Enhavo:
UN GRAN GIORNO A BOLOGNA![]() Ci riuniamo in gran numero - circa 80 - nella sede dell'Antoniano per ricordare padre Modesto Eugenio Carolfi (1884-1954) e per i 70 anni dalla fondazione dell'Ueci, avvenuta proprio all'Antoniano, nell'ottobre del 1920. Documenti di valore, fotografie, ritagli di giornale ci aiutano a ripercorrere lo straordinario itinerario di vita di padre Carolfi, messaggero dell'esperanto in nome dell'ideale cristiano. Alle 9.30 Carlo Sarandrea apre la manifestazione e legge le parole di saluto e di benedizione del Cardinale di Bologna Biffi. La Federazione Esperantista Italiana è presente ufficialmente e si esprime per mezzo delle calorose parole di saluto del suo vice-presidente, il dottor Umberto Stoppoloni. Portano i saluti anche altre associazioni, tra le quali il Cerer (Comitato di coordinamento delle associazioni esperantiste di Emilia-Romagna), rappresentato dal dottor Valerio Dalla. La prima conferenza è tenuta dal prof. Mario Sola, che ricorda "il pensiero inspirato dalla vita in Cristo. Cura quotidiana, tormentata necessità di certezze, necessità di capire il motivo del nostro vagare terrestre, l'inquietudine umana, che trova la pace solo in Dio, in Dio nostra unica speranza, unica risposta possibile. Si percepisce la propensione alla comunicazione, la propensione al raffronto, all'amore e alla sua reciprocità: l'odierno ordine sociale tende all'egoismo, all'edonismo, alla solitudine, alla disperazione". Per padre Carolfi il desiderio umano è vita secondo il modello cristiano, concreta intercomprensione. Per sottolineare la fede di vita (degli esperantisti cattolici) il professor Sola legge il primo articolo dello Statuto Ueci: in esso l'ideale cristiano e il pensiero esperantista si intrecciano. La fraternità umana in Cristo rappresenta il principio irrinunciabile dell'Ueci, la solidarietà umana suggerì a Zamenhof la creazione del suo geniale mezzo di comunicazione. Sono molte le difficoltà che incontra l'esperanto, ma occorre andare avanti confidando nei propri ideali. Occorre andare coraggiosamente avanti, con la convinzione che l'esperanto rappresenta un bene per il progresso umano. Dopo la sentita prolusione del professor Sola, seguono le commoventi parole di chi fu accanto a padre Carolfi. Con padre Albino Ciccanti, ma anche con Germano Gimelli e Luigi Tadolini, siamo in grado di ricostruire la figura e le opere di padre Carolfi: un uomo da vari interessi, geniale, coerente, assai sensibile, coraggioso. Nacque nel 1884 a San Giorgio Piacentino e fece apostolato in ogni angolo dell'Emilia Romagna: viaggiò pure in Austria, Svezia, Norvegia e fu perfettamente convinto di trasmettere il giusto stile di vita ai confratelli. Instancabile: tenne conferenze e guidò corsi di esperanto "più di mille... sembrava che avesse il dono dell'onnipresenza" (L. Tadolini). A padre Carolfi dobbiamo la realizzazione in esperanto delle guide turistiche di Rimini e di Ravenna, di molti libri di preghiera (ad esempio, il "Katolika Preĝaro" , 1922), dei Fioretti di San Francesco e di altri libri religiosi. Padre Carolfi per mezzo dell'esperanto indica la via alla Fede: l'esperanto è a servizio della Chiesa e per questo scopo egli fonda l'Ueci (Antoniano. ottobre 1920). ![]() Padre Ciccanti ricorda le proprie passeggiate con padre Carolfi nel parco e nei corridoi dell'Antoniano e loro discorsi: «Sembrava che desiderasse trasmettere il proprio ideale come un padre al figlio, pieno di dedizione anche quando il male fisico gli causava grandi sofferenze». E padre Ciccanti accetta il messaggio del padre spirituale, comprende il valore e la bellezza del nuovo mezzo di comunicazione. Padre Ciccanti porterà gli ideali esperantisti, francescani e cristiani nel mondo. «Con coraggio, avanti» ripete padre Ciccanti, e da quella miniera di informazioni che è il libro di Luigi Tadolini sull'esperanto in Emilia-Romagna, prende gli esempi dell'instancabile apostolato cristiano ed esperantista di padre Carolfi. Germano Gimelli e Luigi Tadolini ricordano padre Carolfi quando era seriamente ammalato, ma sereno, forte nello spirito e fino all'ultimo pronto ad essere utile per l'esperanto. Dopo le parole commosse degli amici di padre Carolfi segue un breve, vivo intervento di mons. Lorenzo Longoni, invitato a ricordare un altro anniversario: il 15° anno dalla scomparsa di suo fratello don Ferdinando Longoni, presidente dell'Unione Internazionale Cattolica Esperantista. Le parole di mons. Longoni suonano come un affettuoso incoraggiamento, privo di retorica: «Posso capire coloro i quali rimangono scettici; io stesso confesso la mia poca fiducia passata per l'esperanto; consideravo la fede esperantista di mio fratello come un hobby inutile, fino a che mi decisi ad interessarmene e solo allora ho scoperto il valore, la genialità, la razionalità dell'esperanto». Poi la bella notizia, l'importante approvazione, dopo 30 anni di tentativi, del Messale festivo in esperanto! Qualcuno scherza sui 30 anni trascorsi: «La Chiesa e nelle mani dello Spirito Santo... ma anche in quelle degli uomini...». Antonio Gambuti chiude la manifestazione citando le parole di augurio e di benedizione del Papa alla bandiera dell'Ueci. A mezzogiorno si celebra la Messa nella Basilica di Sant'Antonio con letture in esperanto. I presenti (decine e decine di fedeli) ricevono il testo del Vangelo del giorno in esperanto. Un agape nel centro della città, occasione di gioiosi incontri con vecchi amici e per nuove amicizie. Inattesa, commovente la presenza del professor Carlo Agostini, indimenticabile esperantista, esperto di lettere classiche, amico dal profondo sentire. Con il dottor Romano Bolognesi si visita Bologna con lo sguardo che si perde nel gioco del susseguirsi di cornici e portici, palazzi, chiese, piazze. Piazza Maggiore, "la più bella d'Italia", con il calore dei mattoni rossi e l'abbraccio delle volte dei porticati. Bolognesi non si risparmia nel ricoprire gli esperantisti con la ricchezza della sua conoscenza e i presenti godono delle bellezze artistiche di Luca della Robbia e del Gianbologna e delle belle linee di Palazzo Accursio. Le ombre della sera ci raggiungono troppo presto ed è tempo di ringraziare vivamente per l'accoglienza degli amici esperantisti e di salutare.
Elda Michelis
Nia kara samideano, Lia Ekscelenco Mons. György Jakubinyi, helpepiskopo de Alba-Iulia (Rumanio) okaze de la Sinodo de la episkopoj okazinta en Vatikano dum monato oktobro, sendis al ni artikolon pri la historio de la pastra formado en la rumana Eklezio, pri la nuna situacio de la hungarlingvaj fideluloj en Rumanio, kaj pri iliaj esperoj kaj agado. Ni volonte aperigas la kontribuon de nia elstara samideano.
Dum la unuaj du semajnoj de la Sinodo, kiu daŭris
kvar semajnojn, ĉiu episkopo raportis pri la situacio
de la pastra formado. Post tio, dividitaj laŭ etnaj
grupoj. ili pridebatis la proponojn. Dum la lastaj tagoj
ili voĉdonis super la prezentitaj proponoj kaj ilin
prezentis al la Papo. La Papo, post kelka tempo, konigos
apostolan leteron pri la traktita temo, utiligante la
proponojn de la Sinodo. La koncernataj Kongregacioj
aperigos poste la praktikajn principojn. La lingvaj grupoj
La ŝtata malegaleco evidentiĝis en tio, ke la
kvar diocezoj (ĝis kiam ili havas unu milionon da
hungardevenaj kredantoj) povis akcepti 13 studentojn; en la
rumanlingva seminario de Iasi oni povis akcepti 13
studentojn, sed kontraŭ 300.000 fideluloj. Post kelkaj
jaroj estiĝis artefarita manko de pastroj en la kvar
diocezoj el hungara lingvo. dum superabundis pastroj en
Moldavio. Esperoj kaj planoj
Post la eventoj de decembro 1989 komenciĝis nova
periodo por nia loka Eklezio. Oficiale ekzistas absolutaj
libereco kaj demokratio. La novaj eblecoj trovis nin
nepretaj. Ni petis ĉion, kion oni deprenis de ni en
1948: la Ekleziajn lernejojn, ĉefe la 23 superajn
lernejojn de institucio "Erdélyi Status". Oni
ankoraŭ redonis nenion, sed oni donis rekonon
samrajtan kun la ŝtataj liceoj al la malgranda
seminario.
+ György Jakubinyi helpepiskopo de Alba-Iulia (Rumarnio) (esperantigis CS) NOTIZIE
In occasione della consegna dei diplomi di primo e
secondo livello dell'Istituto italiano di esperanto, il
gruppo esperantista di Vercelli ha organizzato una riuscita
manifestazione pubblica e. un incontro di esperantisti, lo
scorso 28 ottobre. Il tradizionale incontro a Gazzada si terrà nel 1991 nei giorni 16 e 17 marzo, con il tema: «La letteratura religiosa italiana tradotta e da tradurre in esperanto». La professoressa Fajella parlerà di Dante e della "Divina Commedia"; ci sarà un ricordo di padre Dombrovski, e altre conferenze su vari temi. Per informazioni e adesioni telefonare a mons. Longoni (telefono 02 86.46.33.59). Un pellegrinaggio esperantista a piedi al Santuario mariano di Czestochowa (Polonia) si è tenuto recentemente con la partecipazione di esperantisti non solo dalla Polonia, ma anche dall'Italia e Unione Sovietica.
Anche nel 1991 si desidera organizzare un
pellegrinaggio del genere: giusto a Czestochowa si
terrà l'incontro mondiale dei giovani alla presenza
del Papa. Chi intende partecipare, può scrivere ad uno
dei seguenti indirizzi:
I primi albori della lingua Esperanto in Europa alla luce delle attività dei pionieri esperantisti cattolici, in particolare attraverso il notevole operato del sacerdote lituano prof. A. Jakŝtas-Dambrauskas. Nel 1990 è caduto il 130° anniversario dalla nascita del lituano Alessandro Dombrowski, primo esperantista cattolico e grande divulgatore della Lingua Internazionale. In suo omaggio viene dedicato il presente testo. E' interessante conoscere attraverso il suo stesso racconto, come uno dei più importanti pionieri del movimento esperantista cattolico in Europa, ebbe il suo primo contatto con la Lingua Internazionale, che suscitò immediatamente nel suo animo sensibile un profondo turbamento interiore nel leggere un articolo sull'Esperanto. Ecco il suo personale racconto:«Iun belan aŭtunan tagon de 1887 mi trovis en kroniko de varsovia ĉiutaga gazeto mallongan noteton pri eltrovita "nova internacia lingvo Esperanto".» (Una bella giornata d'autunno del 1887 trovai nella cronaca di un giornale di Varsavia una breve nota riguardo alla scoperta della "nuova lingua internazionale Esperanto"). Con queste parole A. Dombrowski rievocava il suo caro ricordo nell'opera da lui composta: "Ora libro de la Esperanto-movado" (Libro d'oro del movimento esperantista), pubblicato nel 1937 a 50 anni dal suo incontro con la Lingua Internazionale. Egli proseguiva il racconto riportando le parole testuali di quell'articolo: «La tutmondaj ŝtelistoj povos de nun ekuzi tiun novan interkomprenigilon por siaj internaciaj celoj...» (I ladri di tutto il mondo potranno d'ora in poi iniziare a usare questo nuovo strumento di comunicazione per i loro scopi internazionali). A séguito di queste parole dal contenuto provocatorio nei riguardi della Lingua Internazionale, A.Dombrowski volle sùbito reagire e così lo stesso giorno fece richiesta di far venire da Varsavia l'edizione polacca del primo stampato di L.L. Zamenhof, ancora in brossura. Una settimana dopo egli ricevette il primo testo ("Unua libro") di L.L.Zamenhof e dopo averlo letto scrisse sùbito al Maestro un breve messaggio, usando immediatamente la nuova Lingua Internazionale, dichiarando di voler comunicare sùbito in Esperanto, senza attendere fino a quando . 10 milioni di persone lo avessero imparato (1). Così, fin dall'inizio dimostrò di essere un vero sostenitore de! Movimento esperantista, divenendo in séguito una valida guida e un instancabile studioso, allo scopo di diffondere l'Esperanto attraverso articoli, traduzioni e opere. Alessandro Dombrowski nacque il 26 agosto 1860, un anno dopo L.L.Zamenhof, a Kuroniai in Latvja (Lettonia), una regione allora sotto il regno dello Zar Alessandro II (1855-1881). Dombrowski apprese l'Esperanto mentre frequentava l'ultimo anno di Seminario, precisamente il Seminario di Pietroburgo (oggi Leningrado) dove conseguì la laurea, nello stesso anno (1887) in cui veniva pubblicata la prima grammatica del dottor Esperanto. Dombrowski fu quindi tra i primi esperantisti adepti di L.L.Zamenhof; infatti venne registrato nel primo "indirizzario" di Zamenhof al numero 186. In quel tempo Dombrowski risiedeva a Ustjujna, nel governatorato di Nov-Giogorodo, a circa 400 km a sud-oriente di Pietroburgo e, secondo l'Enciclopedia di Esperanto, proprio in quel luogo egli venne esiliato negli anni 1889-1895 per non aver osservato gli ordini dello Zar. (2). È da rilevare che alla fine del secolo scorso l'Esperanto, che per molti rappresentava soltanto un nuovo interesse culturale e sociale, poteva costituire un utile strumento di comunicazione internazionale, per favorire la comprensione tra i cattolici dei diversi paesi del mondo. La sensibilità cattolica dimostrava di valutare il problema dell'incomunicabilità dei popoli di lingue diverse, che determinava accanite lotte fra le genti: l'Esperanto si rivelava proprio adatto per contribuire a far comunicare pacificamente i popoli, contribuendo a realizzare il fine dell'unione e dell'amore fraterno di tutte le genti del nostro pianeta. Il concetto di fratellanza contenuto nell'Esperanto risultava dunque completamente in armonia con il cattolicesimo: far superare le barriere dei popoli in lotta a causa delle lingue diverse. Gli stessi ideali cattolici venivano profondamente vissuti dal lituano Dombrowski, che per diffondere l'Esperanto si impegnava con ogni mezzo, realizzando articoli, traduzioni e opere e dando vita a una continua corrispondenza con Zamenhof. Nel gennaio del 1896 Zamenhof chiese a Dombrowski di tradurre qualcosa per la "Biblioteca della Lingua Internazionale" (3), aggiungendo la postilla: "se il tempo ve lo permette". Dombrowski rispose qualche tempo dopo inviando a Zamenhof versi su tema religioso per un'eventuale pubblicazione nella gazzetta "La Esperantisto" (4). Zamenhof scrisse a Dombrowski che esisteva una scarsa possibilità che il testo potesse essere pubblicato, perché il sig. W.H. Trompeter, finanziatore della pubblicazione, era purtroppo nemico di tutte le questioni religiose. Anche Louis de Beaufront (5) fu amico di Dombrowski. Date le ostilità esistenti, fu lui a far pubblicare i versi religiosi del sacerdote lituano nel suo "Preĝareto por katolikoj" (Libretto di preghiere per i cattolici, Reims 1893). Tale pubblicazione comprendeva tra gli altri i versi "Estu, Estu!" che Dombrowski aveva dedicato a Papa Leone XIII, in occasione del suo 50° giubileo di episcopato. Nel "Preĝareto" era contenuta un'altra composizione di Dombrowski "La kanto kun la vortoj" (II canto con le parole), "Laŭdu Dion, ĉiuj gentoj teraj" (Lodate Dio, popoli tutti della Terra). In questo periodo Dombrowski componeva numerosi saggi, realizzava traduzioni, articoli e poesie religiose, tra le quali le più significative sono: Solvita Demando, Nova Kanto e le traduzioni in Esperanto del "Padre Nostro" (6), dell'Inno e di canti popolari lituani. Come già detto, Dombrowski e Zamenhof tenevano una regolare corrispondenza: Dombrowski inviava all'autore dell'Esperanto copie delle sue pubblicazioni nella Lingua Internazionale, non trascurando lo scambio di saluti e auguri per l'anno nuovo. Con una cartolina del 1890 Zamenhof espresse a Dombrowski il suo personale apprezzamento per aver saputo che egli aveva cominciato a tradurre un dizionario per i lituani e al riguardo gli forniva utili consigli, sia per superare il visto della censura, che per i costi di stampa. Dombrowski non poteva pubblicare i suoi scritti in patria, perché sotto l'impero zarista un decreto dello Zar proibiva ai lituani di stampare libri e giornali con l'alfabeto latino, in quanto nella stampa dovevano essere usati solamente caratteri cirillici. Per ovviare a questo ostacolo le pubblicazioni in lituano di Dombrowski venivano stampate all'estero e di nascosto spedite in Lituania, con il rischio di finire in prigione. Dombrowski si avvalse di questo accorgimento per la pubblicazione del suo libro "Mokintuve Terptautiszkos Kalbos" che venne pubblicato nel 1890 a Tilzito (Prussia Orientale, oggi territorio dell'Urss). Nel luglio del 1891 Zamenhof informò Dombrowski di non aver ancora ricevuto la copia della grammatica dell'Esperanto per i lituani. Cinque anni dopo (1896) Zamenhof scriveva a Dombrowski di voler accettare la vendita di 15 copie della sua grammatica, avvertendo che la vendita sarebbe durata a lungo per il divieto esistente per la libera stampa e suggerendo di far figurare il testo nella lista dei titoli come "non ricevibile". Ancora nel 1902 Zamenhof chiese a Dombrowski: «se potrò in qualche modo ricevere la vostra grammatica in Esperanto per i lituani, potete vendermene una copia?». Finalmente 12 giorni dopo la richiesta Zamenhof poté confermare a Dombrowski di aver ricevuto con tanto piacere il testo lungamente atteso. La grammatica di Esperanto per i lituani consisteva in due parti; la prima racchiudente nozioni grammaticali, la traduzione del "Padre Nostro", alcuni brani della Bibbia, proverbi, lettere, canti popolari lituani e altre poesie; la seconda parte corredata da un vocabolario Esperanto-lituano e Lituano-esperanto. Nel 1904, dopo 40 anni, veniva annullato il proibizionismo zarista sulla stampa; la seconda edizione della Grammatica di Esperanto per i lituani di Dombrowski poteva essere venduta liberamente ed elencata regolarmente con il numero 47 nella lista delle opere in Esperanto. Intanto fin dal 1900 a Colonia (Germania) era stata fondata l'Agenzia Cattolica Centrale d'Informazione, al fine di diffondere la religione cattolica attraverso la nuova lingua internazionale. Nello stesso anno cominciarono a fiorire anche le prime associazioni cattoliche di esperantisti. L'Esperanto, nato nella cattolica Polonia, successivamente si diffondeva nella cattolica Francia. Il sacerdote francese Emile Peltier (1870-1909) di Tours applicò l'Esperanto in campo religioso. Il 6 dicembre 1902, Emile Peltier e il signor Henn Auroux fondarono un'associazione internazionale di cattolici esperantisti con il nome di "Espero Katolika" (Speranza cattolica), approvata dall'allora Arcivescovo di Tours, mons. Rene Francois. Sempre a Tours sorse nel 1903 la prima rivista internazionale cattolica esperantista a pubblicazione mensile con lo stesso nome dell'associazione "Espero Katolika". La rivista si diffuse in tutto il mondo e al giorno d'oggi può vantare di essere il più vecchio periodico esperantista tuttora attivo. Sul primo numero della rivista (ottobre 1903) venne pubblicata in prima pagina una poesia dedicata al nuovo Papa, eletto da pochi mesi: Pio X. Tale poesia era stata composta proprio dal Dombrowski; si trattava di una breve composizione in quattro terzine, che rispecchiava tutto l'entusiasmo per il nuovo Papa. Una copia di quel numero di Espero Katolika venne presentata al Papa durante un'Udienza del 2 giugno 1906, concessa al monsignore esperantista Luigi Giambene. San Pio X stesso lesse a voce alta la poesia a lui dedicata, alternando alla lettura dell'Esperanto le proprie espressioni di meraviglia per la facilità della lingua, con le parole: «Ma io capisco tutto!». In chiusura di tale Udienza monsignor Giambene (che a Roma contribuiva a dare impulso al movimento esperantista cattolico), chiese al Santo Padre una benedizione particolare per la rivista. 11 Papa non la concesse sùbito. ma dopo qualche tempo fece recapitare al redattore Pelter una pergamena e in tale documento concedeva benevolmente la propria benedizione. In occasione del 1° Congresso di Esperanto (Boulogne-sur-Mer, Francia, 6 agosto 1905) venne cantato lo "Himno-kanto Esperantista" (El ĉiuj landoj kaj el ĉiuj gentoj, ni kunvenintaj Vin adoras, Di') che Dombrowski compose proprio per l'occasione e che venne musicato dalla signora Josée Guivy e pubblicato nel 1907 dalla "Presa Esperantista Societo" a Parigi. Alessandro Dombrowski si dedicava anche agli studi delle scienze e come matematico scrisse la sua prima opera in esperanto sulla matematica: il suo trattato "Koncerne la 5-an Eŭklidan Postulaton" (Sul 5° postulato di Euclide) fu pubblicato a Digione nel 1902. Tre anni dopo la stessa opera viene pubblicata in forma più ampia: "Pri unu speco de kurbaj linioj koncernantaj la5-an Eŭklidan Postulaton"(Su un genere di curve riguardanti il 5° Postulato euclideo). Nel 1906 veniva stampata ancora un nuova opera: "Pri novaj trigonometriaj sistemoj" (Nuovi sistemi di trigonometria). Dombrowski ebbe una vasta corrispondenza con molti scienziati e personalità dell'epoca. Egli si interessava anche di tematiche filosofiche, come si può rilevare dal suo libro: "Malgrandaj Pensoj pri Grandaj Demandoj" (Piccoli pensieri su grandi domande) (Kovno, 1908). Trattò altresì questioni di teologia nella discussione con Zamenhof sulle pagine di "Ruslanda Esperantisto" (1906). Egli contribuì con opere originali e con traduzioni ai più importanti periodici esperantisti, quali: "L'esperantisto" (Parigi 1900-08), "Lingvo Internacia" (Uppsala 1900-14), "La Revuo" (Parigi 1906-14), "La Literaturo" (Londra 1919-25). Come Zamenhof aveva usato lo pseudonimo "Homarano", anche Dombrowski, per ovviare alla censura, fu costretto a usare diversi pseudonimi, quali: Dombrowski, Dombraŭski, Dambraŭskas, Dabraŭskas, Adomas Jakltas (quest'ultimo soltanto per le opere in lituano che faceva apparire nelle gazzette del suo paese, senza alcun riferimento al movimento esperantista). Dal 1922 al 1926 diresse a Kaunas la redazione di "Litova Stelo" (Stella lituana), organo dell'Associazione esperantista lituana. Sempre a Kaunas pubblicò nel 1923 il "Litova Almanako", una raccolta di articoli letterari sulla cultura lituana ad opera di Dombrowski stesso e di altri esperantisti lituani. Dopo la sua morte, avvenuta il 19 febbraio 1938 a Kaunas, nella gazzetta "Litova Stelo" del 3 aprile 1938 fu pubblicato un solenne elogio funebre a lui indirizzato: «Prof. Al. Dambraŭskas estis granda aganto de litova renaskiĝo. Li ekagis kontraŭ maljusteco de rusa registaro kaj sentime protestis kontraŭ ĝi. Li kunlaboradis en unuaj litovaj gazetoj kaj vekigadis litovojn el la nacia apatio» (Il prof. Al. Dombrowski è stato un grande uomo attivo per la rinascita della Lituania. Egli iniziò ad agire contro l'ingiustizia del governo russo e senza paura seppe protestare contro di esso). Nello stesso testo le composizioni in versi di Dombrowski, uscite sotto lo pseudonimo di Adomas Jakŝtas, venivano giudicale colme di sentimento, di amor patrio, di giustizia, di bellezza e miranti sempre a un unico scopo finale, volto al servizio di Dio. Attraverso le molteplici attività sociali e culturali degli esperantisti cattolici, l'Esperanto si diffondeva sempre più nel mondo, divenendo un valido strumento di comunicazione a disposizione dell'essere umano, da poter usare liberamente secondo le proprie aspirazioni e convinzioni morali, facendo assumere a questa lingua un ruolo oltre che sociale, umano e universale.
Maria Cangiano e Lorenzo Rosati NOTE (1). Infatti Zamenhof aveva inserito nella prima grammatica da lui pubblicata otto cartoline "di promessa" usando le quali il lettore del libro prometteva di studiare l'Esperanto se altri 10 milioni di persone avessero promesso lo stesso. Un simpatia, "escamotage" per trovare sùbito sostenitori dell'idea.
1990, Anno dell'AlfabetizzazioneL'IMPEGNO DEI CATTOLICI ESPERANTISTI IN PRIMA PERSONA
Approvata dal Congresso di Foligno una risoluzione con la quale si stabilisce un fondo fra gli associati per finanziare direttamente una scuola o un altro tipo di istituzione educativa in un paese in via di sviluppo. Gli organi di informazione, occupati dai grandi e imprevisti avvenimenti mondiali, in special modo dalle "rivoluzioni" nell'Europa dell'Est e dalle notizie dal Golfo, hanno dimenticato che l'anno 1990 era stato proclamato dalle Nazioni Unite, anno internazionale per l'alfabetizzazione.Eppure il problema interessa un numero enorme di persone: l'Unesco le valuta quest'anno in 926,6 milioni; 942 milioni la cifra prevista per il 2000. E il fenomeno conferma lo squilibrio fra le parti del mondo: 88% degli analfabeti sono nei paesi in via di sviluppo. Bene scriveva il missionario Padre Gabriele Fantinati, in un articolo apparso su Avvenire dell'8 settembre 1990 (il giorno dell'inaugurazione del nostro Congresso a Foligno): «Ma come potremmo vivere la fraternità universale se non ci facciamo ciascuno carico anche dei problemi dell'altro?». E l'estensore dell'articolo citava come "di appoggio e di provocazione per noi cristiani" due testi pontifici: il n° 35 della «Populorum Progressio» di Paolo VI e il n° 44 della «Sollicitudo Rei Socialis» dell'attuale Pontefice, dei quali riportiamo alcuni passi. Si dirà: di fronte ai quei 920 e più milioni di fratelli e sorelle che non sanno né leggere né scrivere (ma la definizione "analfabeta" non riguarda solo questo) cosa possono fare con i loro scarsi mezzi i cattolici esperantisti? Non è forse un compito troppo immane per noi? Se si pone la questione in questi termini, si può avere anche ragione, anzi... si ha ragione da vendere! Ovviamente ci si rende conto della sproporzione, si conosce la situazione attuale che sovrasta gli sforzi di chi è più grande dì noi per mezzi e diffusione. Ma proprio perché il compito è grande, urgente, esso ci stimola a far udire la nostra voce, a unire le nostre forze: non vogliamo essere assenti proprio quando il gioco si fa scomodo. Offrire un nostro contributo anche in questo campo appare per me (e penso per tutti) come un fatto naturale, come un'idea che fa parte del nostro essere cattolici ed esperantisti. Il nostro caro amico il dottor Serio Boschin, lanciando questa proposta di aiuto, ha bene indicato quale può essere il nostro ruolo: non intermediari, ma attori in prima persona. Il dono che si intende fare è quello di realizzare (o almeno finanziare, ma il primo progetto è quello su cui si punta), come cattolici esperantisti una scuola o un'altra istituzione educativa in un paese in via di sviluppo, direttamente, come unione di fratelli per altri fratelli. E non mancano le richieste, che ci pervengono dai nostri missionari esperantisti, i quali potranno seguire sul luogo quanto si intende realizzare. Desideriamo che la cultura degli esperantisti porti cultura con questo nuovo e ulteriore progetto. Desideriamo che l'Esperanto, lingua di comunicazione e di pace, continui a esser latore di fratellanza, di aiuto attivo per l'alfabetizzazione, fattore primario di liberazione dalla povertà. Ripetiamole queste parole: non vogliamo essere assenti. In termini pratici, l'Ueci apre un fondo, aperto alla contribuzione di tutti, per impiegare quanto ricavato dal fondo depositato nello scopo prefisso. Il Comitato centrale dell'Ueci vagherà le richieste e seguirà la realizzazione dell'opera. Tutti voi potete contribuire a questo fondo con donazioni, oppure depositando la vostra offerta come prestito infruttifero rimborsabile a date scadenze. Questo progetto, è da prevedere, avrà bisogno di qualche anno per essere realizzato, ma soprattutto avrà bisogno del sostegno di ciascuno. La buona idea è lanciata.
Carlo Sarandrea
* * * * * Per la costituzione del Fondo "Progetto
esperantisti cattolici per l'alfabetizzazione" sono già
pervenute queste offerte: da Serio Boschin, Lire 3.000.000
(prestito) + 100.000 (contributo raccolto presso un ente
religioso di Treviso); dal Gruppo Ueci di Roma, Lire 380.000.
Totale Fondo: Lire 3.480.000.Potete versare la Vostra offerta tramite il conto corrente postale numero 11 12 94 75, intestato: «UNIONE ESPERANTISTA CATTOLICA ITALIANA, Rimini», bene specificando nella causale: «Progetto esperantisti cattolici per l'alfabetizzazione» e indicando se si tratta di un'offerta diretta oppure di un prestito infruttifero al Fondo. CONGREGAT1O DE CULTU DIVINO ET DISCIPLINA SACRAMENTORUM
Prot. CD 149/90
NORME PER LA CELEBRAZIONE DELLA MESSA IN ESPERANTOIn base alla vigente legislazione sulle lingue liturgiche, espressa nella Lettera circolare "Decem iam annos" del 5 giugno 1976, la lingua esperanto non presenta di per se i requisiti per poter essere considerata lingua liturgica ed essere usata ordinariamente nelle celebrazioni liturgiche, in quanto non è lingua parlata dal popolo.
Tuttavia, considerate le motivazioni soprattutto di
ordine pastorale, addotte dalla Commissione liturgica
esperantista. presieduta da S. E. Mons. Wladislaw Miziolek,
Vescovo ausiliare di Warszawa, e dall'Unione Internazionale
Cattolica Esperantista (I.K.U.E.), presieduta dal Sac.
Duilio Magnani, che hanno richiesto di poter usare questa
lingua nelle celebrazioni eucaristiche, che si svolgono nei
loro Congressi internazionali e nazionali, questo Dicastero
stabilisce l'aggiornamento delle "Norme per la celebrazione
della Messa in esperanto", rese note il 23 marzo 1981, nel
modo seguente: Dalla Sede della Congregazione. 20 marzo 1990. (Eduardo Card. Maninez)Prefetto
( + Lajos Kada) Arciv. tit. di Tibica
Por la nuna numero de Katolika Sento ni prenis artikolojn el la Bulteno de la Katolika esperantista Centro de Milano, aŭtentika minejo da informoj, diskonigataj per la lerta stilo de la aktivaj katolikaj samideanoj de Milano. Ĉar nia Katolika Sento adresiĝas 80% al simpatiantoj kaj instancoj propagandcele, ni tradukis en la italan la informajn artikolojn, foje mallongigante ilin. Kiu deziras aboni la Milanan bultenon, povas adresi al Glauco Corrado - Via Palmanova 28 - 20132 Milano (tel. 02/26.14.02.44). Abonkotizo: 15.000 lirojn. Nella ospitale "Oasi Francescana" situata al centro dell'Umbria sull'incantevole Colle Cappuccini, nelle vicinanze di Assisi, si è svolto dal 7 all'11 settembre scorso, il 4° Congresso dell'Ueci, sotto il tema "Le radici cristiane di Europa". I partecipanti sono stati circa 60, tra i quali un sacerdote ortodosso giunto dalla Bulgaria. Sabato 8 settembre, dopo la Messa in esperanto, celebrata da Padre Carlo Musazzi, i congressisti hanno partecipato nel pomeriggio all'assemblea annuale degli associati Ueci, nel corso della quale si è votato per la rielezione del Comitato Centrale e per l'approvazione della Relazione morale e finanziaria. La serata è stata dedicata alle associazione esperantiste di categoria Ifef (Ferrovieri), Eeu (Unione europea di esperanto), Ilei (Insegnanti) e Teva (Vegetariani), presentate rispettivamente da Serio Boschin, Umberto Broccatelli, Catina Dazzini e Lilia Fabretto. La Messa della domenica in esperanto e in italiano è stata celebrata da mons. Lorenzo Longoni, padre Giacinto Jacobitti, padre Carlo Musazzi e da Sua Eccellenza mons. Giovanni Benedetti, Vescovo di Foligno, il quale, al termine della celebrazione, si è intrattenuto in piacevole conversazione sull'Esperanto con i congressisti, nel parco dell'Oasi, dove era stato preparato un rinfresco. Dopo la partenza del Vescovo, al quale il nostro presidente Carlo Sarandrea ha espresso in nome di tutti un caloroso ringraziamento per la sua importantissima e cordiale partecipazione, i soci dell'Ueci si sono riuniti nel Salone per l'inaugurazione del Congresso. Il presidente ha svolto un breve discorso inaugurale, a cui è seguita la conferenza di mons. Longoni sul tema interessante: "Le radici cristiane di Europa". Questo il contenuto essenziale: il cristianesimo, già diffuso nel 6° secolo in tutti i paesi del Mediterraneo, portò il messaggio di Dio alla regioni europee del nord e dell'oriente - grazie alla missionarietà di molti predicatori, fra i quali San Colombano (Irlanda), Willibrord (Frisia), Agostino di Canterbury (Britannia), Bonifacio o Vinfrido (Germania), Cirillo e Metodio (paesi slavi), Anscario (Scandinavia), divenendo così quasi totalmente la religione di Europa. Nel pomeriggio di domenica è proseguita l'Assemblea annuale, al termine della quale il presidente ha dato lettura di una ricerca svolta da Maria Cangiano e Lorenzo Rosati di Roma su mons. Dombrowski, pioniere del movimento esperantista cattolico. Il Gruppo Ueci di Bologna ha presentato la manifestazione pubblica del 30 settembre, in onore di padre Modesto Eugenio Carolfi (vedi rapporto in questo stesso numero di Ks). Domenica sera sono stati annunciati i risultati delle votazioni: approvata la relazione morale e finanziaria; Soci iscritti: 143; Soci votanti: 90; Schede nulle: 3; BERARDI CASAGRANDE Elisabetta 45. BERTOZZI DE ANGELIS Ionne 22, BUSATO RISONI Maria 35, CASELLI Marcello 14, CODICE' Flora 11, LUNGO Paolo 5, MAGNANI Rev.do Duilio 49, NOSEDA CECI NEVA Miriam 20, ORTELLI Mauro 31, SARANDREA Carlo 73, SOLA Mario 32. Sulla base di questi risultati questo è il Comitato Centrale in carica fino al 1993: Sarandrea, Magnani, Casagrande Berardi, Pisoni, Sola (dimissionario, subentra Bertozzi De Angelis), Ortelli. Assistente spirituale è mons. Lorenzo Longoni, secondo la nomina triennale confermata dal Cardinal Carlo Maria Martini, Arcivescovo di Milano. La serata di domenica si è concluse: con la riuscita Asta benefica (in sostegno delle attività assistenziali dell'Ueci) ottimamente realizzata da Clara Carioli Gubbioli e Maria Busato Pisoni; straordinaria la collaborazione del presidente, Carlo Sarandrea. Lunedì i congressisti hanno partecipato alla piacevolissima e assai istruttiva escursione ad Assisi, ove mons. Longoni e padre Musazzi hanno celebrato la Messa (nella Porziuncola), per poi andare in pellegrinaggio nei luoghi francescani; visitale anche Foligno, Spello e Bevagna, con la gentilissima e capace guida dell'Azienda promozione turistica del Folignate. Secondo l'opinione generale, il Congresso è pienamente riuscito, grazie ai molti collaboratori, tutti animati da grande dedizione.
Anna Maria Fajella
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