seppe che l'Ueci/Ikue avrebbe cercato di
aiutarlo finanziariamente, ci ha scritto così:
«Karulo. mi ne scias kiel danki vin pro viaj
klopodoj kaj via helpemo. Mi vidas, ke vi amas min serioze kaj
deziras lojale ke mi pastrigu. Kiam vi legis la duan leterparton,
mia ĝojo eksplodis kaj mi diris la Maria-kantikon: "Mia
animo laŭdegas la Sinjoron kaj mia spirito ĝojegas en
Dio. mia Savanto". Jen. Dio metis iun sur mia vojo por helpi min.
Via pastra afableco donas al mi esperon. ke la Sinjoro ne
forgesos min kaj ke Li memoras pri sia filo..."».
E Agbovi ha aggiunto una significativa spiegazione e un
'avvertenza:
«Sendu monon per internacia mandato aŭ per
ĉekoj kun la oficiala mia nomo kiu estas Agbovi Kohla
Kwassi. Efektive en nia lando oni rifuzas, ke ni uzu la kristanan
nomon sur la oficialaj dokumentoj».
Ho già spedito tre mandati di lire 442.000. il massimo
consentito per ciascun mandato e corrispondente a 2.000 franchi
francesi distanziati l'uno dall'altro. Certo, ogni mandato, oltre
alle spese postali di lire 6.000, viene defalcato di circa 11 fr.
fr. dalle poste "colonialiste"!... Tutti rosicano!..
Nell'iniziativa sono stati coinvolti anche non esperantisti i
quali per aver dato un'offerta consistente per l'acquisto di un
determinato libro (es. il Messalino quotidiano, la Chiesa in
preghiera, il Riassunto della Morale Fondamentale ecc. )
riceveranno una lettera personale di ringraziamento in esperanto
da Vincenzo, per la cui traduzione dovranno rivolgersi al
Parroco...
I giovani della Parrocchia, invitati a scrivere in francese allo
studente di Lomé per raccontare la loro partecipazione
alla raccolta di offerte, hanno rifiutato... "perché non
si sentivano in grado di usare il francese". Studenti delle
superiori!...
Allo studente di teologia è stato chiesto un impegno
concreto nel Seminario per sensibilizzare gli altri e in
particolare i Superiori. Essi si renderanno conto che l'esperanto
non è un ideale a sé stante, ma per i cattolici
è uno strumento di comunione fraterna e di
solidarietà: evangelizado kaj bonfaro per esperanto, rekte
kaj persone, sen iu ajn peranto aŭ perilo.
D.D.M.
Luis Felipe Saldarriaga. lo studente universitario di
architettura presso l'università di Medellin/Colombia che
l'Ueci si è impegnata a sostenere con un contributo
annuale di 400 dollari (200 per ogni semestre) ha riscritto l'11
giugno u.s. per ringraziare tutti i benefattori e per informarci
che"la pasintan semajnon mi finis mian sepan studsemestron;
la venontan mi komencos la 15an de Julio. Mankas al mi
ankoraŭ 5 semestrojn: kvar por plenumi la 11 ajn semestrojn
de la universitata kurso pri arkitekturo kaj 1 por ellabori mian
tezon Laŭ miaj kalkuloj mi graduiĝos en Decembro
1993."
Ai primi di luglio è partita la seconda rata del nostro
contributo. La sottoscrizione è sempre aperta!
D.D.M.
|
Informazioni UECI - Informoj
|
- Il sig. Svetolav Slavcev (ul. Naco Stefanov 12, 9009 Varna/
Bulgaria) esperantista, giornalista, desidera corrispondere in
italiano. Deve praticare la nostra lingua per la sua professione.
È un ortodosso che sta avvicinandosi al cattolicesimo.
È sposato con due figlie.
- Il sig. Struhacs Gyula, (Fŭredi u. 19/a, 1144 Budapest
XlVa) esperantista, architetto, cattolico praticante, ha un
figlio (Gabor) di 16 anni che studia l'italiano. Gabor vorrebbe
venire in Italia (assieme ad un amico possibilmente, ma anche da
solo!) per praticare la lingua italiana. Si chiede
l'ospitalità di una famiglia disposta poi ad essere
ospitata a sua volta dalla famiglia Gyula.
Anche questa è carità-Bonfaro! Ovviamente le
due richieste possono essere accolte anche da famiglie non
esperantiste e nostri amici.
- Padre Albino Ciccanti ofm è stato trasferito a
Forlì (via C. Albicini 7, 47100 Forlì, tel.
0543/32593). Ha dovuto lasciare la parrocchia di S. Damiano in
Ravenna per motivi di salute. Ora è P. Guardiano del
Convento ed ovviamente più disponibile per la sua missione
di "apostolo" dell'Esperanto. Ne ha dato l'annuncio anche la
stampa locale.
- Il rag. Galbusera Franco (Verona) è deceduto nel
giugno scorso. Don Felice Ruaro celebrerà il 14 dicembre
prossimo la S. Messa a suo suffragio a Verona proprio in
occasione del "Zamenhofa Tago". Collaborò per molti anni
come segretario dell'IKUE con l'allora redattore di Espero
Katolika. Fu anche segretario dell'UECI durante la presidenza di
P. Albino Ciccanti. Mentre lo raccomandiamo alla Misericordia del
Signore ricordiamo il suo esempio per stimolarci alla
collaborazione fattiva.
.......e il 6° congresso 1992
SUSA (TORINO) 11 - 15 SETTEMBRE 1992
Sede del Congresso:
Casa di Spiritualità "Villa S.Pietro"
Istituto delle Suore di S. Giuseppe - Statale 24, n. 16 SUSA (Torino)
Susa si trova in ottima posizione, circondata da monti sui
quali svetta il Rocciamelone (3500 m). La Villa è
confortevole. Tutt'intorno alla costruzione vi è un ampio
giardino. Per informazione, durante la visita di quest'estate
compiuta a Susa. il Papa ha pranzato e si è brevemente
riposato proprio lì, a Villa S. Pietro (guardate dove vi
porterà l'Ueci, ndR).
Nel prossimo numero tutte le altre notizie
per il nostro 6 Congresso.
Scusateci!!!
Ci siamo ripresi e con buoni propositi!... Ci
occorrono però COLLABORATORI!
Ci auguriamo di avere ancora la paziente
fiducia degli associati, degli amici, dei simpatizzanti ed
ovviamente il loro rinnovo di abbonamento 1992.
La quota rimane invariata come indicato. Grazie.